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Dame, draghi, cavalieri. Medioevo al femminile. Atti del convegno internazionale PDF

103 Pages·1997·31.565 MB·Italian
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BIBLIOTECA DELL'ISTITUTO PER I BENI MUSICALI IN PIEMONTE diretta da ALBERTO BASSO e fISABELLA DATA 4 Il volume può essere richiesto a: Istituto per i Beni Musicali in Piemonte via Ottavio Revel, 15 10121 Torino (Italy) © 1997 Istituto per i Beni Musicali in Piemonte. All rights reserved. No part of this pubblication may be reproduced or trasmitted, any form or by any means, without permission. DAME, DRAGHI E CAVALIERI: MEDIOEVO AL FEMMINILE ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE Casale Monferrato Salone S.Bartolomeo 4 - 6 ottobre 1996 A cura di Francesco De Caria Donatella Taverna REGIONE PIEMONTE ISTITUTO PER I BENI MUSICALI IN PIEMONTE con il patrocinio della IRRSAE Piemonte in collaborazione con la Città di Casale Monferrato Programma del Convegno Impaginazione ed elaborazione grafica computerizzata: Venerdì 4 ottobre, ore 15.00 Francesco De Caria Presidente: Alberto Basso Roberto Alonge, Università di Torino Stampato da: La donna serpente nel teatro. Centro Stampa della Giunta Regionale Torino 1997 Marina Benedetti, Milano Lo specchio inquisitoriale: il negativo di Guglielma la boema. Jacques Paviot, CNRS, Parigi Dame courtoise ou filile de joie: la duplice immagine della donna alla corte di Borgogna. Ore 18.30 proiezione di Alba tragica, qualche cavaliere, nessun drago, molte dame e persino una strega, di Bianca Gera e Maria Letizia Sebastiani Sabato 5 ottobre, ore 9.00 © Proprietà letteraria riservata Presidente: Giovanni Grado Merlo 1997 Michel Balard, Università di Parigi I Melisenda, regina di Gerusalemme. Claude Mutafian, Università di Parigi XIII Una grande dama armena: la regina Guérane (XIII sec.). Marie-Adelaide Nielen, Archives Nationales, Parigi Melusina a Cipro: Eleonora d'Aragona. Sophocles Sophocleous, Center of Cultural Heritage, Cipro Ritratti di donne nella Cipro bizantina, medioevale e rinascimentale (1105 - Istituto per i Beni Musicali in Piemonte 1571) via Ottavio Revel, 15 10121 Torino Ore 15.00 tei. e fax Oli -562.86.01 /53.17.40 Presidente: Gian Piero Mauri Francesco De Caria, Torino Anna d’Alengon avvelenatrice ? Edoardo Villata, Asti Sul ritratto di Anna d’Alengon. Melita Emmanuel, Politecnico di Atene Elena Paleologa e la pittura monumentale bizantina del suo tempo. Walter Haberstumpf, Centro di ricerca sulle istituzioni e le società medioevali, Torino Tra realtà e leggenda: Giordana di Monferrato e la regina di Patmos. Giuseppe Sergi, Università di Torino Una potente vedova del Mille: Adelaide contessa di Torino. DAME, DRAGHI E CAVALIERI: Donatella Taverna, Torino Domicella d’incisa. MEDIOEVO AL FEMMINILE Domenica 6 ottobre, ore 10.00 Presidente: Giuliano Gasca Queirazza ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE Patricia Adkins Chiti, Presidente della Fondazione Adkins Chiti, “Donne in Musica”, Fiuggi Donne in musica. Musiciste di tre mondi: strade, corti e conventi. Maurizio Padovan, Milano La danza di Miriam: jongleuresses, ballerine e saltatrici nella tradizione medioevale. Massimo marchese, Alessandria La donna tra letteratura e musica nel tardo Medioevo. Marina Benedetti Nello specchio degli inquisitori: Guglielma al negativo La conoscenza, assai spesso generica, della figura dell'eretica Guglielma detta la Boema - le cui ossa furono bruciate a Milano nell'anno 1300 a seguito di un rapido intervento dell'inquisizione - corre sul duplice binario di una tradizione orgiastica di ampia e duratura diffusione1, da un lato, e d'altro lato, di una base documentaria, ben più consistente, costituita dagli atti del processo inquisitoriale a cui furono sottoposti la memoria di Guglielma e alcuni dei suoi seguaci, uomini e donne2. Qui non ci occuperemo dello sviluppo di un mito nato da uno stereotipo polemistico. Ci occuperemo degli atti processuali e, dunque, dei sensi unici dei percorsi di un tribunale inquisitoriale, che conducono all'immagine costruita di Guglielma, una Guglielma eretica, una Guglielma al negativo. Quegli stessi itinerari coatti conducono non di meno a poter intravedere frammenti della personalità di Guglielma e della