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CAPPUCCETTO ROSSO SI È PERSA Giovani e politica a Borgo Valsugana alla fine degli anni PDF

422 Pages·2016·4.78 MB·Italian
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UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN STORIA DAL MEDIOEVO ALL'ETÀ CONTEMPORANEA Elaborato finale CAPPUCCETTO ROSSO SI È PERSA Giovani e politica a Borgo Valsugana alla fine degli anni '70 Relatore Candidata Chiar.mo Professore Matr. 819572 Alessandro Casellato Silvia Garbari Correlatori Chiar.mi Professori Marco Fincardi Claudio Povolo 1 CAPPUCCETTO ROSSO SI È PERSA Giovani e politica a Borgo Valsugana alla fine degli anni '70 2 INDICE  Ringraziamenti....................................................................... p. 06  Abstract.................................................................................. p. 07  Introduzione........................................................................... p. 09  Capitolo Primo: Il contesto ◦ Borgo Valsugana………………………………………… p. 17 ◦ La Storia............................................................................ p. 21 ◦ Migrazioni e deportazioni................................................. p. 23 ◦ L'alluvione del '66............................................................. p. 29 ◦ Gli anni '60........................................................................ p. 31 ◦ L'acciaieria......................................................................... p. 41 ◦ Rivendicazioni e contestazioni.......................................... p. 46  Capitolo Secondo: Gli anni delle contestazioni p. 53 ◦ La sinistra dei movimenti.................................................. p. 58 ◦ Spontaneismo o direzione.................................................. ◦ Prime lotte in Bassa Valsugana.......................................... p. 61 ◦ Scissione e ricomposizione……………………………… p. 66 ◦ Cappuccetto rosso.............................................................. p. 73 ◦ La memoria........................................................................ p. 85  Capitolo Terzo: “Comitato lotta per la casa” p. 89 ◦ Vende o affitta? No, mi piace vuota: Il problema degli alloggi in Trentino………………………………………. p. 89 ◦ Il “Comitato lotta per la casa”........................................... p. 95 ◦ L'occupazione di casa Vitlacil........................................... p. 101 ◦ Obiettivi e soluzioni dal nuovo centro sociale.................. p. 104 3 ◦ L'occupazione di casa Dallaserra...................................... p. 108  Capitolo quarto: L’epilogo ◦ La notte dell'arresto e i giorni seguenti………………….. p. 119 ◦ L'arresto di Edoardo Granello........................................... p. 128 ◦ Il ruolo dei media.............................................................. p. 139 ◦ Radio Lilliput, ultimo atto................................................. p. 143  Conclusioni............................................................................. p. 148  Appendice interviste............................................................... p. 161  Appendice documentazione archivistico-giornalistica........... p. 418  Bibliografia............................................................................. p. 517  Sitografia……………………………………………………. p. 519 4 A Grazia, mia madre, che ne sarebbe orgogliosa 5 RINGRAZIAMENTI Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine verso tutti coloro che hanno permesso la stesura di questo lavoro. Innanzitutto il mio relatore, Alessandro Casellato, senza il quale nulla di tutto ciò sarebbe stato pensato e scritto. È, infatti, in seguito al lavoro svolto durante il corso di Storia orale che ha avuto inizio il racconto degli avvenimenti della Borgo Valsugana degli anni '70, a cui mi sono appassionata e di cui ho voluto riportare alla luce fatti e ricordi. Ringrazio Fausto, mio inseparabile compagno di vita, per la pazienza, l'amore, il sostegno, l'incoraggiamento e soprattutto l'incondizionata fiducia in me e nelle mie capacità. Ringrazio, inoltre, la mia famiglia che mi ha appoggiata sempre e in particolar modo mia