ebook img

Archivio di filosofia - Marco Maria Olivetti Un filosofo della religione PDF

277 Pages·2008·1.303 MB·Italian
by  
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Archivio di filosofia - Marco Maria Olivetti Un filosofo della religione

ARCHIVIO DI FILOSOFIA ARCHIVES OF PHILOSOPHY MARCO MARIA OLIVETTI UN FILOSOFO DELLA RELIGIONE Editor Stefano Semplici Associate Editors Enrico Castelli Gattinara · Francesco Paolo Ciglia · Pierluigi Valenza Editorial Board Francesco Botturi · Bernhard Casper · Ingolf Dalferth · Pietro de Vitiis Adriano Fabris · Piergiorgio Grassi · Jean Greisch · Marco Ivaldo Jean-Luc Marion · Virgilio Melchiorre · Stéphan Mosès† · Adriaan Peperzak Andrea Poma · Richard Swinburne · Franz Theunis Managing Editor Stefano Bancalari Editorial Assistant Francesco Valerio Tommasi Si invitano gli autori ad attenersi, nel predisporre i materiali da consegnare alla Direzione, alle norme specificate nel volume Fabrizio Serra, Regole editoriali, tipografiche & redazionali, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2004 (Euro 34,00, ordini a : [email protected]). Il capitolo Norme redazionali, estratto dalle Regole, cit., è consultabile Online alla pagina «Pubblicare con noi» di www.libraweb.net. The authors are prayed to observe, in preparing the materials for the Editor, the rules stated in the Fabrizio Serra, Regole editoriali, tipografiche & redazionali, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2004 (Euro 34,00, ordini a : [email protected]). Our editorial Rules are also specified at the page «Publish with Us» of www.libraweb.net A RC H I V I O D I F I LO S O F I A ARCHIVES OF PHILOSOPHY a journal founded in 1931 by enrico castelli formerly edited by marco m. olivetti lxxvi · 2008 · n. 3 MARCO MARIA OLIVETTI UN FILOSOFO DELLA RELIGIONE pisa · roma fabrizio serra editore mmix Rivista quadrimestrale * Amministrazione e abbonamenti Accademia editoriale Casella postale n. 1, succursale n. 8, i 56123 Pisa Tel. 050 542332, Fax 050 574888 E-mail : [email protected] * Casa editrice Accademia editoriale Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28, i 56127 Pisa Tel. 050 542332, Fax 050 574888 E-mail : [email protected] Uffici di Roma: Via Ruggiero Bonghi 11/b, i 00184 Roma Tel. 06 70493456, Fax 06 70476605 E-mail : [email protected] Prezzi di abbonamento (2008) Italia: € 170,00 privati; € 325,00 Enti (con edizione Online) Estero (Abroad): € 245,00 Individuals; € 395,00 Institutions (with Online Edition) I pagamenti possono essere effettuati con versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di credito (American Express, CartaSi, Eurocard, Mastercard, Visa) La casa editrice garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione previa comunicazione alla medesima. Le informazioni custodite dalla casa editrice verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati nuove proposte. Dlgs. 196/2003. * www.libraweb.net * Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2009 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma, un marchio della Accademia editoriale®, Pisa · Roma, e «Archivio di filosofia» · «Archives of Philosophy». * «Archivio di filosofia»: autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 27 del 14 giugno 2007 «Archives of Philosophy»: autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 19 del 14 giugno 2007 Direttore responsabile: Fabrizio Serra Stampato in Italia · Printed in Italy issn 0004-0088 SOMMARIO S. Semplici, Presentazione 9 Tavola rotonda del 4 gennaio 2008 Marco M. Olivetti: il pensiero, l’opera, la persona B. Casper, Marco Maria Olivetti 11 P. Kemp, The Exceptionality of the Ought. Olivetti and eco-ethica 17 J. L. Marion, L’inconnaissabilité ou le privilège de l’homme 23 S. Semplici, La speranza del filosofo 35 P. Valenza, I Colloqui «Castelli»: una filosofia della religione attraverso gli Avant- propos 41 * S. Bancalari, La teoria dell’intersoggettività. Prolegomeni ad un’interpretazione 49 F. V. Tommasi, Dallo «schematismo dell’analogia» al «trascendentale senza illusione». La riflessione «con» Kant e «al di là» di Kant 61 F. P. Ciglia, Differenza e analogia. Percorsi dell’umano fra Levinas e Olivetti 73 S. Micali, L’equivocità della soggettivazione: bisogno, riconoscimento e terzietà. Il col- loquio pensante con Levinas 89 G. Di Salvatore, Olivetti e l’avventura della