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Corso di Laurea Magistrale in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica Prova finale di ... PDF

331 Pages·2014·4.08 MB·Italian
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Corso di Laurea Magistrale in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica Prova finale di laurea Lo spazio domestico fra Letteratura ed Antropologia in Goffredo Parise. Relatore Prof. Gianluca Ligi Correlatore Prof. Francesco Vallerani Prof. Ilaria Crotti Laureanda Augusta Piccin Matricola 835220 Anno accademico 2012/2013 1 Capitolo 1. Il puzzle parisiano..........................................................................p. 6 1.1 Premessa………………………………………………………………….p. 6 1.2 Il concetto di paesaggio…………………………………………………...p. 9 1.3 Il bosco narrativo tra Letteratura e Antropologia….……………………..p. 10 1.4 Estratti dalle mappe e documentazione cartografica……………………..p. 12 1.5 Il contesto di ricerca………………………………………………………p. 15 Capitolo 2. La casa……………………………………………………………p. 24 2.1 Premessa …..……………………………………………………………...p. 24 2.2 La casa, un tempo. Ricostruzione storico-antropologica...………...........p. 27 2.3 La casa, oggi ..…………………………………………………………….p. 40 2.4 Dagli anni del boom economico alla fine delle abitazioni tradizionali….p. 48 2.5 Un pezzetto di mosaico parisiano …….…………………………………p. 57 2.6 Il contesto e le relazioni ..………………………………………….……..p. 64 Capitolo 3. L’incontro………………………………………………….…….p. 73 3.1 Premessa…..……………………………………………………………...p. 73 3.2 Stupore sintattico.…..……………………………………………………p. 74 3.3 La casa di Cultura Goffredo Parise a Ponte di Piave ……………………p. 98 Capitolo 4. Finestre letterarie .……………………………………………...p.100 4.1 Premessa …..………………………………………………………….....p.100 4.2 Toccata e fuga ((Prima parte)…………………………………………....p.100 4.4 Toccata e fuga (Seconda parte)……………………………………..........p.138 4.5. Altre finestre….……………………....................................………….....p.155 Una quasi conclusione……….………………………………………………p.169 Appendici Appendice A. Paesaggi della memoria……………………...........................p.171 A.1 Cronologia di una vita………………………………………...........……p.171 A.2 Opere di Goffredo Parise………………………………………...………p.181 2 A.3 Gli eventi………………………………………………………………… .p.193 Appendice B. Fonti letterarie parisiane……………………………….......…p.196 B.1 Una terra ricca di memorie …………………………………………….....p.196 B.2 Il mio Veneto ……………………………………………………………...p.197 B.3 Veneto ‘barbaro’ di muschi e nebbie ……………………………………..p.201 B.4 Nani Sustinebi …………………………………………………………….p.203 B.5 Il rimedio e la povertà ……………………………………………….........p.206 B.6 L’Italia dei “lotti”……………………………………………………........p.209 B.7. Quasi inediti ……………………………………………………………...p.212 B.7.1 Da dove nasce l’amore per il Veneto ……………………………..…… p.212 B.7.2. L’udito …………………………………….................................………p.215 B.7.3. Il fucile ……………………………………….............................………p.218 B.7.4. La mia repubblica ………………………………………………….…...p.219 B.7.5. Veneto ………………………………….…..……………………….......p.221 B.7.6. La malattia, che è come l’amore ……………………………………….p.225 B.7.7. Accadde a Cortina……………………………………………................p.228 B.7.8. Il ragazzo selvaggio……………………………………………………..p.230 Appendice C. Interviste a Goffredo Parise ……………………………….….p.235 C.1. L’ultimo. Incontro con Goffredo Parise ………………………………….p.235 C.2 Tutto Parise in TV. Raccolta di tutte le immagini degli scrittori italiani nella videoteca Rai (anni 1954-1986)………………….……………................p.241 C.3. Speciale Tg. 1. Ping Pong ………………..……………………………….p.243 C. 4. A microfono aperto con Goffredo Parise……..…………………………p.245 Appendice D. Fonti orali………………………………………………..........p.250 D.1. Conversazioni con Omaira Rorato……………………………….............p.251 D.2. Conversazioni con Giampaolo Bergamo…………………………………p.260 D.3. Altre conversazioni…………………………………………………….....p.264 3 Appendice E . Altre fonti……………………………………………………...p.294 E.1. Lettera di Goffredo Parise(a Mario Bonora)……………………..…........p.294 E.2. Goffredo Parise e il viaggio………………………………………............p.295 E.3. Parise ci parla del suo nuovo libro. Un abbicci della vita ………….........p.299 E.4. Guido, Goffredo, gli amici, con la partecipazione di Marino Tommaseo..p.300 E.5. Incontro con Narciso Conte……………..………………………………...p.303 E.6. Caro Parise……………………………………………………..............…p.305 E.7. La casa sul Piave ………………………………………………….............p.309 E.8. Mappa……………………………………………………………………...p.311 E.9. Lettera di Goffredo Parise (a Giorgio Peretti)………………………........p.312 E.10. Canzone E invece no di Goffredo Parise……………………………...