202•STATODELLABIODIVERSITÀINITALIA VEGETAZIONE E HABITAT PRIORITARI In base alla seconda concezione, la floristico-ecologica, [Edoardo Biondi] detta fitosociologica o sociologico vegetale, vengono in- dagati gli aspetti associativi delle piante, con l’individua- La vegetazione è la copertura vegetale della terra, il ri- zione di comunità vegetali, le associazioni appunto, che sultato della distribuzione e della combinazione delle pian- sono alla base di un sistema gerarchico di classificazione. te nei diversi luoghi determinata dai fattori ecologici, bio- Secondo il fondatore della fitosociologia, BRAUN-BLAN- tici e abiotici e dall’azione antropica. La vegetazione co- QUET(1915), «l’associazione è un aggruppamento vege- stituisce l’aspetto più rilevante della fitocenosi, in quan- tale più o meno stabile e in equilibrio con l’ambiente, ca- to definita dall’insieme delle piante che popolano il bio- ratterizzato da una composizione floristica determinata, topo, nel quale le singole specie trovano il necessario “spa- nel quale alcuni elementi esclusivi o quasi (specie carat- zio” vitale, la propria nicchia ecologica. La competizione teristiche) rivelano con la loro presenza un’ecologia par- tra specie è quindi alla base della costituzione della vege- ticolare e autonoma». tazione come la qualità e la quantità delle risorse dispo- Nella fitosociologia attuale vengono riconosciuti tre nibili presenti nel sito. principali livelli di analisi: La scienza della vegetazione studia le comunità vege- - quello della Fitosociologia classica, floristica ed ecolo- tali analizzandole principalmente per quanto concerne: gica, detta anche sigmatista o meglio braun-blanquet- - la composizione floristica e la struttura, tista, mediante il quale si definiscono le associazioni, i - le condizioni ecologiche che ne consentono la soprav- livelli gerarchici ad esse collegati (sintaxa) e la loro eco- vivenza e lo sviluppo, logia (sinecologia); - le modalità con le quali partecipano alla costruzione - quello della Sinfitosociologia o Fitosociologia seriale, del paesaggio vegetale. rivolto allo studio dei rapporti dinamici che legano le Il cammino percorso dalla scienza della vegetazione per associazioni tra loro permettendo di definire le serie di- la sua definitiva affermazione è stato lungo e fortemente namiche di vegetazione o sigmeta; contrastato. Nel XVIII secolo la Botanica sistematica si - quello della Geosinfitosociologia o Fitosociologia ca- sviluppa notevolmente grazie all’attività di illustri natu- tenale, che, interpretando i rapporti catenali o geogra- ralisti che realizzano i sistemi classificatori (tra questi ba- fici intercorrenti tra più serie di vegetazione, consente sta ricordarelo svedese Carlo Linneo) nei quali inserisco- l’individuazione di unità fitogeografiche di paesaggio no le enormi varietà di piante che rinvengono nei grandi ogeosigmeta. viaggi di esplorazione del pianeta. A questo aspetto pre- Tra le associazioni si possono instaurare rapporti diver- valentemente sistematico dello studio delle piante nel XIX si, che sono di tipo dinamico o catenale. Il primo caso si secolo fa seguito la ricerca sulle condizioni ambientali che ha quando rappresentano tappe successive di uno stesso si correlano con la distribuzione delle specie vegetali, e in processo evolutivo o regressivo, definito dalla serie di ve- particolare con il clima. A HUMBOLDT si deve il Saggio getazione o sigmetum.Ad esempio un’associazione di ve- sulla geografia delle piantenel quale viene fondata la scien- getazione pascoliva che per abbandono si trasforma in una za che considera i vegetali in rapporto con le loro capaci- di arbusti, che a sua volta evolverà in una forestale. La se- tà associative locali che risultano essere fortemente con- rie di vegetazione è costituita dall’insieme di tutte le as- dizionate dai diversi climi. Viene così espresso per la pri- sociazioni (comunità) legate da rapporti dinamici, le qua- ma volta il concetto di vegetazione, anche se con una vi- li si rinvengono in un territorio con le stesse potenzialità sione piuttosto riduttiva rispetto ai fattori che agiscono vegetazionali. Questa porzione di territorio, detta tessera, sulle comunità, visto che il clima viene considerato come rappresenta quindi l’unità biogeografico-ambientale di determinante nella distribuzione dei vegetali. base del mosaico che costituisce il paesaggio vegetale. Se- Lo studio della vegetazione seguirà quindi due princi- condo questa concezione il paesaggio, inteso come siste- pali linee di pensiero di cui una fisionomico-strutturale e ma di ecosistemi, è dato dall’integrazione delle serie di ve- l’altra floristico-ecologica. Secondo la prima, della quale getazione che definiscono le unità di paesaggio vegetale, GRISEBACH (1838) può essere considerato il precursore, denominate geosigmeta o geoserie, che si ripetono in set- la vegetazione di un territorio è data dall’insieme di for- tori di territorio con le stesse caratteristiche edafiche e cli- mazioni di vegetazione, cioè di comunità che si defini- matiche, quali possono essere una vallata o una monta- scono attraverso la “forma di crescita” delle specie domi- gna o un tratto di costa (BIONDI,1994). Serie e geoserie nanti e non in relazione alla loro composizione specifica. di vegetazione sono pertanto modelli ambientali con i FLORAEVEGETAZIONE•203 quali è possibile integrare aspetti diversi, in prima anali- care la fitogeografica, che con le altre concorre a dare una siquelli fisiografici (caratteristiche geomorfologiche, na- visione vasta e articolata della copertura vegetale. Uno tura delle rocce, esposizione, inclinazione e altitudine), le dei criteri tradizionalmente utilizzati per la tipificazione condizioni climatiche e le caratteristiche dei suoli (Figu- delle unità biogeografiche è il riconoscimento e la carto- ra 4.59). Lo studio dinamico e integrato della vegetazio- grafia dei taxa(famiglia, genere, specie, sottospecie) che ne è particolarmente idoneo per analizzare le condizioni hanno una distribuzione territoriale limitata ad un’area attuali dei nostri territori in quanto negli ultimi decenni geografica. Per la delimitazione delle unità biogeografi- la loro ridotta utilizzazione in termini agro-pastorali ha che maggiori (Regno e Regione) si considerano princi- innescato naturali processi di recupero per cui si trovano palmente i fatti storici e genetici che hanno portato alla in aspetti diversi, caratterizzati dalla copertura vegetale. costituzione delle diverse flore e alla presenza dei cosid- Utilizzando queste concezioni, un elevato numero di detti macroendemismi, cioè famiglie e generi endemici. fitosociologi è attualmente impegnato nella realizzazione Per la delimitazione delle altre unità fitogeografiche si di una cartografia di base della vegetazione d’Italia alla considera invece principalmente i taxaendemici a livel- scala 1:250.000, in cui vengono rappresentati, oltre alla lo specifico o subspecifico e i rapporti tra questi e quin- situazione attuale, anche gli ambiti di pertinenza delle di- di le vicarianze geografiche. Recentemente, in virtù del- verse serie di vegetazione (BLASIet al.,2000). le notevoli acquisizioni realizzate nel campo della fitoso- Risulta evidente da quanto presentato, seppurein for- ciologia è stato possibile integrare, nel riconoscimento ma notevolmente semplificata, che lo sviluppo della Fi- dei territori fitogeografici, le tradizionali considerazioni tosociologia è stato particolarmente ampio, in quanto si di tipo corologico con le sincorologiche, riguardanti la èpassati dalla individuazione delle comunità alla loro ca- distribuzione dei sintaxa e soprattutto di serie di vegeta- ratterizzazione in chiaveecologica, dinamica e paesaggi- zione (sigmeta) e di geoserie (geosigmeta). Inbase a que- stica (BIONDIeZUCCARELLO,2000). ste concezioni è stata recentemente realizzata la Carta L’associazione possiede più anime, a quelle floristica, biogeografica d’Europa alla scala 1:16.000.000 (RIVAS- ecologica e sindinamica si è già accennato, resta da indi- MARTINEZet al.,2001). Fig. 4.59 - Il paesaggio vegetale di una vallecola, presente nelle formazioni marnoso-arenacee delle coste prossime al Monte Conero, viene rappresentato dal geosigmeto costituito dalla distribuzione delle serie di vegetazioni (sigmeta) che si distribuiscono sui versanti e sul fondo della stessa. Sievidenzia come a ogni serie di vegetazione corrisponda una precisa tipologia di suolo (BIONDIet al., 2002). 204•STATODELLABIODIVERSITÀINITALIA LAVEGETAZIONENELLADIRETTIVA92/43/EEC la terminologia fitosociologica in una direttiva dell’Unio- ne europea assume un importante significato, poiché per Il concetto della conservazione di habitat, esplicita- la prima volta in un documento di rilevanza internazio- mente evidenziato nella direttiva, assume un elevato si- nale viene riconosciuto il ruolo della fitosociologia qua- gnificato in quanto viene riconosciuto per la prima vol- le scienza di base per la gestione delle biodiversità. Si trat- ta il valore del livello di organizzazione fitocenotica del- ta di vera “sinecologia vegetale”, capace di integrare aspet- la biodiversità, rilevabile mediante analisi fitosociologi- ti diversi della vita associativa vegetale, dal livello di co- che e quindi indicato con la specifica terminologia (al- munità a quello di paesaggio, in relazione con le carat- legato I della Direttiva). Viene così resa realmente ope- teristiche ambientali. rativa la salvaguardia delle specie vegetali e animali rea- Gli habitat indicati nell’allegato I della Direttiva sono lizzata sia direttamente, sia mediante la protezione degli stati attribuiti a una regione biogeografica secondo un’in- ecosistemi in cui vivono e che vengono individuati e pro- terpretazione della biogeografia dei territori dell’Ue che, posti per la conservazione. Di questi la vegetazione, ol- seppure estremamente semplificata, risulta funzionale al- tre che indicare la parte direttamente e immediatamen- la direttiva stessa in quanto permette di differenziare le te percepibile, ci fornisce anche le caratteristiche ecolo- tipologie di habitat in rapporto ai territori biogeografici giche in base al ricordato postulato scientifico della scien- di pertinenza. In base a questa interpretazione il territo- za della vegetazione, per il quale a ogni associazione cor- rio italiano è stato assegnato alle regioni Alpina, Conti- risponde