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Dalla comunicazione al linguaggio. Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana PDF

222 Pages·2012·15.22 MB·Italian
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Preview Dalla comunicazione al linguaggio. Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana

Francesco Ferretti, Ines Adornetti Dalla comunicazione al linguaggio Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana Francesco Ferretti, Ines Adornetti Dalla comunicazione al linguaggio Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana Il Sistema Qualità di Mondadori Education S.p.A. è certificato da Bureau Veritas Italia S.p.A. secondo la Norma UNI EN ISO 9001:2008 per le attività di: progettazione, realizzazione di testi scolastici e uni versitari, strumenti didattici multimediali e dizionari. © 2012 Mondadori Education S.p.A., Milano Tutti i diritti riservati Prima edizione Mondadori Università marzo 2012 www.mondadorieducation.it Edizioni l 2 3 4 5 6 7 8 9 10 2012 2013 2014 2015 2016 Stampato in Italia -Printed in Italy Stampa . Mondadori Printing N.S.M. - Cles (TN) Riguardo ai diritti di riproduzione, l'editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze derivanti dall'utilizzo di testi e immagini per le quali non è stato possibile reperire la fonte Progetto di copertina di Alfredo La Posta Indice 1 Introduzione 5 1.Scimmie 9 1. Non pensa dunque non parla: la tradizione cartesiana 13 2. La complessità del linguaggio 22 3. Dall'altra parte della barricata 32 4. Mettere da parte la grammatica 50 5. Neoculturalismo 63 Conclusione 65 2. Ominidi 67 1. Parentele filogenetiche: scimmie, antropomorfe e antenato comune 70 2. Origine del bipedismo 71 3. Alla ricerca dei primi ominidi 74 4. La comparsa del genere Homo. 88 5. Alle origini del pensiero simbolico: la rivoluzione del Paleolitico Superiore 93 6. La rivoluzione che non c'è stata: comportamenti simbolici nel Middle Stone Age 98 7. Alle origini del linguaggio 121 Conclusione 123 3. Umani 125 1. Il modello standard della comunicazione 127 2. Un modello alternativo della comunicazione umana: la teoria della pertinenza 141 3. La teoria della mente e l'origine del linguaggio 154 4. Per una comunicazione propriamente umana 165 5. Navigazione e discorso 177 6. Discorso e conversazione 180 Conclusioni 183 Bibliografia 213 Indice dei nomi Introduzione «È anche una cosa notevolissima che, benché vi siano molti animali che dimostrano maggiore ingegnosità di noi in alcune delle loro azioni, si vede tuttavia che gli stessi non ne dimostrano affatto in molte altre; di modo che ciò che essi fanno meglio di noi non prova che essi abbiano dell'ingegno, perché se così fosse, ne avrebbero più di ognuno di noi e farebbero meglio di noi in ogni altra cosa; ma prova piuttosto che non ne hanno affatto e che è la natura che. agisce in essi secondo la disposizione dei loro organi: come un orologio, che non è composto che di ruote e di molle, può contare le ore e misurare il tempo più giustamente di noi, con tutta la nostra accortezza» (Cartesio, 1637, trad, it., pp. 100-101). In questa citazione tratta dal Discorso sul metodo, Cartesio (1637) delinea in· poche parole una visione largamente condivisa della natura degli animali e, per contrasto, di quella degli esseri umani. Nessuno si stupisce del fatto che un ghepardo corra più veloce di noi; o che un'aquila veda meglio di noi: poiché la struttura anatomica di questi animali è stata progettata dall'evoluzione per far fronte a specifici problemi ambientali, è del tutto naturale che, per gli scopi per cui sono stati progettati, essi met tano in atto forme di eccellenza comportamentale. Per quanto raggiunga~ no prestaiioni incomparabili alle nostre, tuttavia, gli animali non umani