PRIMO CANTO PARADISO TERRESTRE SFERA DEL FUOCO MEZZOGIORNO 13 APRILE 1300 MERCOLEDI’ dopo PASQUA DOSSOLOGIA: tutto il poema La gloria di colui che tutto move è un inno a Dio, il tentativo di per l'universo penetra, e risplende nominare Dio verso dopo verso in una parte più e meno altrove. in tutti i modi possibili Nel ciel che più de la sua luce prende fu' io, e vidi cose che ridire né sa né può chi di là sù discende; EPOPEA DELLA GRAZIA, perché appressando sé al suo disire, della gloria e della luce di nostro intelletto si profonda tanto, Dio: il poeta parte dalla fine, dalla meta raggiunta che dietro la memoria non può ire. Veramente quant' io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, AVVENTURA POETICA, ricerca di un linguaggio sarà ora materia del mio canto. alto, solenne e insieme comprensibile POESIA DELL’INEFFABILE Inevitabile inadeguatezza dei mezzi espressivi Il poeta, la voce narrante, tace di sé per comparire solo al v. 5 Versi 1-36: PROEMIO INVOCAZIONE ad APOLLO: O buono Appollo, a l'ultimo lavoro fammi del tuo valor sì fatto vaso, come dimandi a dar l'amato alloro. Infino a qui l'un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amendue m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso. Muse: simbolo della conoscenza umana Apollo: sincretismo per Dio stesso Entra nel petto mio, e spira tue sì come quando Marsïa traesti de la vagina de le membra sue. Tue: pron. tu con epentesi –e tipica del dialetto tosco umbro MITI OVIDIANI Marsia sfidò Apollo, che lo appese a dalle Metamorfosi inseriti un albero e lo scuoiò vivo come exempla moralia, ma In Purg. I , 11-12 Dante ricordava interpretati in chiave cristiana l’episodio delle Piche che sfidarono SINCRETISMO le Muse Glauco più avanti O divina virtù, se mi ti presti tanto che l'ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti, vedra'mi al piè del tuo diletto legno METAFORA del venire, e coronarmi de le foglie legno: alloro, ma che la materia e tu mi farai degno. anche Croce di Cristo Sì rade volte, padre, se ne coglie per trïunfare o cesare o poeta, colpa e vergogna de l'umane voglie, che parturir letizia in su la lieta delfica deïtà dovria la fronda SIMILITUDINE: un grande peneia, quando alcun di sé asseta. incendio può scaturire da una piccola fiamma, come Poca favilla gran fiamma seconda: dalla poesia di Dante una forse di retro a me con miglior voci serie di imitatori si pregherà perché Cirra risponda. Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo; ma da quella che quattro cerchi giugne con tre croci, Il sole si trova nella costellazione dell'Ariete, nel Purgatorio Primo cerchio: l'Equatore celeste Secondo cerchio: l'Eclittica risplendeva in pieno mezzogiorno 4 CERCHI = VIRTU’ CARDINALI 3 CROCI = VIRTU’ TEOLOGALI con miglior corso e con migliore stella esce congiunta, e la mondana cera più a suo modo tempera e suggella. Terzo cerchio: il Coluro equinoziale Quarto cerchio: l'orizzonte EQUILIBRIO DEI CONTRARI TEMA DELLA LUCE Fatto avea di là mane e di qua sera tal foce, e quasi tutto era là bianco quello emisperio, e l'altra parte nera, quando Beatrice in sul sinistro fianco vidi rivolta e riguardar nel sole: aguglia sì non li s'affisse unquanco. E sì come secondo raggio suole uscir del primo e risalire in suso, pur come pelerin che tornar vuole, così de l'atto suo, per li occhi infuso ne l'imagine mia, il mio si fece, e fissi li occhi al sole oltre nostr' uso. BEATRICE “sovra candido vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto Aguglia: aquila vestita di color di fiamma viva” (Purg. XXX, 31-33) Pelerin: falco pellegrino, ma anche viandante pellegrino BEATRICE • Bice Portinari, figlia di Folco Portinari, sposa di Simone de’ Bardi, morta a 24 anni nel 1290 • La vita nova: innamoramento- saluto/salute. Lode. Morte di Beatrice. • Dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna DANTE SI AVVIA A SCOPRIRE LA VERA NATURA DELLE COSE Molto è licito là, che qui non lece • SIMILITUDINI a le nostre virtù, mercé del loco FISICHE: fatto per proprio de l'umana spece. favilla e fiamma Io nol soffersi molto, né sì poco, ch'io nol vedessi sfavillar dintorno, ferro rovente com‘ ferro che bogliente esce del foco; cerchi astronomici e di sùbito parve giorno a giorno suggello nella cera essere aggiunto, come quei che puote avesse il ciel d'un altro sole addorno. raggio riflesso Beatrice tutta ne l'etterne rote folgore fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di là sù rimote. Tradizione guinizzelliana
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