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CRS Rovigno Documenti N 10 - Documenti dell'Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume (gennaio 1947 - maggio 1948) PDF

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CDU: 323.15(=50):949.75(093)”1947/1948” ISSN 0352-9312 CENTrO DI rICErChE STOrIChE - rOvIgNO DOCUMENTI - X gIOv ANNI rADOSSI DOCUMENTI DELL’UNIONE DEgLI ITALIANI DELL’ISTrIA E DI FIUME (gennaio 1947 – maggio 1948) con la collaborazione di alessio radossi e massimo radossi UNIoNe ItalIaNa - fIUme UNIverSItà popolare trIeSte rovIgNo 2010 DoCUmeNtI - Centro ricerche Storiche rovigno, vol. X, p. 1-592, rovigno, 2010 CENTrO DI rICErChE STOrIChE - rOvIgNO UNIoNe ItalIaNa - fIUme UNIverSItà popolare - trIeSte reDazIoNe e ammINIStrazIoNe piazza matteotti, 13 - rovigno (Croazia) - tel. (052) 811-133, fax (052) 815-786 internet: www.crsrv.org - e-mail: [email protected] ComItato DI reDazIoNe Rino Cigui, Rovigno KRistijan Knez, Pirano ezio giuRiCin, Rovigno MassiMo Radossi, Rovigno nives giuRiCin, Rovigno silvano zilli, Rovigno reDattore nives giuRiCin, Rovigno DIrettore reSpoNSabIle giovanni Radossi, Rovigno reCeNSore oRietta MosCaRda oblaK, Rovigno reDazIoNe ImmagINI niColò sponza CoorDINameNto eDItorIale FabRizio soMMa Opera fuori commercio Il presente volume è stato realizzato con i fondi del Ministero degli Affari esteri – Direzione Generale per i Paesi dell’Europa, quale Appendice al Progetto “Istria nel tempo - La CNI 1945-1992” 2008 - Tutti i diritti d’autore e grafici appartengono al Centro di ricerche storiche di Rovigno, nessuno escluso Finito di stampare nel mese di settembre 2010 presso la Tipografia Opera Villaggio del Fanciullo - Opicina - Trieste g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 7 INDICE I - L’ UNIONE DEGLI ITALIANI DELL’ISTRIA E DI FIUME DAL GENNAIO 1947 AL MAGGIO 1948 pag. 9 I.1 – PREMESSA ” 9 I.2 - LA II CONFERENZA PLENARIA DELL’UIIF ” 14 I.3 - L’ANNESSIONE DI POLA ALLA RFPJ. L’ESODO DEGLI ITALIANI ” 33 I.4 - L’ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ CULTURALE DELL’UIIF ” 47 I.5 - L’UIIF DAL FEBBRAIO AL DICEMBRE 1947 ” 50 I.6 - L’UIIF NEL PRIMO SEMESTRE DEL 1948 ” 54 I.7 - LA RASSEGNA CULTURALE DI ROVIGNO ” 65 I.8 - VERSO LA III CONFERENZA DELL’UIIF ” 78 I.9 - I CIRCOLI ITALIANI DI CULTURA ” 82 I.9.1 - Il CIC di Fiume ” 85 I.9.2 - Il CIC di Abbazia-Volosca ” 102 I.9.3 - Il CIC di Parenzo ” 107 I.9.4 - Il CIC di Albona ” 110 I.9.5 - Il CIC di Laurana ” 113 I.9.6 - Il CIC di Pisino ” 114 I.9.7 - Il CIC di Pola ” 117 I.9.8 - Altri Circoli Italiani di Cultura ” 125 I.10 - LA SCUOLA ITALIANA ” 143 I.11 - IL TEATRO ITALIANO ” 162 I.12 - LA STAMPA, L’ATTIVITÀ EDITORIALE, LA RADIO ” 168 I.13 – BIBLIOGRAFIA ” 186 II - DOCUMENTI 1947 - 1948 ” 189 II.1 - DOCUMENTI 1947 ” 191 II.2 - DOCUMENTI 1948 ” 380 III - BIBLIOGRAFIA DELLE PUBBLICAZIONI IN LINGUA ITALIANA EDITE IN JUGOSLAVIA NEGLI ANNI 1947-1948 ” 569 IV SOMMARI ” 575 g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 9 I. L’ UNIONE DEGLI ITALIANI DELL’ISTRIA E DI FIUME DAL GENNAIO 1947 AL MAGGIO 1948 I.1 - PREMESSA Dal 10 luglio 1944, quando venne costituita1, l’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume (UIIF)2 ha già percorso – all’inizio del 1947 – quasi tre anni di cammino contrassegnati da tante difficoltà3, da diversificate opposi- zioni al suo operare e da non molti successi. Comunque, una non trascurabile parte4 degli italiani del territorio, “il popolo che lavora e costruisce”, è ormai ‘vincolato’ all’Unione, “perché era stata essa a legarlo strettamente al comune Fronte Popolare di Liberazione (FPL), perché essa aveva impostato chiara- 1 Cfr. G. RADOSSI, “L’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume – Documenti: luglio 1944-1 maggio 1945”, in Quaderni del Centro