sua vicenda: personalità e vicenda, in questo caso, non più riflesse né rifratte dalla costruzione inquisitoriale. La fonte inquisitoriale, specchio innanzi tutto di sé, ovviamente riflette e rifrange al tempo stesso altro, trasformando e spezzando una o più realtà del passato - passato che l'inquisitore vuole cancellare -, nella realtà che consente aH'inquisitore di realizzare il suo obiettivo: l'annientamento dell'eresia. Sul piano pratico significa non soltanto bruciare le ossa di individui vivi e morti, bensì piuttosto sopprimere le parole dette e scritte, le immagini pensate e dipinte, i gesti inventati e compiuti da individui e gruppi. Però, per sopprimere la realtà eterodossa, gli inquisitori sono costretti, dalle norme che regolano il loro operare e i loro comportamenti, a tradurre in documenti gli atti compiuti nello svolgimento del loro ufficio: citazioni, interrogatori, ammonizioni, sentenze. La volontà di annullamento dell'eresia si fa memoria dell'eresia e degli eretici. Quale memoria? La memoria di ciò che gli inquisitori devono documentare per ragioni di correttezza canonistica e, dunque, involontariamente anche memoria di coloro che essi perseguono e delle idee e posizioni religiose che essi ritengono di dover reprimere. Tali sono le contraddizioni di molta della documentazione proveniente dai cosiddetti archivi della repressione3. Per l'inquisizione medievale c'è ancora qualcosa di più: poiché sappiamo che i registri degli inquisitori hanno un alto valore in sé, come è dimostrato esemplarmente dal registro di Jacques Foumier,4 futuro papa Benedetto XII, quasi coevo al codice milanese. Nel caso del 1 D. BOSSIO, Chrortica seu gestorum, dictorumque memorabilium et temporum ac conditionum et mutationum humanarum ab orbis initio usque ad eius tempore, Mediolani 1492, anno 1300. F. Tocco, Il processo dei guglie Imiti, in "Rendiconti della r. Accademia dei Lincei, Atti della classe di scienze morali", ser. V, Vili, Roma 1899, pp. 309-342, 351-384, 407-432, 437-469. D. JULIA, La réligion - Histoire réligieuse, in “Faire de l'Histoire”, II: Nouvelles approches, a cura di Jacques Le Goff, F. Nora, Paris 1974, p. 147. 4 4. A. PETRUCCI, Il rapporto con la fonte, in "Quaderni storici", 14 (1979), p. 223-227. 10 Marina Benedetti Nello specchio degli inquisitori: Guglielma al negativo. 11 manoscritto deH'Ambrosiana molti rimangono ancora gli interrogativi circa la sua che, alla fine degli interrogatori, gli inquisitori abbiano elaborato il loro copione, composizione codicologica e circa la sua tradizione archivistica. abbiano completato la loro sceneggiatura. Ne deriva un ordine che prevede H dato ampiamente acquisito che qualsiasi processo inquisitoriale del Due e l'attenzione, dapprima, sulle figure più importanti del gruppo dei seguaci di Trecento contenga un grande inganno, qualora lo si ritenga attinente alla sfera Guglielma e sui relapsi, poi su uomini e donne appartenenti a qualche ordine della realtà fattuale che in esso sarebbe riprodotta5. Il processo inquisitoriale, religioso. L'insieme di queste inchieste dimostra l'intenzionalità compositiva: gli prima di tutto e sopra tutto, è un grande rito, il cui meccanismo, i cui gesti, i cui inquisitori sanno di aver raccolto, ordinandolo, quanto è sufficiente per illustrare protagonisti, le cui funzioni sono fissati formalmente e, perciò, devono ripetersi in un universo di eterodossia e, dunque, di avere oramai la possibilità di ristabilire il modo puntuale, a pena di perdere la loro efficacia e il loro significato. suo opposto: l'universo di ortodossia. Gli inquisitori sono in grado di procedere L inquisitore, o gli inquisitori, sono i promotori, gli animatori e i garanti del rito. alla distruzione del culto di "santa" Guglielma - che aveva il suo punto di Essi mettono in scena una grande drammatica finzione a livelli assai vari, tra cui, riferimento materiale nel sepolcro della donna presso l'abbazia di Chiaravalle per noi decisivo, il livello linguistico: il linguaggio dell'inquisitore non è Milanese - e di mettere i suoi seguaci di fronte al non piccolo dilemma: o il ritorno certamente il linguaggio dei suoi inquisiti. Se l'inquisitore si appropria di all'obbedienza verso i rappresentanti legittimi della chiesa romana, o la condanna quest ultimo, vuol