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Cinquant’anni di guerra fredda PDF

560 Pages·2002·21.83 MB·Italian
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RICHARD CROCKATT CINQUANTANNI DI GUERRA FRED DA S SALERNO ED ITRICE Revisione del pdf a cura di Natjus, Ladri di Biblioteche RICHARD CROCKATT CIN QUANT’ANNI DI GUERRA FREDDA TRADUZIONE DI LUCA CECCHINI SALERNO EDITRICE ROMA Titolo originale dell’opera: THE FIFTY YEARS WAR The United States and the Soviet Union IN WORLD POLITICS, I94I-I99I © London and New York, Routledge, 1995 ia ristampa: maggio 2002 ISBN 88-8402-213-4 Tutti i diritti riservati - All rights reserved Copyright © 1997 by Salerno Editrice S.r.L, Roma, Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il mi­ crofilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.L Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI Quel che segue è una storia delle relazioni tra Stati Uniti ed Unione Sovietica tra il 1941 il 1991, vista in una prospettiva globale. Non è quindi semplicemente uno studio delle relazioni bilaterali fra le due superpoten­ ze né una ricostruzione completa della storia mondiale. L’argomento ri­ guarda, piuttosto, le modalità con le quali Stati Uniti e Unione Sovietica si sono adattati o non sono riusciti ad adattarsi al mutamento globale. Ho iniziato a scrivere questo libro nell’autunno 1989, completandolo nel - gennaio 1994. Inevitabilmente, i cambiamenti rivoluzionari di questi ulti­ mi anni ne hanno condizionato ogni fase di stesura. Agli amici che impo­ nevano il dilemma di come fosse possibile mantenere il passo con gli even­ ti ho sempre risposto allo stesso modo: anziché rendere il mio lavoro più difficile, la caduta del comuniSmo e la conclusione della guerra fredda sono serviti a darvi forma. Alla fine è stato possibile osservare gli anni del dopo­ guerra con un certo distacco. La guerra fredda era diventata davvero storia. Mantenersi aggiornati con il gran numero di rassegne, opera di studiosi e giornalisti, sulla guerra fredda e la sua conclusione è stato un altro pro­ blema. La quantità di letteratura cui un progetto del genere deve fare rife­ rimento è cospicua e in rapida crescita. Nessuno potrebbe pretendere di padroneggiarla tutta. Sono arrivato a quella che ritengo sia una presenta­ zione accurata delle fonti disponibili. Di tanto in tanto ho interrotto la narrazione per discutere la letteratura specializzata laddove l’interpreta­ zione degli eventi era particolarmente controversa o qualora nuove cono­ scenze avessero alterato in modo profondo la percezione dei fatti più im­ portanti. Un esempio del primo tipo è dato dal dibattito sulle origini della guerra fredda; un esempio del secondo tipo è dato dalla crisi dei missili cubani. Tuttavia, per quanto mi sia prevalentemente basato su fonti secondarie, ho utilizzato anche pubblicazioni governative, raccolte di documenti de­ classificati, periodici, quotidiani e biografie. Sono debitore verso un gran numero di studiosi e di giornalisti che hanno trattato gli stessi argomenti di questo libro, per quanto - in particolare - due meritino di essere citati: John Lewis Gaddis e Raymond Garthoff. I loro lavori si intrecciano a ri­ cerche sulla guerra fredda praticamente in continuazione. Una risorsa di eccezionale valore per gli storici della guerra fredda è il Cold War Inter­ national History Project del «Woodrow Wilson International Center for Scholars » di Washington. Il gruppo di lavorò pubblica working papers e un 7 PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI bollettino contenente le informazioni rinvenute in archivi resi pubblici dì recente in Unione Sovietica e in Europa orientale» Sono stato costantemente guidato dalla necessità di dare forma ad una massa di fatti che spesso si sono rivelati di una complessità sconcertante. Le mie principali priorità sono state essenzialmente due. La prima è stata un impegno a considerare le relazioni sovietico-americane come un pro­ cesso interattivo piuttosto che come un semplice problema di contrappo­ sizione fra potenze. Esistono numerose ricostruzioni storiche della politi­ ca americana durante la guerra fredda, un po’ meno della politica sovieti­ ca e un numero ancora minore di lavori che cercano di occuparsi equili­ bratamente di entrambe. Naturalmente, la relativa mancanza di fonti de­ dicate alla politica sovietica e l’abbondanza di fonti sulla politica america­ na sono per certi aspetti responsabili di questo squilibrio. Perfino oggi che sono disponibili quasi giornalmente nuove testimonianze sull’Unione So­ vietica, lo squilibrio persiste. Per quanto alcune verità stupefacenti siano già venute alla luce, d vorranno anni perché tutte le fonti sovietiche dì que­ sto tipo siano rese pubbliche con ampiezza analoga a quella delle fonti statu­ nitensi, se esistono, e molti anni ancora per organizzarle e digerirle. Molte conclusioni sulla politica sovietica devono, per forza, rimanere provvisorie. Tuttavia, non