pagano il costo della specializzazione: un ragno è abilissimo a costruire complicate ragnatele, al di là di questo, però, non è in grado di fare altro. Messa in questi termini, la forza degli animali si rivela ben presto anche la loro debolezza: essi agiscono come gli orologi che, per quanto molto più precisi di noi, sono del tutto inadatti a risolvere problemi non previsti da chi li ha progettati. Gli animali non umani, in effetti, sono soltanto macchine: dispositivi fisici le cui abilità dipendono dalla «disposizione d'organi», ovvero da come sono assemblate le parti che li compongono. La concezione cartesiana degli animali è fortemente radicata nel sen so comune e contribuisce in modo sostanziale alle costruzione (rassi curante) del modo in cui gli esseri umani vedono· se stessi. È in forza 2 DALLA COMUNICAZIONE AL LINGUAGGIO di una concezione di questo tipo che gli umani guardano agli animali con la serenità e l'orgoglio di chi è certo di possedere una proprietà (il pensiero, la capacità attraverso cui l'essere umano può far fronte a mol teplici problemi di natura diversa) in grado di tracciare una netta linea di demarcazione tra noi e loro. Il pregiudizio antropocentrico che governa la visione che gli umani hanno di se stessi si sposa alla perfezione con la concezione cartesiana: la tesi della differenza qualitativa giustifica la posizione degli umani nella natura in un modo che ci appaga e ci rassicu ra. Diversamente dagli animali, gli esseri umani non sono macchine: ciò che distingue i comportamenti meccanici degli animali dall'agire libero e indeterminato degli umani, in effetti, dipende dal fatto che la capaci tà di pensiero permette agli esseri umani di agire in modo flessibile e creativo. A partire dagli anni cinquanta del Novecento, Noam Chomsky, richiamandosi in modo esplicito a Cartesio, ha insistito molto su questo punto: la differenza qualitativa tra gli umani e gli animali trova fonda mento nella capacità di usare il linguaggio in modo creativo. A esaminarlo nella sua pars destruens, il nostro intento in questo libro è la critica al pregiudizio antropocentrico. Per il ruolo giocato dal linguaggio nella definizione della natura umana, una critica del genere si sostanzia nella messa al bando dei modelli interpretativi che conside rano il linguaggio lo spartiacque insuperabile tra umani e altri animali. I capitoli che seguono, in effetti, sono mossi dai una fiera opposizione al cartesianesimo militante che ispira gran parte delle ricerche contempo ranee sulla natura del linguaggio. Lo sono in primo luogo per la scelta di una diversa opzione di fondo: il riferimento alla tradizione darwi niana. Sostenendo che gli umani sono animali tra altri.animali, Darwin (contro Cartesio) interpreta la differenza tra gli umani e gli altri animali in termini di grado e non di qualità. Nella prospettiva darwiniana tutte le proprietà e le capacità umane devono essere considerate in riferimen to a proprietà e capacità comuni anche ad altri animali: il linguaggio ovviamente non fa eccezione a questo principio generale. A considerarlo nella sua pars costruens, questo libro (fieramente an ticartesiano) assume a proprio fondamento una tesi cara a Cartesio e ai neocartesiani: l'idea che la creatività e la flessibilità del linguaggio rap presentino il tratto distintivo delle capacità verbali umane. Condividere con i cartesiani un'idea di questo tipo, tuttavia, non significa accettare le conseguenze teoriche che questi autori traggono sul linguaggio e la natura umana: la nostra spiegazione. delle competenze verbali in rife- INTRODUZIONE 3 rimento all'uso creativo del linguaggio conduce infatti a esiti del tutto speculari rispetto a quelli del modello dualista, fondato sulla «differen za qualitativa», offerto da