Glauco Saiiga Dialettologia lombarda Lingue e culture popolari DIALETTOLOGIA LOMBARDA Glauco Sanga Dialettologia lombarda Lingue e culture popolari Copyright dauco Sanga, 1984 Proprietà artistica e letteraria riservata Vii-lata la riproduzione anche parziale Dipartimento di Scienza della Letteratura AURORA EDI/IONI Università di Pavia Via Mascheroni 66 — Pavia 1984 INDICE Prefazione, di Angelo Stella Premessa 1 Gap. I: La situazione linguistica in Lombardia 3 Cap. II: La tensione nei dialetti lombardi 45 Cap. HI: Premana. Note di storia linguistica minore 69 Cap.IV: Emigrazione e dialetto 129 Cap. V: La convergenza linguistica: il milanese 1.47 Cap. VI: Le lettere dei soldati nella formazione dell'italiano popolare unitario 169 Cap. VII: II gergo 189 203 Cap. Vili: 1 cordai di Caslelponzone Cap. IX: La lingua dei testi folklorici 225 Cap. X: Filologia folklorica 261 Trascrizione fonetica 283 Riferimenti bibliografici 289 Indici 309 — Indice degli argomenti 309 — Indice dei nomi 313 — Indice delle parole 323 Prefazione Cuculo volume, elio viene a coincidere con il centesimo anniversario del- la Fonetica del dialetto moderno della città di Milano (1884) di Carlo Sal- vioni, invita anzitutto a considerare gli esili della ricerea dialettologicu lombarda nel secolo intercorso. La Dialettologia, maturatasi se non creala in questa terra dove erano immigrali Aseoli e Salvioni. non trovò qui modo di radicarsi in ini/ialive di ricerca ed editoriali che ne garantissero la vita- lità scientifica, al di là di presenze accaderniclie, dopo l'immatura scompar- sa del bellimsonese e la scella pisana di Clemente Merlo. Se, a parlire dagli anni velili, nel paragrafo Lombardia delle bibliogra- fie dialeltologiche sono segnalali contributi di qualche significalo, si traila spesso di titoli inerenti le grandi imprese promosse o patrocinale dal Sal- vioni nella vicina Svizzera, il Vocabolario e lo slesso AIS. Dalle preminen- ti scuole di Torino e di Pisa, a parie le inchieste per VALI e qualche sinlcli- cu pagina del Merlo, non si condussero esplorazioni sistematiche in territo- rio lombardo; e. in anni più recenti, la scuola padovana ha privilegialo, co- me forse ovvio, l'area venda e ladina. Per altro, quasi a compenso della scarsa frequentazione di lorielisli e geolinguisti, assume qualche significalo l'operosità dei lessicografi locali, che però solo in anni vicini ha potuto essere compiuta ed edita: si pensi ai pregevoli vocabolari dei dialetti delle città di Pavia, Vigevano, Vogherà, Cremona. In un certo senso dunque, il presente volume, se poteva riferirsi a vari modelli e suggestioni, per (pianto concerne il lerrilorio specifico dell'inda- gine, partiva dal vantaggio-svantaggio di una tavola appena contornala, o ricca solo di parziali paradigmi descrillivi. Appare però immediatamente che un'allra direzione di ricerca, già preconizzata dal Salvioni, e definibile come filologia dialettale, soprattut- to in Lombardia e per opera di studiosi lombardi, si sviluppava coinvolgen- do spinili metodologici e culturali ancora oggi non pienamente compresi. L'edizione dei Volgari di Bonvesin si fondava anche su una ricerca sincro- nica in area periferica, a riscontro e verifica di una fenomenologia arcaica isomorlica: il vocalismo d'uscita della scripta milanese trecentesca de- scrive la situazione ossolana dei nostri anni trenta. Di conseguen/a, l'edi- zione del Teatro del Maggi avrà sottesa la ricostruzione dell'usua milanese secentesco. Alla ricerca sul campo si affiancava, e ne fruiva, la ricerca sui testi: a una medesima disianza, lungo l'asse del tempo e dello spazio, il ricercatore incontrava esili che il divenire linguistico allontana e dissemina: l'arcaismo