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Caddi e una voce mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? PDF

15 Pages·2012·0.17 MB·Italian
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At 26,1-22: “Caddi e una voce mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»” 1. LA SITUAZIONE DI PAOLO nel contesto dei cc. 21-26 Paolo vive l’esperienza della passione di Gesù Siamo nell’anno 34-35. Anche per lui, nella salita a Gerusalemme ci sono tre annunci: - il suo annuncio e congedo dagli Anziani di Efeso (20,17-38); - i discepoli di Tiro gli dicono di non andare a Gerusalemme, ma lui prosegue (21,3-59); - a Cesarea, in casa di Filippo il profeta Agabo con il gesto della cintura gli profetizza la sua consegna “nelle mani dei pagani”, i fratelli lo pregano di non andare, ma lui prosegue (21,8-14). A Gerusalemme accoglienza festosa. (21,17). Visita Giacomo e a lui e agli anziani dà notizia della conversione dei pagani. Per metterlo al riparo dalle ire dei giudaizzanti, lo consigliano di sciogliere un voto per mostrare fedeltà alla legge. Paolo accetta. Ma Giudei venuti dall’Asia aizzano il popolo contro di lui: “Va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo: ora ha introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!”. Cercano di ucciderlo. Interviene il tribuno Claudio Lisia, che lo arresta e lo fa legare. Vuol sapere che cosa ha fatto. La gente lo segue gridando “A morte!”. Paolo ottiene dal tribuno di poter parlare al popolo (c. 21). Al c. 22,1-21 fa la sua autodifesa, raccontando la sua storia. Reazione: appena dice “Ti manderò lontano, tra i pagani” (22,21), gridano: “Toglilo di mezzo, non deve più vivere!” (v. 22). Il tribuno ordina di portarlo nella fortezza e di flagellarlo. Paolo però chiede: “Potete flagellare un cittadino romano non ancora giudicato?”. E il tribuno si spaventa. Il giorno dopo il tribuno riunisce i sommi sacerdoti e il sinedrio e presenta Paolo davanti a loro. Paolo approfittando della presenza di farisei e sadducei, introduce il tema controverso: la fede nella resurrezione. Nasce una disputa, i farisei si mettono dalla parte di Paolo. Paolo viene ricondotto nella fortezza. Nella notte gli viene accanto il Signore e gli dice. “Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma” (23,11). Il giorno dopo i giudei fanno voto di digiunare fino a che non avranno ucciso Paolo e chiedono a sommi sacerdoti e sinedrio di far venire Paolo, così che lo uccidano in strada. Suo nipote (figlio della sorella), lo avverte, lui ne informa il tribuno, che allora dispone che Paolo sia trasferito sotto scorta a Cesarea, dal governatore Felice. Felice dichiara a Paolo che lo interrogherà quando saranno giunti anche i suoi accusatori e intanto le fa custodire nel palazzo di Erode. La Chiesa alle origini La Chiesa nasce come comunità di ebrei in Gerusalemme, che non si distingue in niente dagli altri: pii, circoncidono i figli, frequentano la sinagoga… però confessano Gesù di Nazaret come Messia risorto dai morti e danno testimonianza con la speranza che tutto Israele creda in Gesù come messia trasformandosi nel nuovo popolo di Dio. Non avevano idee chiare se dovessero entrare i gentili: si chiarirà nel processo della chiesa stessa (Historia magistra). La spaccatura comincia a evidenziarsi proprio a Gerusalemme, con l’istituzione dei diaconi: istituiti perché c’era spaccatura fra giudei ellenisti (più aperti) e giudei palestinesi. Sono gli ellenisti che hanno cominciato a suscitare dubbi nella mente degli ebrei. Cf. Stefano: non è che non volessero più andare al tempo o non seguissero più Mosé, ma si relativizzava l’uno e l’altro, a motivo di Cristo: è in lui la salvezza. Hanno chiamato Gesù non solo Messia, ma Signore. I rabbini si sono allarmati e la persecuzione è contro i cristiani ellenisti (8,1). Questi andarono in Samaria (scandalo!), poi ad Antiochia accolsero i “timorati di Dio”, non circoncisi, senza farli circoncidere. La rottura si fa definitiva. I cristiani prima si chiamano nazorei o nazareni. Sembra che i Giudeo-cristiani si siamo abbastanza preservati a Gerusalemme. La pressione dei Giudeo-cristiani su Paolo era forse dovuta anche alla volontà di rimanere nelle benevolenza dei Giudei. Poi venne la controversia delle giustificazione per mezzo della fede. Gli ebrei si convinsero allora che questa setta minacciava l’esistenza stessa del giudaismo. Verso il 90-95 si arriverà alla formale scomunica dei cristiani. 