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Arte breve PDF

226 Pages·2010·5.722 MB·Italian
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Arbtree ve ,�;, BOMPTANT � TESATIF RONTE BO'vlPIANI TESATF IR OT E TESTlO'N TEGRALE L'Abrrteedv iRe a imoLnuId lon oa sncee1l 3 0c8o mtee sto universitadrii orf eitc,ao brererle ildceah tiiona tmeeiirn nit roduce gu undo esii stfeimlio psiocùfo imcpil eea srstii cLo'lAlarutsli .l iana, espriinmfeau,tn ctaoi n,c ezdiesolan pece hraeeb bralc'ceisap osizione decio ntedneulstlciaie nuw.n ivearvsvailceil,net a enomdreoid ei evali sull'luano amtou,Dr iaog,,la in gecloiln,' appsrteantdoi dellc'raeratcteii doveèal ,l 'naebrlia lgiitoaànt atrreaa vcecrossot amenti opporctaupnadicig,i e nervaerreit à nsueomvLpe'r.ae m bizione delmlaat huensiivse erl s'aulteo pliiana p deerlflteart otvcaao nsoì gu nelld'iLA urldsle ofi o ndamaerngtoim enctuasitri ii vcio,l legano studcioomsLeie ibniz,e B Craurnitpo ei;rsù ei coe tnetnit ativi dir iprodiurlra rgei onaummeannitonmo o dmoe ccaond iicgoi tale hannnoel cloam binadteolfrliiega lu urlel iillao npreioa ù n tico progenLiapt roerseèe.l n apt rei tmraa dudzeiloln'eio nip tearlai ano, curadtaMa ar t1\a1M ..R omandoo,t tdoirr iec eirnFc ial ologia mediolparteilsn'saUo n ivdeiFr isrieetnc àzo el labdoerlalt'rOifcfei cina dis tumdeid iedviPa allie rTmtloe .s to dliba atsèite n roa tto dall'eddiAi .z\t itoandiernR e a,i moLnuId lOiip erLaa tXiTnVa, pubblniecClao trap Cuhsr istiaCnoonrtuimn'v u1aetdiiaoe ualis, tL. 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Libri S.p.A., Milano I edizione Bompiani Testi a fronte ottobre 2002 II edizione Bompiani Testi a fronte aprile 2010 PRESENTAZIONE Dell'iRnasiemnosnadtoo, ovvedreol dliaff erceonmczera i terio• Di nuovo disse la Memoria: «Ho detto molte cose di me, e molte altre potrei dire. Ma da quel che ho detto possono essere conosciute la mia natura, la mia essenza e le mie opinioni, posto che l'intelletto sia sottile e ben fondato con i suoi correlativi distinti, e non grossolano; poiché dalla sua grossolanità son resa grossolana anch'io, posto che son sua conseguenza». (Il lamento della filosofia, XII, La memoria, tr. it. Luca Obertello, Nardini, Firenze 1991) Tra il 1311 ed il 1313, su convocazione di Papa Cle­ mente V, in ciò spinto, forse anche oltremisura, da Filippo il Bello, si tiene a Vienne, in Francia, un difficile Concilio che ha al centro dell'ordine del giorno la deci­ sione sulla permanenza in vita o meno dell'Ordine dei • Con piacere aggiungo alcune mie considerazioni a questo otti­ mo lavoro di Marta Romano che ebbi modo di seguire e leggere, in prima stesura, sotto forma di tesi di laurea, guidata dal compianto ed affettuoso amico Cataldo Roccaro, allora titolare di Lingua e Letteratura Latina Medievale alla Facoltà di Lettere di Palermo e mio predecessore alla Presidenza dell'Officina di Studi Medievali. Sono passati alcuni anni perché potessimo vedere in stampa un lavo­ ro che, nato da una mia spinta (cosa della quale porto ancora tutta intera la piacevole responsabilità!) e da una piena collaborazione di Aldo Roccaro, registrò una eccellente titolarità di Marta Romano unitamente ad una sua entusiastica adesione agli studi di Lullo. Studi che lei, letterata e filologa di grinta filosofica, ha portato anco­ ra avanti durante gli anni del dottorato di ricerca sotto la guida degli autorevoli colleghi di Lettere a Firenze ed ancora frequentando il Raimundus Lullus Institute di Friburgo sotto il magistero di Peter Walter, Fernando Dominguez Reboiras e Pere Villalba Varneda. 