Description:Una sorta di inventario dei giorni passati nel tentativo di preservare l'idea di una comunità solidale sulla quale incombe l'orrore dell'annientamento nucleare. Nate via via come schede di una collezione mentale di opere, giorni, gesti, linguaggi e luoghi scomparsi, queste «ombre» non pretendevano certo di risuscitare il vario teatro di cui si movimentava ogni giornata del mio paese, dall'alba al tramonto, al tempo dei lampioni; ma volevano almeno supplirne privatamente gli antichi colori, allo stesso modo di chi imbalsama o imbelletta il viso di un caro estinto, scriba di Menfi o benestante di Filadelfia. Oggi però Comiso (poiché è di Comiso che sto parlando) non patisce più soltanto le ordinarie infezioni della civiltà del rumore, ma sembra condannata dalle stupide astuzie della storia a stravolgersi in miniera di terrore e di annientamento; oggi quei colori è forse doveroso mostrarli, siano pure calotipi esangui, guizzi di lanterna cieca su un bersaglio povero e fuggitivo. Vi si sentirà battere il cuore di una inedita Sicilia ionica, dove «mafioso» voleva dire «sgargiante, superbo, leggiadro», e si diceva di una ragazza; vi si potrà, pellegrinando fra le verità sommerse della civiltà «familiare», trarre a riva qualche inaffondato relitto; riconoscere nella compianta figura dei padri l'immagine di un'alleanza di occhi e mani leali, l'ipotesi, insomma, di una comunità e di una terra abitabili... In quanto a me, infine, a me che scrivo, e di ricordi mi ammalo, e coi ricordi mi curo, chissà che non sorprenda fra tanti risorgimenti la macchia di sangue, il ramo d'oro, l'ustione celeste, il segno che aspetto per riconvincermi di esistere (memini ergo sum!) e per ritrovare, in guerra col tempo, la mia dilapidata immortalità di bambino. Gesualdo Bufalino