1 Cinque giorni dopo giunge il sommo sacerdote Ananìa, alcuni anziani e un avvocato Tertullo, per accusare Paolo (24,1). Tertullo dichiara a Felice: “Quest’uomo è una peste, fomenta rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei. Ha perfino tentato di profanare il tempio…”. Dei giudei presenti appoggiano le accuse. Il governatore fa cenno a Paolo di parlare e Paolo parla ancora della resurrezione. Il governatore rimanda il giudizio a quando arriverà il tribuno Lisia. Lo mette in custodia cautelare. Sulle prime Felice e sua moglie Drusilla sembrano interessarsi alla dottrina di Paolo, ma poi ne sono spaventati (24,24-26); inutilmente Felice spera da Paolo una tangente. Passano due anni e Felice ha come successore Porcio Festo. Festo dopo pochi giorni, sale da Cesarea a Gerusalemme e i Giudei non demordono: gli chiedono che faccia trasferire Paolo a Gerusalemme, per ammazzarlo nel percorso. Egli invita i capi a scendere con lui a Cesarea. Giunto là, seduto in tribunale fece comparire Paolo davanti ai suoi accusatori, che lo accusano. Paolo dice: “Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei giudei, né contro il tempio, né contro Cesare” (25,8). Festo per fare un favore ai Giudei chiede a Paolo se vuole andare a Gerusalemme per essere giudicato. Paolo si appella a Cesare. Festo dice: “Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai” (25,12). Pochi giorni dopo giungono a Cesarea il re Agrippa e Berenice per salutare Festo e poiché si fermano alcuni giorni, Festo espone loro il caso di Paolo. Agrippa manifesta il desiderio di ascoltarlo. All’indomani, udienza davanti a loro e ai cittadini più illustri. Festo introduce dichiarandosi favorevole a Paolo e dice di volerlo far parlare poiché non ha nulla da scrivere sul dossier per l’imperatore. 2. IL CONTESTO DI ATTI 26 È l’anno 60 e Paolo è prigioniero a Cesarea da oltre due anni. Di fronte al nuovo governatore romano Festo si appella a Cesare, chiede cioè di essere giudicato a Roma, anziché a Gerusalemme, ove i Giudei tramano di farlo perire. Anche per preparare un dossier per l’imperatore, Festo apre un’istruttoria preliminare, cui invita capi militari e notabili della città. Tra essi, si presentano il re Agrippa II, che governava parte della Palestina e del Libano, e sua sorella Berenice. La seduta si apre con una dichiarazione di Festo (25,24-27); quindi Agrippa, ospite d’onore, si rivolge a Paolo, che a sua volta rivolge direttamente al re la sua lunga apologia (26,1-23). È l’ultimo grande discorso di Paolo in Atti, discorso di difesa e insieme testimonianza della fede della prima Chiesa. “1Agrippa disse a Paolo: “Ti è concesso di parlare a tua difesa”. Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: 2“Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, 3che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. 4La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. 6Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! 8Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti? 9Anch’io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno, 10come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l’autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch’io ho votato contro di loro. 11In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all’eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere. 2 12In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno 13vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo. 15E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. 17Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando 18 ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me. 19 Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; 20 ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. 21 Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. 22 Ma l’aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi.” 3. ANALISI DI ALCUNI TERMINI 4: La mia vita: bíosis significa “corso della vita”. tra il mio popolo: quello d’Israele, non della Cilicia, provincia natale di Saulo. 