…p.313 E.11. Legenda Nomadismo parisiano (le case)…………………………......... p.315 E.12. Legenda Le relazioni (I luoghi tra Ponte e Salgareda)………………....p.317 Bibliografia……………………………………………………………………..p.319 4 5 Fig. 1. Il “ puzzle parisiano” Foto di Augusta Piccin               CAPITOLO 1                                                  Il puzzle parisiano  Lo spazio comincia così, solo con delle parole, segni tracciati sulla pagina bianca. 1 Georges. Perec 1.1. Premessa Premessa del mio lavoro è la convinzione che antropologia, geografia e letteratura siano tre discipline che si possono interrogare mediante un’etno-geografia le cui radici si trovano nei testi letterari di scrittori che possono orientare l’antropologo.                                                              1 Perec Georges, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino, 2009 [1989], p. 19 (ed.or., Espèces d’espaces, Galilèe, Paris 1974). 6 La mia ricerca sul campo si è svolta, dopo le prime esplorazioni, dal luglio alla fine di gennaio 2013 e si è concentrata in un’area geografica a me vicina e cioè il paesaggio e la casa sul Piave di Goffredo Parise a Salgareda. Gli anni coinvolti sono quelli che vanno dal 1970, anno in cui lo scrittore acquista la casa sul Piave, fino al 1982, anno in cui la lascia a causa delle peggiorate condizioni di salute. E’ un periodo in cui la zona del Gonfo, come molte altre in Veneto, ha vissuto profonde e rapide trasformazioni in seguito all’arrivo del cosiddetto boom economico. Il metodo etnografico ha avuto come obiettivo quello di esplorare il mondo parisiano dall’interno, nel tentativo di comprendere l’uomo e lo scrittore (che sono un tutt’uno2) nel contesto in cui è vissuto. Questo mi ha permesso di costruire le basi della mia ricerca approfondendo le caratteristiche del territorio di studio e quello che è stato definito, da una delle voci che ho ascoltato, il «puzzle parisiano»3 costituito dalle persone che hanno conosciuto Goffredo Parise in quel periodo e che, ancora oggi, conservano ricordi, scritti ed oggetti dello scrittore. Fra questi, i “fili rossi” fondamentali per la mia ricostruzione sono stati Omaira Rorato, compagna dello scrittore nell’ultimo decennio di vita e Giampaolo Bergamo, il “bambino” protagonista di una delle voci dei Sillabari. Inoltre fonte inesauribile di informazioni è stata la possibilità di accedere frequentemente all’Archivio che si trova nella Casa di cultura Goffredo Parise a Ponte di Piave. Ho cercato di far dialogare costantemente il paesaggio (anche domestico), le fonti archivistiche, i documenti museali (soprattutto la casa di Salgareda) con i testi letterari dello scrittore e le conversazioni realizzate nel lavoro sul campo. L’osservazione partecipante è stata quindi condotta attraverso tecniche diverse (Conversazioni, raccolta di materiale, partecipazione ad eventi) dove però le Conversazioni, i «fili rossi», testimoni privilegiati, sono stati indispensabili. Quando ho cominciato questa ricerca la prima necessità è stata quella di riprendere in mano l’opera dell’autore. Poi, dovendo scegliere un percorso che mi permettesse di indagare uno specifico paesaggio letterario ho ristretto il mio «cammino pedestre»4 alla casa di Salgareda. La presenza diretta nei luoghi (una sorta di immersione etnografica) mi ha permesso di stimolare meglio alcune forme di interlocuzione. Il mio camminare ha implicato una trasformazione del luogo e dei suoi significati. Perché il camminare produce luoghi. Il corpo quindi come misura dello spazio (non solo fisico) e del tempo (anche narrativo). Che è anche stato un continuo riposizionamento su me stessa, uno “scossone” che qualche volta mi                                                              2 «Tutti i miei libri partono chiaramente dall’autobiografia. La mia vita e la mia opera sono la stessa cosa». In Intervista a Claudio Altarocca e riportata in apertura della sua monografia, Claudio Altarocca, Parise, Firenze, La Nuova Italia, 1972, p. 2. 3 Fig. 1. Prendo e la rendo mia una frase che mi è stata riferita da Giampaolo Bergamo nella Conversazione del 30 agosto 2013. 4 E’il concetto di walkscape istituzionalizzato come pratica di ricerca in Antropologia che troviamo nel testo di Francesco Carei , Walkscape, Camminare come pratica estetica, Einaudi 2006. 