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Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte PDF

349 Pages·2022·55.353 MB·Italian
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ARTE DI ASCOLTARE E MONDI POSSIBILI COME SI ESCE DALLE CORNICI DI CUI SIAMO PARTE Marianella Sclavi Inostri libri sono ecosostenibili: lacarta è prodotta sostenen- P) do ilciclo naturale e per ogni albero tagliatone viene piantato un altro; ilcellofan èrealizzato con plasticheda recupero ambien- Pearson tale o riciclate; gliinchiostri sono naturali e atossici; ilibri sono prodottiin Italia e l'impatto del trasporto è ridotto alminimo. Tutti idiritti riservati © 2022 Pearson Italia, Milano-Torino Il presente testo è di proprietà di Pearson Italia la qualenon è associata, né direttamente né indirettamente, a eventuali marchi di terzi che venissero richiamati per gliscopi illustra- tivi ed educativi che ha la pubblicazione. Per ipassiantologici, per lecitazioni, per le riproduzioni grafiche,cartografiche e fotogra- fiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest'opera, l'editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o erroridi attribuzione nei riferimenti. E vietata la riproduzione, anche parzialeo ad uso interno didattico, con qualsiasimezzo, non autorizzata. Le fotocopieper uso personaledel lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5,della legge22 aprile 1941, n. 633. 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Per approfondimenti si invita a consultare ilsito pearson.it Realizzazione editoriale: Nuovo Gruppo Grafico, Milano Grafica di copertina: Maurizio Garofalo Immagine di copertina: LIBRDIITESTEOSUPPODRIDATTTIICI Mariano Garcia / AlamyStock Photo AeantoCostaSrimnaomrWmlaEaiiINSSO661:2018 Derl'attnitàdi resfizzazione ecommercialia- Stampato per conto della casa editrice da: Member ofCISFeOderation Legatoria 3Erre - Orio Litta (LO) ©) } ISBN 978-88-919-3101-6 CERTIFIED MANAGEMENT SYS8TEM www.pearson.it ISO 9001 Indice Introduzione. L’arte di ascoltare/osservare I. Ascolto attivo Parte prima. Cornici e premesse implicite 1. Comesi esce dalle cornici di cui siamo parte (giochiproibiti) 2. Il giocodella doppiavisione (ladoppiadescrizione e il giudicesaggio) 3. Tavole sinottiche. Due abitudini di pensiero 4. Giochi di interfaccia (avventurarsi ai confini) 5. “La Terra sta morendo” (ilgioco del riempimento: stereotipie casi particolari) 6. Il Prof. in pantaloncini corti (non un lago,ma un fiume pienodi rapide) Le sette regoledell'arte di ascoltare Parte seconda. Indaginevariazionale 65 7. Il giocodella piramidetronca e del palcoscenico(indagine variazionale) 76 8. Tavolo o capanna (ascoltoattivo fra genitorie figli: la realtà come costruzione sociale) 9. La città di Esotica (l’arte di non ascoltare) 10. Cumulex (ascolto come work in progress) 11. Tavola sinottica. Ascolto passivo,ascolto attivo 12. Ernesto va alla guerra (una buona insegnanteè sempre un po antropologa) Le sette regoledell'arte di ascoltare II. Autoconsapevolezzaemozionale Parte prima. Le emozioni sono passidi danza 13. Linguaggiodelle emozioni e vita quotidiana(retorica del controllo e autoconsapevolezzaemozionale) 14, Il taccuino dell'antropologa(ilruolo dello sconcerto e della dissonanza nell’osservazione etnografica) 15. L'auto sul marciapiede(emozioni, umorismo e regole della convivenza civile) 16. Seguendoun'altra donna come un'ombra (prove di shadowing:dall’empatiaall’exotopia) Le sette regoledell'arte di ascoltare Parte seconda. Il giocodelle narrazioni parallele 17. Edward Hall in Giappone (coinvolgimentoe distacco al microscopioe al rallentatore) 18. L'allegrascienza dei narratori interculturali (due modi di concepirel'imbarazzo) 19. Una commessa italiana a Old Bond Street (creare dei ponti) 20. Le cornici di Bateson (illinguaggiodel