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Conversazioni con Joyce PDF

117 Pages·1980·6.218 MB·Italian
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Universale scienze sociali ARTHUR POWER CONVERSAZIONI CON JOYCE Editori Riuniti Nella Parigi degli anni venti, il giovane pittore irlandese e - grande conversatore Arthur Power si trovò ad essere tra 0 1 le persone più vicine a James Joyce, che all'epoca 2 2 era già autore di Gente di Dublino e di Dedalus - 3 e si apprestava a vedere pubblicato di li a poco 6 Ulisse. Power era nato a Waterford, in Irlanda; intorno ai CL quattordici anni si era trasferito in Francia con la famiglia; congedatosi dopo la prima guerra mondiale, si era trasferito a Parigi, per vivere come tanti la grande avventura dell'arte e della letteratura. Nella capitale francese fu anche critico d’arte per il New York Herald. È nota l'insofferenza di Joyce per qualsiasi tipo di giornalista o intervistatore, e da qui l’interesse per questa che è in fondo un’intervista che il giovane Power riuscì a condurre nel tempo e che prese ad annotare volta per volta per darne poi stesura definitiva solo cinquanta anni dopo. Nella sua testimonianza rivivono l’atmosfera dei caffè degli intellettuali e degli studi degli artisti, la bohème di Montparnasse e di Montmartre, l’incontro con Modigliani, « morto di miseria », che lasciò un segno indelebile sul giovane irlandese. È in quel clima che si collocano le conversazioni con Joyce. Power lo coglie nella dimensione di una vita quotidiana ispirata al massimo rispetto della norma, in certe debolezze che sono l'egocentrismo, l’indifferenza alla grande pittura dei Braque e dei Picasso, la grossolanità di certe scelte musicali, ma anche nella volontà di mettere in discussione il mestiere dello scrittore, nell'esigenza di comporre la frattura tra vita e letteratura, nello sforzo ostinato di capire la realtà in trasformazione. Un ritratto vivo, indispensabile per accostarsi alla personalità e all’opera di un maestro della letteratura moderna. Lire 3.800 (IVA compresa) 16 Universale Scienze sociali I edizione: novembre 1980 Titolo originale: Conversations with James Joyce Millington Ltd., London 1974 © by Arthur Power 1974 Traduzione di Franca Ruggieri © by Editori Riuniti 1980 via Serchio 9/11 - 00198 Roma Copertina di Pierluigi Cerri (Gregotti Associati) CL 63-2210-7 Arthur Power Conversazioni con Joyce introduzione di Franca Ruggieri Editori Riuniti indice 7 Introduzione 15 Cronologia della vita e delle opere di James Joyce 20 Notizia bibliografica essenziale su James Joyce Conversazioni con Joyce 27 Prefazione 29 I. Preludio 42 II. 51 III. 56 IV. 59 V. 61 VI. 69 VII. 73 Vili. 78 IX. 82 X. 91 XI. 95 XII. 101 XIII. 104 XIV. 109 XV. Introduzione « Chi avrebbe pensato che quell’uomo esile, dal fisico delica­ to, con quel viso liscio da impiegato, la barbetta a punta, quegli occhiali spessi, che davano un aspetto vitreo ai suoi deboli occhi, fosse il personaggio più rivoluzionario in questa epoca di rivo­ luzioni artistiche? Mi resi conto davvero che aveva molto del ri­ belle feniano: la stoffa scura del vestito, l’ampio cappello, il por­ tamento schivo, l’espressiorte intensa, proprio come un cospira­ tore letterario, che fosse deciso a distruggere le strutture cultu­ rali, rispettabili ed oppressive, nelle quali eravamo stati educati e che allora si stavano sgretolando » *; cosi doveva apparire fames Joyce anche quella sera di aprile del 1921 al Bai Bullier, un dancing-hall un po’ démodé, di Parigi, dove si festeggiava l’ac­ cordo raggiunto con Sylvia Beach per la pubblicazione di Ulisse. E quella volta al Bai Bullier gli venne presentato un giovane pit­ tore irlandese, Arthur Power, che si dichiarò uomo di lettere, stanco della propria origine irlandese e disposto a imitare gli scrittori satirici francesi, per acquisire una dimensione europea. Joyce dovette obiettargli che era sempre necessario partire dalla propria tradizione irlandese, perché non esiste universalità che possa prescindere da una profonda consapevolezza delle proprie radici. E doveva essere naturale per chi fra le più diverse ten­ sioni e spinte di segno contrario, al di là di ogni situazione con­ tingente, dal senso di frustrazione al desiderio di fuga, ché rima­ nere in Irlanda era Pome marcire, al complesso di estere perse­ guitato se mai fosse ritornato a Dublino, alla scelta di Parigi do­ ve esisteva la sola vera libertà possibile in Europa, aveva pur sempre voluto sentire fortissimo il proprio rapporto di scrittore con l’Irlanda, con Dublino, con il suo essere irlandese: da qui il distacco, l’eterno ritorno, il rapporto arte-vita, l’interesse per la vicenda politica, la fiducia nell’indipendenza e poi la delusione successiva negli anni venti per lo strapotere della Chiesa cattolica nell’Irlanda indipendente, il pericoloso ritardo dell’emancipazìo- Cfr. più avanti, p. 76.

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