dovremmo ritenere che questo renda inevitabile il falli­ mento di un’analisi della politica sovietica, sia per le caratteristiche intrin­ seche di quest’ultima che per i rapporti con quella americana. La docu­ mentazione sulle iniziative sovietiche è sotto gli occhi di tutti, per quanto l’interpretazione da darle rimanga inevitabilmente controversa. Maperfì- no l’interpretazione della politica americana varia in funzione di forti dif­ ferenze di opinione, nonostante la ricchezza delle fonti documentali o, forse, in parte a causa loro. Questo non vuol dire vantare la nostra relativa ignoranza del policymaking sovietico, né affermate che le fonti primarie sono assai poco importanti. Significa semplicemente che per una corretta interpretazione degli eventi serve ben più che una mera disponibilità di fonti; una decisione preUminare sul modo in cui l’argomento in questione vada circoscritto o concettualizzato ha sicuramente lo stesso peso. I socio­ logi della conoscenza ci dicono che « il molo determina gli orientamenti » (where you stand is where you sit) e, salvo alcune importanti eccezioni, la di­ mora intellettuale, sé non fìsica, degli storici è stata Washington o Mosca. In questo libro mi sono collocato in un punto intermedio fra questi due poh e la mia decisione è stata agevolata da ragioni anagrafiche e storiche che mi hanno consentito un certo distacco, del quale non potevano di­ sporre gli storici prima del 1989. 8 PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI La mia seconda priorità è stata quella di integrare la storia con gli stru­ menti interpretativi forniti dai teorici delle relazioni intemazionali. Que­ sti due approcci si sono sviluppati, in gran misura, lungo binari separati, ponendosi domande differenti e parlando linguaggi distinti. Gli storici so­ no, per tradizione, sospettosi verso i sistematizzatori i cui schemi, si ritie­ ne, impongono una semplicità artificiale alla complessità, il puro e sem­ plice disordine, degli eventi. Da parte loro, i teorici mettono talvolta in questione il valore della meticolosa ricerca empirica svolta dallo storico. I teorici finiscono generalmente per sfidare gli storici a chiarire quale sia il valore aggiunto di tutte le loro ricerche e quale potrebbe essere il loro contributo allo studio delle relazioni fra stati, alle origini delle guerre o al­ le condizioni della pace. Possiamo affermare che, in pratica, ognuna delle due discipline si basa su elementi propri dell’approccio dell’altra. Non vi è storia, soprattutto buona storia, che non si proponga, in un modo o nell’altro, di organizzare le idee o le cui conclusioni non abbiano qualche relazione con questioni di carattere filosofico o sociale di costante interesse. Allo stesso modo, le astrazioni dei teorici sono prive di valore in mancanza delle informazioni dettagliate e delle analisi del ricercatore empirico. Tutto ciò è fuori di­ scussione. Sorprendentemente, tuttavia, storici e scienziati politici sono rimasti indipendenti gli uni dagli altri. Da un lato ciò si spiega con il fatto che gli storici sono convinti che i teorici siano incapaci di spiegare il muta­ mento, dall’altro con la circostanza che i teorici sono convinti che gli sto­ rici ignorino i contesti strutturali al cui interno si genera la politica estera. La fine della guerra fredda ha sicuramente avuto la funzione di assestare un colpo definitivo a questa artificiosa distinzione. L’improvviso crollo di strutture apparentemente stabili ha concentrato con precisione la nostra attenzione sul rapporto fra mutamento e strutture dì politica internazio­ nale. Mentre senza dubbio questo libro non rappresenta un contributo alla teoria delle relazioni intemazionali in quanto tale, esso peraltro utilizza determinati approcci teorici nella convinzione che essi forniscano vie per la comprensione di fenomeni storici. In particolare, il concetto del siste­ ma di stati contribuisce alla comprensione del contesto globale nel quale ha avuto origine la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Questioni cruciali, come le origini della guerra fredda, assumono connotati nuovi, qualora considerate indipendentemente dall’abituale contesto analitico del singolo stato-nazione o di relazioni puramente bilaterali fra Stati Uni­ ti e Unione Sovietica. Il cap. i, la prima sezione del cap. rv e il cap. xiv si PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI pongono in modo esplicito queste domande e forniscono le principali di­ rettrici sulla base delle quali questo libro è organizzato. In vari punti ho attinto ad altre prospettive teoriche - compresa la decision-making theory e la teoria della complex interdependence - per chiarire determinate questioni storiche. Inevitabilmente, nel passaggio di confini che ho indicato, corro il ri­ schio di rendermi ostili sia gli storici che i teorici. Dovrebbe comunque essere chiaro che il criterio che ho costantemente utilizzato nelTadottare una o l’altra prospettiva