corpo, il linguaggiodelle emozioni, il linguaggioverbale, le dinamiche della conoscenza) 249 Le sette regoledell'arte di ascoltare 251 III. Gestione creativa dei conflitti 253 Parte prima. La gentilearte dell’autodifesa conversazionale 253 21. La conversazione: il tema e il turno (diritto di ascolto e diritto di parola) 267 22. Il giocodella «danza del colpevolizzatore»(vince chi lo «decostruisce») 291 Parte seconda. Né attaccare, né subire 291 23. I manuali di gestionecreativa dei conflitti, rivisitati (l'interfacciatra pensierosemplicee pensiero complesso) 307 24. Verità e riconciliazione (né attaccare, né subire, né andare sul balcone) 324 25. E l’alcolista uscì dal quadrato(doppivincoli e doppi vincoli terapeutici) 334 Le sette regoledell'arte di ascoltare 335 Conclusioni. Noi mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri... (Ildecalogoper la convivenza interetnica di Alexander Langer) 343 Bibliografia L'organismonon chiede: Quali conclusioni sono logicamentesuffragateda questo insieme di premesse? Bensì: Quali tentativi val la pena di fare alla luce di queste premesse? (GregoryBateson) Filosofia (compresii problemi della conoscenza, ecc...): cosa esclusivamente in atto e pratica. Per questo è tanto difficile scrivere al riguardo. Difficile come un trattato di tennis o di corsa a piedi, ma in maniera superiore. (Simone Weil) Questo libro è dedicato a un robot senza testa che salta alla corda e a tut- re le studentesse e studenti che mettendosi in giocohanno reso intelli- gentie allegrele mie lezioni. Per aver letto e commentato il manoscritto devo riconoscenza a due cari amici: Massimo Bricocoli e Sandro d’Alessandro. Introduzione L’arte di ascoltare/osservare 1. Una delle storie più significativeed efficaci riguardanti l’arte di ascoltare è quelladi quelgiudicesaggiodi fronte al qualefurono porta- ci i due litiganti.Il giudiceascolta il primo litigantecon grandecon- centrazione e attenzione e “Hai ragione”,glidice. Poi ascolta il secon- do e “Hai ragione”,dice anche a lui. Si alza uno del pubblico:“Eccel- lenza, non possono aver ragioneentrambi!”. Il giudiceci pensa sopra un attimo e poi,serafico: “Hai ragioneanche tu!”. Uno dei principalicambiamenti in atto nella società globalizzataè una vera e propria mutazione delle dinamiche comunicative le quali in virtù della crescente complessità(maggioredifferenziazione e interdi- pendenza)vengono sempre più spesso ad assumere la forma di questo dialogofra il giudicesaggio,i due litigantie il pubblico. Non è quelladel giudicesaggio— come vedremo ripetutamente — solo una storiella divertente, un sempliceaneddoto. Riflette esattamente la struttura dinamica che deve assumere ogni comunicazione capace di accoglienzareciproca in una società complessa.Qualsiasi semplifica- zione che porti a ignorarela possibilealterità dell'altro (lesue premesse implicitediverse da quelleche noi diamo per scontate) porta a una cri- si nelle dinamiche dell'accoglienzae reciproca convivenza. I nessi fra forme di conoscenza e forme di convivenza (e quindianche fra cono- scenza e gestionecreativa dei conflitti, secondo un filone di ricerca che collegaGeorgSimmel a GregoryBateson) diventano espliciti,proble- matici e intrinseci alla comunicazione e alla conoscenza. Il corso di antropologiaculturale che da alcuni anni tengo al Politecni- co di Milano intende offrire aglistudenti la possibilitàdi acquisirele conoscenze epistemologichedi base e il savoir faireche consentono di gestirequesto tipo di comunicazione in modo consapevolee compe- rente. Finora il corso si è avvalso di dispensenelle qualiman mano in- cludevo gliarticoli che andavo scrivendo su questo tema e glioutline delle lezioni; quelloche avete in mano è tutto ciò (lezioni, articoli, re- goledell’arte di ascoltare, tavole sinottiche) divenuto libro. 