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Arte e cibo PDF

50 Pages·2014·7.766 MB·Italian
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Arte e cibo S E T R A Z A T A ZI RI U A SILVIA MALAGUZZI M • N E D Y E W R E D N A V 6 8 2 N. T R A R E SI S O D Arte e cibo Silvia Malaguzzi SOMMARIO 4 Il cibo nell’Antico e nel Nuovo testamento 14 I banchetti e il divino 26 Scene di quotidiana vita alimentare 40 Cibo e natura morta 50 Bibliografia Nella pagina a fianco: In copertina: Qui sopra: Caravaggio, Pieter Bruegel, Caravaggio, La canestra Nozze di contadini La cena in Emmaus di frutta (1568 circa), (1601-1602), (1597-1598), particolare; particolare; particolare; Vienna, Londra, Milano, Kunsthistorisches National Gallery. Pinacoteca ambrosiana. Museum. Il cIbo nell’AntIco e nel nuovo testAmento Peccato e salvezza Nella pagina a fianco: Albrecht Dürer, Creato il mondo Dio pose Adamo ed Eva Adamo ed Eva nel giardino di Eden. Qui, fra le piante (1507); cariche di ogni varietà di frutta comme- Madrid, stibile, vi era l’albero del Bene e del Male, Prado. l’unico del quale gli fosse stato proibito il frutto. Facendo leva sulla curiosità, il ser- pente instillò in Eva il sospetto che il veto non nascesse dai presunti effetti letali del frutto ma dal prodigioso potere di rendere l’uomo simile a Dio, capace di distinguere il bene dal male. Così ella, cedendo, assag- giò il frutto gustoso offrendolo anche ad Adamo, ma subito scoperti furono cacciati (Genesi 3, 1-6). È un atto alimentare, secondo le Sacre scritture, a segnare la rottura dell’accordo fra Dio e l’uomo, rivelando la fragilità di quest’ultimo e, in accordo con la dottrina cristiana, la necessità dell’intervento del Redentore. Adamo ed Eva di Albrecht Dürer (al Pra- do) sono raffigurati in due distinte tavole Quentin Metsijs, ciascuno con una fronda della pianta che Madonna le foglie e un frutto qualificano come melo. col Bambino In realtà, sebbene la mela abbia antichis- (1500-1510), sime origini mediorientali, la Genesi non particolare; indica esplicitamente la varietà botanica Berlino, dell’albero della Conoscenza. Tale scelta, Staatliche Museen. condivisa da Dürer con numerosi altri pit- tori nordici, si spiega con l’ambiguità del termine latino “malum” usato sia per il frutto in questione che per il male(1) e che fa della mela il simbolo naturale del pecca- 5 to prescelto dalle raffigurazioni pittoriche. Nella Madonna del latte di Marco Zop- po (al Louvre), sul parapetto lapideo della nicchia della Vergine, una coto- gna isolata ricorda il peccato originale segnalando nel Bambino Gesù al seno della madre la funzione di antidoto al male. Nel candido alimento si esprime del Cristo infante sia la purezza che la sua umanità(2) di Verbo fatto carne per la Redenzione dell’uomo. Un festone di pe- re, cedri e mele, motivo ricorrente nella pittura di Zoppo e degli altri allievi del padovano Squarcione, orna la nicchia della Madonna allattante. Alla frutta l’esegesi attribuisce il valore di premio finale(3) cosicché, associata qui agli an- geli musici che intuiamo esecutori di melodie celestiali, spostando l’immagine dal piano terreno a quello paradisiaco, indicherebbe nell’umanità del Bambino allattato una promessa di vita eterna. Nella Madonna col Bambino di Quen- tin Metsijs (Berlino, Staatliche Museen) al latte materno allude il burro, suo de- rivato, sul tavolino accanto alla Vergine. Apparentemente disposto a conferire un tono familiare all’immagine, questo alimento, con il pane e le ciliegie, com- pone in realtà un messaggio dottrinario. Nell’esegesi il burro rappresenta l’uma- nità del Signore(4) mentre