F. D'ALESSI Corso di Latino Prima parte Morfologia e prime nozioni di Sintassi F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima Lezione 1 1.1 Alfabeto 1.1.1 Le lettere dell'alfabeto Le lettere dell'alfabeto latino sono 23: A, b [a] B, b [be] C, c [ke] D, d [de] E, e [e] F, f [ef] G, g [ghe] H, h [ha] I, i [i] K, k [ka] L, l [el] M, m [em] N, n [en] O, o [o] P, p [pe] Q, q [qu] R, r [er] S, s [es] T, t [te] V, u [u] X, x [ics] Y, y [hi] Z, z [zeta] 1.1.2 Vocali Le vocali latine sono: a, e, i, o, u, y; la sesta si trova solo in parole derivanti dal greco, come nella parola tyrannus [tiránnus], tiranno 1.1.3 Semivocali Sono semivocali la i e la u in posizione prevocalica iniziale di parola e intervocalica interna. iugum [iúgum], giogo F. Dalessi © 2 F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima valeo [váleo], sto bene maior [máior], maggiore vivus [vívus], vivo. 1.1.4 Dittonghi In latino i dittonghi sono sette, quattro di uso più frequente: ae, oe, au, eu; tre assai rari: ei, oi, ui. Quando due vocali non formano dittongo, costituiscono due sillabe. Se ae ed oe non formano dittongo si leggono nei due elementi vocalici separati; talvolta sopra il secondo elemento vocalico è posto il segno di dieresi (a¨e, o¨e). ae-ris [áeris], del rame, ma a-e-ris [aéris], dell'aria; poe-na [póena], pena, ma po-e-ta [poéta], poeta. 1.1.5 Le consonanti Le consonanti possono essere classificate secondo la loro durata, il loro punto e il loro modo di articolazione. Secondo la durata del suono le consonanti possono essere occlusive o mute (c, g, t, d, p, b) oppure continue (m, n, f, s, l, r). Le prime si articolano interrompendo del tutto per un istante il flusso dell'aria in uno specifico punto del canale fonatorio, le seconde si articolano restringendo solo il canale e accompagnando il flusso con vibrazioni delle corde vocali. Secondo il punto di articolazione nel cavo orale le consonanti possono essere labiali (p, b, ph, m, f), velari (c, q, g) o dentali (t, d, n, s, l, r). Secondo il modo di articolazione le consonanti le consonanti possono essere sorde (p, c, q, t) sonore (b, g, d), aspirate (ph, ch, th), nasali (m, n), sibilanti (f, s) o liquide (l, r). 1.2 Pronuncia classica ed ecclesiastica E' verosimile che nel corso della sua storia, nelle diverse regioni dove si diffuse e presso classi sociali diverse il latino sia stato pronunciato in modi differenti. Nella pratica scolastica moderna si sono egualmente diffusi due tipi di pronuncia, quella così detta ecclesiastica, perchè adottata per secoli dalla Chiesa, e quella definita classica o "restituta" [restitúta], cioè, si sostiene, restituita all'antica forma. 1.2.1 Pronuncia ecclesiastica Nella pronuncia ecclesiastica le vocali si pronunciano come in italiano. La pronuncia della y equivale a quella della i, come nella parola tyrannus [tiránnus]. I dittonghi ae ed oe si pronunciano "e" [e]; gli altri come sono scritti. F. Dalessi © 3 F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima Quasi tutte le consonanti hanno la stessa pronuncia delle corrispondenti italiane. La h non è pronunciata né davanti a vocale né dopo consonante: hortus, [òrtus], giardino mihi, [míi], a me thermae, [térme], terme Come in italiano, h dà suono gutturale al gruppo ch: Chimaera, [kiméra], Chimera Quando segue la consonante p, le conferisce aspirazione e ph si pronuncia f : philosophus, [filósofus], filosofo Phormio, [fórmio], Formione K si trova in poche