5: nella setta più rigida: alla lettera: “nella setta più esatta”. 6: a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri: speranza fondata dunque. Luca insiste sul fatto che Paolo è messo sotto accusa dai giudei per la sua ortodossia. Identifica quello che considera il centro del fariseismo con il centro dell’annuncio (kerygma) cristiano, e vede la loro relazione nella linea della promessa-compimento (ma pensata secondo l’ottica cristiana che parte dal compimento).1 Nella seconda delle 18 benedizioni che Giudei pregavano ogni giorno si esprimeva quest’attesa. 8: Perché è considerato inconcepibile: Paolo spiega il contenuto della speranza. La domanda è formulata in modo generico per consentire il passaggio alla fede nella resurrezione di Gesù. 9: lavorare attivamente contro: lett.: agire con ostilità. 10: molti dei fedeli: alla lettera “santi”, quelli che in 9,2 e 22,4 erano semplicemente detti: “uomini e donne”. “Santi” è sinonimo di “cristiani”, cf. At 9,13.32.41. li rinchiusi in prigione…: chiara l’allusione al martirio di Stefano (cf. 7,58; 8,1), citato espressamente in 22,30. quando venivano condannati a morte…: il gr. anairéin significa alla lettera uccidere, da intendere probabilmente nel senso di “condannare a morte”2. In questo terzo racconto l’attività persecutoria di Saulo raggiunge il culmine. “È possibile che in questa descrizione Luca trasferisca su Paolo la situazione della Chiesa alla fine del I secolo, minacciata dall’autorità romana e dalla sinagoga della diaspora”3. ho votato contro: l’espressione appare solo qui in tutto il NT. Non pare che Paolo fosse membro del Sinedrio quindi con potere di voto. Il senso è piuttosto quello di “approvare” (nella linea di 8,1; 22,20). 11: costringerli… a bestemmiare: costrizione nuovo, storicamente improbabile nel caso di Paolo. 14: Tutti cademmo a terra: non solo Saulo. udii…una voce: solo Paolo l’intende, e solo qui precisa che essa parlava “in dialetto ebraico”, cioè in aramaico (cf. At 21,40). 1 G. ROSSÉ, Atti degli Apostoli, Città Nuova, Roma 1998, p. 833. 2 Il verbo appare 19 volte in At, 2 nel Vangelo di Lc, e 4 nel resto del NT. 3 Rossé, o.c., p. 836. 3 “Saulo, Saulo…”: Saoúl è la trascrizione greca dell’aramaico All’apostrofe presente anche negli altri due racconti, Paolo aggiunge un proverbio greco: “Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo”, cioè, all’incirca: “Ogni resistenza è ormai inutile”. La potenza irresistibile del Cristo risorto è alla base della chiamata di Paolo. 15: io sono Gesù: Gesù, come in 9,5 e 22,8, rivela l sua solidarietà con i cristiani. 16: “Su, alzati e rimettiti in piedi”: lett. “tieni sui tuoi piedi”; è un ordine che è gia risurrezione4. Il contenuto dei vv. 16-18 è nuovo rispetto agli altri racconti della conversione di Paolo. È Gesù risorto stesso che manda Paolo e in forza di questo fatto, Paolo è apostolo. Anania non è che un intermediario e qui non viene menzionato. ti sono apparso: il verbo ôphthēn viene dalla tradizione cristiana sulla resurrezione (1Cor 15,5ss; Lc 24,34), ma qui è usato alla prima persona. Tale visione non dovette essere l’unica, cf. At 22,17; 2Cor 12,2-4. per costituirti ministro e testimone…: Nelle parole del mandato ci sono molti echi dell’Antico Testamento. Cinque secoli prima, Isaia preannunciava riguardo al Servo del Signore: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre” (Is 42,16s)5. Dopo aver vissuto lui stesso la liberazione dalla cecità, ora Paolo aprirà gli occhi degli altri. 17: Per questo ti libererò: promessa di protezione. Così a Geremia (1,5-8). 18: e ottengano: cf. Col 1,12-14; “eredità dei santi”: Ef 1,18; At 20,32. 4. TRE RACCONTI DI CONVERSIONE Luca racconta tre volte (At 9; 22; 26) la conversione di Paolo: tema per lui fondamentale, perché in essa si fonda l’autorità di Paolo come apostolo. La difesa di Paolo e del suo apporto alle chiese dei primi decenni è, a detta di autorevoli studiosi, una delle ragioni per cui Luca scrive Atti. Morto infatti l’apostolo a Roma sotto la persecuzione di Nerone verso il 67, i suoi avversari interni alla chiesa rischiavano di avere il sopravvento privando i cristiani di quella libertà in Cristo che Paolo propugnato proprio a partire dall’esperienza della sua conversione. At 9,1-19: Luca racconta At 22,3-16: Paolo al popolo At 26,1-22a: Paolo ad Agrippa “Io sono un Giudeo, nato a 4 La mia vita fin dalla mia Tarso di Cilicia, ma cresciuto giovinezza, vissuta tra il mio in questa città, formato alla popolo e a Gerusalemme, la scuola di Gamaliele nelle più conoscono tutti i Giudei; 5 essi rigide norme della legge sanno pure da tempo, se paterna, pieno di zelo per Dio, vogliono renderne come oggi siete tutti voi. testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. 