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Che cos'è la politica PDF

190 Pages·2010·1.31 MB·Italian
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Hannah Arendt – Che cos’è la politica Pagina 1 Hannah Arendt – Che cos’è la politica Titolo dell'opera originale: Was ist Politik? Traduzione di Marina Bistolfi A cura di Ursula Ludz Prefazione di Kurt Sontheimer Il mondo nuovo Per i testi di Hannah Arendt Copyright The Literary Trust of Hannah Arendt Blucher Editing notes by Ursula Ludz Copyright 1993 R' Piper Gmbh & Co Kg Munchen Copyright 1995 Edizioni di Comunità, Milano Prima edizione febbraio 1995 Edizioni di Comunità Pagina 2 Hannah Arendt – Che cos’è la politica Nel 1955 venne proposto ad Hannah Arendt di scrivere un'Introduzione alla politica. Non doveva essere un trattato di carattere accademico: "Ho in mente una esposizione estremamente semplice. Non si tratterà di una discussione dei concetti-chiave delle scienze politiche e sociali odierne bensì di un'introduzione a quello che realmente è la politica e ai presupposti fondamentali dell'esistenza umana con i quali il politico ha a che fare". Altri impegni e alcuni importanti eventi (come la Rivolta ungherese del '56 e il Processo Eichmann) impedirono alla Arendt di portare a termine l'opera. Tuttavia, tra i suoi scritti inediti sono stati ritrovati materiali concernenti il progetto. Ursula Ludz ha raccolto questi documenti e li ha ordinati alla luce dei criteri ispiratori dell'incompiuta Introduzione, corredandoli di un commento che restituisce con chiarezza il contesto intellettuale entro il quale vennero concepiti. I brani pubblicati in Che cos'è la politica? forniscono indicazioni fondamentali sulla filosofia politica, sulla visione del mondo, sull'inconfondibile autonomia e originalità di Hannah Arendt. Il pensiero politico di questa autrice non può essere inquadrato entro schemi tradizionali. Essa è insieme idealista e realista: non si fa illusioni sullo stato del mondo, eppure è irriducibilmente convinta dell'importanza della riflessione teorica. Ed è stata proprio questa riflessione che l'ha portata a rievocare la politica come occasione e spazio di libertà, ad approfondire lo studio dell'"utopia della polis". In un'epoca di miseria politica la Arendt ha ricercato le origini di una politica intensa come vita appagata e libera insieme agli altri dei quali si riconosce la diversità: "La politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini". Ad onta di tutte le esperienze negative, la Arendt non ha mai perduto la fiducia nella possibilità che l'uomo agente inizi qualcosa di nuovo e faccia in modo che le cose cambino: "Finché gli uomini possono agire, sono in grado di realizzare l'improbabile e l'imprevedibile". Ma agire liberamente significa agire in pubblico e il pubblico è l'effettivo spazio del politico. E' lì che l'uomo deve mostrarsi Pagina 3 Hannah Arendt – Che cos’è la politica nella sua spontaneità e affermarsi nella relazione politica con gli altri. L'adattamento opportunistico, la fuga nel privato, il ritrarsi della responsabilità politica, il comodo (e improduttivo) tedio verso la politica: a tutti questi comportamenti così diffusi oggi la Arendt contrappone il suo concetto alto, eppure non utopico della politica: "Il senso della politica è la libertà". Hannah Arendt nacque ad Hannover nel 1906, studiò a Friburgo, Heidelberg e Marburgo con insegnanti quali Jaspers, Heidegger e Bultmann. Con l'avvento di Hitler al potere fuggì dapprima in Francia e, nel 1941, negli Stati Uniti dove tenne corsi all'università di Chicago, a Berkeley, Princeton e, dal 1967 al 1975 (anno della morte) alla New School for Social Research di New York. E' stata una figura centrale nell'ambito del dibattito politico-filosofico del Novecento. Tra le sue opere più importanti ricordiamo Le origini del totalitarismo, Sulla violenza, La banalità del male, Sulla rivoluzione. [p. ]VII Pagina 4 Hannah Arendt – Che cos’è la politica Prefazione di K' Sontheimer I frammenti postumi di Hannah Arendt, qui pubblicati per la prima volta, non modificano in misura sostanziale ciò che sappiamo del pensiero politico della filosofa ebreo-tedesca; eppure, per quanto riguarda l'analisi di alcune posizioni fondamentali della sua filosofia politica, rappresentano un chiarimento e un approfondimento. Al lettore, questi testi rivelano l'incontro con una filosofia politica originale, alla cui suggestione intellettuale e linguistica non si può sottrarre neppure chi è abituato a considerare in maniera diversa la questione "Che cos'è la politica?". Sebbene i brani pubblicati non rappresentino che una parte del tentativo di Hannah Arendt di dare una risposta completa e attuale alla questione esistenziale della natura del politico, tuttavia forniscono indicazioni fondamentali sulla sua filosofia politica, sulla sua visione del mondo, sulla inconfondibile autonomia e originalità del suo pensiero e della sua scrittura. Chi è pronto ad aprirsi all'universo spirituale di una grande pensatrice indipendente e votata alla verità, potrà attingere a piene mani anche da questi contributi privi di