una particolare condizione ecologica. L’uso del- nentale e Mediterranea (Figura 4.60). Fig. 4.60 - Carta delle regioni biogeografiche d’Europa, aggiornamento 2002 (<http://dataservice.eea.eu.int/atlas>, modificata). FLORAEVEGETAZIONE•205 Nell’applicazione della Direttiva le conoscenze degli Vegetazione marina e costiera ecosistemi e delle condizioni socio-economiche che li Gli ambienti marini e costieri rivestono notevole im- hanno determinati costituiscono la base irrinunciabile portanza in una nazione prevalentemente peninsulare e del sapere per definire le scelte più opportune da attua- insulare come l’Italia, che vanta ben oltre 7.500 km di co- re. La fitosociologia non ha pertanto solo il compito, già ste. Circa il 60% di queste sono coste basse, di tipo sedi- assunto, di riferimento per la denominazione e indivi- mentario, mentre la parte restante è data da coste alte, duazione della biodiversità, ma anche quello, sicuramen- rocciose. L’analisi macrobioclimatica condotta in base agli te non meno importante, di concorrere a definire i mo- indici proposti da RIVAS-MARTINEZ (1995) e alla recen- delli gestionali più idonei, in quanto compatibili con la te “Carta del fitoclima d’Italia” realizzata nell’ambito del conservazione dei siti individuati, e di consentirne il mo- programma “Completamento delle conoscenze naturali- nitoraggio nel tempo tenendo conto che anche la bio- stiche” (BLASI et al., 2004) permette di verificare come diversità indotta dall’opera millenaria dell’uomo, agri- lungo la penisola le coste siano prevalentemente interes- coltore e allevatore di piante e animali, è da considera- sate dal bioclima mediterraneo nel settore tirrenico e io- re non meno importante di quella propriamente natu- nico, fatta eccezione per una parte dell’arco ligure, men- rale. Le condizioni economiche e sociali hanno infatti tre quello adriatico è per lo più sottoposto al clima tem- determinato tradizionali gestioni agro-silvo-pastorali che perato di tipo continentale, tranne che nella parte setten- hanno generato una straordinaria varietà di ambienti trionale del bacino nella quale predomina il bioclima tem- modellati dalle attività umane con la conseguente forte perato a influenza atlantica (BIONDIeBALDONI,1995). espansione della nicchia ecologica di molte comunità e L’elevata biodiversità delle coste italiane è principal- di numerose specie. La direttiva habitat tiene conto di mente determinata dalla posizione geografica della peni- questo processo di “umanizzazione” che ha pervaso pres- sola, posta al centro del Mare Mediterraneo a dividere i sochè completamente il territorio comunitario e in par- bacini occidentale e orientale e, nel contempo, a collega- ticolare quello italiano, per la straordinaria storia e l’ele- re Nord e Sud dello stesso bacino quale ponte, seppure vata densità abitativa che l’ha caratterizzato, indicando incompleto, tra l’Africa e l’Europa. A questa peculiare molti habitat secondari o seminaturali quali lande, pra- condizione geografica si legano le condizioni bioclimati- terie e boschi che sono il frutto di questa plurisecolare che indicate e una non minorevariabilità geologica, geo- utilizzazione. morfologica e sedimentologica. Nel complesso si deter- In aiuto a ciò la Direttiva Habitat, all’Art. 10, preve- mina una diverstà ambientale eccezionale, spesso relega- deche la coerenza ecologica della Rete Natura 2000 pos- ta in siti estremamente limitati, nei quali si realizzano mi- sa essere incrementata dagli Stati attraverso l’individua- cro-habitat, di straordinaria rilevanza per la presenza di zione di corridoi ecologici. È il tema, attualmente mol- piante e animali. Purtroppo la fascia costiera è anche la to dibattuto, dei corridoi ecologici che debbono con- parte del territorio nazionale che è stata maggiormente sentire lo spostamento delle specie animali e vegetali, alterata e che risulta essere, per la sua naturale fragilità, la superando le barriere interposte dall’urbanizzazione del più gravemente minacciata dallo sviluppo socio-econo- territorio. mico a causa dell’elevata pressione di tipo urbanistico-in- frastrutturale, industriale e turistico-balneare. La dinamica dei principali aspetti vegetazionali in Per comprendere le caratteristiche ecologiche dei si- Italia in rapporto agli habitat della Direttiva stemi costieri è necessario interpretare i fenomeni biolo- gici e i gradienti ecologici su tutta la costa, evitando la Nel presente capitolo, superando il necessario sche- separazione artificiosa tra ambiente sommerso ed emer- matismo del manuale di interpretazione degli habitat del- so. Moltissimi dei fattori che riguardano la stabilità geo- la direttiva (EUROPEANCOMMISSIONDG ENVIRONMENT, morfologica o la diffusione di comunità nel tratto emer- NATURE AND BIODIVERSITY, 2003 - Interpretation Ma- so della spiaggia dipendono da fenomeni che trovano la nual of European Union Habitats - EUR25), vengono de- loroorigine in mare. La parte sommersa delle spiagge del scritti in modo unitario e sistemico i diversi aspetti ve- Mediterraneo è caratterizzata da praterie di fanerogame getazionali (con molti riferimenti di dettaglio a scala di marine, purtroppo in graverarefazione, che