di ricerche storiche, v. II (1972), p. 225-332. Va precisato che la documentazione relativa all’attività dell’Unione degli Italiani non è stata né raccolta né tutelata in sede se non in minimissima parte almeno per quanto attiene l’arco di tempo 1944-1955, per cui il Centro di ricerche storiche ha iniziato, a partire dalla sua fondazione (1968), a recuperare presso singoli protagonisti, Circoli italiani di cultura (poi Comunità degli Italiani) ed altri enti, i documenti (in originale o in copia) che hanno segnato la vita dell’organizzazione fino almeno i primi anni Sessanta del secolo XX e costituiscono oggi la fonte primaria di ricerca. Presso la sede legale dell’UIIF viene custodito l’archivio sistemato secondo i canoni dell’archivistica, soltanto ad iniziare con l’anno 1994. 2 La denominazione delimita “perentoriamente” l’area geografica entro la quale all’organizzazione degli Italiani viene riconosciuto il diritto di operare e, quindi, di esistere: infatti, ne sono escluse la Dalmazia con le sue isole (tollerate più o meno palesemente Cherso e i Lussini, molto meno / quasi niente, Veglia); non sfugge nemmeno il fatto che l’UIIF venne da sempre (dal 1944!) chiamata a rappresentare la minoranza, prendendo per fatto accertato e incontestabile tale status numerico minoritario nell’area dell’insediamento storico, condizione smentita poi dalle proporzioni ‘bibliche’ assunte dall’esodo della popolazione italiana prima e dopo il 1947. 3 Tra le più vistose incongruenze di politica nazionale che la dirigenza dell’UIIF dovette affrontare sin dai primi giorni del dopoguerra a Fiume, fu certamente quella della mancata applicazione / rispetto del bilinguismo. Così, in una nota del Comitato Esecutivo, in data 29 settembre 1945, indirizzata al “Comando Presidio per l’Istria e Fiume – Comando dell’amministrazione militare – Abbazia”, si rilevava con preoccupazione che “alcuni stabilimenti industriali ci ha[nno] fatto pervenire le loro lagnanze, perché da comandi militari della città, giungono loro spesso note e lettere nella sola lingua croata, rendendo così più difficile il lavoro d’ufficio”, richiedendo che “nell’ambito della città di Fiume, i Comandi militari si uniformino alla disposizione della bilinguità, in vigore nell’amministrazione civile”. (ACRSRV, UIIF, n. inv. 414/09-1). 4 “La grande maggioranza della classe operaia di lingua italiana della regione era pronta ad accogliere l’annessione alla Jugoslavia come l’unica opportunità storicamente possibile per cominciare una nuova vita all’interno di uno Stato socialista. Certo, si trattava comunque di una parte fortemente minoritaria della complessiva popolazione italiana, ma tutt’altro che trascurabile. (…) In questo modo agli italiani veniva offerta una sorta di possibilità per redimersi dalle colpe storiche del nazionalismo italiano e riannodare su basi del tutto diverse i rapporti con gli sloveni e i croati presenti sul medesimo territorio”. (R. PUPO, Il lungo, p. 105-106). 10 g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 mente il problema degli italiani dell’Istria e di Fiume5, riaffermandone l’ini- micizia senza compromessi contro qualsivoglia imperialismo, parallelamente all’amore per la libertà ed allo spirito di fratellanza con gli altri popoli”. Il 3 giugno 1945, a quasi un anno dalla costituzione dell’orga- nizzazione, e soltanto a tre mesi dalla prima ‘elezione’ con rispettiva se- duta del suo Comitato esecutivo6, Pola aveva ospitato la I Conferenza 5 Si veda il Doc. 36a. Tuttavia va ricordato che - come del resto appare palese - l’UIIF era stata costituita su iniziativa, con il ‘benestare’ e con la ‘protezione’ del Partito comunista croato, e la sua attività si svolse esclusivamente su territorio che sin dal settembre 1943 veniva considerato ‘croato’ dal movimento