2. Quando ho iniziato a occuparmi di queste questioni quasitrent'an- ni fa ero considerata abbastanza unanimemente una “buona osserva- trice”, ma non ero assolutamente d’accordo che questa mia abilità di- pendesseda un “talento innato”. Sapevo di aver imparato con conti- nue prove, ricerca di modelli, errori e correzioni e tuttavia dovevo am- mettere di non sapere spiegarené aglialtri né a me stessa “come si fa”. Ed era un vero peccato perchéritenevo, come ancora oggi, che saper osservare (solo più tardi mi sono resa conto dell’importanzadelle dina- miche dell’ascolto per la buona osservazione...) sia uno dei fondamen- tali piaceridella vita e l’attività nella qualesi manifesta più pienamente la nostra intelligenzae la nostra socialità (il piacere di condividere le. osservazioni e di acquisirenuovi punti di vista); questa abilità era ciò che desideravo capiree insegnare. Avevo due intuizioni, la prima più chiara e netta, la seconda più impli- cita: 1. che l'intelligenzae la capacitàdi osservare fenomeni complessi avevano a che fare con le dinamiche dell’umorismo; 2. che tali dinami- che e l'inputcognitivodelle emozioni erano collegatifra loro. GregoryBateson, ho scoperto, era uno dei pochistudiosi nel campo delle scienze sociali che aveva dedicato a entrambi questi temi, umori- smo ed emozioni, delle riflessioni importanti. In lui ho trovato un for- midabile maestro e alleato. Alla fine del 1980, avendo letto i suoi Verso unecologiadella mente e La matrice sociale della psichiatria,decisi di partire da Roma e andare in California a trovarlo. Così, senza neppure un appuntamento. Volevo intrufolarmi nelle sue lezioni per vedere che rapporti instaurava con glistudenti e come riusciva a far capireloro di cosa stava parlando,visto che io non ci riuscivo. Ma sono arrivata tar- di. Era morto da alcuni mesi. 3. Tutti i principaliconcetti elaborati da Bateson (ne ricordo alcuni: “cornici”, “deuteroapprendimento”,“segnacontesto”,“doppiovincolo” e “doppiovincolo creativo o terapeutico”)si riferiscono agliarchi di pos- sibilità che diamo per scontati e dei qualinon siamo consapevoli(imon- 10 di possibili...)entro iqualiinostri comportamenti si inscrivono. Da un punto di vista fenomenologicoilcambiamento di questiarchi di possi- bilità corrispondea uscire dalle cornici di cui siamo parte e che sono parte di noi, sono parte del nostro modo di vedere e di agire.“Deute- roapprendimento”(o“apprenderead apprendere”o “apprendimentodi secondo grado”)è il savoîr fairechemettiamo in atto quandoriusciamo ad affrontare con successo questicambiamenti sistemici e autoriflessivi. Lo svezzamento dal seno materno non solo come frustrante sottrazio- ne, ma come occasione per nuove affascinanti esperienze,l'’imparare ad allacciarsi le scarpe con rapiditàe scioltezza o ad annodarsi il cravat- tino a farfalla o ancora imparare la nostra linguanatia o una lingua straniera, riuscire a risolvere un indovinello, inventare una barzelletta, affrontare un conflitto intraculturale o interculturale in termini di ri- conoscimento e rispetto reciproco, riuscire a individuare e sconfiggere i doppi vincoli dell’alcolista o aiutare lo schizofrenico e i suoi interlo- cutori ametacomunicare, individuare la struttura della comunicazione dello scienziato che producela nevrosi sperimentalenel cane, compor- re un’operad’arte o fare un'invenzione scientifica, diventare un buon osservatore e narratore della vita quotidiana. Questo elenco sommario (ma redatto pensandoa molti dei casi ai qua- li GregoryBateson ha dedicato la sua attenzione e ai qualianche noi dedicheremo attenzione) è sufficiente per renderci conto di due cose: primo, che ognuno di noi ha praticato e pratica il deuteroapprendi- mento chi più in un’area chi nell’altra, chi in modo piùsistematico chi meno; secondo, che nessuno di noi sulla base