svolgono un associazione vegetale) relativi agli “ambienti marini e co- ruolo di primaria importanza nella stabilizzazione dei stieri”, a quelli “forestali, boschivi e di macchia” e quin- fondali. Tali comunità hanno infatti il compito di ridur- di agli ambienti “prativi naturali e seminaturali”. re l’intensità degli effetti dovuti al moto ondoso attra- 206•STATODELLABIODIVERSITÀINITALIA Fig. 4.61 - Prateria di Posidonia (Posidonia oceanica): habitat particolarmente complesso, che produce grande quantità di materia organica e di ossigeno ed è inoltre capace di salvaguardare efficacemente il fondale marino dall’erosione (foto di C. Orestano). verso la massa costituita dal fitto fogliame, attenuando ni dei parametri ambientali in quanto la loro formazio- l’erosione e favorendo l’accumulo della sabbia per mez- ne, struttura e dinamica sono strettamente legate a fatto- zo di uno sviluppato apparato ipogeo. Ad esempio la Po- ri edafici e climatici quali: natura del substrato, forza e sidonia oceanica,che a dispetto del suo nome è specie en- direzione delle correnti, temperatura e altrequalità delle demica del Mediterraneo, accrescendo il proprio rizoma acque, penetrazione della luce, flussi sedimentari, ecc. in direzione sia orizzontale sia verticale contrasta il pro- Considerando le caratteristiche biologiche della pianta gressivoinsabbiamento e dà origine a una formazione a (lenti ritmi di accrescimento) e la dinamica delle praterie “terrazzo”, detta in francese matte,che si oppone ai pro- stesse (lentissimo recupero da disturbi esterni) moltepli- cessi di erosione del fondale. La prateria a posidonia (Fi- ci cause, soprattutto di origine antropica hanno determi- gura 4.61) costituisce inoltre un ecosistema particolar- nato la regressione della prateria a Posidonia oceanica in mente complesso, che produce grande quantità di mate- ampie zone del Mediterraneo, malgrado l’importanza che ria organica e di ossigeno, habitat ideale per la vita di questo ecosistema riveste nell’equilibrio delle coste. moltissimi animali acquatici, dai più semplici gruppi zoo- La parte emersa della spiaggia con le sue dune rappre- logici fino ai pesci. Le foglie della posidonia quando ven- senta un insieme di microambienti particolarmente ino- gono spiaggiate dalle onde formano dei corpi sferici det- spitali per la vita vegetale. Il vento rende mobile la sab- ti “palle di mare” o egagropile, che si rinvengono sulle bia, causa 1’erosione, nebulizza l’acqua marina e agisce spiagge. Altre fanerogame che danno origine a praterie inoltresull’economia idrica interferendo sulla disponibi- sottomarine sono Cymodocea nodosa, che si rinviene si- lità di acqua per le piante. Le specie che colonizzano que- no a circa 20 m di profondità, Zostera noltii,dell’Atlan- sti luoghi costieri sono pertanto notevolmente specializ- tico e del Mediterraneo dove colonizza i primi 5 m di zate, adattate per occupare precise nicchie ecologiche, profondità e Zostera marina,la specie più comune e più spesso estremamente limitate in quanto i gradienti dei più importante nelle coste Nord-atlantiche e Nord-pacifi- importanti fattori ecologici subiscono significative varia- che, che nel Mediterraneo si rinviene alla foce dei gran- zioni nello spazio di pochi metri. di fiumi come ad esempio nel NordAdriatico. La tipifi- Nei litorali sabbiosi emersi il substrato della zona re- cazione fitosociologica delle praterie sottomarine porta golarmente raggiunta dalle onde, sia in caso di calma che al riconoscimento di associazioni diverse che vengono durante le mareggiate, risulta costantemente rimosso e inquadrate nella classe Zosteretea marinae. caratterizzato da una tessitura troppo grossolana per per- Le praterie di Posidonia oceanica, in particolare, sono mettere una coesione tra le sue particelle e il materiale tra- estremamente vulnerabili alla variazione e alle alterazio- sportato sulla costa dal mare. In tali condizioni ambien- FLORAEVEGETAZIONE•207 Fig. 4.62 - Duna mobile soggetta aventi forti e costanti. Lo sparto pungente (Ammophila arenaria subsp. arundinacea)epoche altre piante psammofile riescono a contrastare il trasporto della sabbia determinando la formazione di alte dune (foto di E. Biondi). tali non è possibile lo sviluppo di forme di vita vegetale pungenseAgropyronjunceumsubsp.mediterraneum,oltre superiore (zona afitoica). Il materiale organico portato alla santolina delle spiagge (Otanthus maritimum), all’er- dalle onde si deposita sulla spiaggia laddove il mare non ba medica marina (Medicago marina), alla soldanella di arriva per qualche mese all’anno e qui si decompone li- mare(Calystegia soldanella)eal cardo delle spiagge (Eryn- berando le sostanze che andranno ad arricchire il substra- gium maritimum). to sabbioso.