partigiano; per quanto attiene all’area istriana d’influenza slovena, invece, va detto che la questione di un “organizzazione degli italiani in funzione filojugoslava” sfociò in un aperto conflitto tra le diverse ‘anime’ di quel movimento partigiano al punto che colà si riteneva che “una persona, un organismo, un partito o marcia(va) sulla linea annessionista o non c’(era) ragione di intavolare trattative o fare accordi”; pertanto, si pensò dapprima ad una “Associazione degli Amici (Sostenitori, Seguaci) della nuova Jugoslavia Democratica”, sostituita poi dall’idea di un ‘Movimento’, in effetti di “un’organizzazione più ampia, che si sarebbe costituita sulla base di comitati italiani autonomi ai vertici dei quali doveva esserci un comitato cittadino unitario italo-sloveno come lo avevano la gioventù, l’organizzazione delle donne antifasciste, ecc.”; ma non se ne fece nulla, poiché “il Movimento dei seguaci è stato lasciato cadere o quasi, si è creata una grossa confusione quando si è cominciato a parlare anche di una soluzione tipo Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume [e] per ciò che riguarda l’idea del Fronte degli Italiani, che forse avrebbe avuto qualche possibilità di affermarsi, c’era stato poco tempo per organizzarla e sperimentarla”. (SEMA, 128-131). Nel dopoguerra, a partire dal marzo 1950 opererà “ufficialmente”, nella Zona B, l’“Unione degli Italiani del Circondario istriano”; infatti, nei primi mesi di quell’anno sarà creato un Comitato promotore cui verrà affidato l’incarico di dare vita alla nuova Organizzazione degli italiani. In tutti i circoli italiani operanti nella Zona B si svolgeranno delle apposite assemblee per l’elezione dei delegati per partecipare, ad Isola (26 marzo 1950), all’Assemblea costitutiva della nuova “Unione” del Circondario. Nella Zona B (sottoposta al governo militare jugoslavo ma non ancora annessa), era tuttavia attivo da alcuni anni il “Centro di Cultura Popolare per il Circondario dell’Istria”, che dirigeva e coordinava l’attività dei “Circoli di cultura popolare italiana” esistenti sia nel Capodistriano che nel Buiese: questi circoli (ne esistevano a Semedella, Portorose, Buie, Cittanova e Umago) erano sorti nell’immediato dopoguerra, ed avevano tratto spunto, almeno per quanto riguardava la loro denominazione, dai vecchi “Circoli di cultura popolare” fondati dai socialisti giuliani, ma di fatto i sodalizi erano stati fondati dall’UAIS e dall’Agit-prop del Partito comunista giuliano (poi PC del TLT), strettamente controllati da quello sloveno, con l’avallo dell’amministrazione militare jugoslava. Nel 1948 alla denominazione del Centro di Capodistria venne aggiunto, per la prima volta, anche l’aggettivo “italiano”. Evidentemente, anche le organizzazioni degli italiani della Zona B del TLT si erano adeguate alla nuova ristrutturazione territoriale imposta dalle autorità jugoslave a seguito della costituzione, nell’agosto 1947, del “Comitato popolare di liberazione del Circondario dell’Istria” con sede a Capodistria (E. e L. GIURICIN, v. I, p. 163-165). 6 Il Comitato provvisorio dell’UIIF si era infatti riunito il 6 marzo 1945 “in territorio liberato [Zalesina] con i delegati delle località abitate da Italiani, ed i rappresentanti dei reparti italiani dell’EPLJ” stendendo un Proclama onde “intensificare la mobilitazione degli Italiani dell’Istria e di Fiume nell’Armata jugoslava, (…) stringere il maggior numero di Italiani nel FUPL per la loro più attiva partecipazione agli organi del potere popolare, (…) smascherare tutti i reazionari e i loro piani, (…) risanare la cultura italiana”; ma già il 20 marzo successivo veniva indirizzata una Lettera al Governo Italiano in cui “a nome di tutti gli antifascisti italiani dell’Istria e di Fiume si chiedeva che il governo