BILGRAMI DE CARO DI FRANCESCO ECO FERRARIS MARCONI PUTNAM RECALCATI ROVANE SEARLE IL NUOVO REALISMO IN DISCUSSIONE A cura di Mario De Car o e Maurizio Ferraris o) 22 TU S(MINVAOT: ESITATO dA i EINAUDI STILE LIBERO EXTRA La questione filosofica oggi più dibattuta negli interventi di dieci protagonisti. Che cosa c'è di nuovo nel «nuovo realismo» di cui si parla tanto da un anno a questa parte, in Italia e all’estero? E il nuovo realismo non significa un ritorno alla vecchia metafisica? Come si collega alle voci più vive della situazione filosofica internazionale? E quali sono i risvolti teorici e politici della messa in crisi del postmoderno? Ecco alcuni degli interrogativi a cui risponde questo volume fornendo una straordinaria batteria di argomenti a favore del realismo, ma anche dando spazio a voci dissenzienti. ISBN 978-88-06-21328-2 9"788806"213282 ’ DIEGO MARCONI insegna Filosofia del linguaggio all’Università di Torino. Negli ultimi anni, oltre che di teoria del Significato, si è occupato spesso di verità, relativismo e realismo, pubblicando tra l'altro il libro Per la verità (Einaudi 2007). HILARY PUTNAM, filosofo di fama mondiale, è professore emerito alla Harvard University. Tra le onorificenze che gli sono state concesse nel corso della carriera figurano il Rolf Schock Prize, il Lauener Prize e undici lauree honoris causa. MASSIMO RECALCATI è direttore scientifico della Scuola di specializzazione in psicoterapia Irpa (Istituto di ricerca di psicoanalisi appliccata). Insegna all'Università di Pavia e di Losanna. CAROL ROVANE insegna Filosofia alla Columbia University. È autrice di The Bounds of Agency: An Essay in Revisionary Metaphysics e dell'imminente For and Against Relativism. JOHN R. SEARLE è uno dei maggiori filosofi contemporanei. Insegna Filosofia all'Università di California a Berkeley e ha dato contributi fondamentali nel campo della filosofia del linguaggio, della filosofia della mente e della ontologia sociale. Progetto grafico di Riccardo Falcinelli. AKEEL BILGRAMI insegna alla Columbia University. Ha scritto di etica, filosofia della mente, teoria dell’azione e filosofia politica, oltre che di varie tematiche culturali e politiche. MARIO DE CARO insegna Filosofia morale all’Università Roma Tre e alla Tufts University. Oltre che della questione del realismo, si occupa di libero arbitrio, naturalismo filosofico e filosofia dell’azione. MICHELE DI FRANCESCO è preside della facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Logica e filosofia della scienza e dirige la scuola di dottorato in Filosofia e scienza della mente. UMBERTO ECO, filosofo e narratore universalmente noto, è presidente della Scuola superiore di studi umanistici dell'Università di Bologna. Tra i suoi contributi sul realismo si ricordano in particolare / limiti dell'interpretazione (1990) e Kant e l’ornitorinco (1997). MAURIZIO FERRARIS insegna Filosofia teoretica nell'Università di Torino, dove dirige il Laboratorio di Ontologia. Ai realismo ha dedicato, tra l'altro, Estetica razionale (1997), Il mondo esterno (2001) e Manifesto del nuovo realismo (2012). Einaudi. Stile Libero Extra ® 2012 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino Il saggio di Akeel Bilgrami, Pragmatism and Realism, è stato tradotto da Mario Vigial. Il saggio di Hilary Putnam, Commonsense Realism, è stato tradotto da Daniela Tagliafico. Il saggio di Carol Rovane, De-Coupling Relativism from Anti-Realism, è stato tradotto da Mario Vigiak. Il saggio di John Searle, Prospects fora New Realism, è stato tradotto da Davide Dal Sasso, Enrico Del Sero, Vincenzo Santarcangelo e Mario Vigiak. www.einaudi.it ISBN 978-88-06-21328-2 Akeel Bilgrami Mario De Caro Michele Di Francesco Umberto Eco Maurizio Ferraris Diego Marconi Hilary Putnam Massimo Recalcati Carol Rovane John Searle Bentornata realtà II nuovo realismo in discussione A cura di Mario De Caro e Maurizio Ferraris Einaudi Nuovo realismo e vecchia realtà di Mario De Caro e Maurizio Ferraris Poco più di vent’anni fa, nella seconda edizione di Realism and Truth, Michael Devitt lamentava il fatto che la gran parte dei filosofi analitici avesse in spregio il reali- smo'. E, in effetti, nello scorrere l’elenco di coloro i quali in quegli anni si opponevano al realismo, si notano i no- mi dell’aristocrazia filosofica anglosassone: Dummett, Goodman, Davidson, Kuhn, Feyerabend, Cartwright, Van Fraassen, Hacking, Wright nonché la scuola witt- gensteiniana al completo e (sebbene fosse sul punto di vi- rare verso le posizioni realiste che sostiene oggi) Putnam. E vero che anche allora c’erano filosofi che si opponevano alla Wel/tanschauung antirealista ma, come notava Devitt, erano «voci nel deserto», concentrate particolarmente in Australia - ovvero un continente tanto «isolato ed evolu- tivamente marginale», che vi potevano ancora prosperare «realisti e marsupiali»’. Insomma, in ambito analitico solo vent’anni fa il realismo era considerato un esotismo, al pari di canguri e di koala. O un fatto extrafilosofico e latera- le, come nella coraggiosa e solitaria battaglia realista di un grande psicologo come il gestaltista triestino Paolo Bozzi. Ma in quegli anni la condizione del realismo non era 1 M. Devitt, Realisns and Truth, Princeton University Press, Princeton 1991. 