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commento testuale ai frammenti di epicarmo PDF

708 Pages·2017·4.24 MB·Italian
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DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI UMANISTICI – INDIRIZZO FILOLOGIA CLASSICA – Ciclo XXIX Tesi di dottorato COMMENTO TESTUALE AI FRAMMENTI DI EPICARMO Realizzata in cotutela con l’Université SHS Lille 3 di Lille (Francia) Dottoranda: SARA TOSETTI Relatore per l’Università di Trento: PROF. GIORGIO IERANÒ Relatrice per l’Università di Lille 3: PROF.SSA ANNE DE CREMOUX Coordinatrice del dottorato per l’Università di Trento: PROF. SSA ELVIRA MIGLIARIO Coordinatrice del dottorato per l’Università di Lille 3: M.ME CATHERINE MAIGNANT Anno accademico 2016-2017 INDICE PREMESSA............................................................................................................. ....................... p. 1 PARTE I : INTRODUZIONE………………………………………………………………………………… ................ p. 3 1. Status quaestionis…………………………………………………………………………………………....................... p. 3 1.1. Il problema del corpus epicarmeo………………………………………………………………. ......... p. 4 2. Metodologia………………………………………………………………………………………………. ....................... p. 7 3. Epicarmo nella Sicilia di V secolo a.C. ………………………………………………………. ...................... p. 9 3.1. Le origini di Epicarmo………………………………………………………………………………. ........... p. 9 3.2. La cornice culturale di Siracusa e della Sicilia nel VI-V secolo a.C. …………… ........ p. 12 3.3. Le fonti che trasmettono i frammenti di Epicarmo………………………………….. .......... p. 25 PARTE II : INTERPRETAZIONE CRITICA............................................................ ....................... p. 28 4. Le opere di Epicarmo………………………………………………………………………………….. ..................... p. 28 4.1. Titoli, tematiche e struttura delle commedie……………………………………………. ......... p. 35 4.1.1. I titoli delle commedie e la relazione tra il titolo e i personaggi………… ......... p. 35 4.1.2. Tematiche e argomenti portati in scena……………………………………………… ......... p. 36 4.1.3. La struttura delle commedie epicarmee……………………………………………… ......... p. 39 4.2. Metrica…………………………………………………………………………………………………………. ....... p. 41 4.3. Il problema del coro in Epicarmo………………………………………………………………. ......... p. 42 5. Parodia e travestimento……………………………………………………………………………. ....................... p. 51 6. Catalogo e lista…………………………………………………………………………………………… ...................... p. 58 7. Il tema gastronomico………………………………………………………………………………… ....................... p. 63 8. La lingua di Epicarmo……………………………………………………………………………….. ....................... p. 70 8.1. Il dialetto dorico nei testi epicarmei………………………………………………………… ................ p. 71 8.2. L’ipotesi di Andreas Willi: il siracusano parlato…………………………………………………….. . p. 77 8.3. Giochi di parole, doppi sensi e modi di dire.……………………………………………. ................ p. 81 PARTE III : COMMENTO TESTUALE AI FRAMMENTI DI EPICARMO…………......................... p. 85 CONCLUSIONE……………………………………………………………………………………………………… ............ p. 657 APPENDICE................................................................................................................ ................... p. 659 Gli Pseudepicharmeia BIBLIOGRAFIA......................................................................................................... ..................... p. 666 PREMESSA Il mio interesse per Epicarmo è nato durante un corso magistrale di storia della lingua greca a Venezia: un approccio metodologico nuovo, unito alla capacità di coinvolgimento dell’insegnante e all’argomento mai affrontato prima mi hanno aperto gli occhi sulla diversità linguistica dei dialetti greci. In seguito, la curiosità mi ha spinto a studiare un autore dorico ancora poco conosciuto ed Epicarmo ben si prestava a questo scopo. L’approccio linguistico ha caratterizzato la mia tesi magistrale, nella quale ho preso in esame le caratteristiche linguistiche dei frammenti epicarmei spurii per verificare quanto fossero distanti da quelle dei brani autentici. Ciò ha reso necessaria la lettura dei frammenti comici genuini, anche se in maniera superficiale. A mano a mano che la confidenza con i testi autentici cresceva, si moltiplicavano anche le domande: perché Epicarmo decise di scrivere commedie in dorico? Il suo modo di fare commedia era uguale a quello che conosciamo dalla commedia attica? Che personaggi portava in scena? Si tratta già di stereotipi o sono piuttosto archetipi? La sua lingua si avvicina alla lingua parlata in città o ne riproduce peculiarità grammaticali, al pari di quanto succede per Aristofane? Questa tesi mi ha dato la possibilità di soddisfare le curiosità iniziali e di conoscere un autore particolarmente dotato e brillante, al pari dei più noti commediografi attici. Ho concepito questo lavoro come una ricerca su Epicarmo e la sua idea di commedia e spero possa essere d’aiuto per chi si trovi ad affrontare il tema delicato della commedia dorica. Numerose sono le persone che vorrei ringraziare per aver contribuito, in un modo o nell’altro, a farmi crescere e a far progredire questo lavoro. In primo luogo i miei relatori di tesi, il Professor Giorgio Ieranò e la Professoressa Anne de Cremoux, i cui suggerimenti e commenti hanno donato al testo una struttura omogenea e ben delineata, ricca di informazioni. In secondo luogo, desidero ringraziare la Professoressa Lucía Rodríguez- Noriega Guillén, che mi ha incoraggiato regalandomi la sua edizione ad Epicarmo e permettendomi di studiare il commediografo quando ancora il testo non era presente nella biblioteca veneziana. Molti altri studiosi hanno fornito un contributo importante al mio lavoro: la Prof.ssa Olga Tribulato, che mi ha sostenuto dal principio, il Prof. Andreas Willi, che ha dato risposta alle domande sulla lingua di Epicarmo, il Prof. Eric Lhôte, che mi ha dato suggerimenti su alcune questione linguistiche. Un ringraziamento speciale va a 1 Caroline Taillez, che mi ha permesso di consultare qualunque libro mi servisse, a Xavier, Léna, Sarah, Flora, Julie, Nicolas, Élisabeth et Josè, per avermi fatta sentire a casa. Grazie alla mia famiglia e agli amici per aver sempre creduto in me. Grazie a Giuliano, i cui sorrisi risolvono ogni dubbio. 2 PARTE I : INTRODUZIONE 1. Status quaestionis Lo studio della commedia greca si è occupato prevalentemente di quella nata in ambiente attico, perché di essa si è conservato un numero maggiore di testi. Lo sviluppo dell’atticismo durante il I secolo a.C., infatti, tutelò la purezza del dialetto attico, e di conseguenza privilegiò la diffusione delle opere composte in quella lingua1. Ciò ha incoraggiato, ad esempio, l’approfondimento e l’esame accurato delle opere di Aristofane, l’autore della commedia greca arcaica tuttora meglio conosciuto. Oltre al contenuto dei testi, gli studiosi hanno analizzato ovviamente anche la lingua, procedendo grosso modo in tre direzioni: lo studio del dialetto attico di V secolo a.C. (di cui Aristofane è considerato la fonte principale, in quanto si suppone che la lingua comica sia più vicina al