dire che adotta un artificio. Perché, per esempio, gli inquisitori al rogo. milanesi, sin dai primissimi interrogatori, usano connotare Guglielma con Il negativo eterodosso di esperienze religiose che discendono da una donna di l'attributo di santa? nome Guglielma, giunta a Milano chissà da quale paese - forse la lontanissima Cerchiamo di formulare ima prima risposta attraverso un esempio iniziale. Gli Boemia7 -, deve essere ricondotto al positivo di una religiosità collocata inquisitori chiedono ad una devota di nome Taria se abbia condiviso la credenza nell'ambito dell'ortodossia, liberando il campo da ogni ambiguità: quelle secondo cui Guglielma sarebbe stata una donna nella quale si era incarnato lo ambiguità che la sepoltura di Guglielma nel chiostro del monastero di Chiaravalle Spirito Santo. Alla domanda Taria noluit rispondere, registrano gli atti e l'accettazione da parte dei monaci cistercensi di forme di culto presso quel processuali. L'inquisitore - che vuole ottenere una risposta precisa - insiste sepolcro avevano ingenerato. C'è chi ha parlato, a proposito degli inquisitori, di invertendo la formula d'interrogazione, nuovamente chiedendo si ipsa vult negare "ossessioni" che ne guiderebbero e condizionerebbero i comportamenti8. E' quod sancta Guillelma non sit Spiritus Sanctus. La donna così può rispondere che probabile che a livello individuale e psicologico gli inquisitori vivano personali non vult negare nec affirmare, sed bene vellet quod Guillelma esset Spiritus "ossessioni", comunque assai difficili da accertare attraverso l'indagine storica. Sanctus . L intreccio di domande e risposte diviene sottile. L'inquisitore usa Invero, l'unica "ossessione" istituzionalmente prevista sta nel compito di operare, 1 aggettivo sancta riferito a Guglielma, per farsi capire meglio e per far capire che senza soste e debolezze, per ricomporre l'unità della fede spezzata, spezzata dagli sa più di quanto l'inquisita possa pensare. Quest'ultima, a sua volta, mostra eretici: riconducendo, mediante mezzi di persuasione coercitiva9, alla comunione imbarazzo di fronte ad una domanda non limpida: non vuole negare nec con i vertici ecclesiastici chi se ne sia staccato - o, meglio, chi era giudicato tale affirmare, esprime piuttosto un desiderio ed una speranza. L'inquisitore, invece, sa dagli inquisitori - o eliminando, mediante strumenti di coercizione violenta, chi con certezza che quella sancta non è santa, bensì eretica. Per converso l'inquisitore pervicacemente permanga neH'errore. sa non meno bene che per Taria ed altri l'eretica è santa, una santa eccezionale. Ritorniamo agli atti del processo contro la memoria e i seguaci di Guglielma. Chi è dunque Guglielma? Il piano constatativo - Guglielma per gli inquisitori è Particolarmente significativi in relazione alla strategia e agli scopi degli eretica, per i suoi seguaci è santa - non aiuta molto a superare la scontata inquisitori, risultano gli interrogatori di frater Girardo da Novazzano e di Stefano contrapposizione. D'altronde, la fonte inquisitoriale, se non costringe, suggerisce Crimella, un devoto attivo nella diffusione del culto di Guglielma: ne aveva di andare al di là del limite superficialmente fattuale. Gli atti inquisitoriali a noi addirittura fatto dipingere l'icona nella chiesa milanese di Sant'Eufemia10. Stefano pervenuti presentano una struttura composita, all'apparenza disorganica, è interrogato per tre volte. Nel secondo interrogatorio gli inquisitori gli rileggono cronologicamente non continua. Sembrerebbe materiale giustapposto secondo una il testo risultato dal primo. Nella prima seduta Stefano Crimella aveva ammesso logica accumulativa: quasi un accostamento di fotogrammi di una pellicola che in modo esplicito la sua partecipazione alle comuni pratiche devozionali dei attende di essere tagliata e giuntata. Però non è così. Già considerando il primo dei quattro quaderni del registro dell'Ambrosiana, gli atti processuali lasciano 7 Luisa Muraro, linde fuerit illa Guillelma, in corso di stampa. Si confronti per considerazioni diverse: trasparire un'intenzionalità e un'opera di montaggio non trascurabili. E' pensabile Marina Benedetti, La recente "fortuna" di Guglielma, in Storia ereticale e antiereticale nel Medioevo, nuove ricerche. Atti del XXXIII Convegno di studi sulla riforma e i movimenti religiosi in Italia, a cura di G.G. Merlo (Torre Pellice, 4-6 settembre 1995), in corso di stampa. Giovanni Grado Merlo, La coercizione all'ortodossia: comunicazione e imposizione di un A. Patschovsky, Gli eretici davanti al tribunale. A proposito dei processi verbali inquisitoriali in messaggio religioso egemonico (sec. XIII-XIV), in "Società e storia”, 10 (1980), pp. 807-823, e la bibliografia Germania e in Boemia nel XIV secolo, in La parolajall'accusato, Palermo 1991, p. 267. ivi citata. 