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Celebrare la Pasqua. Guida delle messe del tempo di Pasqua PDF

372 Pages·1985·6.897 MB·Italian
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anno lituigico CELEBRARE LA PASQUA Guida delle messe del tempo di Pasqua A cura di Enzo Lodi V La collana «ANNO LITURGICO» offre agli operatori di pastorale alcune pro­ poste di utilizzazione dei testi litur­ gici delle feste e dei tempi forti del­ l’anno, per incontri di preghiera o di meditazione che affianchino o prepa­ rino le celebrazioni liturgiche della Chiesa. 6 - 4 8 5 - 6 2 0 7 - 8 8 eop N B edizioni messaggero padova L. 14.000 (I.C.) IS ENZO LODI CELEBRARE LA PASQUA GUIDA DELLE MESSE PASQUALI efflP - edizioni messaggero padova Con approvazione ecclesiastica ISBN 88-7026-584-6 © 1985 Prov. Pad. F.M.C. Editrice Grafiche Messaggero di S. Antonio INTRODUZIONE Premessa metodologica Questo terzo volume completa la serie delle due precedenti Guide liturgiche ai due tempi forti defFAvvento e della Quaresima: Celebrare la manifestazione del Signore, Edizioni Messaggero, Padova 1982, pp. 190; Celebrare la Quaresima, Edizioni Messaggero, Padova 1983, pp. 274. Il metodo scelto per presentare i testi biblici dei giorni festivi e feriali è lo stesso. Perciò si richiamano gli elementi di questo schema che ci sembrano più appropriati per una attualizzazione celebrativa, dopo la presentazione teologica iniziale: 1. didascalia introduttiva, per inquadrare ogni singola cele­ brazione del giorno; 2. tre invocazioni per l’atto penitenziale ispirate alle letture bibliche; 3. didascalia introduttiva alle singole letture bibliche, storico­ esegetica; 4. due piste per la riflessione tratte dalle letture; 5. quattro intenzioni della preghiera dei fedeli con rispettivo invitatorio e orazione conclusiva (l’orazione per le domeni­ che è dal nuovo Messale Romano-Italico); 6. monizione al Padre nostro, pure ispirata alla tematica biblica del giorno; 7. impegno di vita, per tradurre in senso esistenziale i frutti della celebrazione; 8. è stato aggiunto qualche testo patristico ad apertura di ogni settimana, per esplicitare qualche tematica che la tradizione cristiana antica ha spesso commentato nella catechesi; 9. inoltre, per la settimana della Pentecoste, si offre un breve commento sia delle orazioni-collette, come del prefazio della festa, per cogliere la ricchezza di questa teologia dello Spirito Santo, così carente nella coscienza occiden­ tale. a) Il criterio-base di questa articolazione di momenti e temi è di guidare ad una celebrazione veramente unitaria, perché 5 tutti i testi della parola di Dio e della liturgia siano fra loro armonizzati sulle tematiche principali offerte dalle letture bibliche. Perciò sia le invocazioni per l’atto penitenziale che le intenzioni per la preghiera dei fedeli, come pure le didascalie e monizioni (introduttiva, al Padre nostro e conclusiva), sono desunte dai contenuti stessi della parola di Dio. b) Il linguaggio e la formulazione di tali preghiere potranno sembrare troppo ricalcati sui testi biblici, e perciò di non facile attualizzazione ed uso per assemblee non familiari con il lessico scritturistico. È noto che la creatività liturgica classica si rivelava tanto più ricca quanto più sapeva “traslitterare” e adattare un testo biblico, senza però allontanarsi dalla sua tematica. Sarà compito perciò di ogni utente di questa guida attualizzare e semplificare i formulari, qui soltanto proposti, adattandoli alle singole assemblee. Ciò che importa è mante­ nere la fedeltà al contenuto biblico, senza evasioni di sorta. c) Le piste per la riflessione, qui sviluppate anche nelle domeniche, non sono tracce per l’omelia ma soltanto spunti di meditazione che possono essere utilizzati per trarre dalle letture alcuni temi più significativi per sé e per gli altri. Esistono non pochi sussidi per preparare