parole, davanti alla vocale a o al dittongo ae ed ha suono gutturale: Kalendae, [kalénde], Calende Kaeso, [késo], Cesone Nel latino arcaico la lettera K era molto diffusa; il segno C era usato per indicare la g gutturale, poi si introdusse per questo il segno G e la C venne a sostituire la K. Kalendae, Calendae; [kalénde], Calende Karthago, Carthago, [kartágo], Cartagine Nel gruppo "gl" la g ha pronuncia gutturale, come nella parola italiana "ragazza": glis, [ghlís], ghiro Il gruppo "ti", seguito da vocale e senza accento tonico, si pronuncia zi: Latium, [lázium], Lazio gratia, [grázia], grazia Mantiene invece il suono ti: 1) quando è seguito da vocale, ma ha l'accento tonico sulla i: totius, [totíus], di tutto petiero, [petíero], avrò chiesto 2) quando è preceduto da s, t, x. Attius, [áttius], Accio mixtio, [míxtio], mescolanza 3) nelle parole di origine greca. Critias, [krítias], Crizia Boeotia, [beótia], Beozia 4) in alcuni infiniti presenti arcaici F. Dalessi © 4 F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima nitier, [nítier], sforzarsi utier, [útier], usare. 1.2.2 Pronuncia classica Ecco le caratteristiche salienti della pronuncia classica o restituta. I dittonghi ae, oe, pur costituendo un'unica sillaba, si pronunciano staccati nei loro elementi, a + e, o + e, con l'accento tonico sulla prima vocale se tonici: caelum, [káelum], cielo La y si pronuncia come in greco (cioè col suono della u francese): tyrannus, [türánnus], tiranno Nella pronuncia classica c e g hanno sempre suono gutturale: Cicero, [kíkero], Cicerone gero, [ghéro], conduco legio, [léghio], legione occidi, [ohkkídi], io uccisi La h si accompagna ad una leggera aspirazione all'inizio di parola e nelle consonanti aspirate ch, th, ph in parole trascritte dal greco: philosophus [philósophus], filosofo I gruppi gl, gn presentano g gutturale + -l- o -n-. gigno, [ghíghno], genero magnus, [mághnus], grande glacies, [ghlákies], ghiaccio Il gruppo quu , visto che qu è un unico fonema, si legge cu: equus, [ékuus], cavallo Il gruppo ti si pronuncia sempre ti, anche se seguito da vocale: Latium, [látium], Lazio amicitia, [amikítia], amicizia Vocaboli Ricercare sul vocabolario i seguenti termini e memorizzarne i principali significati. F. Dalessi © 5 amicitia causa et fuga ira aqua cura fortuna gratia natura Esercizi 1.1 Leggere ad alta voce nella pronuncia classica ed ecclesiastica le seguenti parole, quindi identificare i dittonghi. aequus, aetas, amoenitas, audeo, audio, aurum, caelum, causa, coepio, cui, Euboea, Harpyia, laetus, laudo, haud, proelium, quaero, reus, saepe. 1.2 Distinguere nelle seguenti parole la i vocalica dalla i semivocalica. iniuria, iudico, iudicium, Iulius, iuvenis. 1.3 Leggere ad alta voce le seguenti frasi nella pronuncia classica, quindi in quella ecclesiastica, rispettando i segni di accento indicati. 1. Immódica ira gignit insániam. [Sen.] 2. Panthéra imprúdens olim in fóveam décidit. [Phaedr.] 3. Virtute semper praevalet sapientia. [Phaedr.] 4. Persónam trágicam forte vulpes víderat. [Phaedr.] 