6 MERLO, La coercizione all'ortodossia, cit., p. 822. 6 TOCCO, Il processo, cit., p. 364. io Tocco, Il processo, cit., p. 423. 12 Marina Benedetti Nello specchio degli inquisitori: Guglielma al negativo. 13 seguaci di Guglielma11. Eppure nella seconda seduta l'obiettivo degli inquisitori è debebat esse vicaria ipsius Guillelme, in forma mulieris1. Soror Maifreda, dovrà altro: formulano una lunga domanda attraverso la quale viene spostato in modo occupare - pacifice et quiete - la sede apostolica nelle vesti di un papa-donna o, sorprendente il centro del loro interesse, non più in Stefano, ma nella moglie meglio, di una donna-Pietro e, di conseguenza, papa etpapatus Romanus ecclesie Adelina . L’obiettivo è pienamente conseguito nel terzo interrogatorio quando il que nunc est, et eius ritus et auctoritatem et curiam cardinalium cessare Crimella rinnega il proprio passato di devoto di Guglielma e, nel contempo, si deberent . Soror Maifreda sarà allora affiancata da cardinali-donne: da Taria, ad identifica nei suoi persecutori condannando le parole e le azioni attribuite alla esempio, la stessa pauper muliercula* 18 19 che non voleva "negare nec affirmare" moglie in quanto devota di Guglielma13. Il medesimo meccanismo viene applicato l'identificazione di Guglielma con lo Spirito Santo. Soror Maifreda dovrà nel rapporto tra frater Girardo da Novazzano e Cara, quondam uxor suaH. Che predicare e battezzare, mentre già filtrano gesti ed azioni che si prestano, in tale cosa cela siffatto ripetuto meccanismo? contesto, ad una interpretazione ambigua: le si attribuiscono poteri taumaturgici, il Lo spostamento dell accusa da un uomo ad una donna induce a pensare a gesto d'imposizione del segno della croce, la benedizione ai devoti. Le venivano problemi connessi con il genere. Sia uomini, sia donne erano coinvolti nella inoltre baciati la mano ed il piede: un devoto, che ammette di essersi inginocchiato devozione e nel culto di Guglielma, eppure gli inquisitori tendono a concentrare lo di fronte a Maifreda per baciarle la mano, spiega che si era così rivolto a lei non sguardo complessivo della loro inchiesta sul genere femminile. Guglielma è una sicut pape vel episcopo, sed quia credebat eam esse bonam mulierem20. donna, santa addirittura, incarnazione dello Spirito Santo. Nonostante che tra i Al momento dell'insediamento di Maifreda Guillelma, id est Spiritus Sanctus, seguaci di Guglielma vi siano uomini e donne, l'elemento femminile è messo al deberet eligere quattuor sapientes, qui tunc scriberent alia quattuor Evangelia centro della "devianza" religiosa e persino della "chiesa", se non anche nomine ìllorum quattuor sapientum21, e da quel momento sarebbe cessata dell'ecclesiologia, che ne sarebbe derivata. Guglielma come incarnazione dello l'autorità e l'autorevolezza dei precedenti Vangeli e dei precedenti apostoli. Il Spirito Santo sarà seguita, non potrà non essere seguita da una chiesa, il cui primo ruolo delle donne verrebbe esaltato ulteriormente da una testimonianza secondo la papa sarà, non potrà essere che una donna, nella persona di soror Maifreda da quale soror Maifreda avrebbe detto che come Cristo aveva inviato lo Spirito Santo Pirovano, sicut Chrìstus dereliquit in presenti vita beatum Petrum apostolum sugli apostoli, così le devote di Guglielma lo avrebbero ricevuto e, in seguito, suum vicarium et sibi comisit ecclesiam suam et sibi tradidit claves regnum avrebbero battezzato e sarebbero diventate apostoli Christi22 23 * * * *. Quella che appare celorum, ita et ipsa Guillelma, que est Spiritus Sanctus, dimittere debeat come una rifondazione - una chiesa al femminile - mostra, tuttavia, evidenti predictam sororem Maifredam suum vicarium15. incrinature e contraddizioni: non