della cultura occidentale in cui è stato educato e di cui è parte, è in gradodi spiegare“come ha fatto”. Quando si giungea questo ordine di questioni tutto ciò che la cultura occidentale dominante (sianel suo bagagliodi conoscenza scientifica e tecnologicache di critica letteraria e artistica) sa metterci a disposizio- ne è l’evocazione di concetti e principi esplicativimisteriosi come “abi- lità o doti innate”, “intuito”, “empatia”,“specialesensibilità”, “istinto” (peresempio:“materno”) e così via. Il saper cambiare abitudini percettivo-valutativeben radicate, con l’u- morismo, con la poesia, con una specialesensibilità “alla pertinenza dei contesti ai significati”nel mondo occidentale viene definita una abilità ecompetenza “artistica” cioè “non scientifica”; un modo per di- re che siccome sono abilità non riducibili alla razionalità e a una abitu- dine di pensiero strumentale, si rinuncia a spiegarecome funzionano, a indagarequalisono le loro dinamiche formali, identitarie, culturali. 11 4. Intendiamoci: glistudiosi e studiose che si sono mossi controcor- rente nei campipiùvari (dalla matematica alla filosofia, alla critica let- teraria e artistica, alla pedagogia)sono numerosi speciea cavallo del se- colo scorso e nel corso di questo secolo e la loro statura intellettuale seppure con molte resistenze e ritardi spesso è stata ufficialmenterico- nosciuta. Ma molti dei loro scritti esuggerimentihanno un limite che Wittgenstein ha espresso megliodi altri: “Questo libro, forse, com- prenderà solo colui che già a sua volta abbia pensato i pensieri ivi espressi— o almeno, pensierisimili —. Esso non è, dunque, un manua- le. Conseguirebbeil suo fine se piacessead uno che lo leggae com- prenda”.(Incipitdel Tractatus logico-philosophicus.) Di conseguenza nella divulgazionee nell’insegnamentoil messaggio implicitoo esplicitotrasmesso è: questi autori trattano di questioni al di sopra delle preoccupazioni e interessi dei comuni mortali. Invece noi oggiabbiamo un bisognovitale di “manuali” che rendano accessi- bili tendenzialmente a tutti le competenze di base della complessità, divenute fonte di radicale inadeguatezzae di inutile infelicità se man- cano. È mia convinzione che all’inizio del nuovo millennio, in virtù dei cambiamenti nella società e nel mondo di cui siamo parte, siamo divenuti “maturi” per acquisire queste competenze. Quell’“ivi” dei “pensieriivi espressi”della citazione di Wittgenstein, non si riferisce piùsolo al suo libro e a pensatori isolati e bizzarri, ma a esperienzelar- gamente condivise nella vita quotidianadella stragrandemaggioranza. Il concetto di deuteroapprendimentosi presta più di altri a collegare teoria e savoir faire,epistemologiaed educazione civica. Esattamente ciò di cui abbiamboisogno. 5. Un buon osservatore, sostiene Bateson, deve saper riconoscere la differenza fra cambiare punto di vista entro un contesto dato per scon- tato, e cambiare quel contesto. Quando osserva il comportamento umano deve mettersi in gradodi tracciare congetturalmentequesta di- stinzione sia relativamente a sé in quanto osservatore che relativamen- te ai comportamenti dei soggettiosservati. Insegnarea osservare impli- ca insegnarea riconoscere e praticare questa distinzione, questa diffe- renza che fa la differenza. A questo fine non è sufficiente portare degli esempi,illustrare dei casi. È necessario che chi ascolta tali illustrazioni riesca a vedere il nesso fra alcune sue esperienzee questiesempi.Mi so- no convinta, a furia di risultati insoddisfacenti, che chi insegnaarte di ascoltare/osservare (ma sono pochi,il mio corso credo sia unico in Ita- lia e anche all’estero, doveho cercato e cercato, ne ho trovati pochiche mi hanno soddisfatto) deve fornire queste esperienze. In altre parole 12

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