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Compendio di storia della letteratura italiana. Cinquecento, Seicento, Settecento PDF

544 Pages·1965·32.764 MB·Italian
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Preview Compendio di storia della letteratura italiana. Cinquecento, Seicento, Settecento

NATALINO SAPEGNO COMPENDIO DI :·;STO.RIA DELLA LETTERATURA ITALIANA VOLUME II Cinquecento, Seicento, Settecento / ,,. « LA NUOVA ITALIA » EDITRICE FIRENZE COMPENDIO DI STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA NATALINO SAPEGNO COMPENDIO DI STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA VOLUME II Cinquecento, Seicento, Settecento « LA NUOVA ITALIA» EDITRICE FIRENZE 1" edizione: aprile 1941 Nuova edizione riveduta e aggiornata: luglio 1964 2• ristampa: ottobr~ 1965 PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Printed in Italy © Copyright 1941 & 1964 by « La Nuova Italia» Editrice, Firenze CAPITOLO 1 IL RINASCIMENTO 1. L'eredità dell'umanesimo e la nuova cultura. Il Cinquecento raccoglie i frutti della lunga e laboriosa vi gilia umanistica e li conduce a splendida maturazione. In esso tutte le aspirazioni e le tendenze della rinnovata cultura - l'ap profondito e raffinato gusto artistico, la piu libera e mondana filosofia, l'umanità piu espansiva e cordiale degli affetti, il senso fortissimo della dignità e della potenza creatrice dell'uomo, l'esi genza di una norma decorosa di vita e di un'alta stilizzazione let teraria, trovano la loro pienezza, e anche, in un certo senso, il loro esaurimento. Nella mirabile fioritura di poesia e d'arte e di pensiero del secolo XVI in Italia - che ha offerto, con Ariosto e Tasso, Raffaello e Michelangelo, Correggio e Tiziano, Machia velli e Galilei ( e intorno ad essi tanti minori letterati ed artisti, storici e uomini di scienza: minori, ma non di rado cosi interes santi), tutta una serie di maestri e di modelli alla risorgente civiltà europea - è nascosto infatti un principio di decadimento. Deca dimento non dell'arte e della poesia in sé, ma della civiltà e della cultura in cui l'arte e la poesia trovano le loro condizioni storiche d'esistenza. In quella stessa straordinaria abbondanza di attività letteraria ed artistica, a tratti insigne e quasi sempre pregevole, c'è come il senso delle età estreme dello spirito, fatte di raffinatissima esperienza e di consumata saggezza, e già tutte piene di un pre sentimento di prossima morte. Il classicismo, che è come il segno intorno a cui potrebbe raccogliersi una cosi ricca e varia operosità intellettuale, è al tempo stesso l'indice della sua compiuta ma turità e del suo perfetto equilibrio, e il sintomo della sua debolezza I. IL RINASCIMENTO segreta, della necessità cioè, per ora non avvertita, ma già latente, di nuove correnti che sopravvengano a turbare e modificare l'at mosfera luminosissima e pur corrotta e stagnante. Vero è che questi segni di decadimento rimangono per ora nascosti, e, se pur si deve tenerne conto, sarebbe ingiusto per altro insistere troppo su di essi e dipingere il Rinascimento, sulle orme degli storici romantici, come un'età di corruzione e di impoverimento delle basi etiche e civili su cui si regge la cultura, e la vita stessa, delle nazioni. È opportuno piuttosto mettere in rilievo la saggezza e l'equilibrio con cui gli uomini del secolo XVI si mostrarono ca paci di assorbire gli ammaestramenti dell'umanesimo, non già per farne materia di una sapienza arida e inerte, si per farne sostanza e impulso di una cultura nuova, materiata di tradizioni illustri e pur tutta viva e moderna. Si spegne intanto rapidamente ( continuando un processo già iniziato negli ultimi anni del secolo precedente) l'illusione di ri creare sul modello degli antichi una nuova letteratura in lingua latina; mentre lo studio, che perdura assiduo, degli scrittori clas sici e l'esercizio medesimo, non mai interamente abbandonato, di imitarli e riprodurne nel loro eloquio le perfette cadenze si rivelano sempre piu per quello che essi sono in effetto, un utile tirocinio di lingua e di stile. Mu.(~re, sebbene non subito, il mito ciceroniano (distrutto e messo in ridicolo nel 1528 dalla polemica arguta di ERASMO DA ROTTERDAM), ma restano i frutti essen ziali dell'educazione greco-latina, visibili in varia forma e misura nel Bembo e nell'Ariosto, nel Machiavelli e nel Guicciardini; men tre si continua, sebbene affievolita e meno ricca di entusiasmo, l'altra fondamentale corrente dell'umanesimo, e cioè la tradizione degli studi filologici, negli scritti dei fiorentini PIER VETTORI (1499-1585) e VINCENZO BoRGHINI (1515-1580), dotto illustra tore il primo di testi greci e latini, attento studioso l'altro della lingua, delle tradizioni e delle costumanze fiorentine e ~ditore accurato e intelligente interprete delle opere letterarie volgari dei primi secoli; nel gusto collezionistico di FULVIO ORSINI (1529- 1600), adunatore infaticabile di