parlato); lo studio delle caratteristiche precipue dello stile comico aristofanesco (ad esempio, dei neologismi comici o della parodia della poesia alta in commedia); in tempi più recenti, lo studio in chiave socio-linguistica (se la variazione linguistica testimoniata dalla commedia aristofanea può dare un’idea della variazione linguistica nell’Atene ‘reale’ e della correlazione tra forme linguistiche e determinati gruppi sociali, quali le donne, gli anziani, gli intellettuali, ecc.). Gli studiosi si sono concentrati per esempio sull’analisi della stereotipizzazione comica dei personaggi2, sulla parodia nei confronti di correnti filosofiche contemporanee, sull’uso di termini tecnici3 e sulla creazione ex novo di vocaboli4. Una sintesi di questi approcci, e un’analisi socio-linguistica della variazione linguistica in Aristofane, è rappresentata dalla monografia di Willi The languages of Aristophanes5. Al contempo, però, è necessario sottolineare l’importanza che ebbe, a sua volta, la commedia dorica nel panorama culturale greco di VI-V secolo a.C. Alcune fonti antiche 1 Sul problema della selezione delle opere e del consolidamento del canone comico, cfr. Csapo 2000, 115- 133. 2 Sulla stereotipizzazione dei personaggi, vd. a solo scopo esemplificativo Foley 1981, che esamina il concetto di donna nel teatro ateniese; Imperio 1998, 43-130 che prende in considerazione la figura dell’intellettuale nella commedia greca; più recentemente, cfr. Orfanos 2006, che studia le classi d’età dei personaggi maschili nella commedia. 3 Denniston 1927, 113-121; Miller 1945, 74-84; Byl 1990, 151-162 e Nieddu 2001, 199-218 analizzano la terminologia tecnica adoperata da Aristofane nella caratterizzazione dei personaggi. 4 Noël 1997, 173-184. 5 Willi 2003. 3 (Aristotele ad esempio, ma anche Temistio6 e la Suda7) fanno risalire la nascita della commedia proprio nell’Occidente greco, in particolare nell’isola siciliana: διὸ καὶ ἀντιποιο\νται τ]ς τε τραγῳδίας καὶ τ]ς κωμῳδίας οἱ ∆ωριεhς (τ]ς ἐν κωμῳδίας οἱ Μεγαρεhς, οἵ τε ἐντα\θα ὡς ἐπὶ τ]ς παρ’ αὐτοhς δημοκρατίας γενομένης, καὶ οἱ ἐκ Σικελίας, ἐκεhθεν γὰρ tν Ἐπίχαρμος ὁ ποιητὴς, πολλy πρότερος ὢν Χιωνίδου καὶ Μάγνητος)8. “Anche per questo motivo, i Dori rivendicano l’invenzione della tragedia e della commedia (la commedia la rivendicano i Megaresi di qui, affermando che essa nacque durante la democrazia presso di loro, e i Megaresi di Sicilia: da lì infatti proveniva il poeta Epicarmo, che era di molto precedente a Chionide e Magneto”. Inoltre, l’inventore di questo genere letterario è stato spesso identificato con il commediografo siciliano di V secolo Epicarmo9. Su di lui sono stati scritti numerosi libri e pubblicate quattro edizioni critiche: la più antica, di Kaibel, nel 1899; la seconda è stata edita da Olivieri nel 1946; la terza nel 1996 dalla studiosa spagnola Rodríguez-Noriega e la più recente nel 2001, edita da Kassel e Austin. Lo studio sulla commedia di Epicarmo, però, ha trovato un grande ostacolo nella scarsa quantità di frammenti superstiti. A ciò si deve aggiungere il problema degli scritti spurii, che sono stati attribuiti al comico siciliano nel corso del tempo e che saranno qui trattati in appendice. 1.1. Il problema del corpus epicarmeo Nell’edizione di Kassel-Austin, che costituisce la base di partenza di questa ricerca, il corpus dei testi di Epicarmo è composto da 239 frammenti comici autentici (che si possono o meno ricondurre ad una determinata commedia) e da 61 frammenti collocati sotto la categoria Pseudepicharmeia. Questi ultimi sono brani che le fonti antiche associano al nome 6 Them. Or. 27, 337b: καὶ κωμῳδία τὸ παλαιὸν ἤρξατο μὲν ἐκ Σικελίας - ἐκεhθεν γὰρ ἤστην Ἐπίχαρμός τε καὶ Φόρμος. 