6 PRESENTAZIONE Templari. È ben noto che i Padri Conciliari decideran­ no per la soppressione del potentissimo Ordine dopo un dibattito non certo semplice né agevole: tante le testimonianze negative contro i Templari, raccolte soprattutto in terra latina d'Occidente, ma altrettante, se non maggiori, le testimonianze favorevoli raccolte fuori d'Italia e di Francia e soprattutto nelle terre d'Oriente. Del resto, anche nel Medioevo, come poi nei secoli successivi ed ancor oggi ed ancor prima e presumo ancora dopo, anche l'inchiesta sui Templari non sfuggi­ va a tutte le influenze e trasversalità della politica cui nessuna inchiesta riesce a sfuggire, né forse vuole sfug­ gire, soprattutto quando ha come obiettivo il raggiungi­ mento della verità, ma di quella vera, di quella oggettiva e senza alternative. Ed è questo, in genere, proprio l' o­ biettivo in nome del quale si sacrifica, quale silente olo­ causto, proprio la verità, offerta sull'altare delle tante verità cui è sempre più opportuno e più conveniente affidarsi! A Clemente V, ma ancor di più a Filippo il Bello, che intanto aveva incamerato e continuava ad incamerare, con grande sacrificio e profondo spirito di servizio, i Ma ancora: questo volume segna una forma di collaborazione culturale ed editoriale tra la Bompiani e l'Officina di Studi Medievali, già ipotizzata insieme con Giovanni Reale, quando que­ sta prestigiosa collana che ospita l'Ars brevis di Raimondo Lullo, era pubblicata dalla Rusconi. Va un mio grazie sentito e niente affatto rituale a Giovanni Reale per la sua sensibilità ed alla Bompiani per aver confermato un impegno ed una collaborazione che, voglio spe­ rare, traguarderà oltre questa, pur prestigiosa, occasione. Di recente, l'Officina di Studi Medievali, unitamente ad altre ben più prestigiose istituzioni culturali e scientifiche nonché a singo­ li studiosi, ha partecipato in Roma, sotto la presidenza del P. Prof. Alvaro Cacciotti (Pontificio Ateneo Antonianum), alla riunione per la fondazione del costituendo Centro Italiano di lullismo «E. V Platzek» che tutti speriamo possa contribuire a sviluppare e pro­ muovere gli studi sul pensiero e sull'opera di Lullo. PRESENTAZIONE 7 beni, soprattutto immobili e fondiari, dell'Ordine dei Templari, davano molto fastidio le testimonianze favo­ revoli all'Ordine. Decise, quindi, di imprimere una svol­ ta forte e decisiva al procedimento conciliare che rischiava non solo di allungare oltremisura i tempi ma soprattutto di ammorbidire troppo i toni. Allora, sia a ridosso del Concilio di Vienne, sia durante le varie Sessioni in cui il Concilio si andò organizzando, Cle­ mente V, spinto e pressato da Filippo il Bello, decise di fare sentire la sua presenza costante e pressante. Come era giusto fare (e chi meglio di un Papa sa dove sia e come si amministri il giusto!) la svolta impressa da Clemente V e da Filippo indusse ad usare sofisticate ma efficacissime tecniche persuasive: del resto è proprio di questi anni la redazione di una sorta di modello di interrogatorio, di canovaccio da seguire dovendo esami­ nare presunti colpevoli di atti contro la fede cristiana e la dottrina di Santa Romana Chiesa Cattolica Apo­ stolica che, magari, si rifiutavano di riconoscersi, da se stessi, colpevoli. Questo regolamento di interrogatorio è opera del vescovo di Parigi, Guglielmo di Baufet, che amministra la grande e potente diocesi parigina, tra il 1306 ed 1319, e viene