«ogni teoria della società deve avere l’ambizione di spiegare a i h come funziona una società e attraverso cosa si riproduce». c r o (J. Habermas, Intervista con Hans Peter Krüger) C a c u L Massimo Ampola a Luca Corchia l o Jürgen Habermas è uno studioso conosciuto per la sua vasta produzione scientifi- p co-filosofica e un intellettuale i cui interventi riscuotono un interesse costante presso m A un più ampio pubblico di lettori con un ascolto particolare da parte del ceto politico. o Nato dai colloqui seminariali di cui mantiene la forma dialogica dei “turni di paro- m la”, il volume di Massimo Ampola e Luca Corchia si propone come uno strumento di si Dialogo su Jürgen Habermas s lavoro essenziale alla lettura delle riflessioni di Jürgen Habermas sulla struttura e sul a M mutamento delle società contemporanee e sulle funzioni della teoria sociologica. Le trasfomazioni della modernità Dalla minuziosa ricostruzione testuale scaturisce un quadro generale di fenomeni fondamentali per comprendere le “trasformazioni della modernità”: la modernizza- zione, il capitalismo organizzato, lo stato sociale, la democrazia politica, il multicul- turalismo, la cultura di massa, la globalizzazione, la crisi ecologica, le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo, i conflitti nazionalistici, il terrorismo islamico, la secolariz- s zazione, l’ingegneria genetica, l’integrazione europea e la politica mondiale. a m r e b a H n e g r ü J u s o g o Massimo Ampola è professore di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale alla al Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa; guida il Laboratorio di Ricerca del Di Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. Luca Corchia è dottore di ricerca in Memoria culturale e tradizione europea presso l’Università di Pisa. Collabora con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali ed è segretario di redazione della rivista Lab’s Quarterly nel medesimo Ateneo. In copertina, Cristina Iotti, Frammenti di memoria, 2003 S T € 19,00 E Massimo Ampola – Luca Corchia Dialogo su Jürgen Habermas Le trasformazioni della modernità www.edizioniets.com Chi fotocopia un libro lo uccide lentamente. Priva l’autore e l’editore di un legittimo guadagno, che può essere recuperato solo aumentando il presso di vendita. Il libro, in quanto patrimonio di una memoria storica e di una culutra sempre viva, non può e non deve morire. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effetuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941, n. 633. © Copyright 2007 2° edizione, 2010 EDIZIONI ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa [email protected] www.edizioniets.com Distribuzione PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze] ISBN 978-884671933-1 «ogni teoria della società deve avere l'ambizione di spiegare come funziona una società e attraverso cosa si riproduce» JURGEN HABERMAS, Intervista con Hans Peter Krüger PRESENTAZIONE Jürgen Habermas ha dedicato più di trent’anni dei suoi studi alle scienze sociali al fine di definire, attraverso la ricostruzione delle tradizioni di pensie- ro in esse presenti, un quadro teorico di riferimento che orienti i programmi della ricerca storico-sociale. Al pari dei grandi classici del pensiero sociologi- co, egli ha cercato di affrontare i “problemi della società nel suo insieme” e- splicitando gli assunti, i metodi e gli obiettivi della teoria sociale come presup- posto indispensabile per un’indagine che ampli i confini disciplinari della socio- logia, da un lato, alla riflessione filosofica, dall’altro alla ricerca storiografica. Nel lungo itinerario della sua formazione scientifica questo programma rappresenta il filo conduttore nell’analisi dei “sistemi culturali”, dei “sistemi sociali”, dei “sistemi della personalità” e, soprattutto, nella “teoria del- l’evoluzione sociale”, dalla ricostruzione delle condizioni necessarie alla ge- nesi antropologica delle forme socio-culturali di vita – l’“ominizzazione” – sino all’esame della logica e della dinamica di sviluppo delle “formazioni so- ciali” che egli suddivide in primitive, tradizionali, moderne e contemporanee. Nella Postfazione all’edizione italiana di Profili politico-filosofici (2000), una raccolta che contiene scritti di quarantacinque anni di studi (1953-1998), Leonardo Ceppa sottolinea i due aspetti essenziali dell’opera di Habermas: “la coerenza teorica” e il “carattere assimilatorio”. Habermas non è un pensatore “rivoluzionario” ma un “riformista” che, ricorrendo a un’immagine ingegneristi- ca, all’isolamento del “pensiero che scava fossati” preferisce “costruire ponti” tra i campi del sapere. Questa ricerca si segnala per il tentativo di recepire criti- camente le acquisizioni specialistiche delle scienze sociali e della filosofia fina- lizzando questa