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Brigate rosse. Nel cuore dello Stato PDF

153 Pages·2009·1.923 MB·Italian
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ALTRIMENTI 18 La pubblicazione di questo volume è stata possibile con il contributo del Centro Studi Utopia © 2009 Prospettiva Edizioni Srl Prospettiva Edizioni Srl Via dei Sabelli 62 – 00185 Roma tel/fax 06 4452730 ccp 48461925 www.prospettivaedizioni.it [email protected] Copertina di Francesca La Sala Finito di stampare nel mese di aprile 2009 presso la tipografia Il Bandino di Grassina (FI) – tel. 055 641.503 Stampato in Italia – Printed in Italy ISBN 9788880221449 RENATO SCAROLA BRIGATE ROSSE: NEL CUORE DELLO STATO INDICE 9 INTRODUZIONE BORGHESI CON LE ARMI IN PUGNO 19 Figli del ’68? 25 Radici politiche del brigatismo 32 Fondamenti ideologici 37 Controrivoluzionari 40 Logica golpista e riformismo armato DEMOCRAZIA E TERRORISMO 43 Terrorismo di Stato, Stato terrorista 46 Infiltrati fin dalle origini 52 Terrorismi convergenti 54 Parte del gioco politico 55 La sinistra e il terrorismo brigatista 60 Una tenaglia contro i movimenti DA CURCIO A MORETTI 63 Il mistero del Superclan 66 Moretti: l’ambiguo terrorista 69 Il caso Moro 77 Il Comitato di crisi di Cossiga 83 La trattativa e la morte di Aldo Moro 88 Il memoriale e il generale Dalla Chiesa 94 Da brigatisti a brigadieri rossi? PARABOLA FINALE E FINE DELLE BR? 97 Le divisioni e lo strano arresto di Moretti 98 Il partito guerriglia di Giovanni Senzani 101 Il caso Cirillo: don Raffaele Cutolo, le Br e la Dc 104 Suor Teresa Barillà e il «ritorno all’ovile» 110 Le nuove Brigate rosse CONCLUSIONI 115 Politica e terrorismo 118 Per lo sviluppo dei movimenti 121 Con Rosa Luxemburg contro il terrorismo 124 Umanesimo socialista versus terrorismo APPENDICE 129 Caratteristiche e origini del terrorismo italiano Dario Renzi (1978) 135 Il caso Moro, anatomia di una repubblica Dario Renzi (1988) 141 Intrighi e brigate di Palazzo Carla Longobardo (1990) 145 Grazie Curcio! Dario Renzi (1993) 151 Il rapimento di Stato? (1993) 153 BIBLIOGRAFIA In memoria di Renato Bassetto, militante socialista rivoluzionario, operaio delegato del Consiglio di fabbrica alla Fiat Ferriere di Torino. Lottò contro il terrorismo brigatista, le montature e la repressione poliziesca da cui fu colpito reagendo con coraggio. INTRODUZIONE Tra la seconda metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta le Brigate rosse diventarono un soggetto politico di primo piano del nostro paese. Con una lunga serie di rapi- menti, omicidi, gambizzazioni sembravano inafferrabili e poten- ti, mentre, prendendo a pretesto le loro gesta, si inaspriva la repressione poliziesca e statale contro i movimenti. Milioni di persone dovettero subire le conseguenze delle loro azioni cri- minali che provocarono confusione e disorientamento, contri- buendo a far arretrare e ad avvelenare le coscienze. Su queste vicende esiste una vasta letteratura, sono stati scritti numerosi libri, prodotti film, serie televisive, dibattiti, romanzi autobio- grafici dei protagonisti. Eppure, in gran parte, un alone di mistero continua ad avvolgere le imprese della banda fondata da Renato Curcio. Le tesi che sostengo in questo libro non hanno nessuna pre- tesa di «oggettività»; ho inteso affrontare questo argomento da un punto di vista umanista, socialista e rivoluzionario, quindi, contrapposto a qualunque logica terrorista. Il mio è un libro schierato e partigiano, come del resto lo sono per definizione tutti gli altri, anche se generalmente si dichiarano ipocritamen- te obiettivi. Tanti autori hanno ricostruito più o meno minuziosamen- te i fatti, compito importante ma, a mio avviso, insufficien- te. Perciò ho cercato innanzitutto di rispondere a una sem- plice domanda: chi erano i brigatisti? Questione apparente- mente semplice, ma data generalmente per scontata. Infatti, molti saggi sull’argomento, pur con diverse interpretazioni, tendono a giudicare separatamente i mezzi dai fini propu- gnati dai terroristi rossi. Secondo queste interpretazioni i bri- gatisti partivano da un ricerca di lotta per la giustizia e per il 9 comunismo usando sciaguratamente dei pessimi mezzi. Credo che, in questi termini, la questione sia posta male e finisca per condurci fuori strada. Le Br proprio per vocazio- ne originaria erano e sono figlie del sistema, composte da borghesi con le armi in pugno. La loro visione del cambia- mento, analogamente ai borghesi, si basa sulla prevalenza della morte sulla vita. I brigatisti si sono poggiati su questo rovesciamento operato dagli oppressori portandolo alle estreme conseguenze: il motivo fondante del loro essere e delle loro azioni si è misurato sull’uccidibilità, sulla capacità di preparare ed eseguire sommarie condanne a morte. Que- sta logica è letteralmente contrapposta a quella di chi cerca una strada di autentica liberazione ed autoemancipazione per l’insieme dell’umanità. Le Brigate rosse hanno offerto inoltre innumerevoli servigi alle classi dominanti contribuendo attivamente all’opera di costante mistificazione dell’idea di rivoluzione e di socialismo, alle quali dicevano in qualche modo di richiamarsi. Con le loro gesta criminali hanno fornito argomenti a chi presenta le rivolu- zioni come un bagno di sangue, aiutando la diffusione di un’idea del tutto borghese della rivoluzione. Il loro comunismo è parente stretto dei regimi stalinisti e burocratici basati sui gulag e sul dominio oppressivo dell’infernale macchina statale. Il terrorismo brigatista con i suoi tribunali presuntamente popolari, le sue sen- tenze e le sue esecuzioni ha rappresentato in sedicesimi questa orrenda realtà. Nel cuore e nella mente di questa banda reazio- naria c’era l’incubo statale: sognavano una dittatura tremenda, mentre si sviluppavano – come cercherò di dimostrare – grazie ad un alimento costante proveniente proprio dal cuore di quello Stato che a parole dicevano di voler combattere. La loro logica è stata profondamente statalista. Nel contempo fare chiarezza su queste vicende e sulle mito- logie costruite intorno alle Br è tutt’uno con l’esigenza di riabi- litare l’idea di rivoluzione, che muove sempre dalla tensione al miglioramento della vita dei protagonisti, e di affermare un’idea di socialismo possibile basato sulle migliori tensioni presenti nelle persone. Una delle questioni più delicate che ho cercato di affrontare concerne la relazione tra il terrorismo brigatista e lo Stato democratico italiano. Sono consapevole che attirerò su di me l’inappellabile condanna di «dietrologo» da parte della folta schiera dei «giustificazionisti», che sostengono la tesi dei com- 10

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