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Dal "Convivio" alla "Commedia": (sei saggi danteschi) PDF

388 Pages·1960·6.448 MB·Italian
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ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO STUDI STORICI - FAsc. 35-39 Dal '' Convivio,, alla '' Commedia,, (Sei saggi danteschi) DI BRUNO NARDI ROMA NELLA SEDE DELL'ISTITIJTO PALAZZO IIORROMINI 1960 ALLA MEMORIA DEI MIEI DUE GRANDI MAESTRI MICHELE BARBI E LUIGI PIETROBONO UMILMENTE AVVERTENZA Dei sei saggi danteschi· riuniti in questo volume il secondo, che dà il tono e il titolo alla ·raccolta, e il terzo sono inediti. Gli altri quattro, anche per il fatto che son venuti alla luce mentre attendevo ai due principali, m'è parso potessero giovare a chia rire aspetti particolari dei problemi toccati in quelli e ne fos sero come il naturale complemento, sì da dare al volume una sua particolare fisionomia. Tutti insieme rappresentano, così riuniti, un quinquennio di riflessione, dal 1955 al 1959, sullo sviluppo del pensiero e del l'arte di Dante, indissolubilmente legati tra loro, in quanto il fer vore di quel pensiero alimenta l'ardente sentimento che si placa in quella poesia. Nello sviluppo di questo pensiero e di questa arte m'è parso che importanza fondamentale avesse la Monarchia, come l'opera cui Dante affidò la commozione del suo animo, quando si fu persuaso qual fosse, per lui, il solo modo di far cessare lo scan daloso conflitto fra l'Impero e la Chiesa, e di ricondurre nel mondo la pace. Da quella scoperta prorompe, a mio parere, la luminosa altissima poesia della Commedia. M'è grato esprimere la mia affettuosa riconoscenza al mio caro alunno Dott. Paolo Mazzantini, che di questo volume, come già di quello di Saggi di filosofia medievale, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1960, s'è assunto non soltanto il peso di correggere le bozze, ma quello ben più arduo di una revisione generale delle citazioni, sì che debbo a lui se imi mostro in pubblico meno distratto di quel che soglio. Ro~a, 21 aprile 1960. B. N. I LE Rl!\IE FILOSOFICHE E IL «CONVIVIO)) NELLO SVILUPPO DELL'ARTE E DEL PENSIERO DI DANTE* SoMMARIO: 1. Dall'amore per Beatrice all'amore per la u donna gentile». - 2. Le rime filosofiche dal u soave stile ». - 3. Rime « aspre e sottili >> d'argomento filosofico. La canzone u Tre donne intorno al cor mi son venute ». - 4. Le due opere gemelle: il De vulgari eloquentia e il Convivio. Il problema del « volgare illustre » come espressione della vita curiale e dei più alti concetti filosofici. Crisi filosofica: preminenza dei problemi morali su quelli metafisici. - 5. Interruzione del Convivio e del De vulgati eloquentia. Urgenza del problema della Monarchia universale: la visione dell'Italia rome u cavallo sanza cavall'atore » e « sanza mezzo alcuno a la sua governazione rimasa ». 1 Nella storia della sua vita, Dante ha segnato una data, alla quale ebbe più volte a ritornare col pensiero smarrito: 1'8 giugno 1290. A ribadire meglio nella sua e nella nostra memoria questa data secondo l'usanza nostra, egli la raffronta con l'usanza d'Ara bia e con l'usanza di Siria, per scoprirvi il numero simbolico del tre, che è radice del nove, cioè del numero sacro a Beatrice <1>. L'8 giugno 1290, Beatrice, sulla soglia della giovinezza, che per Dante ha principio col ventiseiesimo anno d'età <2>, aveva la sciato la terra ed era ascesa nella luce di Dio, ove gli spiriti celesti la reclamavano. E Dante stesso, nato nella primavera avanzata del 1265, quando il sole si trovava nella costellazione dei Ge melli, dunque fra il 18 maggio e il 17 giugno 3>, aveva egli pure < * Apparso in « Lettere Italiane », VIII (1956 ), pp. 270-298. ( I) Vita Nuova, XXIX, 1-3. ( 2) Conv., IV, xxiv, 2 sgg. (3) Par., XXII, 112-117. 2 SAGGIO I varcato da poco il limite da lui segnato, secondo l'opinione dei medici, tra l'adolescenza e la gioventù. Questa data ha per noi grande importanza, perché nello svi luppo dell'arte dantesca essa segna il p·assaggio da una ad un'altra maniera poetica, dalle rime d'ispirazione guinizelliana, che co minciano con la canzone Donne eh' avete intelletto d'amore <4>~ alle rime filosofiche, con la canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete. I due cicli poetici sono distinti da Dante stesso, e co1Tispondono ai due amori che successivamente son divampati nel suo animo: l'amore per Beatrice e, dopo la 1norte di questa, l'amore per la filosofia della quale è simbolo la « donna gentile >► del Convivio. Con la morte di Beatrice, si spegnevano nel cuore di Dante i canti dell'adolescenza; quei canti ispirati, sì, alla maniera del l'uno e dell'altro Guido, ma nei quali il giovane poeta aveva pur fatto risuonare nuovi accenti, tratti dall'attenta osservazione dei moti del proprio animo e dall'onda melodica che urgeva nel suo petto. Sì che, mentre la lirica stilnovistica con Cino sembra avere ormai esaurito tutti i suoi temi melodici, iDante v'inserisce un nuovo e più alto motivo poetico, tratto dalla morte della donna amata, il cui volto sbianca, ma la letizia che raggia dagli occhi è fatta spiritai bellezza grande, che per lo cielo spande luce d'amor, che li angeli saluta <5>. Chiuso nella sua tristezza, il poeta non sa dapprima trovare altro conforto