6 E d ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 e che 4 Cf. Ez 2,2-8: “Lo spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: ‘Figlio dell’uomo, io ti mando agl’Israeliti, alle (nazioni) ribelli, che si sono rivoltate contro di me…”. Lo stesso ordine è rivolto in Atti dal Signore a Filippo (8,26); a Paolo stesso (9,6); da Paolo alla persona che zoppicava, a Listra (14,10). La Capacità di rispondere a questi inviti appare come effetto della risurrezione del Signore (cf. 3,6: “Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!” (3,6). 5 Cf. anche Is 35,4-5; 42,16. 4 le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! 8 Perché 1Saulo frattanto, sempre è considerato inconcepibile fra 4 Io perseguitai a morte questa fremente minaccia e strage di voi che Dio risusciti i morti? nuova dottrina, arrestando e contro i discepoli del Signore, gettando in prigione uomini e 9 Anch’io credevo un tempo si presentò al sommo donne, 5 come può darmi mio dovere di lavorare sacerdote 2 e gli chiese lettere testimonianza il sommo attivamente contro il nome di per le sinagoghe di Damasco sacerdote e tutto il collegio Gesù il Nazareno, 10 come in al fine di essere autorizzato a degli anziani. Da loro ricevetti realtà feci a Gerusalemme; condurre in catene a lettere per i nostri fratelli di molti dei fedeli li rinchiusi in Gerusalemme uomini e donne, Damasco e partii per condurre prigione con l’autorizzazione seguaci della dottrina di Cristo, anche quelli di là come avuta dai sommi sacerdoti e, che avesse trovati. prigionieri a Gerusalemme, per quando venivano condannati a essere puniti. morte, anch’io ho votato contro di loro. 11 In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all’eccesso contro di 3 E avvenne che, mentre era in loro, davo loro la caccia fin 6 Mentre ero in viaggio e mi viaggio e stava per avvicinarsi nelle città straniere. avvicinavo a Damasco, verso a Damasco, mezzogiorno, 12 In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni all’improvviso lo avvolse una all’improvviso una gran luce poteri da parte dei sommi luce dal cielo dal cielo rifulse attorno a me; sacerdoti, verso mezzogiorno 13 vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente 4 e cadendo a terra udì una del sole, che avvolse me e i 7 caddi a terra e sentii una voce che gli diceva: “Saulo, miei compagni di viaggio. voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ”. Saulo, perché mi perseguiti? 14 Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, 5Rispose: “Chi sei, o Saulo, perché mi perseguiti? 8 Risposi: Chi sei, o Signore? Signore?”. Duro è per te ricalcitrare Mi disse: “Io sono Gesù il contro il pungolo. E la voce: “Io sono Gesù, che Nazareno, che tu perseguiti. tu perseguiti! 15 E io dissi: Chi sei, o 6Orsù, alzati ed entra nella città Signore? e ti sarà detto ciò che devi E il Signore rispose: Io sono fare”. Gesù, che tu perseguiti. 16Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. 17Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando 18ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere 9Quelli che erano con me di satana a Dio e ottengano la 5 videro la luce, ma non udirono remissione dei peccati e 7Gli uomini che facevano il colui che mi parlava. l’eredità in mezzo a coloro che cammino con lui si erano sono stati santificati per la fede fermati ammutoliti, sentendo la in me. voce ma non vedendo 10Io dissi allora: Che devo fare, nessuno. Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso 8Saulo si alzò da terra ma, Damasco; là sarai informato di aperti gli occhi, non vedeva tutto ciò che è stabilito che tu nulla. faccia. 11 E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai Così, guidandolo per mano, lo miei compagni, giunsi a condussero a Damasco, 9 Damasco. dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. 