una forma di pane e qualche ciliegia, rimandano l’uno Qui sopra: Nella pagina a fianco: Il tono intimo al sacramento eucaristico e le altre alla Marco Zoppo, Quentin Metsijs, di questa immagine Passione(5), momenti salienti della sua Madonna del latte Madonna della Madonna, vicenda terrena. (1455); col Bambino raffigurata Il cibo della divina Provvidenza Parigi, (1500-1510); in atteggiamento Louvre. Berlino, teneramente materno, È per mantenere in vita il popolo di Israele Staatliche Museen. risulta esaltato e permettergli di giungere illeso alla terra dalla presenza di cibi promessa che l’Onnipotente compie il mi- e suppellettili di uso racolo della manna narrato nell’Esodo (16, quotidiano quali 1-32). Usciti dall’Egitto gli ebrei si trovarono il piatto di peltro senza cibo nel deserto del Sinai cosicché per il burro si scagliarono con rabbia contro Mosè e il e un bicchiere. sacerdote Aronne che li avevano guidati in A quest’ultimo terso quell’impresa disperata. Il Signore, allora, strumento spetta udite le lamentele promise a Mosè che ogni anche il compito giorno avrebbe fatto piovere dal cielo pane simbolico di rimandare e carne sufficiente a saziare la comunità. alla verginità Alla sera uno stormo di quaglie coprì l’ac- della Madonna, campamento mentre al mattino, intorno intatto contenitore a esso, gli ebrei trovarono la manna che del figlio di Dio. divenne l’unico cibo del popolo ebraico fino all’arrivo nella terra di Canaan. Nel palazzo della Signoria di Firenze, storie di Mosè sono raffigurate da Agnolo 66 7 celliniane, conferisce alla scena un tono consono all’ambiente di corte. Hanno un’origine provvidenziale anche i pani e i pesci moltiplicati da Cristo per sfamare la folla che lo aveva seguito nel deserto. Il miracolo, narrato in quattro di- versi passi del Nuovo testamento (Matteo, 14, 17-22; Marco, 6, 38-45; Luca, 9, 13-18; Giovanni, 6, 1-14), è raffigurato da Raffa- ellino del Garbo nel monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, a Firenze. Commissionato dai frati cistercensi per ornare una parete del refettorio, l’affre- sco occupa il posto solitamente destinato all’Ultima cena. Questa scelta inconsueta è forse il riflesso della propensione ceno- bitica per un’ascesi rigorosa secondo la quale l’immagine di un convito, sebbe- ne eucaristico, poteva apparire troppo mondana. Nella parabola illustrata, Cristo attor- niato dalla folla e dagli apostoli benedice i due pani e i cinque pesci menzionati nei Vangeli, gli uni chiari simboli eucaristici e gli altri emblemi tradizionali del Mes- sia, fin dalle prime raffigurazioni nelle catacombe. Il termine greco per pesce è infatti “ichthus”, acrostico composto dalle cinque lettere iniziali della definizione “Jesus Xristos Theou Uios Soter” ovvero Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore(7). Pani e pesci moltiplicati da Gesù sono metafora alimentare della sua stessa predicazione, vero nutrimento dello spirito. Il cibo nell’ospitalità evangelica Il Vangelo di Luca (10, 38-42) narra che Gesù in viaggio verso Gerusalemme ven- ne accolto in casa da una donna di nome Marta. Mentre ella si dava da fare in cucina perché fosse offerta a Cristo un’ospitalità adeguata, la sorella Maria (spesso indi- cata come Maddalena) si sedette ai piedi Agnolo Bronzino, Bronzino nella cappella privata della gran- dell’ospite per ascoltarne la parola. Marta, La raccolta duchessa Eleonora da Toledo. La raccolta lasciata sola a occuparsi delle faccende della manna, della manna, associata all’acqua scaturita domestiche, sollecitò Gesù perché invitas- dal ciclo dalla roccia (Esodo, 17, 1-7), prefigurava