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Comica pazzia. Vicissitudine e destini umani nal Candelaio di Giordano Bruno PDF

240 Pages·2007·9.961 MB·Italian
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STUDI E TESTI PER LA STORIA RELIGIOSA DEL CINQUECENTO Comitato sdmtifico PETER G. BIETINHOLZ (Saskatoon), LuciA Frucr (Firenze), MAssiMo FIRPO (Torino), CARLOs Gll.Lv (Amsterdam), Au.sTAIR HAMILTON (Londra), 0TTAVIA Nrccou (Bologna), ALEssANDRo PASToRE (Verona}, MrcHEL Pu..!SANCE (Parigi), GUILLAUME H. M. PosTHVMus MEYJES (Leida), ANroNJo RoToNDò (Firenze), RoBERTO RuscoNJ (Rotrui), MARnN STEINMANN (Basilea), Awo STEllA (Padova), JoHN A. TEDESCHI (Madison), CESARE VASoLI (Firenze), NATALIE ZEMoN DAVIS (Princeton). Dirtziont ANroNJo RoToNDÒ MARio BlAGIONI LuclA FELICI STUDI E TESTI PER LA STORIA RELIGIOSA DEL CINQUECENTO 13-- -- ANNA LAURA PULIAFITO BLEUEL COMICA PAZZIA VICISSITUDINE E DESTINI UMANI NEL CANDELAIO DI GIORDANO BRUNO RRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMVII li volwne è la te!i di dottorato discuss.;~ presso b Philmophisch-Historische Fa.kul tlt di Basilea nell'anno accademico 2005-2006, relatori i Proff. Maria Antonietta Ter zoli e Cesare Vasoli. La sumpa del volume 1Ì è avvalsa di un contributo del Disserutionenfonds der Univenitit, dell.> Ba.<ler Studierutiftung e deli.> Max Geldner Stiftung di Basilea. ISBN 978 88 222 5624 9 6 cquà, 6 1/à, 6 vicino, 6 /ungi, 6 adesso, 6 poi, 6 presto, 6 tardi (G. Bruno, Candelaio) PREMESSA Giordano Bnmo non è certo autore che abbia bisogno di presentazioni, e i molti studi dedicati a lui negli ultimi anni, tanto sul piano delle esegesi interpreta rive che della critica testuale, ne hanno illustrata l'opera sotto molteplici aspetti al di là degli stereotipi e delle mode intellettuali. fl Candelaio non rientra tuttavia tra le sue opere più celebrate né in quanto testo teatrale né in quanto opera lettera ria né in quanto proposta di intervento nel dibattito fili>sofico del secondo Cinque cento. Commedia dalla trama semplice ma piuttosto macchinosa, soli> in tempi re lativamente recenti registi e uomini di teatro aperti alla sperimentazione hanno vo luto affiontare il rischio di portare in scena una vicenda altrimenti destinata a esaurirsi nella sua dimensione libresca. LA difficoltà più immediata che s'incontra dinanzi a questo testo è proprio il comporsi delle diverse prospettive di lettura, mentre sullo sfondo si delinea l'ineluttabile quesito sul perché Bruno abbia dedso di scrivere e di portare alla pubblicazione una commedia, questa commedia. Ideata forse già in precedenza e ambientata a Napoli, la vicenda di &nifado, il «candelaio», assume la forma in cui la conosaamo a Parigi, quasi contempora neamente alla pubblicazione del De umbris idearum, e viene data alle stampe in quello stesso 1582, esplicitamente chiamata a chiarire «certe ombre delle idee». È forse anche il destino della sua composizione che ne segna le modalità di ricezio ne. Se da un lato infatti il multiforme complesso dei testi introduttivi che Bruno premette alla vicenda scenica ha lo scopo di indirizzare in senso forte l'interpreta zione e va dunque inteso come necessario prodromo ad ogni possibile esegesi, dal l'altro la fondamentale valenza attribuita allo spazio peritestuale spinge a ricono scere a quei testi una quasi totale autonomia, e paradossalmente il significato della commedia sembra esaurirsi già prima della sua lettura o messa in scena. L'ipotesi di lavoro che ha guidato la mia indagine sul Candelaio sta proprio nel tentativo di ricompo"e questi due momenti compositivi e concettuali del testo, illustrando i motivi di una scelta di generr che rende la commedia dell'innamorato, dell'avaro e del pedante, ma anche dell'astuto pittore, un significativo punto di convergenza fra la tradizione