organicità. Qui si incontra un pensiero orientato al mondo, un pensiero che, a onta delle fosche diagnosi e prospettive che quell'orientamento implica verso la metà del nostro secolo, incoraggia anche nuove iniziative e un agire libero e responsabile. Per Hannah Arendt, la questione del senso positivo del politico parte da due esperienze fondamentali del nostro [p. ]VIII secolo che quel senso hanno oscurato, e anzi rovesciato: la nascita di sistemi totalitari, Pagina 5 Hannah Arendt – Che cos’è la politica quali nazionalsocialismo e comunismo, e il fatto che oggi la politica disponga, con la bomba atomica, del mezzo tecnico per estinguere l'umanità e con essa ogni sorta di politica. Le esperienze che abbiamo fatto con la politica nella nostra epoca, sono state e sono talmente funeste da farci dubitare e anzi disperare dell'esistenza di un senso della politica. "Guerre e rivoluzioni, non il funzionamento dei governi parlamentari e degli apparati dei partiti, costituiscono le esperienze politiche fondamentali del nostro secolo". I sistemi totalitari, la cui nascita è stata analizzata da Hannah Arendt nel suo grande libro sul totalitarismo, sono la forma estrema dello snaturamento del politico, in quanto eliminano totalmente la libertà umana e la assoggettano al flusso di una determinazione storica fondata su basi ideologiche, contro la quale, per mezzo del terrore e del dominio della ideologia, ogni resistenza libera e individuale diviene impossibile. Su questa base, Hannah Arendt rievoca insistentemente l'idea affermatasi per la prima volta nella storia nella polis greca, che identifica il politico con la libertà. Inoltre constata che "la politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini", e dunque sul fatto che deve organizzare e regolamentare l'essere-insieme di diversi, non di uguali. In contrasto con la consueta interpretazione aristotelica dell'uomo come zoon politikon, secondo la quale il politico sarebbe connaturato all'uomo, la Arendt sottolinea che la politica non nasce nell'uomo ma tra gli uomini, e che la libertà e la spontaneità dei diversi individui sono presupposti necessari perché si formi tra gli uomini uno spazio, il solo in cui la politica, la vera politica, diviene possibile. "Il senso della politica è la libertà". A onta delle esperienze funeste che l'uomo moderno ha fatto con il politico, la Arendt è convinta "che l'uomo stesso, in maniera alquanto meravigliosa e misteriosa, sembra avere il talento di compiere miracoli"; egli può infatti agire, [p. ]IX Pagina 6 Hannah Arendt – Che cos’è la politica prendere delle iniziative, "sancire un nuovo inizio". "Il miracolo della libertà è racchiuso in questo saper cominciare, che a sua volta è racchiuso nel dato di fatto che ogni uomo, in quanto per nascita è venuto al mondo che esisteva prima di lui, e che continuerà dopo di lui, è a sua volta un nuovo inizio". Il concetto di politica che la Arendt intende proporci, e che è connesso con le idee della umana libertà e spontaneità che devono poter disporre di uno spazio di diffusione, ovvero di un luogo per la politica, sta dunque ben al di sopra del concetto corrente e alquanto burocratico di una sfera politica volta unicamente a organizzare e assicurare la vita degli uomini. Il concetto arendtiano del politico, pur nascendo dalla rievocazione della antica polis greca, può comunque sempre trovare nuove applicazioni. La politica in questo senso proprio si riscontra raramente: essa compare in "pochi grandi casi fortunati della storia", che però sono decisivi poiché in essi il senso della politica si esprime appieno e continua ad agire nella storia. Anche oggi la politica, se vuole conservarsi libera e umana, dipende da questo ricordare e rievocare il proprio senso vero. La sciagura della politica nel ventesimo secolo non deriva soltanto dalla comparsa di terribili regimi totalitari, i quali hanno portato alla totale estinzione della libertà come segno distintivo del politico, ma anche dal fatto che tale fenomeno ha comportato, pure per i sistemi politici che pretendono di essere liberali, il rischio di essere contagiati dal bacillo totalitario. "Quando un principio di tale portata si affaccia sulla scena (...) è quasi impossibile limitarlo". Per questo oggi non ci si può semplicemente accontentare della scomparsa storica di fascismo e comunismo, ma occorre mantenere la consapevolezza che la limitazione della libertà e la repressione della spontaneità umana e la corruzione del potere attraverso la violenza, sono una costante minaccia anche per la politica dei sistemi cosiddetti liberali. La grande sensibilità politica di Hannah Arendt [p.]X Pagina 7 Hannah Arendt – Che cos’è la politica resta dunque attuale e degna di nota anche dopo la caduta dei sistemi totalitari un tempo potenti. Il pensiero politico di Hannah Arendt è singolare e originale; difficilmente lo si può inquadrare negli schemi tradizionali della teoria politica. Né la Arendt può essere classificata all'interno delle categorie di destra e sinistra che determinano il pubblico dibattito politico. La Arendt è insieme realista e idealista. Non si