pensato proprio mirando ai « ...T emplari che hanno sempre negato e negano ...» e « ... pare bene che vengano interrogati più volte e si fac- cia grande attenzione se la loro seconda deposizione differisca dalla prima»1. Questo singolare modello di tecniche persuasive mirate ad ottenere "spontanee" confessioni e "convinti" pentimenti, non era di certo nuovo nella storia degli uomini né sarà l'ultimo: anche in questo caso, infatti, la confessione era rivolta al bene del diretto interessato, ad offrirgli una possibilità di redenzione e di riscatto, a raccogliere il verum che lo 1 Si veda, a proposito di queste Istruzioni impartite dal Vescovo di Parigi, Le dossier de l'a/faire des Templiers, a c. di G. Lizerand, Librairie Champion Paris 1923, p. 141 e segg. 8 PRESENTAZIONE riguardava spogliandolo di tutte le falsità e falsificazioni con cui l'arroganza del male e del peccato lo avevano coperto, nascosto e travisato. Su questo sfondo la figura del pentito e la costruzione, accorata e partecipata, del pentimento, magari indotta e persuasa da qualche tecni­ ca più o meno convincente (ma sempre tale in quanto indirizzata, appunto, esclusivamente alla ricerca ed all'esaltazione della verità), è un topos largamente accre­ ditato: topos carico di positività ed arricchito dalla forza il della prospettiva aperta al futuro che, invece, persiste­ re nel male, non consente in alcun modo. E che poi, il verouttemnu to grazie alla confessione e confermato dal pentimento non sia verpuerm sé , ma versuolom a ll'in­ terno della stessa griglia irrelata di relazioni che la per­ suasione e le sue tecniche (quali che siano, più o meno fisicamente violente o psichicamente intollerabili) costruiscono, non è di certo elemento che possa guasta­ re in alcun modo il risultato ottenuto e pedissequamen­ te ricercato dalle tecniche persuasive stesse. Il verèu m il sempre altro. Ma su questo discorso sarebbe troppo lungo e dopo Gorgia credo che molto poco di nuovo riusciremmo a scrivere o magari soltanto ad elucubrare sulla persuasione e sulle opportunità che essa, accompa­ gnata da "sorella" parola, riesce ad offrire all'uomo quali suadenti convincimenti. Che i consigli di Guglielmo di Baufet fossero poi ben seguiti, anche al di là della diocesi di Parigi (e per la verità anche al di fuori dell'indagine religioso-giudizia­ ria sui Templari) e che avessero una loro notevole effi­ cacia, ci è attestato da cronache, atti di processi e, in modo veramente esemplare, da una testimonianza­ deposizione del Templare Almery de Villiers-le-Duc che il 13 maggio del 1310, dichiara e sottoscrive, innanzi alla Commissione di nomina pontificia, che è innocente da ogni reato a lui ascritto ma che è pronto a confessare ogni cosa di fronte al timore di torture fisiche e di un supplizio che non avrebbe tollerato. PRESENTAZIONE 9 E non è certo paradossale né stucchevole la sua dichiarazione in base alla quale« ... avrebbe confessato e deposto sotto giuramento, per paura della morte, alla presenza dei suddetti signori commissari e in presenza di chiunque, se fosse stato interrogato, che tutti gli erro­ ri imputati all'Ordine erano veri e avrebbe confessato, addirittura, di avere ucciso il Signore se gli fosse stato chiesto»2• Ma, almeno a stare alle testimonianze ed ai documenti in nostro possesso, pare che non si sia arri­ vati a tanto, lasciando quindi nelle mani d'altri l'omici­ dio del Cristo Signore! Clemente V, qualora ne avesse avuto bisogno per convincersi, subisce le pressioni sempre più