solo le devote avrebbero dovuto diventare In forma analogica - e quindi omologando ed appiattendo le istanze individuali apostoli Christi, ma i devoti, secondo altre testimonianze, avrebbero dovuto i frati-giudici strutturano una esperienza religiosa, imprimendovi le rigidità di diventare apostoli et discipuli Spiritus Sancii23. E' solo un problema di una cultura e di una mentalità giuridico-dogmatiche16. E' muovendo dall'assunto codificazione linguistica - che gli inquisitori non possono non trasmettere al Guillelma que est Spiritus Sanctus - formula che appare in numerose maschile - l'utilizzo del genere maschile laddove ha luogo l'esaltazione, quasi testimonianze circa il futuro ruolo di Maiifeda - che si snoda una logica serrata: provocatoria, del genere femminile? E quali, inoltre, le possibili utilizzazioni di sicut Spiritus Sanctus erat in forma mulierìs in Guillelma, ita ipsa Maifreda un'immagine concorrenziale - una donna/Pietro ed una chiesa al femminile -, improbabile ma sicuramente di grande effetto, nell'anno della celebrazione del Giubileo della chiesa di Roma? 11 Ibid., pp. 421 sgg. Alla fine delle rapide inchieste dell'anno 1300 lo specchio degli inquisitori 13 Si confrontino gli interrogatori del 21 settembre e del 19 ottobre (Ibid, pp. 421 sgg., 442 sg.). riflette un'immagine femminilizzata, ricavata da frammenti che essi accostano in Nell'interrogatorio del 26 ottobre Stefano Crimella ammette che la moglie male dicebat et male fruizione del loro fine. Le prime tessere si trovano neU'interrogatorio di frater credebat. quia ipse Stephanus tunc credebat et nunc credit quod hoc credere Mei dicere esset hereticum et Girardo da Novazzano: il probabile delatore, il pentito che fornisce la chiave per heresis et contro fìdem catholicam, scilicet quia ipsa Guillelma esset Spiritus Sanctus (Ibid., p. 446). "Egli (1 inquisitore) sta insegnando al Crimella da che parte doveva stare e glielo insegna nella maniera più avviare la macchina processuale. Tutto inizia da una domanda a lui rivolta: Si scit efficace: mettendocelo" (L. Muraro, Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia femminista Milano 1985 d 162). ’ Si confrontino gli interrogatori del 15 ottobre e 19 ottobre (TOCCO, ILprocesso cit., pp. 439-442, 443 TOCCO, Il processo, cit., p. 340. 18 Ibid, p. 373. sg.). Nel secondo interrogatorio alfinquisitore che domanda se sapesse della partecipazione della moglie Cara alle pratiche devozionali del gruppo risponde che bene scivit quod ipsa quondam uxor sua bene ibat et 19 Ibid., p. 352. fatiebat predicta, sed ipse non prohibuit ei ne irei ad predicta, sed bene dixit diete quondam uxori sue: Cave, 20 Ibid., p. 371; e inoltre pp. 352, 370, 375. ne credas quod ipsa Guillelma sit Spiritus Sanctus, sicut dicuntur credere olii devoti Guillelme (Ibid. p 21 Ibid., p. 374 443). 22 Ibid., p. 342. 23 15 Ibid., p. 332. Ibid., p. 369; da un'altra testimonianza soror Maifreda de Pirovano, ordinis Umiliatorum, debebat Raoul Manshlli, L'inquisizione e la mistica femminile, in Temi e problemi della mistica femminile esse Rome sicut vicarius Spiritus Sancii, idest sancte Guillelme, et Rome debebat baptizare Iudeos, trecentesca. Atti del XX Convegno del centro di studi sulla spiritualità medievale (Todi, 14-17 ottobre 1979), Sarracenos et paganos et debebat habere suos condiscipulos et apostolos Spiritus Sancii, sicut Chrìstus Todi 1983, p. 212, 217; G.G. MERLO, Eretici ed eresie medievali, Bologna 1989, p. 115. habuit suos discipulos et apostolos (ibid., p. 370). 14 Marina Benedetti Nello specchio degli inquisitori: Guglielma al negativo. 15 vel audivit aliqua que esserti vel videntur esse contra fidem catholicam et santa, che essi tale credevano ed esaltavano. D'altronde, la santità "negata" è spetialiter de quaderni sancta Guillelma . Le tessere via via si aggiungono: inizia sicuramente uno dei tratti qualificanti il santo cristiano: Guglielma, in quanto la costruzione inquisitoriale della realtà. Questa è la realtà che noi possiamo "santa", mai avrebbe potuto dichiarare la propria santità. Ma nell'anno 1300 agli immediatamente conoscere, seguendo, per esempio, l'evoluzione delle parole. Agli inquisitori interessa poco o nulla di tutto ciò. La loro inchiesta riguarda non la inizi Guglielma è sancta, talvolta