5. Dabis mihi, pérfida, póenas. [Prop.] 6. Vespae colléctae sunt cum cura. [Liv.] 7. Agrícola terram dímovet. [Ov.] 8. Urtíca próxima sáepe rosa est. [Ov.] 9. Lácrimis madent genae. [Ov.] 10. Velut rosa es formósa. [Prop.] 11. Rara est ádeo concórdia fórmae et pudicítiae. [Sen.] 12. Vitam tranquíllam et quiétam agebámus, remótam a procéllis invidiárum. [Cic.] 13. Adiácet villae vínea ténera et umbrósa. [Plin.] 14. Matrónae tácitae spectant. [Pl.] F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima Lezione 2 2.1 Prosodia 2.1.1 Divisione in sillabe La divisione in sillabe delle parole latine corrisponde in linea di massima a quella italiana. Una parola ha tante sillabe, quante sono le vocali o i dittonghi: be-lu-a [bélva/bélua], belva Cae-sar [káesar], Cesare phi-lo-so-phi-a [filosofia/philosophia], filosofia Una consonante intervocalica fa sillaba con la vocale seguente: ve-rum, [vérum/uérum], vero Il gruppo qu, unico fonema, fa sillaba con la vocale seguente: se-qui [séqui], seguire ae-quus [ékus/áekus], equo La i consonantica fa sillaba con la vocale seguente: Iu-no, [iúno], Giunone ia-ce-o, [iáceo], giaccio Due consonanti poste fra due vocali per lo più si separano: una fa parte della sillaba che precede, l'altra di quella che segue: cur-rus [cúrrus] carro ser-po [sérpo], striscio mag-nus [mágnus/mághnus], grande An-cus, [ánkus], Anco Nel caso, però, che la prima consonante sia una muta e la seconda una liquida, entrambe fanno sillaba con la vocale seguente: du-plex [dúplex], doppio ru-bra [rúbra], rossa Quando il gruppo è di tre consonanti, le prime due si collegano alla sillaba precedente, I'ultima alla seguente (a meno che l'ultima sia una liquida, cioè -l- o -m-): iunc-tus [iúnktus], congiunto, ma ma-gis-tra [magístra/maghístra], maestra Se la parola è composta con preposizione o prefisso, questo fa sillaba a sé: F. Dalessi © 7 F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima in-e-o (=in+eo), entro in-ae-qua-lis (= in+aequalis), ineguale dis-ten-do ( = dis + tendo), distendo 2.1.2 Sillabe aperte e sillabe chiuse Si dice aperta la sillaba che finisce per vocale, chiusa quella che finisce per consonante. a-mor, amore: a- , sillaba aperta, -mor, sillaba chiusa 2.1.3 Quantità vocalica II latino distingueva la durata di pronuncia o quantità delle vocali, con una sensibilità naturale che si è persa in italiano; in particolare, una vocale poteva essere pronunciata in un tempo più breve (vocale breve) o più lungo (vocale lunga). Nei testi scolastici le vocali brevi sono talvolta contrassegnate come à, è, ò, ù, ì , þ, quelle lunghe come ä, ë, ö, ü, ï, ÿ. Convenzionalmente una vocale lunga è considerata di durata doppia rispetto ad una breve. Per conoscere la quantità di una vocale si può ricorrere al vocabolario, in diversi casi alla grammatica, in altri ancora ad alcune norme. Un dittongo è equivalente a una vocale lunga. Una vocale seguita da un'altra vocale con cui non costituisca dittongo è generalmente breve. La norma ha validità anche quando le due vocali siano separate da -h- . inopìa [inópia], povertà; philosophìa [filosófia/philosóphia], filosofia; altìor [áltior], più alto; mìhi [míi], a me Nelle parole di due o più sillabe che terminano con consonante diversa da -s la vocale dell'ultima sillaba è di norma breve. alìùm [álium], altro; lègìt [légit], egli legge; laudätùr [laudátur], egli è lodato Spesso la distinzione di quantità in parole apparentemente uguali muta il significato della parola stessa; ad esempio lïber con -i- lunga significa ."libero", lìber con -i- breve invece "libro"; pòpulus con -o- breve significa "popolo", pöpulus con -o- lunga "pioppo"; vènit con -e- breve significa "viene", vënit con -e- lunga "venne". 