che quello del ricordo e del pianto; ma dopo « al quanto tempo », che si può calcolare a poco più di otto 111esi,l a consolazione gli viene dallo studio della filosofia. Ecco co111ee gli ci narra questo capitolo della sua vita nel Convivio 5>: < « Tuttavia, dopo alquanto tempo, la mia mente, che si argomen tava di sanare, provide, poi che né 'I mio né l'altrui consolare valea, ( 4) Purg ., XXIV, 50-51. ( 5) Vita Nuova, XXXIII, 8. ( 6) II. Xli, 2-9. LE RI:\tE FILOSOFICHE E IL 11 CO;liVIVIO », ECC. 3 ritornare al modo che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e m1s1mi a leggere quello non conosciuto da molti libro di Boezio, nel quale, cattivo e discacciato. consolato s'avea. E udendo ancora che Tullio scritto avea un altro libro, nel quale, trattando de l'Amistade, avea toccate parole de la consolazione di Lelio, uomo eccellentissimo, ne la morte di Scipione amico suo, misimi a leggere quello. E avvegna che duro mi fosse ne la prima entrare ne la loro sentenza, finalmente v'en trai tanto entro, quanto l'arte di gramatica ch'io avea e un poco di mio ingegno potea fare ; per lo quale ingegno molte cose, quasi come so gnando, già vedea, sì come ne la Vita Nuova si può vedere. E sì come essere suole che l'uomo va cercando argento e fuori de la 'ntenzione truova oro, lo quale occulta cagione presenta, non forse sanza divino imperio; io, che cercava di consolarne, trovai non solamente a le mie lagrime rimedio, ma vocaboli d'autori e di scienze e di libri, li quali considerando, giudicava bene che la filosofia, che era donna di questi autori, di queste· scienze e di questi libri, fosse somma cosa. E ima ginava lei fatta come una donna gentile, e non la poteva imaginare in atto alcuno, se non misericordioso ; per che sì volontieri lo senso di vero la mirava, che appena lo potea volgere da quella. E da questo imagi nare cominciai ad andare là dov'ella si dimostrava veracemente, cioè ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti; sì che in picciol tempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire de la sua dolcezza, che lo suo amore cacciava e distruggeva ogni altro pen siero. Per che io, sentendomi levare dal pensiero del primo amore a la virtù di questo, quasi maravigliandomi apersi la bocca nel parlare de la proposta canzone : ... · '' Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete " ». Questo importantissimo brano autobiografico, cui non vedo perché non dovremmo prestar fede, ci attesta, anzitutto, eh.e Dari te fino a venticinque anni compiuti non aveva fatto studi di filosofia, ma solo di grammatica, ed aveva appresa l'arte del dire per rima, cantando d'amore alla maniera del Guinizelli; tanto che togliendo in mano per la prima volta il De consolatione di Boezio e il De amicitia di Cicerone, trovò duro sulle prime entrare nella loro sen tenza. I nostri studenti di liceo son più precoci: a 17 o 18 anni, e anche prima, piglian Cicerone sottogan1ha. Ci attesta, inoltre, che agli studi di filosofia egli si dedicò fra i 26 e i 28 anni, « in picciol tempo, forse di trenta mesi », f re quentando « le scuole de li religiosi e... le disputazioni de li filo- 4 SAGGIO I sofanti ». Ci attesta, infine, che l'amore, accesosi allora nel suo animo, per la :filosofia cacciava e distruggeva in lui ogni altro amore, sì che egli si sentiva levare dal pensiero del suo primo amore alla virtù d'un amore più forte ed intenso, così almeno allora gli parve; e che la vittoria di questo nuovo amore sul pri mo egli cantò con la canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete. E della composizione di questa canzone egli, per mezzo di una circonlocuzione astronomica 7>, fissa la data precisa, a tre < anni, 2 mesi e 13 giorni dalla morte di Beatrice, quindi nell'ul tima decade d'agosto 1293. I trenta mesi spesi a frequentare le « scuole de li religiosi » ci obbligano così a determinare a poco più di 8 mesi l'« alquanto tempo» trascorso fra la morte di Beatrice e il giorno in cui tolse in mano Boezio. Il che vuol dire che, verso la fine dell'estate 1293, il giovane poeta s'era messo deci samente per una nuova via e la sua arte tentava ora una più ardua ascesa. Cercava argento, e « fuori de la 'ntenzione » aveva trovato oro. Cercava conforto al suo acerbo dolore, e aveva trovato non solo rimedio alle sue lacrime, « ma vocabuli d'autori e di scienze e di libri »: insomma un mondo nuovo, tutto diverso da quello in cui s'era finora aggirato, e che aveva avuto per centro Beatrice, s'era dischiuso al suo sguardo, e un nuovo gagliardo amore s'era acceso nel suo animo, più conforme all'età « temperata e forte» 9>, nella < quale era entrato, e che per qualche tempo affievolì in lui il ri cordo dei canti dell'adolescenza. Non senza contrasto però col primo amore e col ricordo re cente del tenue fantasma femmineo che teneva ancor la rocca della sua mente: del qual contrasto, sedato con la vittotia del secondo amore sul primo, è espressione appunto la canzone Voi che 'nten dendo, con la quale s'apre la serie delle rime filosofiche. Ma Dante non si separava dal mondo poetico della sua ado lescenza, quasi lo sconfessasse. Il vivido fulgore del volto della (7) Conr· .. Il, 11, 1 Sili!· (8) Conr· .• I. ,. 16-18; n·, XXIII, 5.

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