domina, ma nelle fasi finali del processo è santità, ma l'eresia del fenomeno Guglielma: Interrogatus (...) si tunc credebat et soltanto illa, ipsa. Progredendo l'azione degli inquisitori, l'iniziale attributo di nunc credit quod credere silicei quod ipsa Guillelma sit Spiritus Sanctus, sit sancta lascia spazio all'identificazione Guillelma sive Spiritus Sanctus. Di hereticum et heresis (...), respondit quod tunc credebat et nunc credit quod ìllud Guglielma, che per i suoi devoti e devote era santa - e gli inquisitori muovono da credere sit hereticum et heresì . Questa ammissione è ciò che interessa. Il loro questa credenza simulando verbalmente di assumerla -, viene fatto emergere il scopo è di porre fine in modo radicale al culto e alle deviazioni che numerosi connotato ereticale, l'errore di ritenerla l'incarnazione dello Spirito Santo: l'unico uomini e donne praticavano intorno alla memoria di quella donna ritenuta santa: connotato eterodosso che interessi veramente ai titolari dell'ufficio inquisitoriale. ritenuta, per di più, una santa affatto particolare, visto che perdurava la Eppure le ambiguità non mancano, poiché attraverso le testimonianze, che pur convinzione che in lei si fosse incarnato lo Spirito Santo. Una convinzione che gli conducono all'ereticazione di Guglielma, affiorano dati su quella che dovette inquisitori trasformano in "dottrina" eterodossa. essere la santità della donna. Quando viene chiesto a soror Maifreda se mai abbia Lo specchio inquisitoriale riflette, già lo sappiamo, una realtà "altra" nella sentito sancta Guillelma definirsi Spirito Santo, la risposta è illuminante: Non quale Guglielma è una donna religiosa, e nient'altro. Però, per i suoi seguaci audivit hoc ah ea Guillelma, sed aliquando, quando ipsa sancta Guillelma Guglielma è qualcosa di più. Ser Danisio Cotta, uno dei suoi familiares, domestici rogabatur ab aliqua persona quod ipsa auferret ei tribulationem vel dolorem vel et devoti , dichiara che numquam fuit ita tristis aut desolatus quod, si ipse ivit ad aliquid sìmile, respondebat ipsa Guillelma: 'Ite, ego non sum Deus25. Insomma, eam, non discederet letus et confortatus ab ea30. E' una testimonianza che sfonda Guglielma è vista come una santa capace di liberare e guarire gli altri da dolori e il piano rigidamente bidimensionale dell'immagine della donna e dell'eretica. Da tribolazioni, da mali fisici e psichici. Tale attribuzione di potere taumaturgico la Guglielma - da questa Guglielma - muove un'onda emotiva e una spinta proietta in una dimensione sacrale e sovrannaturale: dimensione che Guglielma evangelica che si riverberano nelle parole e nelle azioni di chi la conobbe. Lo rifiuta, così come respinge l'ulteriore, e connessa, identificazione con lo Spirito stesso ser Danisio spiegando quali fossero i rapporti tra i seguaci di Guglielma, Santo. A due suoi devoti che discutevano su siffatta identificazione e che informa che quella donna per lui eccezionale aveva raccomandato di se tenere, sollecitavano un suo intervento chiarificatore, Guglielma, multum irata, risponde amare et honorare ad invicem , secondo il noto precetto evangelico. Guglielma che ipsa erat de carne et ossibus et etìam duxit filium in civitate Mediolani et costituisce per i propri devoti e devote un modello da seguire e venerare, mentre quod ipsa non erat quod ipsi credebant. Et nisi facerentpenitentiam de illis verbis contemporaneamente nega il ruolo e l'identità che essi le attribuivano. A una que dixerant de ea, irent ad infernum26. Analoga presa di posizione la donna devota che vuole avere da lei spiegazioni sulla sua autentica natura in rapporto alla aveva espresso a più persone - Vos estis fatui quod dicitis de me et creditis quod Divinità, se sia cioè l'incarnazione dello Spirito Santo, risponde che habebat hoc non est. Ego sum nata de homine et /emina21, poiché si era diffusa la credenza prò malo e di essere invece vilis /emina et vilis vermis . Sono parole che presso alcuni quod ipsa Guillelma esset Spiritus Sanctus. richiamano il Salmo 21, al versetto 7, e che prospettano un nuovo elemento di Di fronte al crearsi di una forma di santità nei suoi confronti Guglielma ambiguità, poiché sono parole attribuibili al "giusto", al "santo". reagisce con dura fermezza e con fastidio risentito a