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Bollettino di Numismatica n. 48-49 PDF

251 Pages·2013·30.52 MB·Italian
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Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 In copertina: Placca d’avorio scolpito, opera di incerta attribuzione, secc. XII-XIII (Ravenna, Museo Archeologico) (da Gabrieli, Scerrato 1979, fig. 552), particolare MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI Segretario Generale Giuseppe proietti DIREZIONE GENERALE PER I BENI ARCHEOLOGICI Direttore Generale stefano De caro BOLLETTINO DI NUMISMATICA Via di San Michele, 22 - 00153 Roma – Tel. 06.58434612-58434665 – Fax 06.58434721 [email protected] Direttore responsabile Silvana Balbi de Caro Redazione Gabriella Angeli Bufalini, Serafina Pennestrí, Giuseppina Pisani Sartorio Responsabile tecnico Stefano Ferrante Segreteria di redazione Olimpia De Caro Segreteria Maria Fernanda Bruno Grafica Claudia Pini http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI BOLLETTINO DI NUMISMATICA 48-49 ANNO 2007 GENNAIO - DICEMBRE SERIE I SOMMA RI O FONTI NUMISMATICHE Forlì, Museo Archeologico Santarelli Maria luisa stoppioni Il ripostiglio di Pieve Quinta 7 Catalogo 19 NOTIZIARIO Rinvenimenti VentiMiGlia, Antiquarium e Scavi della città romana di Albintimilium (loc. Nervia). Monete ispaniche, italiche, della Macedonia Romana e dell’Asia Minore dal III al I sec. a.C. rinvenute ad Albium Intemelium (Ventimiglia). Catalogo (l.M. bertino) 195 Nuove acquisizioni riMini, Museo della Città. Una moneta particolare: le quattro once di Ariminum. Presentazione, 17 giugno 2007 (s. balbi De caro) 203 Contributi critici Riflessionesullaliberacircolazionediopereislamicheesullaloroappartenenza al patrimonio storico e artistico dello Stato Italiano (M. JunG) 204 http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 Convegni e mostre alba, Fondazione Ferrero. Publio Elvio Pertinace. Giornata di studi, 1 giugno 2007 (s. balbi De caro) 218 arezzo, Casa Museo Ivan Bruschi. “Tesori di Carta. La collezione di cartamoneta di Banca Etruria”. Mostra, 6 ottobre 2007-7 gennaio 2008 (F.M. Vanni) 220 Recensioni Scrivere storia con le medaglie. A proposito di “Medalles commemoratives dels països catalans i de la corona catalano-aragonesa (secc. XV-XX)” di M. crusafont i sabater (s. pennestrì) 224 VOLUMI EDITI E IN CORSO DI STAMPA http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 Fonti numismatiche http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 Forlì, Museo Archeologico Santarelli MARIA LUISA STOPPIONI IL RIPOSTIGLIO DI PIEVE QUINTA* Nel 1879 due operai, durante lavori agricoli, scoprirono a Pieve Quinta, presso Forlì, un gruzzolo di circa 840 denari romano repubblicani, originariamente custoditi e sepolti entro un vaso di terracotta che, rotto e gettato nel terreno dai due rinvenitori, non fu più recuperato. Dalla descrizione fattane, si può supporre che si trattasse di un salvadanaio, dal momento che l’olletta era priva di bocca ed aveva un piccolo taglio su un lato. Antonio Santarelli, venutone a conoscenza immediatamente, riuscì a recuperarlo per intero e, acquista­ tolo per il Museo di Forlì, lo pubblicò integralmente l’anno stesso del rinvenimento;1) il gruzzolo andò poi disperdendosi nel Museo di Forlì, a causa dei ripetuti spostamenti e della guerra: solo in anni recenti se ne è ripreso lo studio,2) in seguito all’identificazione di due consistenti gruppi di denari,3) identici per conservazione e per le caratteristiche della patina e ammontanti complessivamente a 836 pezzi, quasi tutti perfettamente riscontrabili nel catalogo del Santarelli. Solo per poche unità non si stabilisce alcuna corrispondenza, e sono con ogni verosimiglianza da consi­ derarsi estranee al nucleo originario. La localizzazione del ritrovamento è da porsi genericamente a breve distanza dalla chiesa di Pieve Quinta, a pochi chilometri da Forlì, in piena area centuriale e all’interno di una zona di grande valenza dal punto di vista itinerario. Lo stesso toponimo sottolinea le caratteristiche