teorica non è stato altro che la valutazione della sua utilità ai fini della comprensione del mutamento storico. I capp. i-v rappresentano una versione profondamente riveduta ed am­ pliata del mio libro The United States and the Cold War; 1941-1953 pubblicato nel 1989 dalla «British Association for American Studies ». Il cap. xiv si basa sul mio lavoro Theories of Stability and the End of the Cold War, pubblicato in From Cold War to Collapse: Theory and World Politics in the 1980s, a cura di Mi­ ke Bowker e Rob Brown e pubblicato dalla Cambridge Univ. Press nel 1993. Ringrazio entrambi gli editori. Numerosi amid, colleghi e istituzioni hanno contribuito alla redazione di questo libro. L’Università di East An­ glia mi ha permesso di trascorrere un periodo completamente dedicato agli studi durante la stesura del libro e, con il passare degli anni, mi ha da­ to la possibilità di sviluppare i miei interessi in ambiti storia e di scienza politica. Sono notevolmente debitore a più di una classe di studenti under­ graduate che hanno frequentato il mio corso monografico sulla guerra fredda nonché agli studenti graduate del corso di Master of Arts in Internatio­ nal Relations. Sono grato al Dickinson College di Carlisle, Pennsylvania, che mi ha permesso di insegnare e scrivere in un contesto particolarmen­ te congeniale nel corso dell’anno accademico 1992-1993 e alla Commissio­ ne Fulbright che ha finanziato un periodo supplementare di permanenza a Carlisle. II mio principale debito intellettuale è nei confronti di Steve Smith, già dell’Università di East Anglia e ora dell’Università del Galles ad Aberyst­ wyth. Ho imparato moltissimo lavorando a contatto con lui su di un pre­ cedente progetto editoriale e nell’ambito del Master of Arts in International Relations all’Università di East Anglia. Con la sua disponibilità a leggere varie sezioni del testo e a confrontarsi su argomenti particolarmente am­ pi, Steve è stato un amico e collega grandissimo. È soprattutto merito suo se mi sono avventurato nel settore delle relazioni intemazionali, per quanto egli non sia in alcun modo responsabile degli esiti. io PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI Anche altri amici hanno messo generosamente a mia disposizione il lo­ ro tempo e i loro consigli. Edward Àcton ha letto il cap. n, Russel Bova il cap. XIII e Mike Bowker la maggior parte del testo. Tutti -costoro sono specialisti sulla Russia e sull’Unione Sovietica e, dal momento che la mia formazione è sugli Stati Uniti d’America, i loro commenti sono stati parti­ colarmente importanti. Rosemary Foot ed Andrew Patmore, entrambi specialisti sulla politica delle superpotenze in Asia, hanno letto rispettiva­ mente il cap. v e il cap. x. L’esperienza di Douglas Stuart sulla corsa agli armamenti e sulla politica della sicurezza è stata applicata ad ima lettura attenta dei capp. vii e xi. Douglas Stuart e Russel Bova, entrambi membri del Dipartimento di scienza politica al Dickinson College, sono sempre stati disponibili ad ascoltare le mie idee via via che nascevano, aiutandomi a trasformare la stesura degli ultimi capitoli piu in un piacere che in un impegno. Ringrazio coloro che hanno letto la prima stesura e, in partico­ lare, Richard Aldrich per i suoi ampi e approfonditi commenti. Del resto, a nessuno di tutti coloro che ho citato può essere attribuito il risultato fi­ nale, del quale solo io sono responsabile. Gordon Smith della Routledge è stato ima fonte inesauribile di inco­ raggiamento e pazienza. Sono lieto che il destino e i misteri delle scalate e delle fusioni aziendali che avevano separato le nostre strade dopo la Un­ win Hyman, alcuni anni fa, hanno finito per riunirci alla Routledge. Devo ringraziare Stephanie Harry per avermi assistito nell’elaborazio­ ne computerizzata del testo e Gladys Cashman per la preparazione del manoscritto e per la sua costante e serena presenza al Dipartimento di storia del Dickinson College. Alcuni amici i quali hanno letto poco o nulla di questo libro meritano, peraltro il più caloroso ringraziamento per l’interesse che gli hanno dedi­ cato e per gli incoraggiamenti che mi hanno fornito - John Ashworth, Legs e Òli Knowland, Roger Thompson e Bob Winston. Graeme Winn mi ha concesso generosamente l’uso del suo appartamento per un perio­ do di lavoro ininterrotto. Le conversazioni con Leonid Gozman, ad un successivo livello di stesura, sono state inestimabili. Sono assai debitore nei confronti di un corso tenuto da Michael Dunne circa venti anni fa al­ l’Università del Sussex. Alcuni dei semi piantati allora hanno prodotto i loro frutti nel cap. n. Clara e i nostri tre figli, Sam, Martha e John, mi hanno fornito il tipo di sostegno in mancanza del quale questo libro non avrebbe potuto essere scritto. Il libro è dedicato a loro, con amore.' il i. L’Europa (1939-1940). Adattamento da R. Edmonds, The Big Three, New York, Norton, 1993.

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