Èquesta la zona di sviluppo per la vegetazio- Sulle ben più elevate dune mobili che seguono le em- neannuale, alo-nitrofila, occupata in tutto il mediterra- brionali, dominandole, la vegetazione è costituita dallo neo dall’associazione Salsolo kali-Cakiletum maritimae sparto pungente (Ammophila arenaria subsp. arundina- con: il ravastrello (Cakile maritima), la salso erbacali (Sal- cea), alta graminacea dall’infiorescenza piumosa, partico- sola kali), la portulaca marina (Euphorbiapeplis)eil po- larmente adattata per contrastare efficacemente l’azione ligono marittimo (Polygonum maritimum). del vento e l’insabbiamento grazie a rizomi molto resi- Più internamente compaiono i primi accumuli di sab- stenti che si sviluppano con meccanismi simili a quelli bia, le cosiddette dune embrionali, ancora soggette al ri- della gramigna delle spiagge (Figura 4.62). L’associazio- maneggiamento causato dall’azione del vento e occasio- ne a cui dà origine consolidandosi la duna è l’Echinopho- nalmente raggiunte dagli spruzzi dell’acqua marina. La rospinosae-Ammophiletun arundinaceae(appartenente al- duna embrionale si forma per la presenza di una pianta, la classe Ammophiletea)alla cui costituzione partecipano: la gramigna delle spiagge (Agropyron junceumsubsp.me- il cardo delle spiagge (Eryngium maritimum), l’euforbia diterraneum = Elytrigia juncea subsp. juncea), dotata di marittima (Euphorbia paralias) e il giglio delle spiagge particolari adattamenti che le consentono di sopportare, (Pancratium maritimum). omeglio, di opporsi all’accumulo della sabbia trasporta- Nel versante continentale della duna le condizioni di ta dal vento. La parte aerea di questa pianta risulta poco vita cambiano notevolmente, si realizzano infatti micro- voluminosa rispetto a quella ipogea che ha rizomi note- ambienti protetti dai venti salsi e quindi più favorevoli volmente ramificati, tanto da creare un groviglio fittissi- per le piante, sebbene risultino ancora con substrato po- mo, dal quale si dipartono numerose radici capaci di trat- verodi acqua e di humus. È questa la zona della così det- tenere fortemente la sabbia. L’associazione vegetale pre- ta “duna grigia” in cui le dune iniziano a stabilizzarsi a sente sulle dune embrionali di quasi tutte le spiagge ita- opera di piccoli arbusti (camefite) che nelle aree a bio- liane è l’associazione Echinophoro spinosae-Elymetum far- clima mediterraneo danno origine a garighe basse e di- cti,costituita dal finocchio litorale spinoso (Echinophora scontinue dominate dalla crucianella di mare (Crucia- spinosa) e dalle due gramigne delle spiagge: Sporobolus nella maritima) che viene per l’appunto riferita all’alle- 208•STATODELLABIODIVERSITÀINITALIA Fig. 4.63 - La vegetazione costituita dallo spillone delle sabbie (Armeria pungens)edal perpetuino d’Italia a foglie piccole (Helichrysum italicum subsp. microphyllum) colonizza il settore interno delle dune della Sardegna settentrionale (foto di E. Biondi). anza Crucianellion maritimae,nella quale si rinvengono Questa vegetazione viene riferita all’associazione Aspara- anche il perpetuino d’Italia (Helichrysum italicum) o il go acutifolii-Juniperetum macrocarpae, presente, seppure perpetuino profumato (H. stoechas), il ginestrino delle in forma molto frammentaria e gravemente degradata, in spiagge (Lotus cytisoides)oiltimo arbustivo (Coridothy- Sardegna e in Sicilia oltre che in diversi siti della peniso- mus capitatus). In Sardegna in questa vegetazione sono la italiana. Nel settoresettentrionale della costa tirrenica, presenti inoltrela scrofularia delle spiaggie (Scrophu1aria aNorddell’Arno, alla transizione tra il bioclima mediter- ramosissima)olo spillone delle spiagge (Armeria pungens) raneo e quello temperato, questa vegetazione viene vica- mentre il perpetuino d’Italia è ivi presente nella sotto- riata dall’associazione Spartio juncei-Juniperetum macro- specie sardo-corsa (Helichrysum italicum subsp. micro- carpae,decisamente più mesofila della precedente (VAG- phyllum)(Figura 4.63). GEeBIONDI,1999). In Sicilia, lungo il litorale Sud-orien- Aspetti di vegetazione terofitica notevolmente diversi- tale dell’isola, si rinviene invece l’associazione Ephedro fra- ficati si insinuano tra quelli tipicamente psammofili pe- gilis-Juniperetum macrocarpae, più prossima alle forma- renni, dando origine a un eccezionale mosaico. Questa zioni Nord-africane. Sul versante interno delle dune me- fugace vegetazione costituita da minuscole piante rientra, diterranee il ginepro coccolone viene più o meno com- unitamente a quella che colonizza le radure delle macchie pletamente sostituito dal ginepro turbinato (Juniperus edelle garighe, nella classe Tuberiaretea,nell’ambito del- phoenicia subsp. turbinata), un ginepro fenicio con gal- la quale la vegetazione effimera dunale viene riferita al- buli più grandi e ovoidali. Questa macchia in Sardegna l’ordine Malcolmietalia.La zona della “duna grigia” in Ita- viene riferita all’associazione Oleo-Juniperetum turbinatae lia e in quasi tutto il Mediterraneo è stata maggiormente che nelle stazioni più interne e distanti dal mare, come compromessa dalle attività antropiche, principalmente nel campo dunoso di Buggerru-Portixeddu, viene sosti- con il rimodellamento meccanico della duna e assai spes- tuita da un altro tipo di macchia più evoluta e notevol- so con l’impianto assolutamente improprio e quanto mai mente rara a quercia di Palestina (Quercus calliprinos)del- inopportuno di specie esotiche arbustiveearboree. l’associazione Rusco aculeati-Quercetum calliprini che in L’ulteriore consolidamento della sabbia porta alla co- Sicilia, nel settore Sud-orientale, è