bonveiiniano vivi- ancora in Valtcllina o nell'Oltrepò, In n hcpiu I.IIK mmn.i si riscopre in Valsassina, Hiapax maggosco nel Varesotto. Agli inizi defili anni sessanta la Dialettologia era coinvolta, e in prima Premessa istanza, in un più ampio (lisi-orso storico, leso a illustrare gli itinerari sociali e culturali dello classi subalterne. L'indagine si occupava dei dialet- Questo volume si propone di offrire un panorama organico degli usi lin- tofoni, più che dei dialetti, delle persone più che delle leggi grammaticali, guistici delle classi popolari in Lombardia, nella prospettiva di un'auspi- («li sludi di Danilo Montaldi e Gianni Bosio da una parte, di Roberto Leydi cata 'dialettologia culturale'. Per questo motivo ho utilizzato congiunta- «Lili altra, prelevando documenti e testi dalla oralità, richiamavano la severa mente gli strumenti della linguistica, dell'antropologia, della sociologia e scienza linguistica sulle 'anormalità' espressive e la disattenta retorica su della storia. Di fronte all'angusto specialismo ancor oggi prevalente negli storie di vita, lettere, repertori narrativi e di canto. L'Accademia, dopo studi linguistici, desidero riferirmi a una linea della linguistica italiana, qualche resistenza, è intervenuta nel dibattito, premunita delle specifiche vera e propria sociolinguistica storica, variamente illustrata da Cattaneo, griglie melodologiche, e ha decifrato nella trasparenza della parlata e della Biondelli, Ascoli, Bartoli, Granisci, Terracini, nei cui scritti la storia della scritta popolare quel sostrato dialettale che egemonie di ceto, di classe, di lingua diventa una pagina non secondaria della storia culturale e civile dei slalo costringevano a rifiutare. popoli. Infine, anche la Dialettologia viene percorsa e rinnovata dal continuo Accanto alla sociolinguistica americana, possiamo rivendicare infatti interrogarsi della linguistica, delle scienze sociali, dell'antropologia, mentre una nostra tradizione linguistica di orientamento storico-culturale, che, le giovani generazioni, spesso ormai prive di competenza attiva, indagano per la particolare situazione linguistica italiana, si è illustrata principalmen- sull'agonia dei loro dialetti: i miti, i riti, le voci, le immagini della cultura te nel campo della dialettologia; tradizione anche europea, collegata da dialettale vengono inventariati e riletti nei volumi, finalmente nostri, della molteplici solidarietà al lavoro di Schuchardt, Gilliéron, Meillet; tradizio- collana Mondo popolare in Lombardia. ne che emerge dalle classiche ricerche di Sebastiano Timpanaro su Catta- Sollecitato dunque dai vuoti bibliografici, ma soprattutto dall'impe- neo e Ascoli, di Franco Lo Piparo su Granisci, e dall'acutissima storio- gno ideologico e da una partecipe tensione civile, sorretto da un sicuro grafia linguistica di Benvenuto Terracini. corredo filologico e linguistico, Glauco Sanga propone una sua lettura della Nell'opera di questi maggiori - non uniforme ma tendenzialmen te Lombardia dialettale. Propone un diagramma articolato, più che geogra- omogenea - si possono definire i contomi di una dialettologia italiana che licamenle, su una scalarità che muove dal basso, e non trascura, risalendo, abbia una salda prospettiva storico-antropologica e un orientamento I chiaria emarginazione dei gerghi. storicistico. All'interno di questa tradizione si possono annettere alla lin- La vasta esperienza di ricerca sul campo, la complementare intelligen- guistica, in quanto storia della cultura, autori che non sono tecnici della za nell'interpretare l'attestazione scritta, il respiro culturale, l'aggiornamen- lingua, come Cattaneo e Granisci, o che, come Biondelli, sono