italiano, riconoscendo il diritto democratico di autodecisione, si associ alle deliberazioni dell’AVNOJ e dello ZAVNOH sull’annessione dell’Istria e di Fiume allo stato federale di Croazia”, (…) poiché “ogni tentativo di impedire alla popolazione croata dell’Istria di riunirsi alla madrepatria Croazia (…) verrebbe a ricadere su noi italiani dell’Istria e di Fiume (…) e saremmo esposti alle legittime (sic!) manifestazioni di rivolta della maggioranza croata”. (G. RADOSSI, “L’Unione”, p. 284-286 e 297-298). g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 11 Plenaria7, nella quale 250 delegati “segnarono le conquiste della lotta di li- berazione, tracciarono il cammino della loro minoranza nella Repubblica po- polare jugoslava e si assunsero, fra l’altro, il compito di portare alle masse democratiche d’oltre Adriatico l’amicizia fraterna dei popoli jugoslavi”8. Ed è a questo punto che l’attività, la “lotta politica” dell’organizzazione cede necessariamente ed inevitabilmente sempre di più il posto alla “lotta per la ricostruzione del paese” distrutto dalla guerra; gli italiani della Jugoslavia sono ora, infatti, impegnati “nell’edificazione socialista della loro nuova pa- tria e del loro avvenire”, e diventano, loro malgrado, altresì protagonisti in prima persona delle complesse ed in definitiva traumatiche vicende della de- limitazione dei nuovi confini in quest’area9. Infatti, nel giugno 1946 venne costituita, da parte delle autorità politico-militari jugoslave, una delegazione della Regione Giulia per la Conferenza della Pace a Parigi; ne fecero parte, tra gli altri, mons. Božo Milanović10, France Bevk, Josip Šestan, Giuseppe Pogassi11, Alessandro Destradi (monfalconese), Dušan Diminić12 ed, in prima 7 Cfr. G. RADOSSI, “Documenti dell’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume: maggio 1945 - gennaio 1947”, in Quaderni del Centro di ricerche storiche, v. III (1973), p. 9-224, in particolare p. 24-28. 8 La Voce del Popolo (VP), 10 luglio 1947. 9 Cfr. G. RADOSSI, “Documenti”, p. 29-38 e 69-74. Per poter far fronte ‘degnamente’ a tutte queste nuove e variegate incombenze politiche e sociali, il Comitato esecutivo dell’UIIF aveva potuto usufruire, a partire dal giugno 1945, di due “stanze ammobiliate” al VI piano dell’edificio di “v. Cavour, 2 (grattacielo), tel. 687, Fiume” – già sede e proprietà della ditta “Mareschi Cementizia”, con “l’autorizzazione del CPL cittadino – ufficio alloggi”; altri due vani di quel piano erano stati occupati dalla “TANJUG – Ag(g)enzia (!) telegrafica nuova Jugoslavia – Redazione per il Litorale croato – Fiume”. Particolare curioso: per l’espletamento di “lavori manuali” risulta che l’Unione si avvalesse anche di “prigionieri tedeschi” (!), assegnati dal “C.P. Cittadino – Divisione per il Commercio e l’Approvvigionamento”, come risulta da contestuale documento (10.IX.1945), richiedente “uno specchietto delle presenze giornaliere” dei medesimi. (ACRSRV, UIIF, n. inv. 414/09-2 e 414/09-3). 10 Sacerdote istriano, nato a Corridico (Kringa), nel 1890, ordinato a Trieste nel 1914, assumendo dopo breve tempo la cura della cappellania di Pedena; negli anni Venti risiedete a Trieste (v. Torrebianca, 21) e nel 1941 fu avviato al confino a Bergamo per attività ‘illecita’ a favore delle popolazioni slave. Dopo il 1943 (?) fu nuovamente a Trieste, dove pubblicò vario materiale ecclesiastico in lingua croata, dietro esplicita licenza delle autorità naziste. Nel 1945 (maggio/giugno ?) ebbe a Trieste la visita - durata oltre due ore - di due esponenti di primo piano dello Stato e del Partito della R.P. di Croazia (Ivan Motika e Dušan Diminić), con i quali concordò le direttrici dell’azione del clero croato, a favore delle tesi annessionistiche jugoslave, disattendendo la raccomandazione vescovile di non aderire ad alcuna dichiarazione politica. 