fenomenologia 97 L. Diotallevi, La spirale della secolarizzazione. Cercando ancora nella sociologia di Luhmann 109 T. Hünefeldt, Olivetti e la «trasformazione intersoggettiva dell’appercezione trascen- dentale» 125 S. Marini, Tra analitici e continentali. Per una lettura unitaria della modernità 135 P. De Vitiis, Filosofia della religione come problema storico 145 D. Collacciani, Spinoza e lo spinozismo nel pensiero di Olivetti 155 A. Iacovacci, A colloquio con Jacobi 161 E. Pistilli, L’esito teologico della filosofia del linguaggio di Jacobi 169 A. Gentile, «Limiti» e «confini» della ragione 179 F. Ferraguto, Filosofia della religione, intersoggettività, rivelazione. Il confronto con Fichte 189 C. Melica, Pro memoria. Olivetti lettore di Hegel 201 E. Castelli Gattinara, Il nessun luogo dell’ogni dove 211 F. Fraisopi, Orizzonte del sacro e analogia subjecti 221 G. Cogliandro, Della modernità e del problema della filosofia della religione 231 F. Morlacchi, Profilo di un filosofo credente 241 P. Zordan, Intersoggettività e teologia filosofica 251 A. Meoli, Enrico Castelli: il maestro 259 * F. V. Tommasi, Nota biografica 267 S. Bancalari, Bibliografia 273 PRESENTAZIONE Quello di Marco Maria Olivetti è un pensiero difficile. Per l’originalità del suo ten- tativo di sostituire l’etica all’ontologia come filosofia prima, anzi anteriore, come aveva scritto nella Prefazione ad Analogia del soggetto, il suo libro più importan- te. Per la sua capacità di spiazzare anche gli storici più eruditi e raffinati con nuovi e sempre intriganti punti di vista sugli snodi decisivi del moderno e, in particolare, delle ‘immagini’ della soggettività prodotte a partire dal primato del cogito. Per la garbata, penetrante ironia con la quale lasciava irrompere i gesti e le parole del quotidiano nella rarefatta professionalità degli addetti ai lavori, con il risultato di una cifra espressiva audace, inconfondibile, sorprendente. Ma anche e forse soprattutto per lo sforzo di tra- durre la consapevolezza dell’esaurimento della tradizionale circolarità di essere e logos in una nuova opportunità di ‘fare filosofia’. Olivetti afferma quasi provocatoriamente che non esiste un’essenza dell’essere uma- no e che per questo vale la pena di rilanciare la domanda sulla persona e su ‘chi’ sia per- sona, troppo a lungo occultata dalla precedenza della «fatale questione ti esti». Accetta senza sconti la sfida della differenza e cerca l’alternativa al silenzio della rinuncia nelle pieghe dell’origine ‘analogica’ di ogni logica, a partire dall’esperienza del loquor: sum, prae-es e abest, a significare che ogni ‘soggetto’ viene messo al mondo grazie ad un altro e ad altri e che questa catena delle mediazioni, estendendosi ‘a perdita d’occhio’, incor- pora necessariamente nella relazione l’orizzonte della totalità sociale, la terza persona di un immemorabile sempre presente e tuttavia sempre presente come assente. Lascia risuonare in questo inter-esse che scompone la presenza e l’illusione di autosufficienza della riflessione l’imperativo di una responsabilità ineludibile: l’irriducibile diacronia che segna il congedo da ogni definitivo-definitorio e riapre in questo modo alla filosofia una via non per poter pensare a Dio come oggetto, ma certamente per poter e dover pensare a Dio. Aveva ragione il suo maestro Enrico Castelli nell’Introduzione a Il tempio simbolo cosmico, con il quale Olivetti si affacciò non ancora venticinquenne sulla scena filosofica italiana: già nel problema dell’architettura sacra nell’età della tecnica si leg- geva la filigrana di una più profonda tensione fra il benessere dell’agio e il malessere, il disagio che ci fa sentire «tutte le assenze», l’impossibilità di trasformare il totalmente altro, attraverso il gioco di una grossolana mediazione idealistica, in totalmente questo. Ritrovando in questa impossibilità la centralità dell’ultimo, grande interrogativo kan- tiano: che cosa ci è lecito sperare? I contributi che raccogliamo in questo volume hanno così un duplice obiettivo. Da una parte si tratta di ricostruire la rete concettuale e il ‘metodo’ sottesi alla proposta teorica di un intellettuale che può ben dirsi a tutto tondo europeo e che si è confrontato con le linee di pensiero più feconde e influenti del novecento: la fenomenologia, con tutte le sue nervature antropologiche e fino alle suggestioni