reputati po- to teoretico, consentono all'autore di avanzare, con prudente rischio, ipo- co 'scientifici' da chi ritiene che linguistica significhi saper fare un'eti- lesi interpretative nuove della fenomenologia grammaticale, nel più ampio mologia o una regola fonologica. Cattaneo consegna ad Ascoli il con- quadro della linguistica teorica e sociale, della sociolinguistica, della cetto di sostrato, che Terracini depurerà di ogni residuo biologistico. demologia. Le continue stimolazioni dei diversi punti prospettici e delle Biondelli individua l'unitarietà del gergo in base a criteri storico-sociolo- relative strategie di ricerca, invitano a riflettere su queste pagine, e le gici. Granisci, allievo prediletto di Matteo Bartoli, assimilata la lezione propongono come saggio ed esperimento di una più moderna e completa ascoliana, riconosce nelle questioni della lingua i momenti emergenti di Dialettologia. più generali questioni di egemonia politica. Nessuno, nemmeno Ascoli, fautore di una concezione naturalistica del linguaggio, lascia cadere i fili Angelo Stella che collegano la lingua all'insieme della cultura; mentre in tutti è sal- dissima la coscienza della dimensione civile e della funzione pratica della linguistica. Se si dovesse condensare in poche proposizioni l'insegnamento com- plessivo della dialettologia culturale italiana, si potrebbe dire questo: la lingua non è un dato naturale, ma un darsi continuo ad opera dell'uo- mo; la lingua è conseguenza e non causa, è il portato dell'intero corpo sociale; l'evoluzione linguistica non è causa di sé stessa, ma ha cause c, storielle e sociali; della lingua va consiilcriiln piirli<-ol(imn>iile In Capitolo I varii-l.il, poiché la struttura linguistica è il risultato di un processo conti- nuo di unificazione e integrazione di varianti asistematiche; la lingui- LA SITUAZIONE LINGUISTICA IN LOMBARDIA stica non è mai pura e tanto meno autonoma, ma è anche antropolo- gia, sociologia, storia, politica. «L'aria diveniva sempre più calda, sebbene il sole ca- lasse già dietro i monti, e a Campodolcino ci trovam- Desidero ringraziare anzitutto Angelo Stella, che mi ha dato l'idea mo, se non ancora nella vera Italia, certo tra veri ita- di questo volume e ne ha seguito la realizzazione. Per gli aspetti antropo- liani. Gli abitanti del piccolo villaggio si radunarono in logici mi sono giovato della frequentazione di Bruno Pianta e Italo Sordi. folla, intorno alla nostra vettura e chiacchieravano, Puntuali suggerimenti in materia linguistica mi sono venuti da Gìovan nel loro lombardo aspro e nasale (...) Chiavenna è già una città completamente italiana, con alte case e Battista Pellegrini, Edward Tuttle, Ugo Vignuzzi. Alle ricerche sul campo vie strette, nelle quali si sentono dappertutto gli hanno cotlaborato Guido Bertolotti, Paola Ghidoli, Rita Rosolio, Italo scoppi della passione lombarda: fìoeul d'ona pu ta- Sordi. Mi sia consentito infine di ricordare coloro che mi hanno fornito na, porco detta Madonna» (Engels, Escursioni in le indispensabili basi tecniche per la ricerca linguistica: Enzo Evangelisti Lombardia [1841], p. 181). e Vittore Pisani; e Roberto Leydi, che mi ha avviato allo studio delle tra- dizioni popolari. A tutti va il mio ringraziamento, consapevole di aver pre- so mollo, perché molto ho trovato. 