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Comunità di ricerca filosofica e formazione. Pratiche di coltivazione del pensiero PDF

344 Pages·2011·1.768 MB·Italian
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Impariamo a pensare Collana diretta da A. Cosentino, M. Santi, M. Striano Antonio Cosentino, Stefano Oliverio Comunità di ricerca filosofica e formazione Pratiche di coltivazione del pensiero Liguori Editore Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore (http://www.liguori.it/areadownload/LeggeDirittoAutore.pdf). Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qualsiasi forma, all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmissione radiofonica o televisiva, alla registrazione analogica o digitale, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet sono riservati. La riproduzione di questa opera, anche se parziale o in copia digitale, fatte salve le eccezioni di legge, è vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Liguori Editore Via Posillipo 394 - I 80123 Napoli NA http://www.liguori.it/ © 2011 by Liguori Editore, S.r.l. Tutti i diritti sono riservati Prima edizione italiana Dicembre 2011 Cosentino, Antonio : Comunità di ricerca filosofica e formazione. Pratiche di coltivazione del pensiero/Antonio Cosentino, Stefano Oliverio Impariamo a pensare (Philosophy for Children) Napoli : Liguori, 2011 ISBN-13 978 - 88 - 207 - 5522 - 5 1. Pratica filosofica 2. Educazione del pensiero, Philosophy for Childeren I. Titolo II. Collana III. Serie Aggiornamenti: ————————————————————————————————————— 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 Indice Introduzione VII PARTE PRIMA La comunità di ricerca filosofica come istanza etica Premessa: Pratica filosofica e comunità 1 Capitolo I: Comunità 1. Gemeinschaft e Gesellschaft 9 2. Comunità come con-essere 23 3. Pratica e comunità di pratica 36 Capitolo II: La comunità di ricerca 1. La “comunità di ricerca”: origine e senso 51 2. L’organizzazione che apprende 62 3. Il paradosso della pratica riflessiva 68 Capitolo III: Comunità di ricerca filosofica 1. Filosofia come pratica sociale 77 2. Il setting della CdRF 89 3. Philosophy for children e Philosophy for community 101 Bibliografia 111 PARTE SECONDA La comunità di ricerca filosofica come istanza educativo-politica Premessa: La ricostruzione pedagogica della civitas. Lipman tra Platone e Dewey 119 Capitolo I: Il con-filosofare educante di Socrate e l’Acca- demia come Bund filosofico-educativo 1. La dinamica erotico-educativa della ricerca filosofica “sulla strada per la piazza” 129 2. L’Accademia come Bund del con-filosofare 164 VI CdRF: pratiche di coltivazione del pensiero Capitolo II: La comunità di ricerca come progetto politico- educativo in John Dewey 1. Il misreading deweyano di Platone: la community of inquiry come spazio della educazione democratica 189 2. L’educabilità del pensiero oltre la ‘coibentazione’ epistemo- logica della modernità 216 Capitolo III: Un modo socratico di andare oltre Dewey: la comunità di ricerca filosofica di Matthew Lipman 1. Tra Socrate e Peirce: la comunità di ricerca filosofica come dispositivo educativo-politico 259 2. Indagine (filosofica) come vita sociale 286 Bibliografia 317 Introduzione Gli autori di questo lavoro si sono trovati a condividere una domanda, una domanda che ha preso forma a partire da una pratica condivisa, la pratica del confilosofare in quel- la “comunità di ricerca” che costituisce la cifra di tutto il progetto conosciuto con la denominazione di Philosophy for children (P4C). L’emergere della domanda e il suo assillo ha fatto da campanello di allarme per il pensiero riflessi- vo, quel genere di attività che la P4C pone al primo posto nella sua agenda e nell’ordine delle sue finalità. È questo che vuole essere questo lavoro: una prova di riflessività che, in quanto tale, è orientata a ri-pensare il piano e gli oggetti dell’esperienza e dell’agire; a ripensarla, ora, in una pratica di costruzione di senso, di orientamento rispetto a una cornice – da cercare ma anche da costruire – e rispet- to a coordinate che aiutino a indicare un posizionamento riconoscibile. Siamo ben consapevoli che la riflessione sulla pratica non sostituisce la pratica in questione, ma, anzi, in un certo senso, la tradisce e, nello stesso tempo, la traduce nelle diverse operazioni che sono il contenuto di questo libro. Ma veniamo alla domanda. Essa si presenta con tutti gli attributi più classici della domanda filosofica: Che cos’è una comunità di ricerca filosofica (CdRF)? Il “che cos’è?” (tì estí) evoca, infatti, la ricerca di un universale, di un’essen- za, di un’invariante da isolare e descrivere a fronte della contingenza del molteplice, di una classe a cui ricondurre, con una definizione, la serie dei casi particolari. Ora, se la domanda l’avessimo intesa in questi termini, dovremmo dichiarare il fallimento della nostra impresa. In realtà, noi non la abbiamo intesa in questo senso. Alla luce del nostro tentativo di risposta, si potrebbe qualificare la prospettiva VIII CdRF: pratiche di coltivazione del pensiero adottata per certi versi come ricerca di “somiglianze di fa- miglia” e, per altri, come scavo genealogico. Resta il fatto che la comunità di ricerca filosofica, nella forma e nelle specifiche modalità di base che provengono dalla