l’omelia festiva (cf. la rivista specializzata “Servizio della Parola”, ed. Queriniana, Brescia); come pure per l’omelia quotidiana, che è pur tanto raccomandata (cf. Principi e norme del MR: n. 42) anche per le ferie del tempo pasquale si può ricorrere ai vari lezionari commentati. d) Le collette nuove del MR-Italico (MRI, II ed. 1984), sono state utilizzate come conclusione delle preghiere dei fedeli delle domeniche del ciclo triennale. e) Per le preghiere dei fedeli, le intenzioni nelle domeniche possono essere utilmente sostituite con quelle dell’Orazionale che accompagna la nuova edizione del Messale, anche se non sono così specificamente derivate dai singoli testi biblici di ogni domenica. Occorre però rispettare la gerarchia nella successione delle intenzioni (cf. premessa all’Orazionale, CEI, 1984). f) E stato omesso il commento alla veglia pasquale, che pure inaugura il tempo pasquale, perché trova miglior spazio nel contesto dell’intero Triduo, di cui è il vertice. Quasi a 6 compensare tale lacuna, è stata commentata la messa vigiliare della Pentecoste, che nel MRI si è arricchita anche delle singole orazioni dopo le varie letture, analogamente allo stile della veglia pasquale da cui deriva. g) Sono stati aggiunti, specie per le domeniche, alcuni brevi testi patristici che concernono il mistero pasquale e pentecostale, rinviando per altri testi patristici all’Ufficio di lettura nella Liturgia delle ore. h) Alcune tavole, collocate all’inizio di ogni settimana, contengono il quadro delle letture bibliche. i) Una breve sintesi tematica della stessa settimana, a partire dalla sua domenica, ha lo scopo di caratterizzare il contenuto nell’itinerario mistagogico di questo tempo. Esso può essere così delineato nelle sue tematiche più significative per le singole domeniche: I - L’evento salvifico della Risurrezione II - La fede pasquale nel Risorto III - La Risurrezione come compimento delle Scritture IV - Il Signore nostro pastore V - L’esperienza mistica del credente VI - La nuova presenza del Signore VII - Lo Spirito Santo principio vitale della Chiesa. Occorre però ricordare che la scelta delle letture per i giorni feriali del tempo pasquale non armonizza direttamente la lettura semicontinua degli Atti degli apostoli con quella del Vangelo di Giovanni. La veduta di insieme delle varie temati­ che, alla luce del mistero pasquale, perciò assumerà come binario direttivo queste due manifestazioni della Parola: l’una più storico-ecclesiale negli Atti; l’altra più teologico-misterica nel Vangelo di Giovanni, sullo sfondo di un’ecclesiologia pentecostale. La presentazione storico-teologica introduttiva è necessa­ ria per scoprire le ricchezze di questo tempo liturgico nella tradizione ecclesiale l. 1 Bibliografìa essenziale: A. Nocent, Celebrare Gesù Cristo, v. 4 - Tempo pasquale, Assisi 1977; J. Lopez Martin, El don de la Pascua del Senor, Burgos 1977; E. Lodi, Liturgia della Chiesa, EDB 1981, pp. 1172-1190 (Domeniche del T.P.); A. Bergamini, Cristo, festa della Chiesa, EP 1982, pp. 260-300; C.J. 7 1. Sviluppo storico della Festa dei cinquanta giorni Alla fine del secolo II appaiono le prime testimonianze di una Pentecoste cristiana 2: sant’Ireneo in Gaìlia, Ippolito a Roma, gli Atti di Paolo nell’Asia Minore, Origene in Alessan­ dria e anche per la Palestina, Tertulliano in Africa: essi testimoniano questo periodo unitario del tempo di sette settimane che inizia da Pasqua e globalmente si chiama “Pentecoste”. Dal secolo IV inizia un cambiamento in questa concezione monolitica diffusa universalmente, eccetto che nella Chiesa Alessandrina che ha conservato questa forma unitaria. Lo spazio di Pentecoste è chiamato anche: “solennità dell’esultanza”3, giorno propriamente festivo, “tempo gioiosissimo” 4; e, in quanto è il prolungamento dell’unico giorno di Pasqua, si denomina pure “grande domenica” e “tempo-simbolo