tensione apprenditiva alla costruzione di un quadro generale.1 Nato dai nostri colloqui seminariali, di cui mantiene la forma dialogica dei “turni di parola”, il presente volume focalizza lo sguardo sulle società contem- poranee – ripercorrendone la struttura, le sfide presenti e gli scenari futuri – e sulla funzione sociale della sociologia. Ne scaturisce un’indagine di fenomeni fondamentali per comprendere le trasformazioni della modernità: la moderniz- zazione, il capitalismo organizzato, lo stato sociale, la democrazia politica, la diversità culturale, l’opinione pubblica nell’epoca dei media, la globalizzazio- ne, la crisi ecologica, le disuguaglianze mondiali, i conflitti nazionalistici, il terrorismo islamico, la secolarizzazione, l’ingegneria genetica, l’integrazione europea e la politica mondiale. Nel riordinare i temi sociologici da lui proposti abbiamo cercato di sistemare l’analisi delle società contemporanee a un livello che non si accomodi sul piano dei commenti troppo facili che gli intellettuali, i politici e la gente comune amano fare sull’attualità e che, mantenendo una vi- 1 L. Ceppa, Postfazione, in J. Habermas, Profili politico-filosofici (PPP), Milano, Angelo Guerini e Associati, 2000, p. 285. 6 Dialogo su Jürgen Habermas sione d’insieme sull’opera, chiarisca il testo e i suoi punti ciechi. Il volume si propone come uno strumento di lavoro che accompagni a una lettura critica. Sullo sfondo rimane la domanda se Habermas riesca davvero a conseguire, nei suoi itinerari attraverso la “storia delle idee”, la coerenza logica e la pro- fondità d’indagine necessarie a “sistematizzare” le ricerche delle scienze so- ciali. Alcune perplessità avvalorate dal confronto con i testi e con la letteratura critica ci hanno suggerito di riservare ai problemi metodologici uno studio specifico che chiarisca il concetto di “scienza ricostruttiva” e ne illustri le ap- plicazioni nell’ambito delle teorie della riproduzione culturale, della socializ- zazione e dell’evoluzione delle formazioni sociali – uno studio le cui linee so- no solo anticipate nell’Introduzione. Il programma di ricerca e la sua recezio- ne critica, relativamente agli assunti della teoria dell’evoluzione sociale.2 Riprendendo una felice espressione di Karl Popper, ci auguriamo di aver raggiunto la chiarezza argomentativa e la semplicità linguistica dovuta al letto- re, confidando nella “cooperazione amichevole-ostile di molti scienziati”. 2 Negli ultimi due anni, Luca Corchia ha pubblicato due monografie complementari a tale studio. Crf. L. Corchia, La teoria della socializzazione di Jürgen Habermas. Un’applicazione ontogenetica delle scienze ricostruttive, Pisa, Edizioni Ets, 2009; Id., La logica dei processi culturali. Jürgen Ha- bermas tra filosofia e sociologia, Genova, Edizioni Ecig, 2009. Si segnala altresì il suo intervento Explicative Models of Complexity. The Reconstructions of Social Evolution for Jürgen Habermas al “7th International Conference on Social Science Methodology”, Napoli, 9.2008, in corso di pubblica- zione presso l’Editore Jovene e momentaneamente disponibile sulla rivista The Lab’s Quarterly. Introduzione IL PROGRAMMA DI RICERCA E LA SUA RECEZIONE CRITICA di Luca Corchia L’interpretazione del pensiero di Habermas, oramai da decenni molto dibat- tuta, ha avuto sin dai primi anni ’80 anche in Italia un centro di diffusione nel gruppo di studiosi che ha animato la rivista Fenomenologia e società e il Seminario di teoria critica. Una “Comunità di Ricerca” che si è trovata in una situazione di quasi monopolio nella discussione dei suoi scritti, la maggior parte dei quali ben tradotti in pubblicazioni curate prima da Gian Enrico Rusconi e in seguito da Leonardo Ceppa. L’interesse verso l’opera di Habermas si è nel tem- po allargato all’intero campo delle scienze umane e sociali, ma la sua lettura prevalente rimane ancora segnata dall’impronta di quella recezione iniziale. Al pari di ogni tradizione culturale codificata il canone della critica di Ha- bermas è al contempo un processo, una procedura e un prodotto. In altri termini, qualcuno ha scelto secondo qualche criterio qualcosa, ottenendo un certo risulta- to tra quelli possibili. Nel nostro caso coloro che, con merito, hanno avviato una recezione metodica sono prevalentemente dei filosofi che, restringendo l’orizzonte interpretativo alla storia delle idee, si sono concentrati sui numerosi excursus che Habermas compie all’interno del pensiero filosofico, finendo così per distogliere l’attenzione dal “programma di ricerca” di “teoria generale della società” con cui il nostro autore presenta la sua opera almeno dal 1970. La critica, anche a giudizio di Habermas, è rimasta spesso “irretita” in ambiti particolari di studio, venendo meno a una parte dei propri compiti: la compren- sione ermeneutica