0. In questo capitolo viene delineato, a grandi linee, il profilo sociolin- guistico della Lombardia1, attraverso la descrizione dello stato attuale della comunicazione linguistica e l'analisi degli strumenti linguistici a di- sposizione dei parlanti in tutta la gamma delle loro realizzazioni concrete. La trattazione è esclusivamente sincronica e riguarda l'uso orale della lin- gua2. Nel volume sono rifusi e rielaborati scritti editi ed inediti. I capitoli II, III, V, X 1. / sistemi linguistici. sono inediti, come pure parti dei capitoli IV e IX, Gli altri capitoli risultano da riclabora/ioni, a volte sostanziali, di scritti precedenti, in funzione del disegno organi- co clic sia alla base del volume: quadro sociolinguistico della Lombardia; illustrazio- 1.0. In questa prima parte descriverò i due poli linguistici fondamentali, ne dei registri linguistici fondamentali (dialetto, gergo, italiano popolare) e dei pro- l'italiano e il dialetto, la cui presenza e interazione ha determinato e de- cessi di trasformazione ed italianizzazione dei dialetti; studio linguistico e filologico termina la molteplicità di registri in cui si articola concretamente l'uso dei Icsli della letteratura popolare; analisi antropologica condotta sulla base dei dati linguistico in Lombardia . linguistici. Il cap. I riprende, con sostanziali integrazioni, La situazione linguistica in Lombardia, Milano, Garzanti, 1978 (ma scritto nel 1974). Nel cap. IV, assieme a piirli inedite, sono parzialmente rifusi i saggi / magnani della Val Cavargna e il loro 1.i. L'italiano. L'italiano parlato in Lombardia non è l'italiano standard grrgo, e Riflessi linguistici dell'emigrazione in Sicilia: Germasino, in Como e il suo dei grammatici, realtà linguistica in buona parte astratta e comunque «crriforio, a cura di Roberto Leydi e Glauco Sanga, Milano, Silvana, 1978; Note nettamente minoritaria nell'uso effettivo (anche della stessa Toscana), lOQioHnguittiche sull'emigrazione italiana nei Balcani, con particolare riguardo al- la Jugoslavia, in Scritti linguistici in onore di Giovan Battista Pellegrini, Pisa, Pacini, I9IU. Il cap. VI riprende Lettere dei soldati e formazione dell'italiano popolare unitario, in La Grande Guerra. Operai e contadini lombardi nel primo conflitto mon- ili/ili-, a cura di Sandro Fontana e Maurizio Pierelti, Milano, Silvana, I9ft0. Il cap. 1. Per un quadro più ampio e particolareggiato della situazione sociolinguistica ita- VII è la rielaborazione di // gergo e il rapporto lingua-classe, in Società di Linguistica liana rinvio a SANGA, Dynamiques. Italiana, / dialetti e le lingue delle minoranze di fronte all'italiano. Alii dcll'XI Congresso (Cagliari 1977), a cura di Federico .Alitano Leoni, [{orna, llul/.tmi, 1980. 2. Questo capitolo è stato steso originariamente nel 1974 e pubblicato in SANGA, Il cap. Vili riprende I cordai di C.astulponzone. Da "dritti" a /irolelari, in C.remona Situazione, accompagnato da un disco con la registrazione degli esempi linguistici. Ho e il suo territorio, a cura di Roberto Leydi e Guido Iterlololli, Milano, Silvana, 1979. ritenuto opportuno apportare solo alcuni ritocchi marginali, oltre all'aggiunta del Il cap. IX, insieme a parli inedite, comprende la rìclabonr/.ionr dei saggi Lti lingua registro gergale, trascurato nella prima stesura; la bibliografia tiene conto solo somma- tiri lesti folklorici. I. I canti di (limole, in //re.veni r il suo territorio, n curii di Kober- riamente dei lavori successivi. Nelle trascrizioni dei brani parlati vengono indicati gli lo Leydi e Urlino Pianta, Milano, Silvana, 1976; e Iti lui^n,, ili <.I,,/>/HI;,> <• ili Uri accenti di frase e non gli accenti grammaticali delle parole isolate. gliella, in Hergamo e il suo territorio, a cura di Holicilo Levili, Milnno, Silvana, 1977. 