12 Un certo Anania, un devoto osservante della legge e in 10 Ora c’era a Damasco un buona reputazione presso tutti discepolo di nome Anania e il i Giudei colà residenti, Signore in una visione gli disse: “Anania! ”. Rispose: “Eccomi, Signore! ”. 11 E il Signore a lui: “Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, 12 e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista”. 13 Rispose Anania: “Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. 14 Inoltre ha l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”. 15 Ma il Signore disse: “Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai 13 venne da me, re e ai figli di Israele; 16 e io gli mi si accostò e disse: mostrerò quanto dovrà soffrire Saulo, fratello, torna a vedere! per il mio nome”. 17 Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore E in quell’istante io guardai Gesù, che ti è apparso sulla verso di lui e riebbi la vista. 14 via per la quale venivi, perché Egli soggiunse: Il Dio dei nostri turiacquisti la vista e sia colmo padri ti ha predestinato a di Spirito Santo”. conoscere la sua volontà, a 18 E improvvisamente gli vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa caddero dagli occhi come delle bocca, 15 perché gli sarai 6 squame e ricuperò la vista; testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome. fu subito battezzato, 19 poi 17 Dopo il mio ritorno a prese cibo e le forze gli Gerusalemme, mentre 19 Pertanto, o re Agrippa, io ritornarono. pregavo nel tempio, fui rapito non ho disobbedito alla visione in estasi 18 e vidi Lui che mi celeste; 20 ma prima a quelli di diceva: Affrettati ed esci presto Damasco, poi a quelli di Rim ase alcuni giorni insieme ai da Gerusalemme, perché non Gerusalemme e in tutta la discepoli che erano a accetteranno la tua regione della Giudea e infine Damasco, 20 e subito nelle testimonianza su di me. 19 E io ai pagani, predicavo di sinagoghe proclamava Gesù dissi: Signore, essi sanno che convertirsi e di rivolgersi a Dio, Figlio di Dio. 21 E tutti quelli che facevo imprigionare e comportandosi in maniera lo ascoltavano si percuotere nella sinagoga degna della conversione. 21 meravigliavano e dicevano: quelli che credevano in te; 20 Per queste cose i Giudei mi “Ma costui non è quel tale che quando si versava il sangue di assalirono nel tempio e a Gerusalemme infieriva contro Stefano, tuo testimone, anch’io tentarono di uccidermi. 22 Ma quelli che invocano questo ero presente e approvavo e l’aiuto di Dio mi ha assistito nome ed era venuto qua custodivo i vestiti di quelli che fino a questo giorno, e posso precisamente per condurli in lo uccidevano. ancora rendere testimonianza catene dai sommi sacerdoti? ”. 21 Allora mi disse: Và, perché agli umili e ai grandi.”. io ti manderò lontano, tra i pagani”. 5. PAOLO RACCONTA SE STESSO Nelle sue lettere, Paolo fa spesso allusione all’evento della sua conversione, senza descriverla biograficamente, ma dandone il significato profondo. Più che feroce persecutore, egli era un’irriducibile polemista che si batteva contro il cristianesimo nascente. Le sinagoghe avevano il potere d’interrogare, flagellare, infliggere penalità, ma non di uccidere. L’uccisione di Stefano fu probabilmente frutto di una sommossa popolare. Come fariseo, Paolo viveva nel culto della legge mosaica, che di fatto era culto del proprio io. “La conversione è consistita nel capovolgimento di questa fiduciosa sicurezza in se stesso. Adesso egli crede in Cristo, cioè si affida al Cristo risorto, attendendo da lui la salvezza” (R. Fabris). La sua conversione non è dunque quella di un peccatore che ritrova le vie del bene: è conversione a Cristo, rivelatosi a lui come risorto, Figlio di Dio, mediatore unico di salvezza per tutti. Convertendosi a Cristo egli si converte al contempo all’apostolato. 1Cor: “Non ho Gal 1,11-17: “Mi chiamò con la sua Fil 3,4b-9: “Per guadagnare Cristo” veduto Gesù?” grazia” 9,1Non sono 11Vi dichiaro dunque, fratelli, che il forse libero, io? vangelo da me annunziato non è Non ho veduto modellato sull’uomo; 12 infatti io non Gesù Signore l’ho ricevuto né l’ho imparato da nostro? uomini, ma per rivelazione di Gesù 4…Se qualcuno ritiene di poter Cristo. 