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Attaccamento e perdita. La separazione dalla madre. Angoscia e rabbia PDF

397 Pages·2000·25.881 MB·Italian
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JOHN BOWLBY ATTACCAMENTO E PERDITA 2. LA SEPARAZIONE DALLA MADRE: ANGOSCIA E RABBIA NUOVA EDIZIONE -q~ ~~ BOLLATI BORINGHIERI Prima edizione giugno 2000 © 1999 Bollati Boringhieri editore s.r.l., Torino, corso Vittorio Emanuele Il, 86 I diritti di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati L'editore potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all'Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere a Stampa (AIDRO), via delle Erbe, 2, 20121 Milano, te!. 02/86463091, fax 02/89010863 Stampato in Italia dalla Stampatre di Torino ISBN 88-339-5601-6 Titolo originale Attachment and Loss, 2, Separation: Anxiety and Anger Hogarth Press, London 1982 Traduzione di Carla Sborgi Indice Premessa dell'autore II PARTE PRIMA SICUREZZA, ANGOSCIA E DISAGIO 1 I prototipi della sofferenza nell'essere umano Le reazioni dei bambini piccoli alla separazione dalla madre Condizioni che indu cono reazioni intense Condizioni che mitigano l'intensità delle reazioni Una variabile cruciale: la presenza o l'assenza della figura materna 2 Separazione e perdita in psicopatologia 39 Il problema e la prospettiva L'angoscia di separazione e le altre forme di angoscia Una sfida per la teoria 3 Il comportamento dell'essere umano in presenza e in assenza della madre Osservazioni svolte nell'ambiente naturale Ricerche sperimentali Ontogenesi delle reazioni alla separazione 4 Il cçmportamento dei Primati non umani in presenza e in assenza della madre 67 Osservazioni svolte nell'ambiente naturale Le prime ricerche.sperimentali Le ricerche successive di Hinde e Spencer-Booth PARTE SECONDA STUDIO DELLA PAURA UMANA DA UN PUNTO DI VISTA ETOLOGICO 5 Le teorie dell'angoscia e della paura 85 L'angoscia collegata con la paura Modelli della motivazione e loro conseguenze sulla teoria Fobie enigmatiche e paure naturali 6 Forme di comportamento che indicano paura 94 Un approccio empirico Comportamento di ritiro e comportamento di attacca- mento Paura, allarme e angoscia 7 Situazioni che suscitano paura negli esseri umani 102 Un difficile campo di ricerca Situazioni che suscitano paura nel primo anno di vita Situazioni che suscitano paura nel secondo anno di vita e nei successivi Alcune situa- zioni complesse Comportamento di paura e sviluppo dell'attaccamento 8 Situazioni che suscitano paura negli animali 127 Indizi naturali di pericolo potenziale Il comportamento di paura nei Primati non umani Alcune situazioni complesse Paura, attacco ed esplorazione 9 Indizi naturali di pericolo e di sicurezza 140 Meglio la sicurezza che la paura Il pericolo potenziale dell'essere soli La sicu- rezza potenziale fornita da persone familiari e da un ambiente familiare 10 Indizi naturali e culturali: la valutazione del pericolo 152 Tre tipi di indizi Difficoltà nel valutare il pericolo reale I pericoli immaginari Indizi culturalmente appresi La costanza della reazione agli indizi naturali Il com portamento nelle calamità 11 Razionalizzazione, attribuzione errata e proiezione 168 Difficoltà nell'identificare le situazioni che suscitano paura Attribuzione errata e ruolo della proiezione Un riesame del caso Schreber 12 La paura della separazione 176 Ipotesi sullo sviluppo della paura di separazione Necessità di una doppia termino- logia PARTE TERZA DIFFERENZE INDIVIDUALI NELLA SUSCETTIBILITÀ ALLA PAURA: L'ATTACCAMENTO ANSIOSO 13 Alcune variabili responsabili delle differenze individuali V aria bili costituzionali Esperienze e processi che riducono la suscettibilità alla paura Esperienze e processi che aumentano la suscettibilità alla paura 14 Suscettibilità alla paura e disponibilità delle figure di attaccamento 195 Previsioni circa la disponibilità di una figura di attaccamento Modelli operativi delle figure di attaccamento