Arthur Schopenhauer Il mondo come volontà e rappresentazione Tomo II www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so- stegno di: E-text Web design, Editoria, Multimedia (pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!) http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: Il mondo come volontà e rappresentazione. Tomo II. AUTORE: Schopenhauer, Arthur TRADUTTORE: Savj-Lopez, Paolo e De Lorenzo, Giuseppe CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/libri/licenze/ TRATTO DA: Il mondo come volonta e rappresentazione / Arthur Schopenhauer ; introduzio- ne di Cesare Vasoli. - 5. ed. - Roma ; Bari : Later- za, 1991. - 2 v. ; 21 cm. - (Biblioteca universale Laterza ; 66) Tomo II: P. 238-688. CODICE ISBN FONTE: 88-420-2079-6 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 28 dicembre 2005 2 2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 6 maggio 2013 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima DIGITALIZZAZIONE: Giovanni Mazzarello, [email protected] REVISIONE: Claudio Paganelli, [email protected] Laura Paganelli per le frasi in greco IMPAGINAZIONE: Catia Righi, [email protected] PUBBLICAZIONE: Catia Righi, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa- zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo- glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio- ne e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. 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Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/aiuta/ 3 Indice generale LIBRO TERZO IL MONDO COME RAPPRESENTAZIONE...............7 SECONDA CONSIDERAZIONE La rappresentazione, indipendente dal principio di ra- gione: l'idea platonica: l'oggetto dell'arte...................7 § 30.........................................................................8 § 31.........................................................................9 § 32.......................................................................17 § 33.......................................................................20 § 34.......................................................................23 § 35.......................................................................29 § 36.......................................................................33 § 37.......................................................................50 § 38.......................................................................52 § 39.......................................................................61 § 40.......................................................................72 § 41.......................................................................74 § 42.......................................................................80 § 43.......................................................................82 § 44.......................................................................90 § 45.......................................................................93 § 46.....................................................................104 § 47.....................................................................108 § 48.....................................................................109 § 49.....................................................................115 4 § 50.....................................................................121 § 51.....................................................................131 § 52.....................................................................153 LIBRO QUARTO IL MONDO COME VOLONTÀ................................174 SECONDA CONSIDERAZIONE Affermazione e negazione della volontà di vivere, dopo raggiunta la conoscenza di sé........................174 § 53.....................................................................175 § 54.....................................................................181 § 55.....................................................................201 § 56.....................................................................237 § 57.....................................................................242 § 58.....................................................................256 § 59.....................................................................263 § 60.....................................................................268 § 61.....................................................................277 § 62.....................................................................281 § 63.....................................................................310 § 64.....................................................................321 § 65.....................................................................325 § 66.....................................................................339 § 67.....................................................................351 § 68.....................................................................356 § 69.....................................................................391 § 70.....................................................................398 § 71.....................................................................408 5 Arthur Schopenhauer Il mondo come volontà e rappresentazione Tomo secondo 6 LIBRO TERZO IL MONDO COME RAPPRESENTAZIONE SECONDA CONSIDERAZIONE LA RAPPRESENTAZIONE, INDIPENDENTE DAL PRINCIPIO DI RAGIONE: L'IDEA PLATONICA: L'OGGETTO DELL'ARTE. Τί τὸ ὂν μεν ἀει, γένεσιν δε οὐκ ἔχον; χαι τί τὸ γιγνυμενον μεν χαι ἀπολλυμενον, ὄντως δε οὐδέπυτε ὄν; ΠΛΔΤΩΝ 7 § 30. Dopo aver nel primo libro considerato il mondo come pura rappresentazione, come oggetto per un soggetto, nel secondo libro l'abbiamo guardato dall'altra sua fac- cia, trovando che questa è volontà, e risultò che il mon- do, oltre all'esser rappresentazione, non è altro che vo- lontà. In virtù di tale conoscenza, il mondo come rap- presentazione l’abbiam definito, sia nel complesso che nelle sue parti, oggettità della volontà: ciò che viene quindi a significare la volontà fatta oggetto, ossia rap- presentazione. Ricordiamoci inoltre che codesta oggetti- vazione della volontà aveva molti gradi, ma determinati: attraverso i quali, con chiarezza e compiutezza di grado in grado più alta, veniva l'essenza della volontà ad entrar nella rappresentazione, ossia a presentarsi come oggetto. In codesti gradi abbiamo già nel secondo libro ricono- sciuto le idee di Platone, in quanto essi gradi sono ap- punto le specie determinate, o le originarie, immutabili forme e proprietà di tutti i corpi naturali, sia inorganici che organici; come anche sono le forze universali mani- festantisi secondo leggi di natura. Tali idee in complesso si presentano adunque in individui e fenomeni singoli innumerevoli, stando di fronte ad essi come modelli di fronte alle copie. La molteplicità di codesti individui può esser rappresentata solo mediante tempo e spazio; il loro nascere e perire solo mediante causalità: nelle quali 8 forme tutte noi non vediamo se non differenti modi del principio di ragione, che è il principio ultimo di ogni cosa finita, di ogni individuazione, nonché la general forma della rappresentazione, com'essa penetra nella co- noscenza dell'individuo in quanto individuo. L'idea in- vece non rientra in quel principio: non le tocca quindi né molteplicità né mutamento. Mentre gl'individui, nei qua- li ella si presenta, sono innumerevoli, e nascono e muo- iono senza posa, ella resta immutata, sempre una ed identica, né il principio di ragione ha valore per lei. Ma poi che questo è la forma, a cui va sottomessa tutta la conoscenza del soggetto, in quanto esso conosce come individuo, vengono anche le idee a trovarsi affatto fuori della sfera di conoscenza dell'individuo in quanto indi- viduo. Se quindi si vuol che le idee diventino oggetto della conoscenza, questo può accadere solo col soppri- mere l'individualità nel soggetto conoscente. Più precisi ed ampii chiarimenti di ciò saranno materia della tratta- zione che segue. § 31. Ma, prima di tutto, ancora una considerazione essen- ziale. Spero mi sia riuscito nel libro precedente di gene- rare la persuasione che la cosa in sé della filosofia kan- tiana – la quale vi si presenta come una dottrina di gran peso, ma oscura e paradossale, sì che, soprattutto per il modo con cui Kant l'introduce, ossia mediante la dedu- 9 zione dal causato alla causa, apparve come una pietra d'inciampo, anzi come il lato debole della sua filosofia – non è altro che la volontà, quando a tal riconoscimento si pervenga per la via affatto diversa da noi seguita; vo- lontà, nella sfera di questo concetto allargata e precisata al modo suesposto. Spero inoltre che, in virtù di quanto ho detto, non si troverà ostacolo a riconoscere nei deter- minati gradi dell'oggettivazione di quella volontà, costi- tuente l'in-sé del mondo, ciò che Platone chiamava le idee eterne, ossia le forme immutabili (ειδη), le quali, ri- conosciute come il primo ma anche come il più oscuro e paradossale dogma della sua dottrina, sono state per una serie di secoli oggetto di meditazione, di contesa, di bef- fa e di venerazione da parte di tanti cervelli così vana- mente intonati. Se adunque per noi la volontà è la cosa in sé, e l'idea è invece la diretta oggettità di quella volontà in un grado determinato, veniamo a trovare che la cosa in sé di Kant e l'idea di Platone, la quale per lui è l'unico οντως ον – questi due grandi oscuri paradossi dei due maggiori filo- sofi dell'Occidente –, pur non essendo del tutto identici, sono nondimeno strettamente affini, e distinti per una sola determinazione. I due grandi paradossi sono addi- rittura – appunto pel fatto di suonar in modo tanto diver- so, malgrado la loro intima concordanza e parentela, a causa della straordinaria differenza tra le individualità dei loro autori – il miglior commento reciproco l'uno dell'altro, rassomigliando a due strade affatto diverse, che pur conducono ad una mèta. Questo si può chiarire 10
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