13Voi avete certamente sentito confidare nella carne, io più di lui: parlare della mia condotta di un 5circonciso l’ottavo giorno, della stirpe 7 tempo nel giudaismo, d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebreo, fariseo quanto alla legge; come io perseguitassi fieramente la 6quanto a zelo, persecutore della Chiesa di Dio e la devastassi, Chiesa; irreprensibile quanto alla 14superando nel giudaismo la maggior giustizia che deriva dall’osservanza parte dei miei coetanei e della legge. connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. 15,8Ultimo fra 15Ma quando colui che mi scelse fin 7Ma quello che poteva essere per me tutti apparve dal seno di mia madre e mi chiamò un guadagno, l’ho considerato una anche a me con la sua grazia si compiacque 16di perdita a motivo di Cristo. 8Anzi, tutto come a un rivelare a me suo Figlio perché lo ormai io reputo una perdita di fronte aborto. 9Io infatti annunziassi in mezzo ai pagani, alla sublimità della conoscenza di sono l’infimo subito, senza consultare nessun Cristo Gesù, mio Signore, per il quale degli apostoli, e uomo, 17senza andare a ho lasciato perdere tutte queste cose non sono degno Gerusalemme da coloro che erano e le considero spazzatura, al fine di neppure di apostoli prima di me, mi recai in guadagnare Cristo 9e di essere essere chiamato Arabia e poi ritornai a Damasco. trovato in lui, non con una mia aposto lo, giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in perché ho Cristo, cioè con la giustizia che deriva perseguitato la da Dio, basata sulla fede. Chiesa di Dio. 6. APPROFONDIMENTO: LA CONVERSIONE DI PAOLO Paolo di prima dell’incontro di Damasco Paolo e la legge È un giudeo della diaspora, nato a Tarso di Cilicia. La comunità ebraica che vi si trovava aveva una sinagoga a Gerusalemme, dove Paolo studiò. È fariseo, “la setta più esatta” (26,5), gruppo che aveva massimamente a cuore la legge, al punto da avere previsto anche una “siepe”, un di più di comandamenti per evitare di infrangere la legge. La legge aveva lo scopo di circoscrivere nettamente la comunità degli eletti. Essa era affidata a un’interpretazione, che non era statica. Nell’ascolto dei comandamenti, si realizzava l’incontro di Israele con il suo Dio. In Dt si fissò la volontà normativa di Dio, in un’ora particolarmente difficile, anche se resta ancora tutto al di là di ogni legalismo. Inizia il processo di canonizzazione della legge. All’inizio non si pone il problema se Israele sia capace di adempiere la Legge. Geremia ed Ezechiele giungono a riconoscere che Israele per natura sua non è in grado di obbedire al Signore (cf. il richiamo al leopardo: Ger 13,23: sembra voler dire: non può). Si giunge a dire che legge reca morte all’Israele disobbediente. Ma il Signore risveglierà il suo popolo da questa morte con un nuovo evento salvifico (Ez 37,1ss). I profeti, pur nella loro radicale predicazione, non hanno fatto dipendere la restaurazione del patto ormai infranto da una più scrupolosa osservanza dei comandamenti. La legge dell’AT si manifesta come legge solo in Gesù, l’unico che l’abbia adempiuta, nella sua perfetta obbedienza al Padre. Paolo persecutore Crede suo dovere combattere tutto ciò che si oppone ad essa, particolarmente “il nome di Gesù” (26,9). Paolo esprime così: - “sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore” (9,1); 8 - “perseguitai a morte questa dottrina” (At 22,4); - “lavorare attivamente contro il nome di Gesù” (lett.: agire con ostilità)” (26,9); - “persecutore della Chiesa” (Fi 3,6). Le esemplificazioni: - chiede al sommo sacerdote di Gerusalemme lettere per le sinagoghe di Damasco per essere autorizzato ad arrestare (9,2); - arresta e getta in prigione (+ quanto sopra) (At 22,4-5), - a Gerusalemme; richiude molti fedeli in prigione; vota a favore della loro condanna a morte; li costringe in tutte le sinagoghe con torture a bestemmiare; li persegue fin nelle città straniere (At 26,9); Difficilmente cooperò alla condanna a morte, non essendo permessa a Giudei. Un grande tesoro, la tradizione ebraica. Al centro di tutto c’era il suo possesso, la sua verità. Ma Gesù: “non considerò una preda la sua uguaglianza con Dio” (Fil 2,6). Nella sua sicurezza, veniva a Paolo una considerazione degli altri: dovevano sottomettersi a