ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE CONVERSAZIONI CON MICHEL FOUCAULT, HERBERT MARCUSE, GILLES DELEUZE, FELIX GUATTARI, ALAIN TOURAINE, HENRY LEFEBVRE, HANS MAGNUS ENZENSBERGER Res Gestae Il cambiamento radicale della società è stato il sogno di molti intellettuali e filosofi. In questo libro, i grandi maitre à penser Foucault, Marcuse, Deleuze... vengono interrogati, in una serie di interviste immaginarie, sul tema della rivoluzione.Tutti conoscono e utilizzano l'opera di Marx, ma non più come corpo dottrinale da illustrare, arricchire o abbattere, semplicemente come materiale essenziale per la riflessione da cui bisogna essere pronti a prendere le distanze. Il rispetto religioso non fa più presa. Il risultato è un pensiero nuovo - ognuno a suo modo - e finalmente contemporaneo. Un percorso nell'immaginario dell'eresia marxista che può insegnarci ad allenare il nostro spirito critico e ad acuire lo sguardo sulla società contemporanea. ISBN 978-88-6697-125-2 Res Gestae Edizioni 14,00 euro Scansione a cura di Natjus, Ladri di Biblioteche ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE Conversazioni con Michel Foucault, Herbert Marcuse, Gilles Deleuze, Felix Guattari, Alain T ouraine, Henry Lefebvre, Hans Magnus Enzensberger ^ Res Gestae Titolo originale dell’opera: C’est demain la velile. © 2015 - Edizioni Rbs Gestae via Pichi 3, 20143, Milano Per informazioni: [email protected] www.edizioniresgestae.it ISBN: 9788866971252 L’editore ha effettuato, senza successo, tutte le ricerche necessarie al fine di identificare gli aventi titolo rispetto ai diritti dell’opera. Pertanto resta disponibile ad assolvere le proprie obbligazioni. Indice Premessa 7 Michel Foucault 19 Herbert Marcuse 39 Roel Van Duyn 61 Henri Lefebvre 77 cfdt, Jeannette Laot e Fredo Krumnow 93 Gilles Deleuze, Félix Guattari 113 Alain Touraine 133 Charles Fourier 131 5 Premessa Le rivolte nate a Berkeley, Amsterdam, Berlino, Nanterre... ancora si ammantano, talvolta, con la baldanza di un marxi smo poco rinnovato e, si rifacciano al trotskjsmo oppure al maoismo, esaltano ancora più volentieri l’organizzazione e il risorgente attivismo di quanto non contribuiscano a rinnova- vare i concetti e i comportamenti. Questo da un lato. Ma dall'altro lato accade anche che esse riscoprano — e con for za — i temi di un socialismo utopistico, di quell’anarchismo che la critica di Marx aveva oscurato, il gusto della sponta neità o della vita comunitaria. Altrove vanno a ricercare il messaggio dell’Altro — i mistici dell'Oriente — per trovare una garanzia al proprio esilio dalla civiltà occidentale. E in fine, ovunque e in tutte le gioventù, una rock music diffu sa dai media plasma il nuovo linguaggio di una generazione internazionale. Scoperte brusche o lente: e tuttavia, sparse e contraddittorie, forse più profonde, fanno la loro comparsa delle idee, o meglio riemergono, attraverso i sedimenti suc cessivi degli antichi sistemi. Esse rivelano innanzitutto, e per contraccolpo, la sbalor ditiva sterilità del pensiero rivoluzionario e della riflessione sociale da più di mezzo secolo a questa parte. Un marxismo ufficiale logorato fino allo schematismo, si impantanava a mezza strada fra un affarismo elettorale e la ripetizione dei settarismi, suggellati dai compromessi, da terrori e rinnega menti, da ragioni di partito e di stato. Insensibile a qualun que avvenimento, sensibile soltanto agli avvenimenti costi tuiti dalle proprie « svolte », ignorando quegli innovatori che avevano la pretesa di coinvolgerlo in qualche modo per smuo 7 verlo, esso occupò a sinistra la maggior parte dello spazio intellettuale per alcuni decenni e giunse, ancora alla metà degli anni sessanta, ad intimidire quegli stessi che l’avevano abbandonato o che ancora esitavano a dargli la propria ade sione. È una lunga storia. In Francia, fin dall’inizio del secolo, la povertà del