11 Già presidente del Comitato Popolare di Liberazione di Trieste. 12 Fungeva da intermediario tra questa delegazione regionale e quella statale (federale) jugoslava. Josip Diminić era nato ad Albona nel 1914 (parente del comunista albonese Aldo Negri, caduto nel 1944); dopo la I guerra mondiale, la famiglia emigrò in Jugoslavia, a Punta sull’isola di Veglia. Si laureò in giurisprudenza a Zagabria; nel 1941 visse nell’illegalità a Sussak e nel 19142-1943 fu combattente partigiano nel Gorski Kotar e nella Lika. Dopo l’8 settembre 1943 venne inviato in Istria quale vice commissario politico e il 25 settembre partecipò alla seduta di Pisino; successivamente (1944) si inserì nell’attività del Fronte Unico. Fu membro della delegazione jugoslava alla Conferenza della Pace a Parigi (1946); nel primo dopoguerra istriano divenne segretario organizzativo del PC della Regione Giulia e 12 g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 persona, il presidente dell’UIIF Dino Faragona: anche questo fatto, doveva essere una prova incontestabile del “rinnovato impegno politico” dell’orga- nizzazione e della volontà “plebiscitaria” del territorio di appartenere alla nuova compagine statale13. Intanto, mentre l’Unione sta sviluppato ed applicando con successo nuove forme organizzative, si impongono con evidente urgenza nuovi con- tenuti di “elevamento culturale della minoranza”14 a scapito dei contenuti politico -“istituzionali” che, unitamente all’attività di mobilitazione militare, avevano caratterizzato il suo ruolo soprattutto nell’ultimo anno di guerra. Tra le misure intraprese per ridefinire i contenuti dell’attività, certamente vi fu anche quella di “privare” l’UIIF del suo organo di stampa – Il Nostro Gior- nale – onde impedire eventuali autonome “fughe” di notizie / informazioni e punti di vista che non fossero quelli che venivano forniti già ‘confezionati’ agli organi di stampa dell’epoca15. Tutto ciò concorre a rendere impellente la convocazione della II Con- ferenza Plenaria che Parenzo accoglie “nel cuore dell’eccezionale inverno istriano” il 2 febbraio 1947, certamente non a caso a soli otto giorni dalla firma del Trattato di pace con l’Italia. Le relazioni e la discussione dell’as- sise parentina, con la conseguente ‘risoluzione’ finale, segnarono comunque il punto sulla delicata situazione politica16 e sul lavoro svolto dall’UIIF, ma segretario del Comitato Popolare Distrettuale dell’Istria sino al gennaio 1947. Successivamente svolse varia attività di partito ed amministrativa (?) a Belgrado e a Zagabria; avendo più volte espresso dissenso circa il rapporto delle autorità e del partito nei confronti dell’Istria, condannato quale ‘dissidente’, fu costretto a rinunciare al suo mandato al parlamento federale e a ritirarsi dalla vita politica attiva; nel 1986 ha pubblicato il suo diario Istra u partizanskom notesu [L’Istria nel notes partigiano]. (AA. VV., Priključenje, p. 358-359). 13 Cfr. DIMINIĆ, p. 255; parte della delegazione (e tra costoro D. Faragona) era giunta qualche giorno prima nella capitale francese, avendo anche modo di visitare la capitale francese e Versailles; qui si incontrarono con E. Kardelj, A. Bebler, J. Vilfan e M. Mirković (Balota). (vedi op. cit.) 14 Sulla bolscevizzazione della cultura in genere (attraverso il sistema dell’Agitprop), ma che interessò in particolare quella degli Italiani dei territori annessi, in ispecie nei primissimi anni del dopoguerra, cfr. KNEZOVIĆ, cit. Importanti notizie su questo argomento in SPEHNJAK, cit., in particolare pp. 247- 248. Va anche segnalata in tale contesto, l’edizione italiana (1948) del Manuale dell’agitatore (vedi l’Appendice). 15 Sulle vicissitudini della testata, vedi Doc. n. 57/1947 e 61/1947. Cfr. anche E. e L. GIURICIN, v. I, p. 52 e 64-66. 