7 Sud. ε 2766: Ἐπίχαρμος ὃς ε(cid:137)ρε τὴν κωμῳδίαν ἐν Συρακούσαις ἄμα Φόρμῳ. 8 Arist. Po. 1448a 29-34. 9 Cfr. Sud. ε 2766; Theoc. Ep. 18, 1-2; Luc. Macr. 25; Anon. De com. 9 p. 7; Arist. Po. 1449b 5. 4 di Epicarmo ma di cui non è certa l’autenticità a causa del contenuto trattato o della presenza di elementi linguistici diversi da quelli che caratterizzano i testi autentici. In un primo momento, l’attenzione degli studiosi si è concentrata proprio sui frammenti che Kassel e Austin hanno catalogato come spurii, ed in particolare su quelli cosiddetti ‘filosofici’ (frr. 275-280 K.-A.), che lo storiografo siciliano di IV secolo a.C. Alcimo attribuì ad Epicarmo per dimostrare la dipendenza di Platone dal comico siciliano. Già Diels, nella prima edizione dei Presocratici del 1903, includeva tali brani epicarmei all’interno della filosofia presocratica. Alla traduzione tedesca, egli associò una breve descrizione sull’autenticità di tali frammenti. I legami tra questi frammenti ex Alcimo e la scuola pitagorica sono stati oggetto di ricerca da parte di due studiosi italiani del primo Novecento, Pascal e Rostagni. Essi hanno cercato di dimostrare la vicinanza di tali brani epicarmei al pensiero pitagorico, facendo leva in particolare sui frammenti 275 e 276 K.-A., in cui pare mostrarsi maggiormente l’influsso filosofico. In tempi recenti, i frammenti ‘filosofici’ di Epicarmo sono stati esaminati accuratamente dallo spagnolo Álvarez Salas, che ha dedicato loro tre articoli10. Egli, tralasciando in parte l’aspetto linguistico, si è occupato di quello filosofico, ed ha messo in evidenza molti elementi del pensiero presocratico che il comico siciliano potrebbe aver preso a prestito. Dal punto di vista linguistico, Crönert fu il primo a commentare il dialetto impiegato da Epicarmo, ma il suo lavoro interessò soltanto alcuni brani del comico11. Ora l’opera più completa a proposito è Sikelismos di Andreas Willi, pubblicata nel 2008: essa prende in considerazione la letteratura siciliana da Stesicoro a Gorgia (quindi dal VI al V secolo a.C.), passando per Epicarmo ed Empedocle. Il lavoro dello studioso svizzero propone una nuova tesi secondo cui il comico siciliano avrebbe adoperato nelle proprie opere il siracusano parlato nel V secolo a.C. La novità della tesi di Willi sta nella metodologia impiegata: lo studioso, infatti, cerca di ricostruire quale fosse il siracusano parlato ai tempi di Epicarmo prendendo in esame proprio la lingua dei suoi frammenti12. In tempi recenti si osserva un’attenzione crescente nei confronti del commediografo e dei suoi frammenti autentici, i quali vengono presi in considerazione sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista esegetico. Studiose quali Kathryn Bosher13, Kathryn 10 Álvarez Salas 2007a, 23-69; Id. 2007b, 117-153; Id. 2007c, 85-136. 11 Crönert 1912, 402-413. 12 La tesi di Willi è sviluppata più ampiamente nel capitolo dedicato alla lingua epicarmea alle pp. 72-87. 13 Bosher 2014, 79-94. 5

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A mano a mano che la confidenza con i testi autentici cresceva, si moltiplicavano anche le ici question de liturgie”. 194 Wilson 2007, 359. 195 Sulla datazione del primo HA 633a-633b, dove le allodole vengono classificate tra gli uccelli κονιστικοί, vale a dire che amano razzolare nel
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