dell’opera attraverso l’analisi dei testi e dei contesti, la resti- tuzione al lettore dell’insieme delle riflessioni dell’autore e la traduzione del lin- guaggio specialistico nel linguaggio quotidiano senza rinunciare mai al rigore scientifico e, a volte, al gusto narrativo. Una rassegna della letteratura seconda- ria fa emergere una critica polarizzata attorno a nuclei discorsivi per lo più atti- nenti a problemi teoretici, morali o giuridico-normativi in una prospettiva di “storia delle idee” che colloca Habermas nel discorso filosofico del ’900. Se an- cora alla fine degli anni ’70, forse per la persistenza di un sostrato marxista nella cultura italiana, erano stati pubblicati diversi studi spesso avversi al tentativo di definire la teoria della società a partire dalla “ricostruzione del materialismo sto- rico”, in seguito si assiste al riassorbimento della sua opera all’interno di una fi- losofia che si rinnova nei due filoni della “svolta linguistica” – l’ermeneutica e la filosofia analitica –, viene insidiata dalle sfide post-moderne e sprofonda nel revival dell’ontologia fondamentale. Non intendiamo affermare che Habermas non abbia affrontato problematiche che rientrano in ambiti strettamente filosofi- ci né che la sua formazione non sia avvenuta lungo la “linea dialettica della filo- sofia tedesca” che da Kant e Hegel conduce attraverso Marx alla “teoria critica”. Gli approcci tematici e filologici che, al contrario, sono indispensabili nel ri- 8 Dialogo su Jürgen Habermas percorrere la biografia intellettuale di Habermas lasciano peraltro in secondo pi- ano i due assunti centrali di quel programma di ricerca che orienta le sue inda- gini e distingue la sua proposta teorica: molte questioni filosofiche riguardano ogni forma di sapere riflessivo come mostra, ad esempio, la discussione sulla logica delle scienze trasversalmente diffusa nelle discipline; la filosofia apporta sui temi comuni un modo specifico di ragionare e di discutere che dall’inizio è stato assunto anche dalle scienze sociali, almeno nella lezione dei classici. Habermas è convito che dopo la “fine della grande filosofia”1 il pensiero filo- sofico possa conservare il compito di “custode della razionalità” solo se “norma- lizza” il proprio discorso, per così dire, da esoterico a essoterico, abbandonando la presunzione di “poter fare da solo”.2 Anzi, nei confronti delle scienze sociali la filosofia interpreta il ruolo di “vicario” o “sostituto provvisorio”3, svolgendo quel- le analisi che le scienze sociali continuano a trascurare. È questa tesi che ha scon- certato tanto i filosofi, quasi tutti persuasi dell’oltraggio arrecato al prestigio di una disciplina a lungo abituata ad avere “la prima e l’ultima parola”.4 Se si considera il cardine della “riflessione metateoretica” di Habermas, quella indignazione mette in luce un vero fraintendimento: l’indagine concettuale della filosofia (logica del concetto) e le ricerche teoretico-empiriche delle scienze sociali (logica dello svi- luppo) sono i due aspetti delle “scienze ricostruttive”5, in cui i saperi filosofici e scientifici promuovono relazioni interdisciplinari “stimolanti”.6 Se non si co- mincia da qui si rimane prigionieri di inutili steccati tra i campi del sapere. 1. Le scienze sociali ricostruttive: la lezione dei classici Nella tripartizione degli ambiti disciplinari in scienze empiriche analitiche e comprendenti e scienze ricostruttive7, indipendentemente dalle riserve sullo sta- tuto epistemico e sull’apparato metodologico di quest’ultime, Habermas ha inte- so ribadire che gli approcci della filosofia e delle scienze sociali sono comple- mentari e che nella storia delle idee la loro commistione è frequente in tutte le in- dagini che hanno inaugurato delle nuove tradizioni, quali ad esempio, la psicoana- lisi di Freud, la sociologia della religione di Durkheim, la psicologia sociale di Mead, la teoria dello sviluppo sociale di Weber, lo strutturalismo genetico di 1 J. Habermas, Introduzione. A che cosa serve ancora la filosofia?, in Id., PPP, cit., pp. 17-37. 2 J. Habermas, Considerazione conclusiva: da Parsons attraverso Weber sino a Marx, in Id., Teoria dell’agire comunicativo (TKH), Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 1078-1088. 3 J. Habermas, Intervista con Barbara Freitag, in Id., La rivoluzione in corso (NR. KPS VII), Milano, Feltrinelli, 1990, pp. 112-114. 4 J. Habermas, La funzione vicaria e interpretativa della filosofia, in Id., Etica del discorso (MB), Bari- Roma, Laterza, 1985, pp. 5-24. 5 J. Habermas, Prefazione all’edizione del 1981, in Id., PPP, cit., pp. 9-13. 6 J. Habermas, Un référendum pour une Constitution européenne, in «Le Monde de l’éducation», 3.2001. 7 J. Habermas, Scienze sociali ricostruttive e scienze sociali comprendenti, in Id., MB, cit. pp. 25-47.