2 Ibid., p.o1. ? Per questo rilievo evoluzionistico Devitt riprende John Heil. VI MARIO DE CARO E MAURIZIO FERRARIS certo migliore sul fronte continentale: e anzi per filosofi come Rorty, Vattimo, Baudrillard, e in generale per tutto il movimento del «postmoderno», parole come «verità», «realtà», «oggettività» e, appunto, «realismo» erano an- cora meno gradite che in ambito analitico (tuttavia anche in questo caso va notato che alcuni dei maggiori esponenti del postmoderno come Lyotard, Foucault e Derrida rivi- dero successivamente le loro posizioni in senso realistico)'. Vent'anni dopo, come nel romanzo di Dumas, il reali- smo è tornato in auge in tutto il mondo e in ogni ambito filosofico: dall’ontologia all’etica, dall’epistemologia alla semantica, dall’estetica alla filosofia della scienza. Ma, va notato, non si tratta di una rivalsa, nello stile (per restare a Dumas) del Conte di Montecristo: il realismo è tornato in forme nuove, giacché nulla torna mai come prima, al pun- to che si parla ormai diffusamente di «nuovo realismo». Ovviamente, vien da chiedersi: cosa c’è di nuovo nel «nuovo realismo»? Certo non la realtà, che come tale, e fortunatamente, è sempre vecchia‘. Ma piuttosto la piena consapevolezza di venire dopo una lunga stagione di an- tirealismo. In questo senso, i tratti fondamentali del nuovo realismo sono quattro, tutti accomunati, piuttosto che da una critica liquidatoria dell’antirealismo, dal tentativo di conservarne le istanze emancipative evitandone gli effetti indesiderati - e in particolare la curva entropica che ha por- tato il postmoderno a dire addio alla verità e a dichiarare ‘ Per una analisi di questo aspetto cfr. M. Ferraris, Manifesto del nuovo realismo, Laterza, Roma-Bari 2012. ? Per l'intensissimo dibattito sul nuovo realismo, in corso a partire dall'estate del 2011, cfr. http://labont.it/rassegna-nuovo-realismo. € Come suggeriva ironicamente D. Luther Evans in un libro dedicato al «new realism» americano dell’epoca: New Realism and Old Reality. A Critical Introduction to the Philosophy of New Realists, Princeton University Press, Princeton 1928. NUOVO REALISMO E VECCHIA REALTÀ VI guerra alla realtà, applicando in modo indiscriminato il prin- cipio secondo cui «non ci sono fatti, solo interpretazioni». In primo luogo, il nuovo realismo tiene ferma l’istan- za critica e decostruttiva che i movimenti antirealistici pensavano come loro esclusiva prerogativa. Anzi, i nuovi realisti vogliono recuperare gli strumenti indispensabili perché la critica sia veramente efficace: ovvero proprio i concetti che i postmoderni hanno tentato di delegitti- mare, come la verità e la realtà. La parola «critica» do- vrebbe mettere in chiaro che non si aderisce al cosiddet- to «realismo politico» (che, al di là della sovrapposizione terminologica, con il nuovo realismo non ha proprio nulla a che fare) e si rivendica piuttosto l’esigenza del pensie- ro critico, rilanciato sotto altre forme, adatte al mutato momento storico e non ridotte a pura scolastica. É sa- crosanto decostruire e criticare: in natura non esistono i granduchi, i padri padroni e gli angeli del focolare, loro sono socialmente costruiti. Ma questo non significa che tutto sia socialmente costruito, o che la verità sia un male. E del resto anche i sospettosi eroi del postmoderno come Nietzsche, Freud e Marx (ma dopotutto anche Foucault, Feyerabend o Rorty) se hanno scritto quello che hanno scritto, per esempio rispetto al carattere costruito della realtà, è stato perché pensavano fosse vero. In secondo luogo, il nuovo realismo non è affatto una filosofia antiermeneutica, come i suoi avversari spesso sostengono. I realisti sanno bene che un pezzo importan- tissimo nel mondo, e cioè la sfera sociale, non può darsi senza interpretazione, e che l’interpretazione può essere ricerca della verità e non immaginazione al potere. Il pro- blema, semmai, restando all’endiadi dell’immaginazione al potere, non è l'immaginazione - ma il potere, l’osses- sione postmoderna secondo cui non c’è verità, ma solo