16 “Dati gli importanti eventi di cui si era in attesa (primo fra tutti l’entrata in vigore del Trattato di Pace e l’annessione definitiva dell’Istria e del Quarnero alla Jugoslavia), grande attenzione venne assegnata all’azione politica e propagandistica dell’Organizzazione. Il tema fu affrontato da Giusto Massarotto, uno dei quadri dirigenti italiani più fidati e vicini al potere comunista jugoslavo, che nella relazione introduttiva annunciò tra l’altro la sua candidatura (!) (evidentemente imposta dai vertici di partito), a futuro segretario dell’UIIF (in sostituzione di Eros Sequi, cui successivamente sarebbe stata assegnata la carica di vicepresidente). (E. e L. GIURICIN, La Comunità, v. I, p. 129-131). g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 13 dettero anche una “nuova solidità organizzativa all’istituzione e indicarono su quale preciso fondamento politico può e deve svilupparsi la vita culturale, cui l’Unione darà la sua opera principale. Nei pochi mesi trascorsi la maggiore intensità del lavoro svolto, lo smuoversi all’attività di molti sino a poco tempo prima inerti, i primi risultati concreti furono testimonianza non confutabile della giustezza dell’impostazione ideologica ed organizzativa approvata alla Conferenza parentina. L’Unione degli Italiani è divenuta un organismo ben valido, che si dimostra sempre meglio capace di coordinare lo sforzo e l’asce- sa culturale della nostra minoranza, in appoggio all’opera del potere popolare. (…) La ragione di tanta feconda solidità la si rintraccia facilmente nelle sue sane origini rivoluzionarie e nel fondamento ideologico che la sorregge e che la lega a tutti i germi di progresso materiale e morale della nostra società”17. La sistemazione territoriale che sarebbe uscita di lì a pochi giorni dal Trattato di pace18, si rivelerà ben presto un vero e proprio “fallimento”, soprat- tutto a proposito del Territorio Libero di Trieste diviso con la cosiddetta linea Morgan in Zona A e zona B; questa sistemazione che doveva essere provvi- soria (legata come origine ad un accordo militare) a sette anni di distanza sa- rebbe poi finita per essere comunque accettata dall’Italia e dalla Jugoslavia19. Sta di fatto che vari tentativi del Governo italiano per raggiungere una solu- zione che fosse ragionevole per tutte le parti, pur comportante gravosissimi sacrifici, furono frustrati dalle decisioni dei Quattro Grandi sotto la pressione di carattere politico, in gran parte contingente, come la situazione del fat- to compiuto determinatasi con l’occupazione della maggior parte della zona contestata da parte jugoslava. L’UIIF a queste tematiche non dedicò (non poté 17 VP, 4 febbraio 1947. 18 “Alla frontiera orientale il Trattato stabilisce la cessione da parte dell’Italia di complessivamente chilometri quadrati 8.212 di territorio, con una popolazione totale di 836.129 abitanti, dei quali, secondo il censimento del 1921, 446.941 di lingua italiana e 352.196 di lingua slovena o serbo-croata. Di tale territorio vengono assegnati alla Jugoslavia chilometri quadrati 7.429 con una popolazione di 502.124 abitanti di cui, secondo il citato censimento del 1921, 180.630 di lingua italiana e 302.695 di lingua slava. Il rimanente territorio, con una superficie di kmq 783 ed una popolazione di 334.000 abitanti, di cui 266.311 di lingua italiana e 49.501 di lingua slava, viene costituito in Territorio Libero di Trieste, la cui indipendenza ed integrità vengono affidate alla garanzia del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. Da rimarcare che, ai sensi dell’Art. 7 dello Statuto del TLT, “le lingue ufficiali saranno l’italiano e lo sloveno. La Costituzione determinerà le circostanze nelle quali il croato potrà essere usato come terza lingua ufficiale”. (AA. VV., Dalla Liberazione, p. 51 e 37). 