Collana diretta da Eleonora Fiorani Nello Barile Brand New World Il consumo delle marche come forma di rappresentazione del mondo Progetto grafico di AQ ©2009 Lupetti - Editori di Comunicazione Editori di Comunicazione srl Via Malachia Marchesi de Taddei 3 - 20146 Milano Tel 02 202025 - Fax 02 20404340 [email protected] www.lupetti.com Distribuito da Messaggerie Libri Isbn 978-88-8391-264-1 Nello Barile BRAND NEW WORLD Il consumo delle marche come forma di rappresentazione del mondo INDICE > Introduzione 7 > 1. Evoluzione del brand system nell’interazione dinamica tra organizzazione, comunicazione e consumo 11 - Accoglienza 16 - Diffusione 25 - Profusione 37 - Diluizione 45 > 2. Scivolando lungo il crinale del presente 65 - Dai “nuovi marketing” (permission, tribal, guerrilla, viral…) al Societing?! 65 - Verso una nuova polarizzazione di classe: Credit Crunch, New Austerity e Neotot 77 5 - Il filone ecosostenibile o dell’ecoology 87 >3. Prove tecniche di Selfbranding: dai social network ai protagonisti della street-culture 97 - Il branding del sé nel paesaggio tecnologico (Myspace, Asmallworld, Facebook, Second life) 97 - Dagli street-style alla street-culture: etica, impegno civico erelazioni sociali nell’invenzione di nuove marche “dal basso” 106 > 4. La transizione del branding dal piano dell’Immaginario aquello del Reale 127 - Brand manager a scuola da G. Bateson 127 - Il circuito metonimico: la funzione della marca tra immaginario e vita quotidiana 135 - Per una fenomenologia del consumo come esperienza: tra paradigma turistico e storytelling 147 - Verso un’esperienza postnarrativa? Dal consumatore postumano alla dimensione dell’ontobranding 162 > Bibliografia 175 Le primule e i paesaggi hanno un grave difetto: sono gratuiti. L’amore per la natura non fa lavorare le fabbriche. Si decise di abolire l’amore della natura, almeno nelle classi inferiori; di abolire l’amore della natura, ma non la ten- denza ad adoperare i mezzi di trasporto. Era infatti essenziale che si conti- nuasse ad andare in campagna, anche se la si odiava. Il problema consisteva nel trovare una ragione economicamente migliore della semplice passione per le primule e i paesaggi. A. Huxley, Brave New World,1932 Anche se è innegabile che la sensibilità nei confronti dell’ecologia rimanga una nebulosa formata da correnti divergenti, resta comunque il fatto che essa opera a creare un supplemento d’anima e a “dare una coscienza” alla produ- zione e ai consumi. G. Lipovetsky, Le bonheur paradoxal: Essai sur la société d'hyperconsomma- tion,2008 INTRODUZIONE Laletteratura che affronta da alcuni anni il problema dell’importan- za sociale delle marche, ha insistito troppo sull’idea strategica che vede questi “oggetti” di studio come il prodotto di un’azione razio- nale elaborata all’interno dei perimetri aziendali e rivolta verso scopi di natura principalmente utilitaristica. Anche le analisi sociologiche si sono limitate a riprodurre tale principio e a tradurlo nei termini di una sociologia dei consumi che ha talvolta manifestato forti comples- si d’inferiorità nei confronti del marketing. La semiotica si è certa- mente spinta molto in avanti nella comprensione del funzionamento dei meccanismi di significazione delle marche, ma ha spesso insistito su modelli metastorici che non consentono di cogliere le trasforma- zione culturali di valori e pratiche di consumo. Il seguente lavoro intende approfondire un aspetto specifico del valore culturale delle marche. Si tratta della modalità entro cui que- ste sono penetrate nel nostro quotidiano diventando dapprima il 7 nostro principale orizzonte linguistico, per poi trasformarsi nello sfondo esperienziale entro cui si svolgono le nostre interazioni socia- li. Ho portato avanti questa analisi mettendo in correlazione i cam- biamenti che si sono sviluppati in diversi campi della società, con particolare riferimento al rapporto tra innovazioni tecnico-organiz- zative, evoluzione dei linguaggi comunicativi e cambiamento delle pratiche di consumo. Il compito certamente più arduo e suscettibile di critiche/miglioramenti è stato quello di storicizzare, all’interno delle macro categorie proposte, modelli teorici ed eventi comunica- tivi che non sono sempre allineati sullo stesso piano. Difatti le macro tendenze culturali sono talvolta anticipate dalla formulazione lungi- mirante di alcuni modelli, mentre in altri casi tali modelli formalizza- no teoricamente alcune tendenze culturali sviluppatesi precedente- mente. Per questo diventa fondamentale il progetto di riflettere sul sistema delle marche come un oggetto indispensabile alla compren- sione delle dinamiche culturali