vicariata dall’associa- stituzione di macchie a ginepri costieri tra i quali il più zione Junipero-Quercetum calliprini. In tutte queste for- diffuso è il ginepro coccolone (Juniperus oxycedrussubsp. mazioni si rinvengono altre piante mediterranee quali il macrocarpa), dai grossi galbuli sferici rosso-aranciati det- lentisco (Pistacia lentiscus), l’ilatro sottile (Phillyrea angu- ti “coccole”, che colonizza il versante a mare delle dune. stifolia), lo stracciabrache (Smilax aspera), la clematide FLORAEVEGETAZIONE•209 flammola (Clematis flammula), la robbia (Rubia peregri- loro caratteristiche biocenotiche dalle variazioni dei gra- navar. longifolia)eil pungitopo (Ruscus aculeatus). Nel- dienti ecologici di salinità, temperatura e profondità del- le coste Nord-adriatiche soggette al bioclima temperato le acque oltre che dalle caratteristiche del substrato. La la vegetazione in oggetto è rappresentata dalla macchia a Direttiva interpreta la necessità di salvaguardare la biodi- ginepro comune (Juniperus communis)eaolivella spino- versità delle lagune riconoscendo uno specifico habitat sa (Hippophaë rhamnoidessubsp. fluviatilis)che dà origi- (1150) che prende in considerazione le “distese di acque ne alla rara associazione Junipero communis-Hippophae- salate costiere, poco profonde, di salinità e di volume d’ac- tum fluviatilis, la quale si installa sul versante continen- qua variabile, separate dal mare da un cordone di sabbia tale dei cordoni dunali o nelle depressioni interdunali più eghiaia o più raramente da una barriera rocciosa. La sa- distanti dal mare, nel litorale compreso tra Grado e Ra- linità può variare, andando dall’acqua salmastra all’iper- venna. Dal punto di vista sintassonomico le associazioni salina secondo la piovosità, l’evaporazione e gli apporti mediterranee vengono riferite alla classe Quercetea ilicis, d’acqua marina fresca durante le tempeste o per invasio- ordine Pistacio-Rhamnetalia alaterniealleanza Juniperion ni temporanee da parte del mare in inverno. Possono ospi- turbinatae,mentre l’associazione Nord-adriatica alla clas- tare una vegetazione riferibile alle classi: Ruppietea mari- se Rhamno-Prunetea,ordine Prunetalia spinosaeeallean- timae,Potametea,ZostereteaeChareteaoesserne comple- za Pruno-Rubion ulmifolii. A causa della rarità di questi tamente prive”. Le associazioni vegetali presenti negli am- tipi di vegetazione e del pericolo a cui sono soggetti su bienti lagunari italiani consentono di riconosceredue prin- tutti i litorali mediterranei, la direttiva habitat li ha giu- cipali ambiti biogeografici: quello dell’area bioclimatica stamente indicati come prioritari. temperata, in parte a impronta oceanica, del settore Nord- In molti litorali sabbiosi italiani si rinvengono attual- adriatico compreso tra i lidi ravennati e il Golfo di Trie- mente anche pinete artificiali, in quanto sono molto ra- ste e l’altroriguardante il resto delle lagune italiane che si re le pinete che possono essere considerate autoctone. In rinvengono in zone con bioclima mediterraneo. Tra le as- Sardegna, in limitate zone, si trovano formazioni natura- sociazioni che costituiscono l’habitat in Italia, lo Zostere- li a pino d’Aleppo (Pinus halepensis), per esempio sull’iso- tum marinaesi ritrovaprincipalmente nella regione tem- la di S. Pietro e nel Golfo di Porto Pino, nella parte Sud- perata mentre in quella mediterranea prevale lo Zostere- occidentale dell’isola, dove la pineta viene riferita all’as- tum noltii.L’associazione Ruppietum spiralisèampiamen- sociazione Pistacio-Pinetum halepensis,nella subass. juni- te diffusa in tutta la regione mediterranea mentrepiù mar- peretosum.Sulle dune marittime di Portixeddu-Buggerru catamente termofila risulta essere l’associazione Ruppie- si rinviene invece un bosco a pino domestico (Pinus pi- tum drepanensis, principalmente distribuita negli stagni nea)spontaneo con esemplari anche secolari. La pineta a del Sud della Sardegna e della Sicilia occidentale. pino si colloca in rapporto con il bosco a Quercus calli- Un habitat prioritario che assume contatti con quello prinosdell’associazione Rusco aculeati-Quercetum callipri- lagunare è quello delle “steppe salate mediterranee”, co- niesi afferma quando si determina il forte degrado di ta- stituito da associazioni costiere mediterranee proprie del- le foresta a cui fanno seguito fenomeni di deflazione eo- le depressioni caratterizzate da elevata salinità, ricche in lica o di erosione dei versanti dunali. La direttiva habitat piante perenni che si sviluppano su suoli temporanea- considera importante la salvaguardia della vegetazione au- mente invasi dall’acqua salata ed esposti all’estrema ari- toctona a pini mediterranei su dune costiere e quella di dità estiva, che comporta la formazione di affioramenti origine antropica realizzata nell’ambito della lecceta (ha- di sale. In tali ambienti si sviluppano tipi di vegetazione bitat 22701). In effetti i rimboschimenti a prevalenza di attribuibili ai sintaxa: Limonietalia, Arthrocnemetalia (= pino d’Aleppo o di pino domestico sono molto diffusi Sarcocornietalia fruticosae), Thero-Salicornietalia e Sagi- lungo le coste basse e sabbiose italiane. netalia maritimae.Nel