del tournant théologique; la ripresa dell’istanza trascendentale a valle del linguistic turn; la teoria della società e la sociologia configuratasi come sociologia del sapere e insieme come sociologia della religione; l’opera di Levinas come pietra di paragone di ogni tentativo di ‘costituire’ la soggettività come soggezione, dunque come un soggetto che non è originariamente pensiero, che non è originariamente il nominativo ‘io’ ma l’accusativo ‘me’, che non è originariamente soggetto ontologico, causa sui. Dall’altra occorre rendere conto della 10 presentazione convinzione che Olivetti ha vissuto come una vera e propria vocazione. La filosofia della religione non è stata per lui semplicemente una fra le tante filosofie seconde, ma la prospettiva privilegiata per dipanare l’intera vicenda del moderno e della filosofia nach der Aufklärung. Di qui l’interesse per i passaggi cruciali della sua categorizzazione come esito dell’estenuarsi della metafisica ontologica e della onto-teo-logia e per autori come Jacobi, Schleiermacher, Fichte e soprattutto Kant. Di qui, ancora, l’intuizione che è proprio nella temperie culturale post-kantiana, una volta verificata l’impraticabilità di una pura e semplice riduzione della religione ‘entro i limiti della ragione’, che vanno rintracciati le premesse e i primi sviluppi di quel nesso fra filosofia della religione e filosofia della storia che solo rende comprensibili prima il tentativo hegeliano di una soluzione ‘speculativa’ del problema dell’assoluto e poi i diversi percorsi nei quali il pensiero si è fratturato e ‘complicato’. Questo libro, tuttavia, non cerca solo di restituire lo spessore del contributo di Marco Maria Olivetti alla filosofia, alla filosofia della religione e ad alcuni capitoli della storia della filosofia. Si apre con le testimonianze che lo hanno ricordato in occasione del Col- loquio Castelli che si è svolto nel gennaio del 2008 e dedicato, come lui aveva voluto, al tema del sacrificio. È stato quasi interamente scritto, per il resto, dai suoi allievi. Da quanti, nel corso di diverse generazioni, hanno ascoltato le sue lezioni, frequentato il suo studio, camminato con lui per le vie di Roma parlando di filosofia e delle cose piccole e grandi degli uomini. Il lavoro di uno studioso è quello di leggere libri e, ogni tanto, di scriverne qualcuno. Un professore raccoglie giovani intorno a sé e – quando sa e vuole – li aiuta a crescere. Con la generosità della correzione e magari, più avanti, con la fatica e la condivisione di un impegno di ricerca e di un’analoga responsabilità. Molte persone, nei lunghi anni di insegnamento di Olivetti, hanno avuto la fortuna di vivere da vicino la lezione della sua assoluta onestà intellettuale e della sua profonda, sempre rispettosa passione per il pensare ‘bene’. Continuare a confrontarsi con la sua filosofia significa anche questo. Mantenere il tratto dell’amicizia nel rigore dell’intelli- genza, perché è così che il logos, che non è la Ragione, ‘chiama a raccolta’ la ricchezza imprevedibile e per questo bella della vita. Stefano Semplici MARCO MARIA OLIVETTI Bernhard Casper Über einen Menschen zu sprechen, der uns sehr nahe stand, mit dem wir befreun- det waren und der für unser eigenes Sinnen und Trachten und Denken viel be- deutete, ist sehr schwer. Denn, will man nicht das Entscheidende verfehlen, kann man nicht kategorisierend über ihn sprechen, – etwa ihn einordnend in Epochen oder Schu- len der Geschichte des Denkens. Vielmehr kann man im Grunde nur Zeugnis geben von dem, was uns im Geschehen der Begegnung mit ihm anging und uns selbst zum Denken herausforderte. Ich habe das Glück gehabt, dass ich Marco Maria Olivetti sehr früh kennen lernen durfte. Das war bei einem Besuch bei Enrico Castelli in den aufgewühlten und zugleich fruchtbaren 68-Jahren in einem langen Gespräch über die Bedeutung des Philosophie- rens und der Universitätdisziplin Philosophie für die gegenwärtige Gesellschaft. Und das hieß für mich eben auch: die Bedeutung von Philosophieren für heute mögliche Theologie. Zu diesem Gespräch zog Castelli sehr bald Marco Olivetti bei. Dieser hatte damals gerade sein Erstlingswerk Il tempio simbolo cosmico über die «Transformation des Horizontes des Heiligen im Zeitalter der Technik» veröffentlicht. Und er hatte als Motto über dieses Werk Prov. 8,27 gesetzt: «Aderam, quando certa