se Maria a collaborare, ma egli le rispose con le Storie l’eucaristia, raffigurata nella stessa cappel- dicendo: «Marta, Marta tu ti affanni e ti di Mosè la al culmine dell’arco, e tuttavia la scelta preoccupi di troppe cose. Invece una sola (1540-1545); del patriarca, mediatore fra Dio e il suo è necessaria. Maria ha scelto la parte mi- Firenze, popolo, esprimeva anche il proposito di gliore, che nessuno le toglierà». Con queste Palazzo vecchio, presentare il granduca Cosimo, commit- parole Cristo indicava nell’ascolto di Ma- cappella di Eleonora tente dell’opera, come nuovo Mosè pronto, ria un comportamento esemplare, e nella da Toledo. con l’aiuto dell’Onnipotente, a debellare la donna un modello di “pietas” destinato a fame e salvare la Toscana(6). Nell’affresco un grande successo figurativo. contiene quel cibo divino un bacile d’oro il Il Cristo in casa di Marta e Maria di Pieter cui stile, memore delle raffinate oreficerie Aertsen (al Kunsthistorisches di Vienna) 8 presenta una singolare organizzazione a Qui sopra: In basso: piani ribaltati. Relegata sullo sfondo e ap- Raffaellino del Garbo, Pesce e pani, pena leggibile, la scena evangelica appare La moltiplicazione particolare di decorazione completamente subalterna a una composi- dei pani e dei pesci affrescata zione di alimenti nella quale pesce, carne, (1503 circa); (III secolo), pane e vino si propongono allo spettatore Firenze, Santa Maria Roma, in primo piano. La critica ha sottolineato Maddalena dei Pazzi. catacomba di Callisto. come, nel clima agitato dalla disputa fra Riforma e Controriforma in cui Aertsen operava, carne e pesce fossero palesi rife- rimenti alle prescrizioni penitenziali, tema nodale del dibattito. Secondo le regole della quaresima, ribadite dal Concilio tridentino, la carne doveva essere sostituita dal pesce sulle mense dei devoti per i quaranta giorni che precedevano la Pasqua. Per contro, i riformisti convinti che solo la fede potes- se salvare l’uomo, non trovavano sensata alcuna restrizione alimentare. Ben presto nei paesi nordici, colpiti dalla tensione re- ligiosa, carne e pesce divennero simboli dei due schieramenti in lotta(8). Come pittore fiammingo Aertsen era certo a conoscenza di questo codice. Av- vicinando la carne e il pesce al pane e al 9 Pieter Aertsen, vino, espliciti riferimenti eucaristici, l’ar- Cristo in casa tista sembra voler esprimere l’idea che la di Marta e Maria divergenza fra le due confessioni sia solo (1552); apparente poiché entrambe avrebbero in Vienna, Cristo, indicato dal pane e dal vino, il fon- Kunsthistorisches damento comune. Uno scrigno portavalori Museum. aperto indicherebbe perciò come l’avidità abbia lasciato il posto alla carità in colui che abbia ben compreso l’insegnamento evangelico. In un ideale itinerario dalla materia allo spirito, la luce guida lo spettatore dalla na- tura morta in primo piano allo sfondo del dipinto ove, nella scena evangelica piccola ma intensamente illuminata, si esplicita il proposito dell’opera di indirizzare il devoto verso una pietas contemplativa(9). Nella versione dello stesso soggetto, dipinta da Tintoretto per i domenicani di Augusta (oggi a Monaco alla Alte Pinako- thek), sul tavolo al quale siede Cristo non vi sono né cibi né stoviglie. Piatti di peltro e paioli di rame si intravedono sullo sfondo nella monumentale cucina dove si scorge anche Marta che rimesta nel calderone. Raffigurata due volte, la donna ricompa- re in primo piano accanto alla sorella in rapito ascolto della parola divina mentre con gesto eloquente richiama l’attenzione 10

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