fa illusioni sullo stato del mondo, eppure è irriducibilmente convinta che le cose non possano essere né rimanere tali se si riflette su ciò che è essenziale. Tale riflessione l'ha portata, a fronte del predominio nella politica del primato della necessità e della cura dell'esistenza, a rievocare la politica come occasione e spazio di libertà, a sottolineare, di contro al fissarsi sulla mera fabbricazione di prodotti, l'importanza dell'azione e della realizzazione personale, e a contrapporre alla caccia all'interesse e al benessere privato la superiorità del bene comune. In un'epoca di miseria politica, la Arendt ha ricercato le origini di una politica intesa come vita appagata e libera insieme agli altri, dei quali si riconosce la diversità. "L'atto del teorizzare significa per Hannah Arendt ritrovare e recuperare un senso perduto: significa ricordare" (Sheldon S' Wolin). Parlando del vero senso della politica nella rievocazione della polis greca e delle idee di Aristotele, la Arendt vorrebbe indicare a noi uomini di oggi, circondati dalle quotidiane calamità e insufficienze della politica pratica, che non dobbiamo né possiamo semplicemente rassegnarci. A onta di tutte le esperienze negative, Hannah Arendt non ha mai perduto la sua fondamentale fiducia nella possibilità che l'uomo agente inizi qualcosa di nuovo, e faccia in modo che le cose cambino. Finché gli uomini possono agire, scrive in uno di questi testi, sono in grado di realizzare l'improbabile e imprevedibile. Quella stessa Hannah Arendt che nelle sue concrete analisi del totalitarismo e della perdita del senso della politica nel nostro mondo ha contribuito in misura così determinante [p. ]XI Pagina 8 Hannah Arendt – Che cos’è la politica e insieme deprimente alla nostra conoscenza della storia, non si è mai lasciata andare al pessimismo né tanto meno al cinismo, ma ha sostenuto e anzi pungolato la fiducia nella libertà e spontaneità dell'uomo. La rievocazione riflessiva le aveva dato la certezza che gli uomini possono agire e ricominciare sempre da capo, che non sono necessariamente delle marionette nelle mani di un destino a loro estraneo. "Solo depredando i nuovi nati della loro spontaneità, del loro diritto di iniziare qualcosa di nuovo, il corso del mondo può essere deciso e previsto in senso deterministico". Era questa la tremenda accusa che la Arendt lanciava, da destra come da sinistra, contro il totalitarismo; ma anche nei sistemi che si dichiarano liberi è in agguato il rischio che la costrizione (o anche la cosiddetta natura delle cose) e la violenza soffochino il libero agire degli uomini. Agire liberamente significa agire in pubblico, e il pubblico è l'effettivo spazio del politico. E' lì che l'uomo deve mostrarsi nella sua libertà e spontaneità, e affermarsi nella relazione politica con gli altri. L'adattamento opportunistico, la fuga nel privato, il ritrarsi dalla responsabilità politica, il comodo tedio della politica che tuttavia non produce nulla di positivo, il consapevole isolarsi dagli altri - siano essi partiti, interessi contrastanti o concittadini stranieri bollati come estranei -, tutti questi comportamenti oggi tanto diffusi arrecano pregiudizio a una politica vera e degna dell'uomo. Hannah Arendt vi contrappone il suo concetto alto, eppure non utopico, della politica. Tale concetto non ha affatto perduto la sua necessità e il suo potere illuminante, neppure per il nostro presente. "Il suo nome sta a indicare un rinnovamento radicale quanto originale della filosofia politica, e cioè del concetto, dell'idea, dell'ethos e del pathos del politico" (Dolf Sternberger). La presente edizione di manoscritti che Hannah Arendt aveva prevalentemente pensato per una Introduzione alla politica concordata con l'editore Piper, non sarebbe stata [p. ]XII Pagina 9 Hannah Arendt – Che cos’è la politica possibile senza la dedizione e la scientificità dell'opera della curatrice Ursula Ludz. Il frutto di tale attività è raccolto nell'ultima parte del volume, e fornisce utili ragguagli su tutte le questioni connesse alla presente edizione. Per concludere, vorrei ricordare con gratitudine che l'Ente Tedesco delle Ricerche ha accolto senza obiezioni, mettendo a disposizione i mezzi necessari, la mia richiesta di affidare a Ursula Ludz l'incarico di redigere una bibliografia critica di Hannah Arendt e di raccogliere e commentare la presente edizione di scritti postumi, che ha richiesto vari viaggi a New York e Washington. Né va dimenticato che senza l'iniziale suggerimento dell'editore Klaus Piper, questo libro, pur formato solo da frammenti, non avrebbe mai visto la luce. Sono convinto che il suo carattere frammentario non impedisca di riconoscere i tratti di una pensatrice politica grande e originale, che nulla ha perduto in attualità e vigore intellettuale. Kurt SontheimerMonaco, dicembre 1992 [p. ]XIII Pagina 10

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Per Hannah Arendt, la questione del senso positivo del politico parte venuto al mondo che esisteva prima di lui, e che continuerà dopo di lui, è a
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