manoscritti, libri, monete, iscri zioni, statue, che lasciò morendo alla Biblioteca Vaticana; nella 2 1. L'EREDITA DELL'UMANESIMO E LA NUOVA CULTURA erudizione archeologica del veronese ONOFRIO PANVINIO (1529- 68); nelle scritture storiche, fondate sulla conoscenza diretta delle fonti, cronache e documenti d'archivio, e redatte con raro acume critico dal modenese CARLO SIGONIO ( 1524-84: De regno Italiae, dalla venuta dei Longobardi al 1286 ), del leccese SCIPIONE AM MIRATO (1531-1601: Storie fiorentine dalle origini al 1574) e del cardinale CESARE BARONIO da Sora (1538-1607: Annales ecclesia stici, dalle origini della chiesa fino al 1198). La varia letteratura umanistica in lingua latina continua si, specie nella prima metà del secolo, sui moduli consueti, ma in tono minore e per cosi dire in margine. Il copioso epistolario del BEMBO rinnova, non senza vivacità, i temi e gli schemi dell'epi stolografia quattrocentesca. L'Historia veneta dello stesso Bembo e piu le Historiae sui temporis e gli Elogia virorum illustrium di PAOLO GIOVIO (1483-1552) da. Como ripetono, nell'età del Ma chiavelli, i caratteri della storiografia umanistica, con intendimenti assai piu letterari che scientifici, ma anche con molta finezza di analisi psicologica e vivacità e scioltezza narrativa. Il cremonese MARCO GEROLAMO VrnA (m. 1566), nella sua Christias, poema in sei libri sulla vita di Gesu, continua gli spiriti e le forme del De partu Virginis del Sannazaro, con una eìeganza dì modi vir giliani non meno squisita, e forse piu sobria e pura; mentre con lo Scacchia ludus ( descrizione di una partita a scacchi fra Apollo e Mercurio) e con i due libri sulla coltura del baco da seta (Bom byces) si rifà in parte ai modelli del Pontano e promuove il gusto, che ebbe poi grande fortuna, dei poemi descrittivi e didascalici, di cui l'esempio piu elegante e piu comunemente noto è forse la Sy philis sive de morbo gallico del medico veronese GIROLAMO FRA CASTORO (m. 1553 ). Meno elegante, ma notevole come documento di un forte e polemico sentimento religioso, è lo Zodiacus vitae del ferrarese MARCELLO PALINGENIO STELLATO (1535). Né minore è, nel primo cinquantennio del secolo, la fioritura della lirica la tina, alla quale si dedicano, come ad un nobile esercizio di stile, con maggiore o minor fortuna, quasi tutti gli scrittori la cui fama è piuttosto raccomandata ad opere in volgare: tra gli altri il Bembo, l'Ario~to, il Molza, il Castiglione, il Berni. Ne fanno oggetto di uno 3 I. IL RINASCIMENTO studio piu esclusivo alcuni letterati di vena piu tenue e di animo piu umbratile: come il veneziano ANDREA NAVAGERO (1483-1529), MARCANTONIO FLAMINIO di Serravalle nel Trevisano ( 1498-1550) e GIOVANNI CoTTA di Vangadizza presso Legnago (1480-1510), che trattano con estrema perizia i consueti temi idillici voluttuosi epigrammatici. Già nella seconda metà del secolo tuttavia la lirica latina è in rapido declino (anche se continuerà nel Sei e nel Settecento una sua vita stentata e sempre piu grama nelle esercitazioni scolastiche dei collegi e dei seminari). La varia letteratura umanistica in lingua latina ha già esaurito da tempo del resto la sua importante funzione storica, e sta per assumere quell'aspetto (che ha poi serbato fìno ai giorni nostri) di veneranda reliquia, cui la pia consuetudine vuole si continui a tributare un culto sempre piu freddo e lontano, anche quando negli animi sia venuto meno per sempre l'antico fervore. L'esercizio dell'imitazione umanistica e gli studi filologici non sono già piu nel Cinquecento la sostanza e il fìne, bensi gli strumenti e le basi della nuova cultura, la quale non vuole più essere appan naggio di una ristretta categoria di chierici e di dotti, ma ambisce a farsi sempre piu laica, a diventar possesso comune, dottrina dif fusa, principio di civiltà e indirizzo di costume per tutti, sia pure senza rinunziare alle recenti conquiste di eleganza e di raffinatezza. Spenta, o almeno assai affievolita, l'illusione di restaurare nelle sue forme ormai immobili e perfette la latinità, la letteratura in vol gare riacquista ( e sarebbe forse piu esatto dire che finalmente ac quista) piena coscienza del proprio valore e tende sempre piu ad assorbire in sé quelle qualità di disciplina e di armonia, di ordine e di architettura, che sono il pregio delle letterature classiche. In questa volontà di adeguarsi, con mezzi nuovi e moderni, alla ammi rata perfezione dei modelli classici trovano la loro ragion d'essere cosi le appassionate discussioni sulla lingua (intese a fornire allo strumento delle conversazioni letterarie stabilità, unità, chiarezza e precisione di norme lessicali e grammaticali), come la varia trat tatistica sui generi artistici, per mezzo della quale si procura di di sciplinare la lirica, la commedia, la tragedia, il poema epico, ecc., attribuendo ad essi regole altrettanto rigide e severe quanto quelle 4

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