sorella Ilda, protagonista di questa storia e insostituibile aiuto nella revisione della stesura. Ringrazio tutti miei amici, soprattutto Sabrina e Alessandro, di esistere. Ringrazio le mie colleghe di università, Helga e Anna che mi hanno sopportata nei peggiori momenti di sconforto e con le quali ho potuto condividere idee e congetture circa la strada da percorrere. Ringrazio il Comune di Borgo Valsugana, nelle persone di Nicoletta Stroppa, Tullia Quaiatto e Maria Agnolin, per la disponibilità nella ricerca d'archivio e la loro gentilezza; inoltre un ringraziamento al bibliotecario, Massimo Libardi, saggio e prezioso auito. Infine, ringrazio tutti i testimoni che ho intervistato per i ricordi e il tempo che mi hanno regalato, di cui spero potrò rendere onore con questo mio lavoro. 6 ABSTRACT 10 novembre 1979. Un gruppo di giovani decide di occupare un appartamento sfitto da anni. Sono impegnati politicamente e da tempo denunciano all’Amministrazione comunale e alla cittadinanza i problemi derivanti da una anomala situazione degli alloggi in paese. Sono gli anni della contestazione, della volontà di partecipazione e, per alcuni, sono gli anni in cui l’impegno politico si coniuga con il coraggio di assumersi dei rischi. Infatti, la sera stessa dell’occupazione, un’incursione dei carabinieri dà luogo al loro arresto. Otto persone arrestate, sette delle quali sono ragazzi e ragazze appartenenti al “Comitato lotta per la casa”, mentre l’ottava è un padre la cui famiglia vive in una casa fatiscente. L'accusa: violazione di domicilio. 7 Dalla caserma del paese vengono trasferiti al carcere di Trento, dove passano tutta la notte. L'indomani vengono rilasciati perché la denuncia del proprietario dell'immobile, il signor Dallaserra1, è stata ritirata. Tutto questo è avvenuto nel mio paese di origine e tra le persone arrestate c’era mia sorella, Ilda2. Io ero ancora piccola, ma nei miei ricordi rimanevano le ansie che percepivo dai miei genitori e la voglia di capire quale forza avesse spinto un gruppo di ragazzi a mettersi in gioco così, rischiando anche una limitazione della loro libertà. L'attività di questo gruppo di ragazzi s’incentrava sulla denuncia di disagi vissuti da parti della popolazione: i giovani, gli operai, i meno abbienti. La loro speranza: il venir meno dei privilegi. Gli echi di ciò che avveniva nei movimenti giovanili delle grandi città avevano contribuito a dare senso a un agire comune, un agire speso per cercare di perseguire una dignità per tutti, un agire che, in certi casi, si era trasformato, era divenuto violento e pericoloso. Le speranze di un mondo migliore erano ancora forti e vibranti, l’individualismo distante. Oggi, a quasi quarant'anni di distanza, ho voluto riportare alla luce questa storia, attraverso le testimonianze dei protagonisti, raccogliendone i ricordi, ma anche i documenti dei loro archivi personali e le fonti giornalistiche, nel tentativo di capire cosa si è spento, come è andata riducendosi la capacità di un pensiero critico, dove si è persa la volontà di reagire, di rischiare. 1 Renzo Dallaserra (1931-2015) di origine nonesa, da molti anni risiedeva a Borgo Valsugana, dove ha gestito il bar Miriam dopo aver vissuto per qualche tempo in Cile. 2 Ilda Garbari nata il 09/07/1959 a Trento e residente a Scurelle (TN) è assistente educatore presso la Scuola Superiore di I Grado di Grigno (TN). Ha frequentato la Scuola Superiore di II Grado per Dirigente di comunità e nel 2013 ha conseguito la Laurea di I Grado in Scienze dell’Educazione a Verona. Figlia di Amelio, direttore delle poste di Borgo e di Grazia Cognetti, casalinga reinventatasi artigiana, la giovane Ilda ha subito il fascino degli anni '70 con i quali si è formata e dai quali ha saputo trarre lo spirito positivo e propositivo che poi le hanno permesso di affrontare e non aggirare i problemi della vita. 8 INTRODUZIONE I fatti concreti degli avvenimenti di guerra non ho considerato opportuno raccontarli informandomi dal primo che capitava, né come pareva a me, ma ho raccontato quelli a cui io stesso fui presente e su ciascuno dei quali mi informai dagli altri con