Nord Adriatico, nell’ambito della Nelle zone costiere sono frequenti anche aree laguna- regione bioclimatica temperata, la vegetazione di questo ri di estensione variabile che costituiscono ambienti as- habitat presenta alcune associazioni che evidenziano que- solutamente straordinari nei quali si sviluppano notevo- sto tipo di macroclima mentrealtre per contro rappresen- li varietà di vita animale e vegetale. Gli habitat presenti tano l’estrema espansione settentrionale di tipologie che in questi ecosistemi sono fortemente condizionati nelle sono prettamente mediterranee e addirittura termomedi- terranee come l’associazione Arthrocnemo macrostachyi- 1Vedi tabella 4.28 per la numerazione e denominazione ufficiale Halocnemetum strobilacei.Tra le associazioni a distribu- degli habitat. zione tipicamente temperata e soprattutto atlantica me- 210•STATODELLABIODIVERSITÀINITALIA rita una particolare menzione la presenza dell’associazio- thmummaritimum)eda numerose specie del genere Li- ne Limonio serotini-Spartinetum maritimae,in quanto in monium (= Statice) che differenziano numerosissime as- questa parte dell’Adriatico settentrionale Spartina mari- sociazioni endemiche diffuse lungo le coste della peniso- timatrova le uniche stazioni di distribuzione in Mediter- la e delle isole italiane. raneo. Dal punto di vista biogeografico particolarmente significativa è la vegetazione a Salicornia veneta, ritenuta Vegetazione forestale, boschiva e di macchia endemica di questo limitato settore anche se recenti se- Alle nostre latitudini il paesaggio vegetale interno, ri- gnalazioni la indicano per la località di S’Ena Arrubia, spetto alla linea di costa, è potenzialmente rappresentato nella Sardegna centro-occidentale (FILIGHEDDU et al., dalla foresta che senza soluzione di continuità occupereb- 2000). Nelle regioni a bioclima mediterraneo le succes- be il territorio situato al di sotto del limite altitudinale su- sioni e i tipi di comunità presenti negli ambienti laguna- periore del bosco. In realtà il territorio italiano è ricoper- ri risultano abbastanza uniformi. Per le aree costiere con to da boschi per circa 10 milioni di ha, pari al 30% del- macroclima termomediterraneo si può far riferimento al- l’intera superficie nazionale. Nel corso dei secoli le fore- la vegetazione degli stagni di Cagliari e più in generale a ste sono state infatti distrutte o fortemente modificate tutte le aree costiere della Sardegna meridionale. In que- tanto che attualmente a questo termine in senso stretto, ste l’associazione più diffusa è il Puccinellio festuciformis- inteso come formazione primigenia, non è assegnabile Sarcocornietum fruticosae,mentreabbondante risulta an- nessun sistema forestale italiano.Preferiamo pertanto par- che la presenza dell’associazione Arthrocnemo macrosta- lare di bosco e, ancor più spesso, di strutture meno evo- chyi-Halocnemetum strobilacei. Nei settori con substrato lute quali il prebosco o la macchia. più elevato si rinviene per contro la vegetazione ad Hali- I boschi nel nostro paese sono comunque aumentati mione portulacoidesqui riferibile all’associazione Cynomo- progressivamente, a partire dal 1940, a causa della perdi- rio coccinei-Halimionetum portulacoidis.Tra le praterie sa- ta d’interesse economico che ha riguardato sia i boschi sia late retrodunali sono riscontrabili formazioni dominate le praterie determinando il loro abbandono, con conse- da piante del genereLimoniumche vengono riferite alla guente recupero spontaneo della vegetazione, che affer- classe Salicornietea fruticosaeeall’ordine Limonietalia.Si mandosi ha sviluppato le associazioni previste nelle serie tratta di comunità molto rareche solitamente occupano di vegetazione. habitat estremamente ridotti. Le diverse formazioni forestali si differenziano in ter- La vegetazione terofitica annuale è data prevalentemen- mini floristici principalmente in base alla distribuzione tedal Salicornietum emerici,nelle vasche piatte spesso ri- in senso altitudinale, quindi in rapporto alle variazioni sultate dall’abbandono dell’attività di saline, o dall’asso- climatiche, a parità di zona fitogeografica e di natura del ciazione Suaedo maritimae-Salicornietum patulaepartico- substrato. larmente diffusa nelle raduredel Puccinellio festuciformis- La vegetazione boschiva e di macchia mediterranea è Sarcocornietum fruticosae. rappresentata in Italia dalle formazioni che vengono at- Per completare la rassegna della vegetazione costiera è tribuite alla classe Quercetea ilicische interessano sia le zo- necessario accennare, seppure brevemente, a quella che ne calde e aride del bioclima mediterraneo (infra e ter- colonizza i difficilissimi ambienti delle coste rocciose, a mo-mediterraneo) sia le più fresche e umide (meso-me- falesia. Sono insiemi di microhabitat variamente subor- diterraneo). Nelle prime zone bioclimatiche prevalgono dinati ai fattori ecologici che permettono l’impianto di le formazioni di macchia costituita da specie termofile, comunità vegetali diverse, condizionate dalla natura lito- dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia alterni,in cui si rinven- logica e geomorfologica del substrato, dalla micromorfo- gono la palma