Chomsky e dagli autori che si rifanno al suo modello interpretativo. Prima di chiudere con i preamboli, c'è ancora una precisazione da fare. Il nostro interesse in questo scritto non è da ascrivere alla comuni cazione animale in quanto tale, né al linguaggio umano in quanto tale: l'oggetto di indagine delle pagine che seguono è piuttosto il tema del «punto di con,tatto» (o, per meglio dire, del «punto di passaggio») tra la comunicazione animale e il.linguaggio umano. I:a nalisi di tale oggetto d'indagine verrà portata avanti in due modi: attraverso lo studio della filogenesi del linguaggio nel percorso evolutivo del genere Homo (si tratta di un percorso in buona parte speculativo ma che le indagini della paleoantropologia e dell'archeologia cognitiva cominciano a puntellare di importanti evidenze empiriche); analizzando le capacità comunicati ve di una particolare classe di animali: le scimmie «culturalizzate», le grandi scimmie (scimpanzé, oranghi, bonobo, gorilla) allevate· in am bienti umani e sottoposte a un tipo di comunicazione «artificiale» inter specifica~ Capire se (e quanto) questi animali riescano ad apprendere il linguaggio umano è questione che affronteremo nelle prossime pagine; al di là dell'analisi dei risultati raggiunti su tale questione, tuttavia, il punto epistemologicamente rilevante degli esperimenti con le scimmie culturalizzate è che questi animali (esattamente per il loro carattere di organismi «ibridi», che molti contestano) si prestano bene ad esempli ficare quella situazione di contatto e di passaggio tra la comunicazione animale e il linguaggio umano che, come abbiamo detto, rappresenta il fuoco di attenzione principale in questo libro. r; analisi dell'avvento del linguaggio a partire dalle capacità comuni cative delle scimmie e degli ominidi apre la strada a un modello interpre tativo in grado di tenere insieme tanto gli elementi di continuità, quanto i caratteri di specificità del linguaggio umano (senza i quali sarebbe impos sibile distinguere le capacità linguistiche della nostra specie dai sistemi di comunicazione animale). In un modello di questo tipo, la specificità del le capacità verbali umane viene interpretata in riferimento alla creatività e alla flessibilità del pensiero: in un libro fieramente anticartesiano non è irragionevole riconoscere che Cartesio e Chomsky, dopotutto, almeno su un punto (anche se pe.r i motivi sbagliati, come vedremo), erano nel giusto. Non ci resta che cominciare; dopo i ringraziamenti, però. 4 DALLA-COMUNICAZIONE AL LINGUAGGIO In questi anni di lavoro comune abbiamo discusso le tesi presenta te in questo libro con amici e· colleghi: ringraziamo di cuore Veroniça Adornetti, Erica Cosentino, Mario De ·caro, Marta ·Di Dedda, Mauro Dorato, Alessandra Falzone, Stefano Federici, Daniele Gambarara, Giovanni Iorio Giahnoli, Elisabetta Gola, Franco Lo Piparo, Andrea Marini, Massimo Marraffa, Marzia Mazzer, Maria Francesca Palermo, Alfredo Patetnoster, Antonino Pennisi, Pietro Perconti, Roberto Pujia, Paolo Quintili, Pasqualina Riccio; Maria Grazia Rossi, Maria Stella Signoriello, Pietro Storari,· Silvano·Tagliagambe, Paolo Virno, Tiziana Zalla. Per le proficue discussionie la grande disponibilìtà dimostrate nei nostri confronti un ringraziamento particolare va a Michael Corballis. Questo libro è il prodotto di pen.sieri e discussioni comuni e, come tale, deve essere considerato il frutto di un ·lavoro congiunto~ Ai fini pratici, Francesco Ferretti ha scritto il primo capitolo e i paragrafi 1, 3, 4, 4.1, 5, 5:1, 5.2, 5.2.3, 6 del terzo; In:esAdornetti è autrice del secondo capitolo e dei paragrafi 2, 4.2, 4.2.1, 5.2.1, 5.2.2 del terzo; Introduzione e conclusiorie sono state scritte a quattro mani.

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