pensiero era stupefacente. Un positivismo ed un razionalismo indolenti tenevano banco già con cento anni di ritardo. La Sorbona non aveva imparato nulla dopo Kant. Peggio ancora: essa credeva di saper tutto con una soddisfazione beota. Hegel era assolutamente ignorato-. nel l’Università non se ne faceva parola; Marx, raramente, veniva letto attraverso il filtro del settarismo primitivo di Guesde; e poi Nietzsche, Freud, la fenomenologia... Dopo la fine del la prima guerra mondiale alcuni giovani arrabbiati ne presero coscienza. Si sbarazzarono finalmente di Brunschvicg e si mise ro a sghignazzare davanti a quella platea che si abbandonava alle buffonate dolciastre di Bergson. La collera era sacrosanta e ci ha portato, fra le altre, le migliori pagine di Nizan. Ma non ci ha portato una nuova riflessione: soltanto una critica di quell’ideologia ignorante e pomposa che si nascondeva dal l’uomo e si nascondeva dalla società. Ma a partire da questo punto, tutto avrebbe ancor dovuto essere scoperto. Un pìccolo gruppo ci provò per un istante-, erano i « filo sofi » del 1925-1926, Henri Lefebvre, Georges Politzer, Geor ges Friedmann, Pierre Morhange e la loro Revue marxiste. Nizan li frequentò con un certo riserbo. Il gruppo inseguì le piste di Hegel e di Marx, si infarinò con la psicanalisi, restò gomito a gomito col surreliasmo: la Storia, il sogno ed il linguaggio, una miscela sovversiva. Ma se ne allontanò pre sto : V abbagliamento tardivo provocato dai principi del- Vhe gelo-marxismo, le pesanti certezze del partito comunista adolescente, l’appello all'azione ebbero la meglio. Dopo l’i gnoranza reazionaria della Sorbona, tenendosi lontano dalle grossolane furberie di Alain o di Valéry, quel che allora si spacciava per marxismo apparve loro come una filosofia in- 8 teramente compiuta, tanto più vera in confronto con gli idea lismi che essi professavano. Lefebvre dice: « Questi marxi sti si trovarono ben presto di fronte ad un marxismo già interpretato, rielaborato, “ ripresentato ”, e non solo da Le nin, ma ancor più da Stalin. Il marxismo-leninismo del pe riodo di Stalin non veniva presentato storicamente nella sua formazione, ma già imposto e arci-imposto. Ancora in compiuto corrispondeva effettivamente a certe aspirazioni intellettuali, ma non le chiariva, non le penetrava, non le fe condava. Coloro che giunsero al marxismo in quegli anni, vi si aggrapparono come naufragi ad un’asse dopo un naufra gio (...). Giunsero al marxismo sulle rovine della loro gio vinezza » Come tanti intellettuali che li seguirono, i « filosofi » ebbero brutalmente l’impressione di passare dal non-sapere al sapere : quel che resterebbe da fare è soltanto illustrare i princi pi e battersi per essi. Per altri, come Sartre, sarà necessario un lungo e faticoso cammino attraverso la fenomenologia e l’he- gelismo per arrivare, trenta anni più tardi, a ritrovare il pro blema al punto in cui Marx ed Engels l’avevano lasciato. In Francia, fra il 1920 e il 1930, si evita l’ostacolo oppure lo si salta a piè pari; non c’è nessuno che giunga ad abbracciare la Storia e la società in un’analisi innovatrice: quasi che la debolezza e il ritardo dell’ideologia borghese rimbalzassero sulla filosofia rivoluzionaria. In questo periodo, il pensiero sociale progrediva. In Ger mania e in Europa occidentale, nutrite della dialettica e di un marxismo più familiare già scavato dalla tradizione tede sca, Kautsky o Rosa Luxemburg, gli anni venti e trenta fu rono permeati da una creatività straordinaria: Reich, Kor sch, Lukacs, Pannekoek... un nuovo rilancio della filosofia della storia e della teoria politica, una seconda tappa della psica nalisi, la giovinezza di Marcuse e di Adorno 1 2. È più stimo- 1 Henri Lefebre, ha Somme et le Reste, tome n, p. 404, La Nef de Paris. 2 Cfr. a questo proposito il libro di Richard Gombin, Les origines du gau chismo, Le Seuil, Parigi. 9