19 Nel 1975 Indro Montanelli avrebbe scritto sull’argomento: “(…) Quella divisione in zone amministrative – la A e la B – solo in teoria lasciava aperto lo spiraglio alla possibilità di una diversa sistemazione. Fu uno stratagemma escogitato solo per placare le passioni di un momento tuttora fresco di soprusi, di rappresaglie e di ‘foibe’. Ma nessuno dubitava che quel confine provvisorio fosse in realtà definitivo, come fu infatti considerato dai due governi, ognuno dei quali amministrò la propria zona come parte integrante, a tutti gli effetti, del territorio nazionale”. (Il Giornale, 30 settembre 1975). 14 g. raDoSSI, Documenti dell’UIIf (1947-48), DOCUMENTI, vol. X, 2010, p. 1-592 dedicare!) alcun particolare impegno o attenzione, che non fosse marginale, di sostegno politico indiscusso e, di regola, anche ‘richiesto’. Come non poté o non seppe affrontare l’incompetenza dei nuovi amministratori nel gestire il territorio abitato dagli Italiani che a seguito della sempre più marcata separa- zione dell’area dal centro naturale di Trieste - con l’emissione incontrollata di una carta moneta senza copertura20, ed una riforma agraria avviata soprattutto con criteri di rappresaglia contro avversari politici e ‘nazionali’21 - aveva visto crescere oltre al politico-amministrativo, anche il marasma economico, spin- gendo la popolazione italiana ad esulare molto prima dell’assegnazione dei territori alla Jugoslavia22. I.2 - LA II CONFERENZA PLENARIA DELL’UIIF Domenica, 2 febbraio 1947, ha luogo dunque a Parenzo la seconda Conferenza Plenaria dell’Unione; sono presenti circa 200 delegati di tutte le località abitate da italiani e vengono particolarmente notate le rappresentanze delle città di Trieste e di Monfalcone, nonché quella del battaglione italiano “Pino Budicin”23. Nel teatro cittadino, gremito di pubblico, apre la riunione Andrea Ca- sassa rivolgendo il saluto ai delegati e alle rappresentanze delle varie organiz- zazioni presenti, ringraziando i rappresentanti della città di Parenzo che “si era assunta il compito di ospitare l’importante riunione”. Viene nominata la presidenza dei lavori della conferenza e ne sono chiamati a far parte Andrea Casassa, il prof. Pietro Marras e Giusto Massarotto24 e, in qualità di membri 20 Furono frequenti i casi di commercianti che rifiutavano il nuovo mezzo di pagamento – la Jugolira o le vele, come spesso veniva chiamata; contro siffatti casi le autorità applicarono immediate e dure misure punitive. Cfr. ACRSRV, UIIF, n. inv. 413/09-2. 21 Si consulti in particolare la VP del 26 e 27 novembre 1946. 22 ENCICLOPEDIA ITALIANA, II Appendice, v. I, p. 70-71. “Dalle cittadine della parte ceduta si sono allontanati dai due terzi ai quattro quinti della popolazione complessiva”. [Articolo a firma dello storico Car.(lo) S.(chiffrer), ‘vicepresidente della zona di Trieste’]. 23 Cfr. “Drugi plenarni sastanak Talijanske Unije za Istru i Rijeku”, in Glas Istre (GI), 5 febbraio 1947. 24 Nel corso dell’Assise, dati gli importanti eventi di cui si era in attesa (primo fra tutti l’entrata in vigore del Trattato di pace e l’annessione ufficiale dell’Istria e del Quarnero alla Jugoslavia), grande attenzione venne assegnata all’azione politica e propagandistica dell’Organizzazione; l’argomento fu affrontato, in particolare, proprio da Giusto Massarotto. Nato a Rovigno nel 1915, da umile famiglia, fu operaio edile e dal 1937 segretario del Comitato cittadino della Gioventù comunista; a partire dal 1943 fu uno dei principali organizzatori delle formazioni partigiane italiane dell’Istria, partecipando alla guerra di liberazione e ricoprendo - col grado di maggiore dell’esercito jugoslavo - importanti cariche

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