lui. Come avviene il passaggio, secondo Atti Paolo è in viaggio, si sta avvicinando a Damasco (9; 22): va nella direzione della persecuzione dei cristiani. Il c. 26 spiega l’ora: verso mezzogiorno (12); “All’improvviso” (9; 22): Paolo non vi era preparato. Dice grazia. dal cielo: modo ebraico per dire “da Dio”; una luce (9); “una gran luce” (22); “una luce più splendente del sole (26; per questo cita l’ora). Lo avvolge, rifulge attorno a me; vidi sulla strada … avvolse me e i miei compagni: nel c. 26 anche i compagni sono avvolti. E cadendo a terra (9 = c. 22 = al c. 26, qui però al plurale). Udii: solo Paolo ode. La frase è la stessa in tutti e tre i racconti, il terzo aggiunge un proverbio. Identica la reazione di Paolo, che chiede, e la risposta di Gesù (il c. 22 aggiunge: il Nazareno). Alzati (cc. 9 e 26; il 22 al v. 10, preceduto da un’ulteriore domanda di Paolo). E rimettiti in piedi: accentuazione propria del c. 26, che prolunga il discorso di Gesù e tralascia gli altri dettagli riportati dai cc. 9; 22. Gli uomini si fermano stupiti: vedono la voce e non sentono nessuno (9,7); vedono la luce, ma non sentono colui che parla (22,9). Paolo si alza, ma non vede (9; 22); Viene guidato per mano a Damasco dai suoi compagni (22) (9,8; 22,11). Abita sulla strada diritta, presso un certo Giuda (9,11); Tre giorni di cecità e digiuno (9) (cf. confronto con la morte; e con il tempo di Gesù nel sepolcro); e di preghiera (9,11); vede in visione Anania (9,12). Storia di Anania discepolo (9); devoto osservante della legge, stimato dagli ebrei (22). Visione di Anania (9). Sue incertezze; secondo comando del Signore: va’! (9,15), nel quale Paolo viene chiamato “strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli d’Israele” e gli viene preannunciata sofferenza “gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome” (9,15). Obbedienza di Anania: va da Paolo (9; 22); gli impone le mani (9) / gli si accosta (22); gli dice: Saulo (9; 22), fratello mio (9; 22), mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla vi, perché tu riacquisti la vista (9; 22) e sia colpo di Spirito Santo (9). Improvvisamente (9; 22), Paolo guarda verso di lui (22), dagli occhi gli cadono squame (9) e recupera la vista. In c. 22, Anania gli spiega quanto è avvenuto e la missione: - “il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, - a vedere il Giusto - e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca” (22) Subito battezzato (9; 22, che aggiunge: lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome). Mangia e gli tornano le forze (9,19). Tutto il racconto è sotto il segno dell’imprevedibilità e dell’immediatezza della risposta (9,3//22,6; 9,18ab// 22,13); che appare anche in Gal 1,16. 9 Scavando oltre il visibile Paolo stesso si racconta; dice che: - “ha veduto Gesù Signore nostro” (1Cor 9,1). - ha ricevuto il vangelo per rivelazione di Dio, (Gal 1,12), - che l’aveva scelto fin dal seno di sua madre e chiamato con la sua grazia (Gal 1,17)6 - e si compiacque di rivelare a lui suo Figlio - perché lo annunziasse in mezzo ai pagani (Gal 1,16). Di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, suo Signore, Paolo considera tutto perdita, a motivo di Cristo (Fil 3.7); lascia perdere tutte queste cose e le considera spazzatura, al fine di - guadagnare Cristo - essere trovato in lui, non con una giustizia7 derivante dalla legge8, - ma con quella che deriva dalla fede in (di, lett.) Cristo9, 6 La chiamata di Paolo è totalmente dono. Rivelare significa donare per grazia: tutto è stato dato a Paolo nella conoscenza di Gesù. Chi crede di avanzare diritti di fronte a Dio, sbaglia. Da Dio l’uomo può solo ricevere, constatare, ringraziare. Anche la vita cristiana è un inno di ringraziamento a Dio. All’uomo è chiesto di “stare fermi e zitti” (Es 14,14). Il nuovo Israele può solo vivere come inno alla grazia ricevuta da Dio. Paolo comprende che ci sono due schiere: una per grazia, credente, e una per discendenza carnale, incredula. 