7 ha creato emozioni positive ma anche problemi e delusioni. Per tale motivo ho dovuto spesso riposizionarmi con i miei “fili rossi” ma anche con quelle che, fino ad un certo momento, erano le mie convinzioni. La situazione di ricerca è stata anche un luogo di negoziazione di punti di vista tra me e i miei interlocutori poiché l’antropologo è «storicamente e culturalmente definito dalle domande che rivolge al suo campo di ricerca e dal modo in cui cerca di comprendere il mondo; così come le risposte date dagli informatori risultano a loro volta mediate dalla loro cultura e dalla loro storia»5. Per me, come per molti altri, questo spazio domestico e la splendida natura del luogo, hanno fatto il resto. La casa è stata infatti uno dei luoghi che ho frequentato molto sia nelle splendide giornate estive sia in quelle fredde e nebbiose dell’autunno inoltrato. Spesso è stata un punto di incontro tra la mia scrittura e le persone con cui ho passeggiato e conversato. Perché i mie sono stati incontri, in cui il filo del ricordo si è di volta in volta modellato sulle persone che incontravo. Solo quando lo ritenevo necessario dalla situazione le Conversazioni sono state guidate da domande più strutturate mentre, nella maggior parte dei casi, il dialogo si è svolto in forma molto libera. Ho sempre portato con me il registratore, un taccuino e la macchina fotografica. La casa sul Piave è anche “popolata“ di alcuni oggetti della vita quotidiana che hanno costituito l’orizzonte domestico dell’autore e lo sfondo su cui si è costruita la sua esperienza dell’abitare. Proprio per questo, alcuni di essi, il loro uso e consumo, mi hanno dato la possibilità di ricostruire una etnografia della vita quotidiana di Parise, le sue pratiche di socialità interna ed esterna. Gli spazi domestici, gli arredi funzionali ancora oggi presenti, mi hanno aiutato ad integrare quello che è stato l’abitare un luogo, archivio di memoria, “ricostruzione” delle pratiche performative che hanno costituito l’identità di Parise in quegli anni. Ai miei percorsi geo- antropologici, specie di mappe pedestri6 che ho cercato di sviluppare nel corso della ricerca, ho aperto finestre letterarie su alcuni degli scritti parisiani e narrazioni orali delle persone con cui ho conversato. Il testo si compone di 4 capitoli che, a loro volta, sono stati suddivisi in spazi geografici/paesaggi che si sono andati completando assieme a chi mi ha concesso di condividere ricordi anche molto personali. Gli spazi geografici precisi, localizzati, hanno dato vita ad una                                                              5 John Spencer, Anthropology as a Kind of Writing, in Man 24,1989, pp.145-164. 6 La mia convinzione è che più che leggere paesaggi bisogna praticare paesaggi, e, infine, dopo averli praticati, occorre narrarli. Camminare mi ha permesso di riscoprire lentamente un piccolo pezzo del puzzle parisiano, ricreando un senso della “comunità” che spesso viene soffocato da impegni e velocità della vita. 8 risonanza7 non solo visiva, ma olfattiva, tattile e, soprattutto uditiva, alla scrittura parisiana e alla voci significative che hanno contribuito al completamento di questo puzzle. La memoria è stata parte fondamentale del processo ricostruttivo da parte delle persone che mi hanno aperto la casa di cui spesso lo stesso Parise è stato ospite e che hanno condiviso con me ricordi e descrizioni. Il paesaggio è diventato in questo modo una mappa mentale amplificata. Per questo è stato necessario passare da un’antropologia del paesaggio ad una con il paesaggio che ha coinvolto non solo l’ atto finale della mia scrittura ma anche una serie di azioni, emozioni, riflessioni: il mio corpo, la mia vita personale di questi mesi di ricerca. L’interesse fondamentale si è focalizzato sul paesaggio letterario e proprio per questo mi sembra utile dedicare a questo concetto alcuni chiarimenti. 1.2. Il concetto di paesaggio L’esperienza del paesaggio, dell’ambiente naturale e non, in cui Parise ha trascorso questi ultimi anni della sua vita, il dialogo attivo che ha mantenuto lo stesso scrittore nel corso del tempo, mi hanno permesso di ricostruire quella che è stata la sua esperienza dell’abitare. Secondo la prospettiva antropologica il paesaggio è un «terreno incerto, non definibile scientificamente»,8 un metaconcetto che «da un lato è in perenne definizione, dall’altro deve usare se stesso per definirsi».9 Una parola fluida che perché possa essere non solo nominata ma anche rappresentata deve coinvolgere il punto di vista da parte di un soggetto Il nostro sguardo [che] percorre lo spazio e ci da l’illusione del rilievo e della distanza. E’ proprio