3. E, con le ovvie specificazioni locali, in tutta l'Italia. Le deviazioni dell'italiano regionale lombardo dall'italiano standard bensì I il.ili.mo regionale, varietà dell'italiano Standard, precisamente la sono soprattutto fonetico-fonologiche e lessicali, in rninor misura sinlatti- varierà lombarda dell'italiano settentrionale4. Con italiano regionale si definisce in sostanza la forma concreta e che5 ; praticamente assenti sono le deviazioni in campo morfologico6. Le principali particolarità fonetico-fonologiche sono: grammaticalmente corretta che assume, attraverso l'impiego di varianti ammesse, l'italiano (letterario) nell'uso linguistico di una determinata — eliminazione dell'opposizione è - è, o - o1 (ben viva in dialetto!), che zona. non vuoi dire unificazione dei timbri: si dice còsa e non còsa, néro e non néro, pena il ridicolo, ma ormai i due suoni sono varianti di un unico fone- Per comprendere l'origine di molte importanti particolarità foneti- ma, condizionato storicamente dall'uso nelle singole parole, in una situa- co-fonologiche dell'italiano settentrionale occorre tener presente che esso, al pari delle altre varietà regionali non toscane e, in sempre maggior zione simile a quella di s e s (casa ma rosa) nell'italiano standard. Inoltre la misura, dello stesso italiano standard, è figlio della scrittura, della rappre- varietà lombarda presenta numerosi casi di inversione di timbro rispetto al- sentazione grafica della lingua italiana; in proposito c'è una splendida pa- l'italiano standard: perché : perché, èro : èro, dèi : del. in particolare le gina di Francesco D'OVIDIO (pp. 192-193), tratta dalle Correzioni ai Pro- parole da latino è + nasale vengono pronunciate con vocale chiusa anziché messi sposi, che illustra il fenomeno: aperta nell'area lombardo-occidentale: bène, téma, problèma, tèmpo, vèn- to, cento', « L'Italia non si appropriò se non del fiorentino scritto, e anche di questo fin dove — maggiore lunghezza della vocale tonica, anche in parole ossitene: veri- poteva senza sforzo o con sforzi tollerabili. Ciò ebbe i suoi effetti specialmente sulla tàa : verità', pronunzia, alcuni vezzi della quale, come il cosiddetto e aspirato di fico o il e e g si- — tendenza all'eliminazione dei gradi consonantici debole (posizione in- bilante di pace e regina, non significati dalla scrittura (e non lo furono anche perché essendo aspirata l'iniziale in la casa, ma non in per casa, e sibilante l'iniziale in la tervocalica: baco) medio (posizione postconsonantica e iniziale: barca, ca- cena, ma non in per cena, il giro, cotali parole avrebbero dovuto scriversi in due mo- ra) e forte (geminata: bacca), con unificazione nel grado medio (pertanto di, secondo le congiunture. Per la medesima ragione, non usci' di Toscana il vezzo di la consonante semplice intervocalica ha pronuncia più energica che nello profferir doppia la iniziale dopo do, da pporre, eccetto nei composti, dappoco, dav- standard); la geminazione è ristabilita ove la scrittura la rappresenti, quin- vero. Ciò pure contribuì' a fare che tra lo 'nferno, la 'ngiuria e l'inferno, l'ingiuria, si di non per se, gì, gn, z: uscio : usscio, figlio : figgilo, ogni : oggni, vizio : preferisse la seconda elisione che rende mutabile il solo monosillabo servile; relegando la prima, toscana altrettanto, a rari usi poetici) restaron regionali. Avvenne anche di vizzio ; più. Essendosi dai Toscani smesso di scriver bascio, comisela, perché codesto mite eliminazione del raddoppiamento sintattico, non rappresentato dalla suono [se] non si cambiasse con quello più gagliardo [ssc] che è in fascia, mentre è scrittura: è più bello : èppiù bbello', il raddoppiamento sintattico è invece invece pari a quello toscaneggiante di pace, ne derivò che quegli italiani che pronun- mantenuto in quei sintagmi cristallizzati graficamente in vere e proprie /,ian pace con un vero e, ossia con quel che i Toscani stessi fan sentire in selce o faccia, lo estesero anche a bacio e camicia. I quali