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Che fine ha fatto l’io? PDF

205 Pages·2010·7.71 MB·Italian
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Tutti i diritti riservati © Editrice San Raffaele Via Olgettina, 60 20132 Milano Progetto grafico Dondina e associati Stampa Arti Grafiche Colombo 20060 Gessate, Milano ISBN 978-88-96603-02-4 I Edizione Editrice San Raffaele Giugno2010 EDOARDO BONCINELLI MICHELE DI FRANCESCO Che fine ha fatto l'io? Sommario Un progetto di riflessione comune 9 L'io e il corpo 17 L'io e la coscienza/linguaggio 51 L'io e la razionalità (il pensiero come azione) 91 L'io e la responsabilità (il soggetto e la volontà) 107 L'io come processo (formazione/informazione) 151 L'io degli animali (e la coscienza fenomenica) 179 Conclusioni 195 Edoardo Boncinelli e Michele Di Francesco, nel corso di qualche settimana, si sono incontrati per discutere e confrontarsi sul tema dell'Io. Questo il risultato delle loro conversazioni. Un progetto di riflessione comune Di Francesco La nozione di "io" è straordinariamente ambigua e mul tiforme, e - anche per questo, ma non solo - è da tempo sotto attacco: psicoanalisi, decostruzionismo, antropologia culturale ed ermeneutica non sono che alcuni dei settori di indagine in cui la diffidenza nei confronti dell'io si è manifestata con particolare virulenza. Eppure l'io sembra mantenere una straordinaria vitalità: più lo critichiamo, più sembra che non possiamo farne a meno. Di recente, però, si è manifestata un'altra e forse più insidiosa minaccia alla nostra ingenua idea di essere (e avere) un io; una minaccia che proviene dalla scienza della mente. Psicologia sperimentale, scienze cognitive e neuroscienze sollevano una nuova ondata di dubbi; basti per tutte la citazione del filosofo tedesco Thomas Metzinger che, sulla base di una complessa teoria del ruolo del cer vello nella genesi dell'"illusione" dell'io, giunge ad affer mare che "nessuno è mai stato o ha mai avuto" un io1• Thomas Metzinger, Il tunnel dell'io. Scienza della mente e mito del soggetto, tr. it. di M. Baccarini, Raffaello Cortina, Milano 2010, p. 1. Metzinger, nell'originale inglese, usa l'espressione self, ma dal contesto sembra chiaro che ciò di cui parla può ben essere inteso con "io". 9 Ciò che ti propongo di fare in questa nostra conver sazione è dunque una disamina della nostra idea di io alla luce delle recenti scoperte delle neuroscienze e delle scienze cognitive. L'operazione non è nuova, e non solo a causa delle diffidenze post-moderne. L'idea dell'io - nata nella filosofia moderna con il cogito cartesiano, e quindi legata a una nozione forte di soggetto - è stata messa in discussione in ambito filosofico già nel Settecento, da Da vid Hume, con il Trattato sulla natura umana. Di fronte ai concetti innovativi e spiazzanti della biologia e delle scienze della mente contemporanee, si presenta però la necessità _di fare il punto da un doppio angolo visuale: filosofico e scientifico. Pensando ai tuoi lavori sull'individualità in biologia, potremmo dapprima riflettere su come la nozione di "io" si evolve in biologia, per poi giungere al tema più com plesso del rapporto tra io e coscienza. Quella che ho in mente, va da sé, non è un'analisi sistematica e definitoria, ma una trattazione dialogica volta a collegare in un di scorso necessariamente aperto le molteplici componenti di ciò che si intende con io: dalla base biologica elementare nel senso di sé - radicato nella corporeità e nella distin zione io/mondo che emerge dall'interazione ecologica im mediata con l'ambiente - al rapporto con la dimensione sociale e relazionale, ovvero al rapporto io/tu, fino al ruolo rivestito dall'io nella nostra idea di azione, responsabilità, libertà e via dicendo. C'è un senso, dunque, in cui si può parlare dell'io? Boncinelli L'idea di un dialogo tra un filosofo e uno scienziato mi pare ragionevole, ma dubito che in questo caso tu abbia 10

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