dimostrare che, con buona I devoti e le devote aspettavano la sua resurrezione: perciò avevano fatto fare probabilità, non si tratta di una visionaria, o di una mistica, o di una carismatica quaedam pretiosae vestes deauratae et subtulares deaurati et una cassa et plura spiritualista: Guglielma ribadisce, senza possibilità di equivoci, il suo essere alia ornamenta2. D'altronde, era diffusa la credenza che sancta Guillelma persona come gli altri {Ipsa erat de carne et ossibus, Ego sum nata de homine et habuerat quinque plagas in corpore suo similes plagis Ieshu Christi, e che c'era * 29 30 * 32 femina) e il suo essere madre {Duxit filium in civitate Mediolani): come una donna e madre potrebbe essere 1 incarnazione dello Spirito Santo? Il suo rivendicare la Ibid., p. 445. propria totale umanità respinge qualsiasi santificazione o divinizzazione {Ite, ego 29 Ibid., p. 424. non sum Deus). Ma per i suoi seguaci tali parole potevano costituire, al contrario, 30 Ibidem Ibidem motivo di santità, ragione per trovare conferma dell'umiltà santa di una donna 32 Ibid., p. 419. 3j Ibid., pp. 329, 359. Da una successiva testimonianza ricaviamo che antiquitus, quando Guillelma defuncta fuit, Andreas fecit fieri unam clamidem de purpura cum fìbialia una argenti (...) et unum vestitum Ibid., pp. 328 sg. de purpura et duos subtulares deauratos (ibid., p. 321). Ma non tutte le testimonianze sono concordi. Ibid., p. 334 Bellacara Carentano, alla quale viene chiesto se avesse sentito parlare delle vesti fatte fare all'epoca della Ibid., p. 461 sg. morte di Guglielma, così risponde: Bene audivit quod Me vestes fuerunt facte, sed non quia ipsa sancta Ibid., p. 446. Guillelma deberet resurgere, sed quia ipsa Guillelma debebat portari in Boemia (ibid., p. 316).. 16 Marina Benedetti Nello specchio degli inquisitori: Guglielma al negativo. 17 stata una donna la quale viderat Mas plagas Guillelme et eas tersero?4. Tale scritto. Quella divaricazione deve fare i conti con le istituzioni legittimanti le credenza avrebbe provocato la reazione di Guglielma che, poco prima della morte, parole. Non bastano le stigmate per essere divinità. Occorre che il potere avrebbe detto ai devoti raccolti intorno a lei: Vos credebatis videre quod non ecclesiastico riconosca la positività del dato; ma Guglielma per gli inquisitori è videbitis propter incredulitatem vestram 35, così negando di avere le stigmate. Le una figura al negativo. ambiguità non si dissipano, rimane la testimonianza di un personaggio femminile che aveva - o alla quale si attribuivano - i caratteri di Gesù Cristo. La menzione delle stigmate - pur costituendo un problema, è ovvio - collega questa esperienza religiosa ad altre dall'esito ben diverso e apre alle dimensioni soteriologiche dell evento Guglielma: per ipsam Guillelmam deberent saivari ludei et Sarraceni, sicut per Christum christiani . Questa dimensione è d'importanza particolare nel progetto di salvezza e di redenzione deH'umanità promosso dai devoti e dalle devote: nella domus umiliata di Biassono - dove a lungo aveva vissuto sor or Maiffeda - un panno dipinto posto sopra l'altare avrebbe raffigurato Guglielma proprio nell'atto di liberare Giudei e Saraceni dal carcere* 35 * 37 38 39. Non sono in grado di diffondermi sulle eventuali implicazioni ecumeniche e di rovesciamento della tradizione antisemitica del progetto soteriologico nato intorno a Guglielma e al suo sepolcro. Il sepolcro diviene addirittura il simbolo di Gerusalemme, che riporta nel seno della cristianità i luoghi di Terrasanta: Tanta indulgentia est euntibus in Clarevalem ad sepulcrum sancte Guillelme, quanta est euntibus ultra mare . Da ogni parte i pellegrini sarebbero venuti per visitare il sepolcro di santa Guglielma . Il comparire di tali aspetti, non è forse casuale se pensiamo che il processo inquisitoriale ha luogo nell'anno 1300, quando con il Giubileo l'asse della cosmologia cristiana si spostava da Gerusalemme a Roma 40. Per i devoti e le devote Guglielma è la donna-Cristo: sicut Christus passus fuit in forma homìnis, ita illa Guillelma debebat pati in forma mulieris propter peccata falsorum Christianorum et illorum qui crucifixerunt Christum 41. Si presenterebbero in tal modo spezzoni di una proposta religiosa rivoluzionaria, che gli inquisitori agevolmente trasformano in dottrina teologica negativa e, dunque, in eresia, a sottolineare la divaricazione fra linguaggio di una spontanea esperienza religiosa e linguaggio della cultura clericale sorretto dalla logica forte ed ingannevole del sillogismo 42. Lo specchio deforma l'evento, poiché lo specchio linguistico già conosce quale sia l'immagine da diffondere 43 è stato 3 Ibid., p. 329 35 Ibid., p. 371. Ibid., p. 340. Altre e diverse testimonianze: ibid., pp. 316, 337 sg„ 339, 355, 359, 368 379 382 430. Ibid., p. 323. 