e del Sé Il ruolo dell'esperienza nel determinare i modelli ope rativi Osservazioni sull'uso dei termini «maturo» e «immaturo» 15 L'attaccamento ansioso e alcune condizioni che lo favoriscono 204 Iperdipendenza, o attaccamento ansioso Attaccamento ansioso in bambini cresciuti senza una figura materna stabile Attaccamento ansioso dopo un periodo di separa zione o di cure sostitutive diurne Attaccamento ansioso conseguente a minacce di ab bandono o di suicidio 16 L'iperdipendenza e-la teoria del «bambino viziato» 228 Alcune teorie Ricerche sull'iperdipendenza e sui suoi antecedenti 17 Rabbia, angoscia e attaccamento 235 La rabbia: una reazione alla separazione Rabbia funzionale e disfunzionale Rab- bia, ambivalenza e angoscia 18 Attaccamento ansioso e fobie infantili 246 Fobia, pseudofobia e stato di angoscia Fobia scolare, o rifiuto della scuola Riesame di due casi classici di fobia infantile Le zoofobie 19 Attaccamento ansioso e agorafobia 276 Sintomatologia e teorie dell'agorafobia Modelli patogeni d'interazione familiare Agorafobia, perdita e depressione Osservazioni sulla reazione al trattamento 20 Omissione, soppressione e falsificazione del contesto familiare 294 21 Attaccamento sicuro e crescita della fiducia in sé stessi 302 Sviluppo della personalità ed esperienza familiare Ricerche su adolescenti e giovani adulti Ricerche su bambini piccoli Fiducia in sé stessi e fiducia negli altri 22 Percorsi diversi nello sviluppo della personalità 337 La natura della variazione individuale: modelli alternativi Percorsi evolutivi e omeo resi Alcune determinanti del percorso personale PARTE QUARTA APPENDICI A Rassegna della letteratura sull'angoscia di separazione 347 Sigmund Freud ErnestJones Melanie Klein Anna Freud Contributi di altri esponenti della psicologia dell'Io Altri contributi B Psicoanalisi e teoria dell'evoluzione 368 C Problemi terminologici 372 Il pericolo della reificazione «Angoscia», «allarme», »paura», «fobia» Bibliografia 377 Indice degli autori 393 Indice degli argomenti 397 Premessa dell'autore Nella premessa al primo volume di questo lavoro ho raccontato in quali circostanze esso ebbe inizio. L'esperienza clinica con i bambini disturbati, la ricerca sui loro conte sti familiari e l'occasione, nel i950, di leggere la letteratura relativa alla salute men tale e di discuterne con colleghi di vari Paesi mi hanno indotto a formulare, in un rap porto di cui fui incaricato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, il seguente principio: «Si ritiene essenziale per la salute mentale che l'infante e il bambino speri mentino un rapporto caldo, intimo e ininterrotto con la madre (o con un sostituto ma terno permanente), nel quale entrambi possano trovare soddisfazione e godimento» (Bowlby, 19 5 i). Per corroborare tale conclusione riportai dei dati che inducevano a ritenere che molte forme di psiconevrosi e di disturbi del carattere siano da attribuirsi alla privazione delle cure materne o alle discontinuità nella relazione del bambino con la sua figura materna. Sebbene a quell'epoca il contenuto del mio rapporto si fosse dimostrato controverso, oggi la maggior parte delle conclusioni sono generalmente accettate. Ciò che lì però mancava in modo evidente era un'esposizione dei processi mediante i quali vengono a prodursi gli svariati effetti negativi attribuiti alla privazione materna o a disconti nuità nel legame madre-bambino. È questa la lacuna che i miei colleghi e io abbiamo ·cercato da allora di colmare. A tale scopo abbiamo adottato una strategia di ricerca che riteniamo sia ancora troppo poco applicata nel campo della psicopatologia. Nel loro lavoro di tutti i giorni, con bambini, adulti e famiglie disturbati, i me dici devono considerare a ritroso i processi causali, risalendo dal disturbo di oggi agli eventi e alle condizioni di ieri. Questo metodo, pur avendo portato a molte valide in tuizioni relative ai possibili eventi patogeni e ai tipi di processi