del secolo futuro” 5. Le caratteristiche princi­ pali di questo periodo festivo derivano dalla sua equiparazione con la domenica, considerata sotto l’aspetto escatologico “giorno ottavo” (Pseudo-Barnaba). Infatti il cinquantesimo giorno è il risultato della somma del numero uno - la monade sacra immagine dell’unicità di Dio - per il prodotto di sette giorni per sette settimane (7 x 7+1 = 50); così come il giorno ottavo è la somma di 1 ai 7 giorni della settimana (7 + 1 = 8). Dunque il nuovo ordine escatologico, espresso dal giorno ottavo, che sta sopra al sabato come settimo giorno del riposo di Dio, è prolungato nel periodo di cinquanta giorni per esprimere la pienezza del Regno. In questo tempo, come nell’ottava di Pasqua, la tradizione ha proibito il digiuno e la preghiera in ginocchio: si deve infatti pregare con gioia (Atti di Paolo); sospendere ogni attività per Nesmy, La spiritualità della Pentecoste, Brescia 1964; R. Cantalamessa, La Pasqua della nostra salvezza, Marietti, Torino 1971; C.J. Nesmy, La spiritualità di Pentecoste, Brescia 1964; G. Francescani, Una lettura teologico-liturgica dei Prefazi pasquali del Messale Romano, in “Riv. Lit.” 2 (1975) pp. 207-229; F. Brovelli, Le orazioni del Tempo Pasquale, in RL 2 (1975), pp. 191-206. 2 Per la pasqua annuale, la prima testimonianza è ne\Y“Epistola Apostolo- rum” 15 (cf. J. Quasten, Patrologia I, 139, Marietti 1967); per la Pentecoste, cf. R. Cabié, La Pentecóte, Desclée 1975. 3 Tertulliano, De Orat. 23, 2. 4 Tertulliano, De bapi. 19, 2. 5 Atanasio, Ep. festalis 1. 8 fare festa (Tertulliano); prepararsi con piena gioia con Cristo nella casa di Dio, aiutare i poveri e mantenere la pace (Atanasio); amare Dio e il prossimo (Teofilo di Alessandria); fare amnistia e condonare i debiti (ancora Atanasio e Teofilo); rinnovarsi e purificarsi (Origene); celebrare i battesimi (Ter­ tulliano); fare l’anniversario deir anno giubilare (Lev 25). L’oggetto di questo tempo unico è l’insieme degli eventi salvifici: risurrezione, apparizioni del Risorto, ascensione, discesa dello Spirito, e parusia (Tert., De bapt. 19, 2). In sostanza, la “Pentecoste” della cinquantena è la sola solennità dell’anno liturgico che celebra in modo globale - come la Pasqua domenicale - il mistero della Nuova Alleanza. 2. Teologia del tempo di un «giorno senza tramonto» Il tempo pasquale, che si estende dal triduo pasquale fino alla domenica di Pentecoste, si può definire come il “tempo di un giorno unico prolungato, cioè senza tramonto”. La tensio­ ne spirituale, che ha caratterizzato l’impegno ascetico della quaresima, e la ricchezza dei riti liturgici del “Triduo santissi­ mo del Signore morto-sepolto e risorto” (sant’Agostino), sembrano essere sottoposte all’usura del tempo che si prolun­ ga; anzi quasi destinate ad esaurirsi durante questo periodo dei cinquanta giorni che pur dovrebbe costituire il culmine di tutto l’anno liturgico. Dopo aver raggiunta la vetta del cammino penitenziale e mistagogico della quaresima nella veglia pa­ squale, si stenta ad approfondire questo mistero così insonda­ bile che sfugge alla nostra esperienza sensibile. Infatti la vita del Cristo risorto è nascosta in Dio (Col 3,1-5); e appartiene all’ordine delle realtà di cui possiamo fare esperienza soltanto se noi ci lasciamo pervadere dalla novità di un evento unico e condizionante tutta la prospettiva dell’esistenza cristiana. Oc­ corre perciò comprendere come questa “nuova creazione” (2 Cor 5,17), che è la vita nel Cristo divenuto Signore (Kyrios), sia un inizio assoluto di una vita che deve esprimersi realmente nelle nostre opere (colletta del giovedì dell’ottava). Questo spiega perché la Chiesa primitiva, dopo aver celebrato nel triduo pasquale i tre aspetti dell’unico mistero della redenzio­ ne (morte - sepoltura - risurrezione), prolungasse in unica 9

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