così che costruiamo lo spazio: con un alto e un basso. Una sinistra e una destra, un davanti e un .10 dietro, un vicino e un lontano […] lo spazio è ciò che arresta lo sguardo, ciò su cui inciampa la vita Il paesaggio non è quindi un fenomeno oggettivo, misurabile, che esiste per se stesso, ma qualcosa che si costruisce in base all’azione del soggetto-uomo e che dipende proprio da questo rapporto.11 In                                                              7 Mi riferisco in particolare al concetto di risonanza usato ad esempio in Antropologia da U. Wikan, Toward an Experience-near Anthropology, in «Cultural Anthropology», vol. 6, n. 3, 1991, pp. 285-305 e U.Wikan, Beyond the Words: The Power of Resonance, in «American Ethnologist», vol. 19, n. 3, 1992, pp. 460-482. 8 Turri Eugenio, Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato, Marsilio, Venezia 1998, p.11. 9 Matteo Meschiari, Sistemi selvaggi. Antropologia del paesaggio scritto, Sellerio, Palermo 2008, p. 52. 10 Perec Georges, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino, 2009 [1989], p. 97 (ed.or., Espèces d’espaces, Galilèe, Paris 1974). 9 questo senso il paesaggio è uno spazio che l’uomo osserva da un suo preciso punto di vista e che implica quindi una prospettiva. I paesaggi letterari sono descrizioni in relazione con un natura in una prospettiva dinamica. Le descrizioni della natura, e a maggior ragione i paesaggi letterari, possiedono dunque in sostanza un doppio punto di fuga: da una parte l’istanza interna al testo, dalla quale emerge lo sguardo volto a un ritaglio di natura […] e dall’altra l’istanza del lettore, vale a dire il punto di vista di un lettore che .12 ricostituisce lo sguardo ‘interno’ C’è quindi una densità antropologica dell’oggetto di studio in cui, per poter definire un luogo paesaggio, bisogna che un certo sito sia visto. Secondo Lenclud13 il paesaggio è un luogo, uno spazio che viene ricostruito da un’analisi percettiva, un ritaglio del mondo con significato. Quindi, un territorio vissuto.14 Questa impostazione che ho tratteggiato si riassume in una prospettiva più ampia denominata concetto ecologico relazionale di paesaggio, cioè l’idea del taske kape elaborata per la prima volta in forma compiuta da Tim Ingold15 che scardina l’epistemologia cartesiana della differenza ontologica tra soggetto ed oggetto, l’intenzione e la causa, la materialità e la sua rappresentazione simbolica. Egli riprende in forma nuova l’idea della pratica di Bourdieu perché la relazione è un modo teoricamente più sofisticato di concepire la prassi perché è la prassi che ci collega tra noi. 1.3. Il bosco narrativo tra Letteratura ed Antropologia In uno scrittore come Parise la casa, e il luogo che la circonda, hanno un rapporto molto stretto, “intimo“ e diventano parte integrante della sua stessa opera letteraria che ha mantenuto con questi elementi un processo creativo fondamentale legato all’ascolto. Ma è anche la relazione di coloro che hanno conservato la casa nel tempo in un rapporto immodificato/ vissuto.16 C’è poi il secondo processo di ascolto che, come dice Maria Gregorio, «si può definire un ascolto di                                                                                                                                                                                                       11 E’ uno spazio che si «contrappone allo spazio geometrico della mappa o della carta, allo spazio euclideo razionale omogeneo e misurabile» in Francesco Careri, Walkscapes. Camminare come pratica estetica, Einaudi 2006, p. X. 12 Michael Jakob, Paesaggio e letteratura, Leo S. Olschki , Firenze 2005, p.44. 13 Lenclud G., Ethnologie et paysage, in C. Voisenat (a cura di), Paysage au pluriel. Pour une approche ethnologique des paysages, Paris, Editions de la Maison des Sciences de l’Homme 1995. 14 E. Turri, Antropologia del paesaggio, Milano, Edizioni di Comunità 1974. 15 Tim Ingold, The Perception of the Environment. Essay on Livelihood, Dwelling and Skill, London, Routledge 2000. 16 Poiché la casa è non solo visitabile ma in essa, o negli spazi del prato-giardino, si sono svolte molte manifestazioni culturali legate alla memoria dello scrittore e di cui rendo notizia nell’Appendice A. 10

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idraulico risultano essere di media pericolosità nella fascia vicina alle aree golenali,come quella in pace, Anna Karenina ed altre opere di Tolstoj.
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