nana (Chamaeropshumilis), l’euforbia ar- logia che determina possibilità di accumulo di detriti e di borescente (Euphorbia dendroides), il lentisco (Pistacia len- suolo favorendo le comunità aeroaline e diversamente alo- tiscus), il the siciliano (Prasium majus), l’asparago bianco tolleranti, dalle formazioni terofitiche simili a quelle di (Asparagus albus). Sulle dune sono presenti le formazioni gariga e di macchia. La più tipica vegetazione di falesia è aginepri coccolone o turbinato, già ricordate, che appar- però quella che viene raggiunta direttamente dall’aerosol tengono all’alleanza Juniperion turbinatae, mentre solo marino e che si sviluppa nelle fessuredelle rocce assumen- nelle Isole Pelagie e nel settore meridionale dell’Isola di do pertanto il vero carattere di vegetazione alo-rupicola, Pantelleria e nel canale di Sicilia si trovano le macchie at- inquadrata nella classe Crithmo-Staticetea.Tale vegetazio- tribuibili all’alleanzaPeriplocion angustifoliae,aprevalen- ne è essenzialmente dominata dal finocchio di mare (Cri- te distribuzione Nord-africana, macchie che ospitano ra- FLORAEVEGETAZIONE•211 temente sui substrati calcarei mentre le seconde sono esclu- sive delle rocce cristalline. I boschi attribuiti a questa al- leanza contengono una consistente varietà di arbusti sem- preverdi quali le filliree (Phillyrea media,P. latifolia,P. an- gustifolia), il laurotino (Viburnum tinus), il terebinto (Pi- stacia therebintus), il mirto (Myrtus communis), ecc. Dif- fuse sono pure le liane quali lo stracciabraghe (Smilax aspera), la robbia (Rubia peregrina var. longifolia), le cle- matidi (ClematisflammulaeC. cirrhosa), ecc. Tra le prin- cipali associazioni di lecceta in Italia si hanno il Viburno tini-Quercetum ilicis,adistribuzione provenzale, che lam- bisce appena la riviera di ponente, il Cyclamino repandi- Quercetum ilicisdell’area tirrenica della penisola, l’Erico- Quercetum ilicisdei substrati cristallini dell’Italia meridio- nale. Sono inoltre presenti nel territorio italiano associa- zioni miste di sclerofille sempreverdi e caducifoglie, a pre- valente distribuzione adriatica: Fraxino orni-Quercetum ilicis,Ostryo-Quercetum iliciseCephalantherolongifoliae- Quercetum ilicis. Nelle zone submediterranee e temperate, che ricopro- no vaste superfici della penisola italiana, la vegetazione forestale risulta mista di caducifoglie e viene attribuita al- la classe Querco-Fagetea,ordine Quercetalia pubescentise alleanza Carpinion orientalis,aprevalente diffusione bal- canica. Nell’Appennino questa vegetazione comprende boschi a dominanza di carpino nero(Ostrya carpinifolia) e di roverella, spesso con carpinella (Carpinus orientalis) Fig. 4.64 - La periploca minore (Periploca laevigatasubsp.angustifolia) eacero d’Ungheria (Acer obtusatum). partecipa alla costituzione di rarissimi lembi di macchia che in Italia Sui suoli acidi dell’Italia centro-meridionale si rintrac- si rinvengono solo nelle isole del canale di Sicilia (foto di E. Biondi). ciano le associazioni forestali dell’alleanza Teucrio siculi- Quercion cerridische comprende i boschi a cerro (Quer- re specie quali la periploca minore (Periploca laevigata cus cerris)eafarnetto (Q.frainetto). subsp. angustifolia)(Figura 4.64) e la spina santa insula- Il piano di vegetazione montano è dominato dalla po- re (Lycium intricatum)con le associazioni Periploco angu- tenzialità per i boschi di faggio (Fagus sylvatica)che nel- stifoliae-Juniperetum turbinataeePeriploco-Euphorbietum l’Appennino centro-settentrionale si fanno riferire all’al- dendroidis.Questa vegetazione è legata al piano inframe- leanza balcanica Aremonio-Fagiondella quale si individua diterraneo e ha quindi una distribuzione estremamente la suballeanza Cardamino kitaibelii-Fagenion sylvaticae, limitata nel nostro paese mentre più diffuse sono le mac- mentre nell’Appennino centro-meridionale è presente l’al- chie del piano bioclimatico termomediterraneo, attribui- leanza endemica Geranio versicoloris-Fagion sylvaticae. bili principalmente all’alleanza Oleo-Ceratonionche pren- I boschi della suballeanza Cardamino kitaibelii-Fage- de il proprio nome dall’olivastro (Olea europaeavar. syl- nionaSud dell’Appennino emiliano perdono buona par- vestris)edal carrubo (Ceratonia siliqua). La direttiva ha- te della componente floristica differenziale e si colloca- bitat non indica per le macchie termofile e aridofile nes- no, in forma relittuale, nelle porzioni sommitali dei ri- sun tipo di habitat prioritario determinando una grave lievi dell’Appennino umbro-marchigiano e abruzzese. È lacuna, soprattutto per le formazioni dell’alleanza Peri- in questi tratti dell’Appennino che si determina la zona plocion angustifoliae che sono molto rareed estremamen- di tensione tra le faggete meridionali dell’alleanza Gera- te localizzate nel nostro paese. I boschi del piano biocli- nio versicoloris-Fagion e quelle dell’Aremonio-Fagion. Il matico meso-mediterraneo sono per lo più costituiti da contatto con le prime si individua per la presenza delle leccete e da sugherete. Le prime si localizzano indifferen- specie caratteristiche: Lathyrus venetus,Cyclamen hederi-
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