GRANDI MITI GRECI C I R C E LA SEDUZIONE E LA MAGIA CORRIERE DELLA SERA GRANDI IT GRECI 14 Circe La seduzione e la magia a cura di Cristiana Franco CORRIERE DELLA SERA Grandi miti greci Collana a cura di Giulio Guidorizzi Published by arrangement with The Italian Literary Agency Voi. 14 - Circe © 2018 Out ofNowhere S.r.l., Milano © 2018 RCS MediaGroup S.p.A., Milano E vietata la riproduzione dell’opera o di parte di essa, con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’editore. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge. Edizione speciale per il “Corriere della Sera” pubblicata su licenza di Out ofNowhere S.r.l. Il presente volume deve essere venduto esclusivamente in abbinamento al quotidiano “Corriere della Sera” CORRIERE DELLA SERA STORIE n. 14 del 10/4/2018 Direttore responsabile: Luciano Fontana RCS MediaGroup S.p.a. Via Solferino 28, 20121 Milano Sede legale: via Rizzoli 8, 20132 Milano Reg. Trib. N. 28 del 25/01/2010 ISSN 2038-0844 Responsabile area collaterali Corriere della Sera: Luisa Sacchi Editor: Martina Tonfoni il racconto del mito di Cristiana Franco Variazioni sul mito di Flavia Fiocchi Concept e realizzazione: Out ofNowhere S.r.l. Progetto grafico e impaginazione: Marco Pennisi & C. S.r.l. Coordinamento editoriale e redazione: Flavia Fiocchi Indice Introduzione 7 di Giulio Guidorizzi - Il racconto del mito 15 di Cristiana Franco Genealogia 96 Variazioni sul mito 101 di Flavia Fiocchi Antologia 125 Per saperne di più 163 Introduzione Quando compare al nostro sguardo, in un famoso epi sodio dell 'Odissea, Circe è un concentrato delle ca ratteristiche che, nella tradizione, si attribuiranno a una maga o a uno stregone: ha una bacchetta con cui opera gli incantesimi, un intruglio magico che propi na alle sue vìttime, conosce parole segrete, è capace di trasformare un uomo in animale per poi ridargli sembianze umane, se vuole. Inoltre, vive in un bosco appartata da tutti, circondata da leoni e lupi mansue ti, è chiaroveggente; non è propriamente una negro mante, ma conosce le tecniche per evocare i morti. Verosimilmente però, Circe, questa donna “dai molti filtri” (polyphàrmakosÀ in tempi remoti era una divinità (del resto, è figlia di Helios, il Sole), una delle varie manifestazioni con cui la grande dea fem GRANDI MITI GRECI minile regnava sul mondo selvaggio. È una donna feconda, che popola il mondo di futuri fondatori di città (secondo alcuni racconti, Circe fu la progenitri ce del fondatore di Roma). In uno spazio sospeso tra reale e irreale, questo essere misterioso vive in un palazzo costruito con pietre squadrate, come una regina, non in una ca verna o in una casetta nascosta nel bosco, come av viene per le maghe delle fiabe popolari. Quando i compagni di Ulisse, incauti e sciocchi come sempre, si avvicinano, la incontrano mentre lavora «intorno a un grande ordito, immortale, sottile, pieno di gra zia e di luce come solo le dee sanno fare». Circe sta tessendo e cantando: azioni, entrambe, connesse con la sfera del soprannaturale. E vero: tessere era l’attività femminile per eccellenza. Anche Penelope è descritta mentre tesse, così come Elena. Tuttavia l’arte della tessitura ha una connessione con la sfera del soprannaturale: filano i destini degli uomini le tre Parche o Moire, e così pure le Nome germaniche. Il vero potere di Circe, si direbbe anche il suo ve ro piacere, non è uccidere, ma trasformare. E una ladra di forme, una specie di regista o artista magica 8 CIRCE che crea figure ibride, o cambia in un istante una creatura vivente in un’altra, pure vivente: solo nella forma però, perché la mente rimane inalterata. Oltre che nell’episodio famoso dei maiali del l’Odissea., Circe appare in altri miti nell’atto demiur gico di dare forme nuove: fu lei a rendere mostruosa Scilla, un tempo bellissima ragazza, versando veleni nella cala riparata dove la ragazza andava a ba gnarsi; fu lei a trasformare in picchio il re Pico che la respingeva. E una dea, come dice Omero, «audéessa»; che possiede la parola. Certo gli dèi hanno un loro lin guaggio diverso da quello degli uomini, ma la lingua di Circe è di natura del tutto speciale. Quando Ome ro la definisce «parlante» vuole dire che le sue paro le non servono alla comunicazione normale, ma for mano, appunto, un tipo speciale di linguaggio, che è quello della magìa e dell’incantesimo. La parola con cui Circe si manifesta è un aoidé: non il semplice canto, ma la cantilena magica, come il carmen lati no, e infatti quando i compagni di Odisseo la incon trano, la trovano mentre «canta con voce bella» e tesse; la sua voce è di natura simile a quella delle Sirene, le quali ammaliano i naviganti. 9 GRANDI MITI GRECI Dunque, una maga; e Ulisse per salvarsi ha biso gno di un aiutante magico, Hermes, che nel mezzo del bosco gli consegna un’erba capace di offrire prote zione dalle stregonerie di Circe, l’erba mòly (nell’an tichità alcuni la identificavano con la mandragora). Ma stranamente Omero poi di quest’erba si di mentica: quando Ulisse incontra Circe non compare più. Più che un’erba, è un talismano. Ulisse non la mostra, non la mangia, non si unge col suo succo. Ma questa volta la bacchetta magica e le parole di Circe non hanno nessun effetto: Ulisse non diventerà un maiale come tutti i suoi compagni. Ciò che crea un’alleanza tra Circe e Ulisse non è però la magia vera e propria, ma una forma di ma gia diversa, più universale: quella che genera attra zione tra due corpi e fa sì che una persona abbando ni ogni difesa davanti a un’altra. Circe è sedotta da Ulisse e questi sale sul suo bellissimo letto (non sen za prima essersi premunito sulle sue intenzioni, co stringendola a giurare che nulla di male gli sarebbe toccato); da allora i due saranno solidali e anzi Circe concepirà un figlio da lui. Nel mito, dunque, Circe appare come una figura inquietante e pericolosa («terribile» dice Omero), 10 CIRCE selvatica, capace di passare in un istante dall’amore alla vendetta o viceversa, indomabile. E una donna al di fuori di ogni schema: non ha una famiglia, mai si assoggetterà né a un uomo né a delle regole, anzi è lei a soggiogare gli altri. Anche Medea era una maga, però inserita in un ambito cittadino: figlia del re Eeta, sinché viveva in Colchide all’interno della sua famiglia, poi meteca a Corinto dove non accettò, ma dovette subire, le regole della città greca, sebbe ne ribellandosi. Circe no. E sola, libera nel suo contesto naturale; una donna percorsa da un’inquieta sensualità e da pulsioni improvvise che la fanno innamorare di stra nieri incontrati casualmente nei boschi, infiamman dosi d’ira se le sue voglie non sono soddisfatte. Una donna, ma anche una maga e un essere divi no. Meraviglioso è il momento in cui Omero la mo stra mentre si congeda da Ulisse che sta avviandosi a incontrare i morti: indossa un grande mantello ar gentato, leggero, ai fianchi porta una fascia d’oro, stupenda e il suo viso è coperto da un magnifico velo trasparente. Il mantello dell’addio. Come una regi na. O come una dea. 11