mnemotecnica, la tradizione neoplatonica e quel peculiare progetto di riforma etica, culturale e religiosa, che Bruno andrà elaborando nel corso dei suc cessivi dialoghi volgari. -VII- PREMESSA Ho cercato di procedere ad un'analisi attenw del testo per verificare in che mi sura la commedia esulasse dalla reswnte produzione volgare, o quanto piuttosto essa non fosse partecipe degli stessi mezzi espressivi e, almeno parzialmente, della stessa ispirazione e dello stesso strumenwrio concettuale. Mi sembra che il risultato più significativo della ricerca stia nel riconoscimento dello stretto legame del Can delaio non solo con il De umbris e la prima produzione latina, ma anche, in particolare, con la riforma etica prospetww nello Spaccio della bestia trionfante. La colori~<~ ambienl<lzione partenopea della commedia viene infatti elevata a incisi va rappresenwzione scenica del fluire ininterrotto delle forme, mentre viene nello stesso tempo addiww come quadro di comica e grottesca pazzia che può e deve ri solversi in un epocale capovolgimento dei costumi e dell'immagine fisica e metafisi ca del mondo. Una religione superstiziosa che non ha nessun effetto sulla convi venza umana né sul piano morale né sul piano civile fa da controparte alla cultura libresca e paro/aia dei maestri umanistici e dei peripatetici, e ad una magia intesa non come vera conoscenza della natura ma come ingannevole espediente per nuove fonti di guadagno. La riflessione sul vero significato dell'onore, su/ruolo della for tuna nel farsi dei destini umani e sulla razionalità della Natura permette a Bruno non solo di delineare i primi tratti di una rinnova~<~ immagine del mondo, ma di offrire un'immagine di sé come prowgonista di wle rinnovamento. Sullo sfondo della corte francese Bruno giunge a riformulare la sua realtà biogr<ifùa di esule nei termini di un percorso razionale che dalla sventura porta al trionfo, dalla notte dell'oblio al nuovo giorno in cui è /'«Autore» soliwrio e malinconico a prendere la parola. VIcissitudine e tempo divengono in wl modo termini chiave per giustificare il principio di razionalità del mondo e per riwgliare al tempo stesso uno spazio al l'agire umano. Ne/licenziare queste pagine vo"ei ringraziare tutte le persone, vicine e lonta ne, che mi hanno sostenuto e hanno seguito il mio lavoro in questi anni. Primo fra tutti vo"ei esprimere il mio grazie più sincero a Cesare Vaso/i, la cui inesauribile dottrina, sempre puntuale e illuminante, è per me pari solo alla magistrale e generosa pazienza con cui ha seguito ogni passo del mio variegato perrorso. Ringrazio Maria Antonierta Terzo/i che con pronw disponibilità mi ha accol- 1<1 come collaboratrice presso la sede universiwria basileese e mi ha accettata e inco n raggia~<~ come dottoranda, qffrendomi sempre nuovi stimoli. complewmento di questo lavoro è swto reso possibile grazie ad un contributo della Freie Akademi sche Gesellschaft di Basilea, cui va la mia riconoscenza. Una lunga tradizione di rapporti personali e scientifici lega Basilea all' Iwlia e a Firenze, e di essa è testimonianza preziosa l'esperienza degli storici riuniti a diverso titolo intorno alla figura di Werner IGJegi. Ad Antonio Rotondò, grande conoscitore della storia della cultura basileese, studioso attento delle problematiche - VIII - PREMESSA condivise tra quanti si sotw formati alla scuola di Kaegi e continuatore di quella fondamentale esperienza, va tutta la mia gratitudine per aver voluto ospitare in questa prestigiosa collana il mio lavoro, frutto di interessi nati negli anni della mia formazione fiorentina e cresciuti durante la mia esperienza a &silea. Un grazie partil:olare alla mia famiglia, d'origine e d'elezione, per tutto il tempo speso ad aspettare. Basilea, ottobre 2006 A. L. P. B. -IX-

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