viarie del sito: la zona era infatti attraversata da una strada dall’andamento rettilineo e probabilmente di impianto abbastanza antico, il Dismano, che collegava Ravenna a Cesena, segnando il limite settentrionale della centuriazione cesenate. Il sito si trovava inoltre in posizione di attraversamento quasi obbligato rispetto alle linee di collegamento tra le aree preappenniniche e quello straordinario bacino di affluenza e di smistamento dei beni e delle merci rappresentato da Ravenna. * Questo lavoro è stato possibile grazie alla solerte attenzione della prof.ssa Emanuela Ercolani Cocchi, che desidero ringraziare per l’insegnamento e la guida offertimi durante il lavoro per la tesi di Perfezionamento in Archeologia e mai venuti meno negli anni successivi. Il mio doveroso riconoscimento va anche alla dott.ssa Luciana Prati, Direttrice del Museo di Forlì, per la estrema disponibilità e gli strumenti messimi a disposizione e, non da ultimo, al dott. Carlo Poggi, il cui recente lavoro di riordino mi ha consentito di ricomporre quasi per intero il ripostiglio di Pieve Quinta e che ha fotografato gli esemplari di più recente ‘scoperta’. Le foto delle monete sono per il resto tutte del sig. Giorgio Liverani, che ringrazio per la lunga e cortese pazienza; a Nazario Spadoni si devono le immagini delle tavole fuori testo. Alla fase finale di questo lavoro, inoltre, hanno collaborato con la consueta dedizione e generosità Bianca, Elisabetta e soprattutto Daniele, che ringrazio di tutto cuore. 1) santarelli 1879; G. fiorelli, Pieve Quinta, in NSc 1879, pp. 174-177; M. v. bahrfelDt, Der Denarschatz von Pieve-Quinta, in ZNum 10, 1883, pp. 9-19. 2) Il ripostiglio di Pieve Quinta è stato oggetto della tesi della scrivente (a.a. 1983-84) per il Diploma di Perfezionamento in Archeologia, relatore Prof.ssa Emanuela Ercolani Cocchi; titolo della tesi, Il ripostiglio di Pieve Quinta (Forlì). 3) Il riconoscimento, in occasione del riordino dei materiali numismatici del Museo di Forlì, si deve alla prof.ssa Emanuela Ercolani Cocchi; per questo, cfr. ercolani cocchi 1989, p. 226. 7 http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 Maria Luisa Stoppioni I due fora corrispondenti alle attuali Forlì e Forlimpopoli, nati e cresciuti lungo la via Emilia come centri organizzati per la raccolta e il commercio dei prodotti, rappresentavano la cerniera naturale tra la fascia costiera e quella collinare; le attraversavano quelle direttrici trasversali alle linee centuriali che, con andamento quasi perfettamente rettifilo, raggiungevano forse il Dismano e di cui sembra si possano supporre residue testimo­ nianze in brevi tratti osservabili sulle odierne cartografie (Fig. 1). È questo il caso della traversa Ospedaletto-Bagnolo, che sembra puntare direttamente su Pieve Quinta e, da qui, sul Dismano all’altezza circa di S. Zaccaria.4) Di certo comunque il sito di Pieve Quinta finiva Fig. 1 – Il territorio di Pieve Quinta, tra la via Emilia e il Dismano, al centro dell’area centuriale 4) GiorGetti 1989, pp. 100-103. 8 http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 Ripostiglio di Pieve Quinta per trovarsi in una buona posizione di raccordo itinerario da e verso la via Emilia, sia rispetto al ravennate, sia soprattutto rispetto a quel vasto territorio agricolo organizzato mediante l’appoderamento centuriale, che caratterizzava l’intera regione nella pianura sud-orientale. I tardi tracciati delle vie Pasna-Petrosa ed Erbosa confermano il persistere di queste traiettorie e il perdurante rilievo dell’area. La centuriazione del forlivese, riferibile con ogni probabilità a quella seconda fase di organizzazione del territorio agrario conseguente alla costruzione, nel 187 a.C., della via Emilia, aveva forse il suo limite orientale lungo l’asse S. Pietro in Campiano-Pieve Quinta-S.Leonardo, su parte del quale si impostò più tardi il tracciato della Pasna:5) sono ancora oggi abbastanza definibili 20 decumani e 17 cardini, il cui allineamento si fondava sull’Emilia, che ne segnò orientamento e direzione. Lungo uno di questi