pratica della P4C, rappresenta una qualche forma di atopìa, che lascia irrisolto un margine di inclassificabilità rispetto ai generi già definiti e conferma, nello stesso tempo, il suo carattere di sfida e, pertanto, di utopìa. D’altra parte è abbastanza evidente come lo stesso co- strutto linguistico di comunità di ricerca filosofica com- porti un tale livello di complessità da scoraggiare subi- to qualunque promessa di definizione e di classificazione sbrigative. Ognuno dei termini che lo compongono, anche presi isolatamente, rinviano a una polisemanticità che è connessa a un’ampia varietà di contesti d’uso e, sul piano dell’analisi teorica, a lunghe storie di ricerca e di riflessione che investono la sociologia e la psicologia sociale, gli studi sull’organizzazione e sulla comunicazione, l’epistemologia, la sociologia della conoscenza, la pedagogia e la filosofia, per elencare solo i principali campi di sapere in cui questo costrutto può trovare elementi di analisi, di comparazione, di interpretazione e di spiegazione. Il livello di complessità è destinato, poi, a elevarsi di fronte al progetto di intrec- ciare questi termini e i loro rispettivi campi di significato in una gestalt capace di tenerli insieme in modo sistemi- co e dinamico. Si impone, allora, una prospettiva che non può essere lineare e classificatoria, ma circolare e variata nelle strategie euristiche: dall’interrogazione puntuale dei testi all’esplorazione dei luoghi più significativi delle let- terature di pertinenza, dalle descrizioni della pratica alla valutazione delle proiezioni socio-culturali di essa, dalla comparazione critica delle categorie disponibili all’assaggio di composizioni teoriche da mettere alla prova. L’indagine si colloca all’interno di un orizzonte nitida- mente pedagogico, non solo perché Matthew Lipman e Ann Sharp hanno ideato la CdRF – con un’inventiva appropria- zione di un costrutto originariamente peirceano – all’in- terno di una riflessione su come ricostruire/trasformare le Introduzione IX pratiche educative ma, soprattutto, perché nell’esplorazio- ne della CdRF ne va di un ri-pensamento dell’educazione quale volano di emancipazione umana e perfezionamento della democrazia come forma di vita. C’è una peculiare ambivalenza nella CdRF: da una parte, essa è un setting e un modo di esercitare la pratica della P4C; dall’altra ha la vocazione a porsi come possibile modello di ristruttura- zione dei modi di organizzazione della vita sociale e delle forme di partecipazione democratica. Il termine medio è rappresentato dall’ambizione di trasformare i contesti an- zitutto formali (le classi) ma anche non-formali e informali dell’educazione in comunità di ricerca filosofica, così da favorire l’emergere di una Grande Comunità di Ricerca, secondo quella dinamica fra il livello locale e il livello glo- bale che già Dewey aveva individuato. Con ciò non si vuole indulgere a un eccesso di pedagogizzazione, all’idea cioè che spetta alla sola innovazione pedagogica la soluzione dei molti problemi che affliggono le nostre società in questa alba fosca di millennio. Ma è certo che lo smorzarsi della tensione etica e civile, l’appannarsi della democrazia e – nel contempo – il desiderio di partecipazione che rischia soven- te di assumere forme facilmente manipolabili in termini di populismo ovvero di radicalismo inconcludente richiedono una risposta (anche) pedagogica: e la CdRF si offre come la riproposizione – negli attuali scenari – dell’idea che la coltivazione del pensiero critico e riflessivo sia una via mae- stra per una convivenza interumana più giusta e avanzata e per una vita degna di essere vissuta. In questo senso, l’orientamento fondamentalmente pe- dagogico della nostra ricerca non esclude contributi pro- venienti da altri campi di sapere ma non esclude neanche una presa di posizione rispetto alla stessa pedagogia, ri- spetto alle sue legittimazioni e ridefinizioni a fronte delle sfide che la complessità e la globalizzazione impongono alla riflessione in vista dell’educazione a nuove forme e dimensioni della cittadinanza, a nuove forme e stili di vita che la multiculturalità fa transitare da un contesto a un altro, alla stessa logica di sviluppo della conoscenza tra X CdRF: pratiche di coltivazione del pensiero contestualizzazione, decontestualizzazione e transconte- stualizzazione; processi che difficilmente potranno essere controllati e governati dall’alto come è successo all’inter- no degli stati nazionali della modernità. Pratiche come la riflessività, la capacità di dialogo, l’auto-critica, la relazio- ne di riconoscimento reciproco nella differenza, l’impegno comune a immaginare mondi migliori e a cominciare a costruirli insieme sono alcuni dei dispositivi e delle risorse di una traiettoria formativa che la pedagogia in primis contribuisce a capitalizzare. Nella nostra ricerca abbiamo messo in gioco diversi au- tori, ascoltando la loro lezione, ma, soprattutto, cercando di dialogare con loro nel seguire un percorso definito stra- da facendo, sempre aperto all’inaspettato, alla scoperta e all’invenzione; un cammino che non si conclude con questa pubblicazione; che, anzi, grazie ad essa ci auguriamo possa proseguire, arricchendosi di altre voci e altri contributi. Gli autori

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