2.1.4 Quantità sillabica La quantità della vocale determina la quantità della sillaba, elemento assai importante in latino, specie in poesia. Una sillaba aperta è breve, se contiene una vocale breve. F. Dalessi © 8 F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima Una sillaba aperta è lunga, se contiene una vocale lunga o un dittongo. Una sillaba chiusa è sempre lunga, anche se con alcune eccezioni. Il dizionario e alcune regole permettono di conoscere la quantità delle sillabe dei vocaboli latini. 2.1.5 "Muta cum liquida" Viene di norma definita "muta cum liquida" la sequenza di una consonante occlusiva (c, g, t, d, p, b) con una liquida (l, r) . Tale sequenza può dar luogo, in sede poesia, all' allungamento di una sillaba aperta breve. Così "patrem", divisa normalmente in sillabe come pa-trem, con la prima sillaba breve, può essere divisa anche come pat-rem, con conseguente allungamento della medesima sillaba. 2.1.6 Leggi dell'accento La quantità delle sillabe condiziona la posizione dell'accento tonico. Le norme che regolano l'accentazione delle parole latine sono tre: 1) legge del trisillabismo 2) legge della baritonèsi 3) legge della penultima 2.1.6.1 Legge del trisillabismo La legge del trisillabismo dice che l'accento non può cadere oltre la terzultima sillaba. In latino, quindi, non ci sono parole bisdrucciole, cioè con l'accento sulla quartultima sillaba. 2.1.6.2 Legge della baritonesi La legge della baritonèsi dice che l'accento non cade mai sull'ultima sillaba. Ne consegue che le parole bisillabiche hanno l'accento sulla prima sillaba. Sono apparentemente ossitone, cioè con l'accento sull'ultima sillaba, alcune parole che hanno perduto l'ultima vocale e mantengono l'accento su quella che era la penultima sillaba (ossitonìa per apocope). illic, [illíc], là illuc, [illúc], là istuc, [istúc], costà viden [vidén], vedi? Eccezioni si verificano anche per alcune voci di verbi composti con facìo e fio. F. Dalessi © 9 F. D'ALESSI, Corso di Latino, Parte prima 2.1.6.3 Legge della penultima La legge della penultima dice che nelle parole di tre o più sillabe la quantità della penultima sillaba determina l' accento. Se la penultima è lunga l'accento cade su questa; se la penultima è breve l'accento si sposta sulla terzultima. arätrum, [arátrum], aratro fortüna, [fortúna], fortuna pericùlum, [perículum], pericolo áccìdit, [ákkidit], càpita 2.1.7 Le parole enclitiche Sono definite enclitiche le particelle prive di un proprio accento che si aggregano alla fine di una parola, dando luogo, appunto, a parole enclitiche . Le enclitiche latine sono -que, -ne, -ve, -met, -pse, -dem, -nam, -quis. Le enclitiche si appoggiano alla parola precedente e si uniscono graficamente a questa; l'accento della parola complessiva cade sempre sulla penultima sillaba, indipendentemente dalla sua quantità. rosãque (rosà + que), e la rosa, rosâque (rosä + que), e con la rosa Se l'enclitica è fusa strettamente con la parola precedente, risultano valide le regole generali, in particolare la legge della penultima. Ad esempio, nella parole eàdem, nominativo singolare del pronome is, ea, id, "la stessa" ed eädem, ablativo singolare del medesimo pronome, "con la stessa", le componenti ea e -dem, originariamente distinte, vengono avvertite come unica parola e vanno pronunciate secondo la quantità della penultima (epéctasi). Vocaboli Ricercare sul vocabolario i seguenti termini e memorizzarne i principali significati. enim iniuria neque poena puella gloria nec non provincia Esercizi F. Dalessi © 10
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