Emanuele Colombo Convertire i musulmani L'esperienza di un gesuita spagnolo del Seicento (1) Bruno Mondadori Questo volume è stato pubblicato con il contributo del Ministero dell'Università e della Ricerca, nell'ambito della ricerca di interesse nazionale (!'RIN 2005) dal titolo La Chiesa cattolica, la disciplina del popolo cristiano e il controllo delle minoranze etnico-religiose: Inquisizione e poteri vescovili. Coordinatore scientifico prof. Adriano Prosperi. Tutti i diritti riservati © 2007, Pearson Paravia Bruno Mondadori S.p.A. Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest'opera, l'editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. 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Ja n III Sobieski a Innocenzo XI dopo la vittoria a Vienna La Maestà Vostra permetta che anche noi del la Compagnia di Gesù, come soldati difensori della Chiesa, possiamo dare il nostro contribu to a questa Santa spedizione; e mentre in Un gheria tanti Ercole ornati di alloro combattono con la spada l'idra maomettana, le cui teste mostruose sono tante quanti i loro infami er rori, noi vogliamo combattere la medesima battaglia con lo stilo e con la penna. Dalla dedica del Manuale per convertire i maomettani all'imperatore Leopoldo I E se non si osa convertire i musulmani nella loro terra, per lo meno si osi guadagnare la lo ro conversione nella nostra. Dalla Relazione della missione di Siviglia del 1672 r ntroduzione Quarantotto voti su ottantasette. Soltanto al terzo scru tinio e con una magra maggioranza rispetto ai risultati dei suoi predecessori, il 6 giugno 1687 fu eletto a Roma il nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù dopo la morte, nel dicembre dell'anno precedente, del francese Charles de Noyelle. Il nuovo eletto era lo spagnolo Tirso Gonzalez de San talla, professore emerito di teologia a Salamanca, che non aveva mai ricoperto cariche di governo all'interno della Compagnia. Per quale motivo, allora, Gonzalez fu posto alla guida di uno degli ordini religiosi più nume rosi e attivi di tutta l'età moderna? Il pontefice Innocenzo XI aveva espresso il desiderio che alla guida della Compagnia di Gesù ci fosse un uo mo di orientamento rigoroso in teologia morale, per correggerne la possibile deriva lassista. «Il Santo Padre parlò - testimoniava lo stesso Gonzalez alcuni anni più tardi - delle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il nuovo generale, in modo tale che tutti compresero che desiderava che fossi eletto io.» Per alcuni anni, dalla cattedra di Salamanca, Gonzalez si era fatto promotore di un sistema morale più rigido rispetto a quello tradi- IX Convertire i musulmani zionalmente insegnato dai gesuiti che, a partire dagli anni quaranta del Seicento, erano stati oggetto di vio lenti attacchi da parte dei rigoristi; Blaise Pascal tra tut ti, con le fortunate Lettere provinciali (1656), aveva dif fuso un'immagine deteriore dell'impostazione morale della Compagnia. Il generalato, del resto, non fu facile anche per via dell'agguerrita opposizione interna: fin dai primi tenta tivi di insegnare e divulgare il nuovo sistema teologico, Gonzalez era stato bersagliato dalle critiche della mag gioranza dei confratelli, che consideravano l'inversione di tendenza un "cedimento" agli avversari rigoristi. Un eccessivo rigore morale, a detta di molti teologi della Compagnia, invece di porre l'accento sulla misericordia di Dio tendeva ad «appesantire il giogo» dell'uomo e a enfatizzarne il peccato. L'accusa principale che molti gesuiti muovevano al rigorismo era di essere una ten denza nata "a tavolino", che non teneva conto della vi ta reale dei fedeli, come affermava anche Paolo Segne ri, noto predicatore e missionario della Compagnia di Gesù e accanito oppositore di Gonzalez. Tuttavia non si poteva accusare il nuovo generale di aver elaborato le proprie considerazioni dietro la catte dra universitaria e lontano dal popolo: egli aveva passa to buona parte della vita attraversando la Spagna per predicare le missioni popolari e per catechizzare e istrui re i cristiani; ma soprattutto aveva rivolto decine di ser moni pubblici ai musulmani presenti nelle grandi città spagnole, in particolare in Andalusia. Si trattava di schiavi di nobili famiglie, a cui normalmente non si pre dicava poiché considerati «ostinati nella loro setta». Gonzalez, affinando continuamente il proprio metodo, X