forti di Filippo il Bello. Riprende tutti gli atti istruttori che il suo predecessore Bonifacio VIII aveva portato avanti, senza esiti, contro i Templari: annulla tutti gli Atti che, sia Bonifacio VIII, sia Benedetto XI avevano formaliz­ zato contro il re e comunica l'assoluzione di Sciarra Colonna e di Nogaret. In cambio, Filippo il Bello rinun­ zia a che la memoria di Bonifacio VIII venga formal­ mente condannata ed affidata alla storia come una turpe pagina della Chiesa da dimenticare e da affidare all'oblio. L'atto finale che condanna i Templari ha un'imposta­ zione del tutto particolare: i padri conciliari di Vienne si rendono conto che gli atti di Clemente V, fortemente lesivi e svilenti l'a uctoritas della Santa Sede, sono il segno inequivoco di un accordo ferreo con Filippo il Bello, rinunziano quindi ad una difesa ad oltranza dei Templari ed il 22 marzo del 1312 accettano lo sciogli­ mento dell'Ordine ma sulla base di una decisione che ha una figurazione giuridica più di tipo amministrativo 2 Si veda Le dossier, cit., p. 189 e segg. Alle pp. 155-159 si posso­ no leggere le torture, raccontate dal diretto interessato, cui fu sotto­ posto Ponsar de Gizy, commendatore di Payns nella Champagne. 10 PRESENTAZIONE che non piuttosto di una sentenza giudiziaria. Così, il 3 aprile del 1312, nella Cattedrale di San Maurizio, alla presenza pressocchè dell'intera corte di Francia, si dà lettura della Bolla Vox in excelso che sopprime l'Ordine del TempioJ. Il Concilio di Vienne non si occupa soltanto della questione dei Templari, anche se essa è certamente il tema principale attorno al quale si snodano i lavori con­ ciliari, né la vicenda dei Templari fa qui, per queste mie riflessioni, da semplice alienus excursus, come potrebbe­ ro magari apparire queste mie battute iniziali, rispetto ad un mia, forse irrituale, inserzione rispetto alle "fatiche" di Marta Romano sull'A rs Brevis di Raimondo Lullo. Ma procediamo con ordine. Dicevo: il Concilio di Vienne si occupa anche d'al­ tro. Anzi, da un punto di vista squisitamente formale, era stato convocato per altro e non per la vicenda dei Templari. Si occupa, ad esempio, della necessità di organizzare una Crociata4. 3 La bolla Vox in excelso è letta e promulgata il 22 marzo del 1312; ad essa seguono la bolla Ad providam del 2 maggio dello stes­ so anno che stabilisce a chi assegnare i beni del soppresso Ordine dei Templari; infine, la bolla Considerantes dudum invita i tribunali diocesani ad essere non particolarmente duri nel giudicare gli ade­ renti all'Ordine e di attribuire loro, nei modi possibili, una pensione fondata sui beni dell'Ordine stesso. Il 18 marzo del 1314 Giacomo di Molay e Geoffroy di Charnay vengono arsi vivi sull'isola della Senna, presso Notre Dame. Vuole la tradizione che siano morti coraggiosamente, volgendo il loro sguar­ do verso l'Oriente. Nello stesso anno, il 20 aprile, muore il Papa Clemente V ed il 29 novembre scompare Filippo il Bello. Questa rapida cadenza lascia il campo a non poche interpretazioni. 4 Il dibattito sulla necessità di riprendere la Crociata dopo la caduta di San Giovanni d'Acri fu acceso e vide impegnati tutti i sovrani "cattolici" seppure con diverse posizioni su come e dove dirigere gli sforzi organizzativi e militari. Pare che lo stesso Lullo consigliasse di far partire la spedizione da Costantinopoli per attra­ versare la Siria, impadronendosene, per poi dedicarsi all'occupazio­ ne dell'Egitto.

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