38Ibid., p. 321. 39 Ibidem 40 A. Benvenuti, 'In castro poenitentiae". Santità e società femminilejiell'Italia medievale, Roma 1990, p. 155. Si veda inoltre: G.G. Merlo, Note su.santità e condizione femminile nella Toscana medievale in "Archivio storico italiano", CLI (1993), p. 232 sgg. TOCCO, Il processo cit., p. 320. Sulla divaricazione tra linguaggio dell’esperienza religiosa e linguaggio della teologia, si veda M Pereira, Considerazioni marginali sulla conoscenza, religiosa, in Donne sante, sante donne. Esperienza religiosa e storia di genere, Torino 1996, pp. 161-174. 43. G.G. Merlo, Identità valdesi nella storia e nella storiografia, Torino 1991, p. 104. Jacques Paviot L’image de la femme à la cour de Bourgogne Le thème centrai du colloque qui nous réunit est la révision des personnages féminins “ mauvais ” de Γ Europe au Moyen Àge. À propos de la cour de Bourgogne, sujet que Fon m’a demandé de traiter, on ne peut pas vraiment mentionner un personnage féminin “ mauvais ” assez connu. J’ai donc pensé vous présenter l’image que les hommes qui ont vécu à cette cour avaient de la femme et partir de témoignages masculins, essentiellement littéraires . Le cadre général est foumi par la querelle sur la femme, venue de F Antiquité et nourrie des positions prises par les Pères de FÉglise, notamment saint Jéròme. Ce débat sur la femme prit de la vigueur au xme siècle et sa plus belle expression reste la doublé composition du Roman de la rose par Guillaume de Lorris et Jean de Meung, qui a servi de référence à toutes les oeuvres postérieures. À la fin de ce mème siècle, le clerc Matthieu le Bigame écrivit son Liber infortunii, plus connu comme le livre de Matheolus, violente satire contre les femmes. Vers 1380-1387, cet ouvrage fut traduit en ffan9ais par Jean Le Fèvre de Ressons, sous le titre de Lamentations de Mathéolus. Le but de Jean Le Fèvre était en fait d’attaquer le Mathéolus, ce qui est la raison de son Livre de leesce (livre de la joie que donnent les femmes). Mais seules les Lamentations trouvèrent leur place dans la bibliothèque du due de Bourgogne Philippe le Bon1 2. Nous allons donc présenter ce débat sur les femmes tei qu’il fut repris à la cour de Bourgogne selon quatte points : d’abord en examinant les tenants de la courtoisie et les défenseurs de la femme ; ensuite les représentants de l’anti- féminisme ; en troisième lieu, le mouvement que Fon pourrait appeler “ réaliste ” ; enfin, la femme idéalisée, la Vierge. La courtoisie Il n’est pas inutile de rappeler d’abord la création de la Cour d’amour, le 14 février (jour de la saint Valentin) 1401, à l’hòtel d’Artois, résidence du due de Bourgogne à Paris. Cette cour amoureuse, dont Finitiative revint au due de Bourgogne Philippe le Hardi et au due de Bourbon Louis, avec Faccord du roi de France Charles vi, a été créée “ a Fhonneur, loenge, recommandacion et Service de toutes dames et damoiselles3 ”. Il s'agissait d'une cour littéraire où fon jugeait les oeuvres écrites par ses membres et d'une cour de justice amoureuse. L’étape suivante est le poème La Belle Dame sans merci d’Alain Chartier, composé en 1424, où il met en scène une dame cruelle, qui refuse d’accorder ses faveurs à son 1 Une vue générale est donnée dans Jacques Lemaire, Les Visions (sic) de la vie de cour dans la littérature frangaise de la fin du Moyen Àge, Bruxelles-Paris, 1994, pp. 202-207. 2 GEORGES DoutrepONT, La Littérature frangaise à la cour des ducs de Bourgogne, Paris, 1909 (réimpr. Genève, 1970), p. 299. Philippe le Bon est né en 1396, est devenu due en 1419 et est mórt en 1467. 3 Statuts de la Cour amoureuse, dans Carla Bozzolo et Helene Loyau, La Cour amoureuse dite de Charles vi, 1.1, Paris, 1982, p. 36.

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