7 La giustificazione/giustizia è quel pareggio tra il progetto di Dio e la sua realizzazione concreta, il quale permette all’uomo di realizzarsi pienamente. L’uomo non raggiunge questo pareggio con le opere della legge, anche se ne osservasse tutte le prescrizioni. Il termine giustificare (gr. dikaiún) è di origine giudiziaria e indica la sentenza assolutoria di un giudice che riconosce e dichiara l’innocenza dell’accusato. Entrato nel vocabolario religioso, il verbo servì a qualificare i rapporti che legano Dio e il popolo all’interno della logica del patto.. L’uno e l’altro partner sono “giusti” nella misura in cui sono fedeli all’alleanza contratta e alle clausole che l’hanno caratterizzata. Ora, Dio è e resta fedele (“giusto”); non così il partner umano che si rende infedele (“ingiusto”) venendo meno agli obblighi del patto. Come potrà riacquistare la condizione di “giusto”? La testimonianza dell’AT indicava nella fedeltà di Dio il fattore determinante, ma occorreva che il partner umano tornasse all’osservanza dei comandamenti. Il giudaismo aveva sottolineato quest’esigenza: Dio “giustifica”, cioè perdona e reintegra nella verità del patto, in base all’osservanza della legge. Chi è privo di legge non ha alcuna possibilità di essere “giusto”: i pagani sono e restano necessariamente peccatori. A meno che non decidano di farsi giudei, accettando la circoncisione e la legge. Per Paolo, invece, Cristo si sostituisce alla legge. È lui capace di condurre ogni uomo a essere “giusto” di fronte al Padre, cioè a occupare la sua giusta collocazione nella nuova alleanza. Essa è stata stipulata mediante il sangue di Cristo (cf. 1Cor 11,25) e si fonda su nuove basi. Vi si entra credendo in Gesù morto e risorto. O meglio, è Dio che ci “rende giusti” chiamandoci a credere nel Figlio suo. Chi non crede resta estraneo, non occupa il suo posto giusto di fronte a Dio, è “ingiusto” e come tale peccatore. Anche se osserva a puntino le prescrizioni della legge mosaica7. Per questo Paolo dice: “abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge” (Gal 2,16). La legge di Dio conteneva Dio in se stessa, veniva da lui, adempierla era fare la sua volontà. Ma prima di capire la legge di Dio, bisogna tuffarsi in lui ed avere un rapporto vivo e filiale con lui. Perché non si viene giustificati dalle opere della legge? Si potrebbe dire che non si riesce a farle, ma Paolo dice di sé in Fil di essere senza rimprovero riguardo alla legge. Quindi Cristo non è una specie di energetico che dà la forza di osservare la legge: la legge viene trasformata. Anche se si riuscisse a praticare le opere della legge, esse sono insufficienti a realizzare il progetto che Dio ha in mente. 8 Legge, gr. nómos, ebr. toráh. Paolo usa spesso questo termine e può anche significare Legge e Profeti. Ma quando lo usa in quanto tale, indica le prescrizioni circa la condotta dell’essere umano. Sono indicazioni operative date da Dio per attuare in pieno la reciprocità dell’alleanza8. La sanzione sottolinea l’irrinunciabilità di questa legge per l’essere umano. Nel NT, la reciprocità che Dio vuole è la filiazione,: essa porta molto più in alto l’amore che era anche la caratteristica della reciprocità dell’AT. Ciò che si deve fare nel NT è tutto condensato in Gesù, in ciò che lui dice e fa. Per Paolo, opere della legge è l’osservanza delle prescrizioni scritte nell’AT: le regole rituali, ma soprattutto i comandamenti; tutta la normativa religioso-morale-rituale che comandava la vita dei pii giudei e che si esprimeva in 613 comandamenti. Paolo dichiara la loro assoluta incapacità di essere la via per diventare “giusti” di fronte al Dio di Gesù Cristo. Di fatto Paolo ha di mira non tanto la materiale osservanza, quanto la pretesa di farsi valere in forza di essa di fronte a Dio. 9 Fede senz’altro indica l’adesione all’annuncio evangelico (cf Gal 3,2-3)9. Esso è incentrato in Gesù morto e risorto: è “vangelo di Cristo” (1,7). Credere dunque significa, in concreto, accettare nella propria vita l’iniziativa salvifica del Padre mediata dal gesto di amore (Gal 1,4; 2,20) e di obbedienza (1,4) del suo figlio. La fede cristiana comporta dunque la rinuncia alla propria autosufficienza di praticanti delle “opere della legge” e l’abbandono di se stessi alla logica 10

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Agrippa disse a Paolo: “Ti è concesso di parlare a tua difesa”. “giusti” nella misura in cui sono fedeli all'alleanza contratta e alle clausole che
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