la maggior esattezza possibile. Difficile era la ricerca, perché quelli che avevano partecipato ai fatti non dicevano tutti le stesse cose sugli stessi avvenimenti, ma parlavano a seconda del loro ricordo o della loro simpatia per una delle sue parti. La mancanza del favoloso in questi fatti li farà apparire, forse, meno piacevoli all’ascolto, ma se quelli che vorranno investigare la realtà degli avvenimenti passati e di quelli futuri (i quali, secondo il carattere dell’uomo, saranno uguali o simili a questi), considereranno utile la mia opera, tanto basta. Essa è un possesso che vale per l’eternità più che un pezzo di bravura, da essere ascoltato momentaneamente. Tucidide, Le Storie, I 22 Con questa ricerca ho inteso raccogliere e analizzare fonti e testimonianze riguardanti la nascita, la vita e in qualche modo la morte di un movimento giovanile che, negli anni di piombo di un'Italia totalmente destabilizzata, ha tenuto alta l'attenzione anche in una realtà di provincia come quella di Borgo Valsugana, mio paese d'origine. Il movimento giovanile e gli avvenimenti ai quali mi riferisco si collocano alla fine degli anni '70, ma sono inevitabilmente legati e, in un certo senso, sono il frutto della contestazione operaio-studentesca del '68, come più volte è stato sottolineato nelle interviste che ho raccolto tra le persone che, a vario titolo, erano coinvolte in quei fatti. Ho cercato di ricomporre il mosaico di quegli accadimenti anche attraverso un’approfondita ricerca della documentazione 9 giornalistica e archivistica. Non è stata un'impresa facile. Nonostante la pronta disponibilità ad affidarmi i loro ricordi di tutti coloro ai quali mi sono rivolta, ho potuto notare un forte dualismo tra le opinioni delle parti contrapposte e una certa distanza tra gli eventi vissuti e la loro narrazione: l'influenza che l'ideologia aveva nel muovere alla partecipazione i ragazzi e le ragazze del “Comitato lotta per la casa” viene oggi letta, dalla maggioranza di loro, come eccessiva. La lettura critica del passato è stemperata dal contesto attuale e questo è certamente uno degli ostacoli maggiori con cui lo storico orale deve confrontarsi. Uno dei massimi esponenti in materia, Alessandro Portelli, nel suo testo “Storie orali – Racconto, immaginazione, dialogo”, ben sottolinea come, più della realtà fattuale, la fonte orale indaghi il significato che un determinato evento ha assunto per il testimone. Chi oggi racconta un fatto di cui è stato protagonista/testimone in passato, non è più la stessa persona che quel tempo ha vissuto. L’intrico di fatti e relazioni vissute successivamente segneranno l'evoluzione del suo pensiero e questo porterà naturalmente a rivisitazioni, dimenticanze e rimozioni nella narrazione del proprio vissuto. Ricostruire questa storia è stata un'esperienza per me fortemente formativa, ricca di spunti, motivante ed emotivamente densa. Penso sia possibile affermare che, anche per le persone da me intervistate, ripercorrere un pezzo importante della propria vita sia stata un’esperienza emotivamente forte. Incontrandomi mi svelavano di essere già informati su ciò che volevo da loro e nelle conversazioni che seguivano percepivo l’entusiasmo e l’emozione con i quali si prestavano a rievocare il loro passato e l’incredulità che questo potesse suscitare interesse in ambito accademico. Procedendo nel lavoro di ricostruzione ho quindi cercato di capire quale potesse essere stata l'origine della determinazione che aveva spinto quei ragazzi e ragazze a essere agenti di cambiamento cercando di diventare ciò che poteva fare la differenza. Credo che quel sentimento venga ben descritto da Mario Vargas Llosa nel suo romanzo “Storia di Mayta” in cui il protagonista, 10

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Bertoldi12 co-ideatore del gruppo sociale borghigiano Cappuccetto rosso, la causa che «l'occupazione di Borgo è l'emergere di una situazione sociale scomoda e la si vorrebbe tacere. Almeno cinquanta famiglie - dice il sindacato - vivono in O le è stae fatte eliminar, no lo so, pol esser 'n ipo
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