cardini ricadeva Pieve Quinta, che già in età precedente, in quell’iniziale fase di appoderamento dell’agro orientato secundum coelum, ricadente tra la metà del III sec. a.C. e l’inizio delle guerre annibaliche, sembra aver costituito uno dei limiti occidentali di quella prima organizzazione agraria. Dopo il 187 a.C., l’area rientrò a pieno titolo nel processo di acquisizione e redistribuzione di nuovi ter­ ritori, che aveva ormai trovato nell’Emilia il proprio riferimento direzionale. Tutta l’area è stata oggetto di diffuse, anche se non sistematiche ricerche di superficie; i rinvenimenti sono abbastanza fitti e senza soluzione di continuità dall’età del bronzo fino alla tarda antichità. I dati non sono stati ancora sufficientemente analizzati, e tuttavia pare di poter indicare un tipo di insediamento analogo a quello di altre zone della regione, differenziato secondo una gerarchia che prevedeva la villa-fattoria di medie dimensioni e il piccolo rustico a gestione familiare; solo a Russi si riconosce l’impianto di una grande villa riferibile ad un’organizzazione di tipo latifondistico. La genericità circa le modalità di rinvenimento del gruzzolo di Pieve Quinta non consente purtroppo alcuna ipotesi riguardo alle caratteristiche del sito: va tuttavia rilevato che i rinvenitori, dopo aver rotto il sal­ vadanaio, ne gettarono i cocci tra i ‘laterizi’ sparsi per il campo, evidentemente assai abbondanti, dal momento che i due operai ritenevano che in mezzo a quei frammenti si potesse facilmente mascherare la straordinaria scoperta: non si può pertanto escludere che il nascondimento fosse avvenuto in prossimità o addirittura all’in­ terno dell’area di pertinenza di un edificio rustico. Secondo quanto dichiarato dal Santarelli nella introduzione al catalogo,6) il ripostiglio di Pieve Quinta “consta di soli 840 denari, senza quinari o sesterzi”; in realtà, egli pubblica poi nel medesimo catalogo 843 denari, numerandone tuttavia 842: è privo infatti di indicazione di quantità, che si suppone uguale a 1, il dena­ rio fabretti 652 (gens Acilia),7) di cui viene offerta un’accurata descrizione. Il Crawford8) analizzando la sequenza del ripostiglio fornita dal Santarelli, distinse il gruzzolo nel seguente modo: 1 denario di Giuba I, 838 denari, 1 quinario, segnalando così la presenza di un quinario, presumibilmente corrispondente a fabretti 2874 = RRC 452/3;9) la medesima distinzione è stata recentemente ripresa da D. Backendorf 10) il quale nella tavola comparativa fabretti / RRC identifica appunto come quinario RRC 452/3 la moneta di cui sopra 11) e segnala il fatto che i denari sono in realtà 843.12) Tutte le monete descritte dal Santarelli vanno comunque assegnate al medesimo gruzzolo, nonostante le leggere incongruenze dei numeri offerti. 5) GiorGetti 1989, pp. 86-89. 6) santarelli 1879, p. 7. 7) santarelli 1879, p. 9. 8) RRCH, n. 421. 9) RRCH, p. 23. 10) backenDorf 1998, pp. 100-101 e pp. 394-398. 11) backenDorf 1998, p. 398. 12) backenDorf 1998, p. 100, nota 429. Egli poi elenca 842 denari, lasciando fuori quello di Giuba I. 9 http://www.numismaticadellostato.it Bollettino di Numismatica n. 48-49 2007 Maria Luisa Stoppioni Circa il quinario, l’esame autoptico dei tondelli non ne ha rivelato la presenza: i cinque pezzi tra cui doveva trovarsi il quinario, peraltro riconosciuti e corrispondenti anche quantitativamente a quelli indicati nel catalogo Santarelli, sono tutti riconducibili a fabretti 2875 = RRC 452/2 e sono quindi denari; del resto anche altre monete non trovano esatto raffronto con la descrizione del Santarelli, che appare talora un po’ imprecisa e qual­ che volta troppo impegnata nello sforzo di trovare sempre sicura corrispondenza con il catalogo del Fabretti.13) I denari attribuiti al ripostiglio di Pieve Quinta attualmente conservati nel Museo di Forlì, di cui viene di seguito fornita la schedatura, sono oggi complessivamente 836: di questi, una cinquantina di pezzi si sono aggiunti recentemente, grazie al riordino sistematico14) di cui sono oggetto le collezioni forlivesi. Le vicende