contemporanee. Un oggetto che spes- so funge da mediatore tra il livello teorico e quello empirico, tra l’astrazione dei modelli e la concretezza degli eventi culturali e comunicativi. La nostra vita è costellata da marche che non sono solo oggetti di consumo ma anche sistemi di scambio simbolico, affettivo, talvolta Brand New World sono strumenti di inclusione e di riconoscimento in determinati gruppi come anche pretesti per l’esclusione sociale. Il mix di elemen- ti che determina il successo e la notorietà delle marche è anche alla base di altri fenomeni sociali che vanno dal micro al macro e che de- signano la maggiore importanza di alcune persone piuttosto che di altre, di alcuni gruppi, di alcune etnie ecc. In questa prospettiva pos- siamo parlare di total branding per designare il processo attraverso cui le strategie di gestione dell’immagine di soggetti o gruppi hanno raggiunto un grado di rilevanza e di sofisticazione tale, da trasforma- re le regole entro cui si sviluppa la socialità. Si è verificata una dilata- zione progressiva del marketing, della logica delle Relazioni pubbli- che, della creazione/gestione dell’immagine coordinata, della pub- blicità, degli eventi culturali ecc. che ha investito lo spazio del socia- le trasformandolo in qualcosa d’altro. Se poi consideriamo il grande cambiamento imposto dalla larga diffusione dei social media o del cosiddetto social networking, ci rendiamo conto di come alcuni pro- cessi già sperimentati nei “laboratori del consumo”, possano transi- tare nel campo della comunicazione digitale e viceversa. Mi pare dunque opportuno sviluppare un’analisi sul modo in cui 8 la comunicazione oggi abbia creato un ambiente ideale, all’interno del quale la cultura del consumo ha assunto un ruolo preponderan- te nello sviluppo dei processi di socializzazione. Tale prospettiva deve certamente vagliare il punto di vista situato e ideologico di tutti gli studiosi chiamati in causa e citati nel corso del testo con il divie- to di cedere alla tentazione di parteggiare per gli uni o per gli altri. Nel corso del decennio che ci ha preceduto, la questione del consu- mo e del potere cognitivo delle marche è stata un leit motiv tanto potente da eguagliare – in fatto di visibilità e di attenzione pubblica –quello del “nuovo consumatore” postmoderno. Un fatto certamen- te paradossale dato che, in base a una logica formale, l’affermazione degli uni dovrebbe determinare la riduzione dell’altro. Tuttavia, in questa contraddizione di fondo è rinvenibile il nostro stesso compi- to: quello di sviluppare un percorso interpretativo che ci mostri l’evoluzione dei fenomeni comunicativi di consumo e la cultura che intorno ad essi si genera e come la fondamentale contraddizione tra una visione “oppressiva” e una liberatoria non faccia altro che asse- gnare a tali fenomeni il medesimo riconoscimento e un sempre più elevato grado di legittimazione sociale. Tra la proiezione distopica di Huxley e un futuro dal sorriso smagliante del “successful living”, si dipanano molteplici percorsi di lettura che possono aiutarci a com- prendere il nostro presente a prescindere dalle preoccupazioni ripo- Introduzione ste nell’immediato futuro. Certamente si dirà che proprio questo è il limite di tale approccio, accettare la presentificazione imposta dal sistema della comunicazione e del consumo, legittimarne lo status quo ante, addirittura sposandolo come dimensione prioritaria della seguente analisi. Ma per scagionarmi da questa eventuale accusa posso certamente rimandare a un mio recente pamphlet (Barile 2008) citato in bibliografia, in cui ho dimesso gli abiti dell’osservato- re obiettivo per vestire quelli del polemista. È ora giunto il momen- to di tornare all’analisi, rinforzati dall’esperienza precedente. Siamo pronti a valicare la soglia di questo “nuovo mondo” che è fatto di oggetti, immagini e nuovi concetti che informano e accompagnano la nostra esperienza di ogni giorno. Il Brand New World è un mondo in cui tutto ciò che esiste ed è individualizzabile da un punto di vista fenomenologico, tende a trasformarsi in marca, a marcare una sua propria identità e a riempirla di valori, relazioni ed esperienze pecu- liari. Anche se il branding è il presupposto di qualsiasi attività com- merciale, esso eccede la dimensione del business per investire quella esistenziale. Diventare brand di se stesso, assorbire il vissuto dei con- sumatori per rigenerare il brand, enfatizzare un elemento insignifi- cante della vita quotidiana che si espande precipitosamente e diven- 9 ta marca, sono processi distinti che ci dicono molto su come sia cam- biato il nostro rapporto con il mondo.