però, venendo da basium e cornista, parole: davvero, laggiù8. L'eliminazione dei raddoppiamenti sintattici è non si pronunciano con un vero e in nessun dialetto; che gli altri dialetti o dicon quasi da inquadrare nella tendenza (anche'essa legata all'uniformazione del par- bascio, in modo simile al toscano, o baso. Lo stesso dicasi suppergiù di fagiano, fa- lato allo scritto) dell'italiano e in particolare della sua varietà settentriona- giuolo, Perugia, già Peroscia, che in latino hanno « non g, e fuor di Toscana suonano le al rifiuto dei fenomeni di sandhi, sia interno che esterno: ad esempio prcss'a poco o fascinolo o fasolo. La pronunzia insomma che di bacio o fagiuolo si mancata assimilazione di consonanti anorganiche: enigma : enimma; suoi fare in gran parte d'Italia, se non è conforme al toscano, non segue nemmeno le riduzione dell'omorganicità della nasale alla consonante seguente nella parlate locali, ed è una creazione tutta letteraria)). parola (labiale avanti labiale, dentale avanti dentale o palatale, altrimenti. In caso di incertezza il parlante non toscano ricorre di .necessità alla rappresentazione grafica, che di conseguenza rimodella su di sé la lingua. Dove la scrittura è ambigua (è: è, o : o, s : s, z : z) si apre il campo delle 5. Più rilevanti nell'italiano popolare e dialettale. scelle autonome delle comunità di parianti (così il Nord ha generalizzato la i sonora intervocalica, mentre il Sud ha generalizzato la s sorda). 6. Slmilmente nelle altre varietà regionali. 7. In via di estensione all'italiano standard. Nella varietà lombarda l'opposizione si mantiene solo in bòtte : bótte, mentre per es. in pèsca : pesca pochi saprebbero di- 4. L'italiano settentrionale e la sua varietà lombarda coincidono in parte, per il re qual è il frutto. prestilo economico-sociale e quindi linguistico della Lombardia e di Milano in parti- colare. 8. Soprattutto è spesso pronunciato sopratutto. lesta, anche standard : capo; velare); tendenza a realizzare !<• parole «UHM unita I.H < .ii< l>cn individua- niente, anche standard : nulla; bili all"iiiiei-iMp della <.iim,i parlata: quindi realizzazione della nasale finale formaggio, anche standard : cacio; di parola conii- velare (trailo dialettale) con variazione della sillaba/ione vera N : fede : anello matrimoniale ; tradizionale: con-al-tri : co-nal-tri,; farsi la bibi, farsi del male del linguaggio infantile : farsi la bua; generalizzazione della pronuncia sonora di s intervocalica e di z ini- ziale, quindi ancora una semplificazione del sistema con l'eliminazione di gibigian[n]a N di fronte a varie espressioni locali nell'incertezza dello varianti che noti si appoggiano alla grafia: casa : casa come rosa, zio : zio standard: lo specchietto, la vecchia, la spera, la strega; come zona', giocare a nascondersi IN. S : rimpiattino : nascondino T; fregarsi gli occhi N : stropicciarsi T : strofinarsi C, S; Icndenza a un lieve arretramento nell'articolazione della sibilante al- — verza N, S : cavolo, generico : verzotto Firenze; veolare l'ino alla posizione alveopalatale (s); — cornetti N, dove è presente anche tegoline (Veneto) : fagiolini; in generale si nota la tendenza ad una distribuzione più economica dei — anguria N, Sardegna : cocomero T : mellone rosso o d'acqua S; fonemi. melone N, C : popone T : mellone S; l'er quanto riguarda la sintassi, è in atto un processo di assorbimento — rovesciare il vino sulla tavola N : versare T : buttare o gettare S; neirilaliano regionale (e di qui nell'italiano standard) dei moduli sintattici clic lui elaboralo e viene, elaborando man mano l'italiano popolare (vedi § michetta '.panino '.pagnottella : rosetta10 Roma; mollica di pane N : mollica C, S : midolla T; 2,3.). — pelare le patate N : sbucciare T, S : mondare; I,e parlicolarità sin tattiche che vengono considerate compatibili marmitta : zuppiera : terrina; con un uso grammaticalmente corretto della lingua sono: — fondina N : piatto fondo : scodella T: piatto cupo C. S; sostituzione pressoché totale del passato remoto col passato prossimo; — scodella N : ciotola T, Napoli : tazza S; uso dell'indicativo in luogo del futuro, per economia, quando l'idea di — salvietta '.asciugamano: futuro è già presente nel contesto: domani vengo da te, dove l'idea di fu- — ometto : attaccapanni : gruccia T : stampella C, S; luro è espressa da domani', — paletò ti paltò N '.cappotto '.pastrano; sostituzione assai avanzata di egli, ella, essi/esse con lui, lei, loro in — solaio N '.soffitta '.sottotetto; l'unzione di soggetto; tapparella N : avvolgibile : saracinesca : serranda; uso sempre più esteso della paratassi; aggettivo in funzione di avverbio (in misura limitata è ammesso dallo — trapunta N : imbottita : coperta imbottita S : coltrone T; standard): parlar chiaro, parlar difficile; — prestinaio : fornaio : panettiere, anch'essi ben presenti nell'uso in uso esteso di su e già con verbi come prendere, portare, mettere, con Lombardia; — posteria, negozio di generi alimentari (in genere vende articoli di sa- la realizzazione di un'economia lessicale attraverso le varie combinazioni lumeria, drogheria, panetteria) è in regresso; (niellar giù "deporre") o con semplice scopo rafforzativo (prender su moneta N : spiccioli : spicci; "prendere")9. Questo fenomeno ha-origine dialettale. — sberla N : schiaffo : ceffone T; Numerose e importanti sono le particolarità lessicali, dotate spesso di — moroso N è ormai sentito come dialettale e nelle grandi città si [irefe- grande forza espansiva per l'importanza socio-economica di Milano e della riscono i termini ragazzo, fidanzato ; Lombardia. Nell'esemplificazione che segue la forma della varietà lombar- — pardon N : scusi; da (seguita da N se comune all'Italia settentrionale) verrà messa a confron- — adesso N, C : ora T, Sicilia : mo' S; to con la forma dell'italiano standard e con le forme dei vari italiani re- l'anno scorso N : l'altr'anno C : l'anno passato S; gionali (con T si indica l'uso della Toscana, con C quello dell'Italia centra- lattemiele è in regresso di fronte allo standard panna montata, che è le, con S quello meridionale): il nome commerciale; rosa (vuoi) N : che (vuoi) ; inolio, anche standard : assai; 10. Forma che si va diffondendo anche a Milano, insieme a fettina, che entra ormai in concorrenza con bistecca (che a Milano e scn/.a osso: con osso si dice braciola e <•<> '>. Olirsi! sono d.i consideraiv sintagmi l'issi, conii' ni», li.i il Iroiiciiinciilo cosi arile* toletta, che, se impanala, può essere anclic sen/,a osso). tiri verbo. <•!<•<•« (amtricana) ', gomma americana ', gomma da masticare : cheming razione di -s finale nella coniugazione: cantas "lu canti"; conservazione gu m ; dei nessi latini consonante+ / : ciaf "chiave"). Iutiera N e orinai scnlilo come locale di basso livello; Fenomeni comuni ai dialetti lombardi sono:13 bigiare : marinare la scuola e numerose altre varianti locali; caduta delle vocali finali diverse da -a : vuus "voce", oc' "occhio", bigina, libro con la traduzione di un testo o il compendio di un corso; dona "donna"; x frate. N, C : monaco S; lenizione tenue > media >0, con successiva restaurazione della media: suora N, Sardegna : monaca C, S; nu-à "nuotare", cùa "coda", ma roda "ruota", vede "vedere"; vigilp N : guardia C, S ; semplificazione delle geminate (posteriore alla lenizione): slupa bigliettario N : bigliettaio '.fattorino', "stoppa", casa "cassa", ùla "olla"; anta : imposta: mancanza della dittongazione: dées "dieci", nòóf "nuovo, nove"; barbone : mendicante', metafonia da -i finale, ormai limitata ai soli dialetti conservativi dell'a- bologna : mortadella; rea lombardo-occidentale: chél "quello": chi "quelli"; urganèt o urganìn picchiare (alla porta) N : bussare : "flauto di Fan": urghenìt (Bernareggio, con metafonia che colpisce anche bianchina, bicchiere di vino bianco bevuto all'osteria; la vocale protonica), galìt "solletichi", bicìr "bicchiere, bicchieri" (In- plafone : soffitto ', tra); Iran Iran : routine o < lat. o tonico, oggi in sillaba aperta, un tempo anche in sillaba chiusa o avanti consonante palatale o per cause metafonetiche:/ooc/i 1.2.1 dialetti.12 La Lombardia si divide in due grandi sezioni dialettali: "fuoco", volta "volta" (a Milano prevale vòlta), noe' "notte" (a Milano occidentale e orientale. La sezione occidentale copre le province di Milano, nòt), gros "grosso, grossi" ma gròsa "grossa" (Canton Ticino, a Milano Como, Varesc, Sondrio (esclusa l'alta Valtellina), la parte settentrionale gròs, gròsa) ; della provincia di Pavia, cui vanno aggiunti il Canton Ticino e la parte o- — latino et ha due esiti: e' nelle province di Milano, Corno, Varese, rienlale della provincia di Novara; linguisticamente questa sezione è assai Sondrio, Bergamo: /oc' "latte" (a Milano prevale lat); t nelle province di compatta attorno al dialetto di Milano, che funge da centro innovatore ita- Pavia, Cremona, Brescia, Mantova: lat "latte"; lianizzante (il contado conserva alcune caratteristiche dell'antico milanese) velarizzazione di a davanti I + consonante: ólter "altro" (a Milano e li'nde ad un progressivo conguagliamento di tutta l'area. Il Canton Ticino prevale àlter), bergamasco óter; la Vullellina e la montagna comasca e lecchese rappresentano la parte più caduta di -r finale negli infiniti: canta "cantare", vegni "venire", bùi arcaica di questa sezione. "bollire"; La sezione orientale, che comprende le province di Bergamo e Brescia la nasale postvocalica nella sillaba subisce un'evoluzione che la porta ai e la [larle settentrionale delle province di Cremona (Crema) e Mentova, è vari esiti di nasale gutturale, nasalizzazione della vocale precedente o scom- meno unitaria presentando al suo interno due punti di riferimento: Berga- parsa : pah, pàn, pà, pa "pane" ; mo e Broscia. Il confine tra le due sezioni segue nella pianura il corso infine, tipica dei dialetti lombardi è l'accumulazione dei pronomi nella dell'Adda. coniugazione: ti te cantei "tu canti" (cioè sarebbe un latino te te cantas tu Dialetti misti sono parlati nelle restanti parti delle province di Pavia per il classico cantas). (influenze emiliane, piemontesi e liguri); Milano (Lodi e Bassa milanese: II lombardo occidentale è definito dal fascio di isoglosse comuni ai inl'lnenze emiliane); Cremona (influenze emiliane); Mantova (influenze e- dialetti lombardi e da: miliane e vende); mentre nelle alte valli ticinesi e nell'alta Valtellina (Bor- latino ù^>u in ogni posizione: ìiga "uva", brut "brutto"; mio, l'oschiavo, Livigno) e in altre numerose zone della montagna sono caduta di -/ e -r finale dopo vocale tonica: saa "sale", su "sole";/osoo parlali dialetti lombardo-a'1 pini, in parte affini ai dialetti ladini "fagiolo", mi-ée "moglie", fundeghée "droghiere" (ma in molte zone (palali/zazionc di Ialino e, g avanti a : chian "cane",gftiat "gatto"; conser- vengono restaurate in alcune parole: vedi il milanese duiir "duro", "gennaio"); 11. Vedi in |,;ii-u< oi.nr i;ui<;<;<; 12. ivi MILI M.in.r. imi. più approfondita vnli il capitolo II. l.'t. Dove non avvertito, gli esempi sono dati in milanese (cfr. cap. II). R