patologici a cui essi darebbero origine, ai fini della ricerca presenta seri limiti. Per integrarlo si può ri correre a un altro metodo, adottato regolarmente in altre branche della ricerca me dica: una volta identificato un possibile fattore patogeno, se ne studiano i possibili ef fetti. Se il fattore patogeno è stato correttamente identificato e se la ricerca dei suoi effetti a breve e a lungo termine è stata condotta con competenza, è possibile descri- 12 Premessa dell'autore vere sia i processi posti in atto dall'agente patogeno sia le modalità con cui essi produ cono le varie condizioni conseguenti. In tali ricerche si deve prestare attenzione non solo ai processi in atto innescati dall'agente patogeno, ma anche alle numerosissime condizioni, interne ed esterne all'organismo, che influiscono sul loro corso. Solo a que sto punto si potrà avere una certa comprensione dei particolari processi, condizioni e sequenze che portano da circostanze potenzialmente patogene ai particolari tipi di disturbi di cui i medici avevano dovuto principalmente occuparsi. Nell'adottare questa nuova tecnica di ricerca i miei colleghi e io siamo rimasti profondamente colpiti dalle osservazioni di James Robertson, che ha documentato per iscritto e con filmati il modo in cui reagiscono i bambini di due o tre anni quando sono tenuti lontani da casa e vengono accuditi in un posto a loro sconosciuto da una serie di persone sconosciute, e anche il modo in cui reagiscono durante e dopo il ri torno a casa e alla madre (R.obertson, 1952, 1953; Robertson e Bowlby, 1952). Du rante il periodo di lontananza da casa, passato magari in un nido residenziale o in una corsia di ospedale, un bambino piccolo di solito si trova acutamente a disagio per un certo tempo, e non è facile confortarlo. Dopo il suo ritorno a casa, è probabile che sarà emotivamente distaccato dalla madre, oppure le si attaccherà intensamente; di regola vi è prima un periodo di distacco, breve o lungo a seconda soprattutto della durata della separazione, seguito da un periodo durante il quale il bambino diventa molto esigente circa la presenza della madre. Se in seguito il bambino arriva a so spettare, per una qualsiasi ragione, che vi sia il rischio di un 'ulteriore separazione, è probabile che diventi molto ansioso. Riflettendo su queste osservazioni abbiamo concluso che «la perdita della figura materna, da sola o in combinazione con altre variabili ancora da identificarsi chia ramente, può dare origine a reazioni e a processi che sono del massimo interesse per la psicopatologia». La ragione di questa nostra osservqzione era che le reazioni e i processi osservati apparivano identici a quelli attivi in individui già adulti che sono ancora disturbati da separazioni subite nei primi anni di vita. Questi processi com prendono da una parte la tendenza a esigere eccessivamente dagli altri, a incorrere in stati di angoscia e di collera quando tali esigenze non vengono soddisfatte, una condizione comune negli individui definiti nevrotici; dall'altra un blocco nella capa cità di stabilire rapporti profondi, come avviene nelle personalità anaffittive e psico patiche. Fin dall'inizio una questione importante e controversa è stata quella dell'impor tanza di variabili diverse dalla separazione nelle reazioni dei bambini all'allonta namento dalla madre; tali variabili comprendono le malattie, l'ambiente sconosciuto in cui il bambino si trova, il tipo di cure sostitutive che riceve mentre è lontano da casa, il tipo di rapporti che ha prima e dopo la separazione. È ovvio che questi fat tori possono intensificare, o in certi casi mitigare, le reazioni del bambino. Tuttavia i dati convincono che la presenza o l'assenza della figura materna è in sé stessa una condizione della massima importanza nel determinare lo stato emotivo del bam bino. La questione è stata trattata nel capitolo 2 del primo volume, in cui sono espo-

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