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Davanti alla croce. Parola, arte e vita PDF

161 Pages·2011·8.736 MB·Italian
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Passio 42 DA INTERLINEA PER SUOR RITA PINTUS GIOVANNI TESTORI Davanti alla croce PAROLA, ARTE E VITA A CURA DI FULVIO PANZERI INTERLINEA EDIZIONI NOVARA Di Giovanni Testori Interlinea ha pubblicato: Un bambino per sempre. Meditazioni sul Natale Maestro no. Intervista e fotografie su «In exitu» Edizione a tiratura limitata di 999 copie © Novara 2011 interlinea srl edizioni via Pietro Micca 24, 28100 Novara, tel. 0321 612571 www.interlinea.com, [email protected] Stampato da Italgrafica, Novara ISBN 978-88-8212-756-5 © su licenza di Alain Toubas In copertina: Karl Hödicke, Crocifissione, 1985 (particolare) FULVIO PANZERI Sacro destino L’opera di Testori si presenta con la stessa complessità e con la stessa unità drammatica e strutturale che hanno le cappelle dei Sacri Monti. I temi che vi ricorrono (Cristo, la Croce, il Golgota, la Madre, la Terra, il Tramonto apo- calittico) possono essere considerati delle vere e proprie cappelle, poste al centro di un impianto che destruttura continuamente l’assetto architettonico e teatrale tradizio- nale, per rifondarlo in nuova dimensione che riporta l’in- tero corpus della sua produzione letteraria e pittorica nell’emblema simbolico del Sacro Monte. Testori, nella sua salita alla croce, destruttura i linguaggi e varia le pos- sibilità, passando dal teatro alla poesia, dalla narrativa al- la critica d’arte, per giungere lui stesso alla pittura. Allo scrittore non interessa la pura cognizione estetica della letteratura e della pittura: la ragione per cui scrive o dipinge è legata alla realtà, nei termini della correspon- sione alla vita, al suo dramma, alla sua ricerca di assoluto. Pur nelle continue “variazioni” Testori rimane fedele, nel corso della sua opera, nell’alternanza tra «bestemmia» e «preghiera», a questa necessità di essere «dentro la cro- ce», di condividerne la memoria, di rileggerne le tracce anche nelle esperienze artistiche che diventano parte del- la sua stessa ragione di vita. È un continuo rivivere, cer- candone i segni nella realtà, la via crucis, in una salita al Golgota dove la croce diventa l’emblema di quella verità 7 che dà senso all’esistenza. Nel testo, scritto per un docu- mentario di Carlo Cotti, sul Sacro Monte di Varese e rea- lizzato negli anni settanta, esprime chiaramente questa sua tensione, il considerare la croce come un «grembo». L’attenzione è posta su due cappelle e su alcuni parti- colari. In quella della Crocifissione è la pittura a domina- re e, per Testori, forte e indiscutibile diventa il parallelo con Gaudenzio Ferrari: Volano disperatamente ploranti gli angeli del Morazzone giù dal- le nubi e commentano, ora gridando, ora chiudendo le loro bion- de bellezze, dentro le mani lo scempio che si va facendo sul corpo dell’uomo e in quel loro straziarsi torna a planare sull’arte di Lom- bardia l’eco degli indimenticati lamenti degli angeli che Gauden- zio Ferrari aveva dipinto a Varallo nella cappella della Crocifissio- ne la quale risulta così di tutti questi monumenti il grembo, il ven- tre partoriente, il mito. Un essere «dentro la croce», quello espresso da Testo- ri, che diventa “variazione” ma anche “ossessione”, al pun- to da volerne provare tutte le rappresentazioni in questo “metaforico” Sacro Monte che la sua opera rappresenta, così come afferma in una delle sue poesie più intense, trat- ta da Ossa mea, la raccolta poetica del 1983 in cui Testori porta il suo dialogo con il Cristo crocifisso a un’ultimativa incandescenza, spesso aperta su tracce di visione lirica. L’assedio di Cristo diventa totale, irrinunciabile: Trema, si disfa sul lago la sera. Di colpo, a un volo di strada 8 e di vento, intervieni. Sei Tu. Resti lì. Non rosa, non nube, né incauto riflesso di monte o isola amata; amante salvante, trafitto su Croce, sei belva. Mi fissi. Sei fiera. Mi prendi, m’azzanni, mi vieti le azioni che non siano pesi ed affanni. Nella parte finale mette in luce quanto «totale» di- venti «la fusione» con la Sua «fame», nell’ottica di una condivisione della realtà nel corpo sanguinante di Cristo: Adagio La luce si svena. La pena, mio Cristo, mio re, 9

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