dello scorso secolo hanno certamente un poco compromesso l’integrità del gruzzolo, senza tuttavia scalfirla troppo: il Santarelli stesso15) si era preoccupato di fornire ai pezzi una collocazione che consentisse di salva­ guardarli nella loro interezza rispetto a precedenti o ad eventuali, successive acquisizioni. E tuttavia, oltre alle differenze quantitative tra il numero totale dei denari rinvenuti e quello dei denari oggi ascrivibili al ripostiglio di Pieve Quinta, si riscontrano alcune divergenze nei tipi, solo in parte riconducibili ad errori di lettura o ad una affrettata interpretazione da parte del Santarelli. L’analisi dettagliata dei denari rivela di primo acchitto le seguenti differenze: rispetto alle descrizioni del Santarelli e ai dati quantitativi forniti per ciascun tipo, si registrano 40 assenze, mentre si osservano parallela­ mente 34 pezzi le cui caratteristiche non trovano corrispondenza, talora in modo macroscopico, con nessuno dei denari dell’elenco originario. In realtà, ad un esame più attento, il gap si riduce fortemente: sono evidenti infatti errori talvolta margi­ nali nella lettura, che hanno provocato però spostamenti nell’attribuzione; in altri casi, pare invece che il San­ tarelli abbia proceduto per identificazioni ‘iconografiche’, senza attenzione agli altri elementi. Sembra questo il caso, per esempio, del denario RRC 422/1,16) che nelle varianti a e b trovava corrispondenza in fabretti 712-715 e fabretti 4126: per le due serie sono stati registrati complessivamente 23 denari, a fronte dei quali ne sono stati identificati 17; ma nel monetiere, nel gruppo attribuito a Pieve Quinta, sono collocate sei monete ascrivibili alla serie RRC 431/117) recante al R/ il tipo del re davanti ad un cammello: la fretta della pubblica­ zione e il gran numero di monete da esaminare potrebbero avere causato un errore da parte del Santarelli, che avrebbe in questo caso associato questi denari al tipo precedente: a confortare questa ipotesi soccorre anche la corrispondenza tra il numero totale dei denari assenti con quello dei denari in esubero. Pertanto, tenendo conto di possibili errori, rispetto agli 843 denari numerati e descritti dal Santarelli, si registra un ammanco di 23 pezzi, compresi i 7 assenti già dal mero conteggio dei totali; ci sono poi 4 monete considerate illeggibili che, avendo qualche elemento di riconoscimento, il Santarelli potrebbe avere invece attribuito all’una o all’altra famiglia: si tratta del resto di monete molto deteriorate, la cui conservazione è probabilmente e ulteriormente peggiorata in questi anni.18) 13) A. fabretti, Raccolta numismatica del R. Museo di antichità di Torino: Monete consolari, Roma 1876. 14) Le collezioni forlivesi sono state riorganizzate dalla prof.ssa Emanuela Ercolani Cocchi, la cui analisi dettagliata ha consentito di distinguere i singoli nuclei; attualmente è affiancata in questo lavoro dal dott. Carlo Poggi, che ha provveduto all’inventariazione definitiva del ripostiglio di Pieve Quinta. 15) santarelli 1879, p. 8: “... ho dato posto al tesoretto nel nostro medagliere, tenendolo separato.” 16) Cat. nn. 512-528. 17) Cat. nn. 557-562. 18) Mancano pertanto rispetto al catalogo Santarelli i seguenti pezzi: fabretti 255-258 (RRC 140/1, 1D/); fabretti 1779 (RRC 154/1, 1 D/); fabretti 4339 (RRC 231/1, 1 D/); fabretti 4616 (RRC 239/1, 1 D/); fabretti 2242-44 (RRC 285/2, 1 D/); fabretti 1786, 1806,1829, 1869 (RRC 318/1a-b, 1 D/); fabretti 2954, 2964,3026, 3028 (RRC 337/3, 4 D/); fabretti 4922 (RRC 342/5b, 1 D/); fabretti 3261-84 (RRC 346/2b, 1 D/); fabretti 2220, 3339 (RRC 360/1b, 1 D/); fabretti 3265 (RRC 382/1a, 3 D/); fabretti 4209 (RRC 410/2, 2 D/); fabretti 727 (RRC 417/1a, 2 D/); fabretti 3086, 4644 (RRC 433/2, 1 D/); fabretti 2662 (RRC 448/1a, 1 D/); fabretti 1880 (RRC 465/5, 1 D/). 10 http://www.numismaticadellostato.it

Description:
anonimo del 234-231 a.C., che reca sul D/ la testa di Roma con elmo frigio Proposta di lettura antropologico-culturale di una moneta di Aksum.
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