lege et gyro vallabat abyssos». Die Weisheit war zugegen als alles aus dem Abgrund in die für die Vernunft deutliche Wirklichkeit trat. Dieser biblisches und griechisches Denken paradigmatisch verbindende Satz wurde für Marco Olivetti zu dem Ausgangspunkt für sein Fragen nach dem Heiligen in der Epoche unseres immanentistisch-szientistischen Verständ- nisses von Welt und Mensch. Dabei ging Marco Olivetti aber keineswegs etwa von Rudolf Otto aus, wie das sich damals hätte nahe legen können. Vielmehr stellte er die Frage nach dem Heiligen als die von Anfang an ontologische Frage. Und dabei ging er über Heideggers «ek-statisches Wohnen in der Nähe des Seins» im Humanismusbrief1 sofort hinaus indem er die Geschichte des Heiles des Menschen in den Mittelpunkt seiner Überlegungen stellte, nämlich in der Frage nach dem Eschaton, welches sich für das Dasein im Augenblick der Entscheidung zeigt. Es ist hier nicht der Ort dieses, wie ich meine mit seinen Analysen von gelebter Zeit und endlicher Vernunft auch heute noch bedeutsame, sehr eigenständige erste Werk Marco Olivettis im einzelnen darzustellen. Aber von dessen Intentionen her wird bereits verständlich, warum sich Marco Olivetti beinahe zugleich noch in den 60er Jahren der Sprachphilosophie Friedrich Heinrich Jacobis zuwandte und der ganzen Epoche zwischen Herder, Hamann, Jacobi, Kant und Schelling, die dann im engsten Sinn, wenn man so will – aber eben ausdrücklich bezo- gen auf die Fragestellungen unserer Gegenwart das Gebiet seiner Forschungen wurde. Diese waren, obwohl von dem Philologischen her immer exakt fundiert, jedoch keine historischen Spezialforschungen, sondern immer ein auf unsere Gegenwart bezoge- nes im ursprünglichsten Sinn authentisches philosophisches Fragen nach dem «on he on», nach dem umfassenden einen Ganzen von Mensch und Welt. Wenn man in diesem Fragen bei Marco Olivetti dabei überhaupt von einer Wende 1 Martin Heidegger, Über den Humanismus, Frankfurt, Klostermann, 1947, 29. 12 bernhard casper sprechen will im Hinblick auf das Motto aus Prov. 8,27 mit dem er zunächst den Ho- rizont des Denkens anzeigte, – den Horizont der einen Weisheit als der Sophia des Logos, der zugegen ist in allem Begreifbaren, – so kann man diese Wende vielleicht in dem Motto finden, das er nun seiner Jacobiarbeit L’esito teologico della Filosofia del linguaggio di Jacobi1 voranstellte: «Der Mensch wird angeredet … Nur wer auszulegen weiß versteht». Der Ort des philosophischen Fragens erweist sich vom Beginn der 70er Jahre an für Marco Olivetti in einem Sich-vertiefen in das Hamannsche «Vernunft ist Sprache» im- mer intensiver als das Geschehen von Sprache zwischen Menschen, nämlich als dem logos, der sich nicht einschränkt auf eine autosuffiziente monadische ratio, sondern logos vielmehr im Sinne von verbum, sermo und locutio versteht. In diesem Verständnis von Rationalität ging es ihm aber um sehr Grundlegendes. Es ging ihm um das mit dem ganzen Dasein denkende Suchen nach den – um mich kantisch auszudrücken – Bedingun- gen der Möglichkeit von in Sprache wirklich werdender Vernunft überhaupt. Diese gründet nicht im Akt eines bloß autoreferentiell ständig sich überschreitenden Sub- jekts sondern sie gründet bei aller notwendigen Autoreferentialiät der Subjektivität als Freiheit in einer letzten unhintergehbaren «non autonomia», einer «non indipendenza dell’uomo».2 Denn zum Sprechen bedarf ich des Anderen. Ich kann nur sprechen, weil ich angeredet werde und auszulegen, das heißt zu ant-worten weiß. Marco Olivetti kann einerseits zusammen mit anderen Autoren von Jacobi als einem «esistenzialista ante litteram» sprechen.3 Es geht in dessen Sprachphilosophie um das Problem der Freiheit qua Autonomie als das Zentralproblem, das die Moderne an den Tag gebracht hat. Andererseits aber arbeitet Marco Olivetti die grundlegende «non indipendenza» der Vernunft heraus, zu dem er durch Jacobi Zugang findet. Es geht ihm um die Ver- nunft als Sprache in ihrem Sich-ereignen zwischen füreinander Anderen und in einem darin um Sprache entspringend aus der Begegnung der Subjekte mit dem aus einem un- erschöpflichen abyssos heraus begegnenden welthaften Anderen; und derart um das Ent-sagen in dem, was gesagt wird.4 Es geht ihm um das Intervall, aus dem heraus ich immer schon zweite Person bin.5 Es geht ihm in diesem Sinn um Sein als Geschichte, um Sein als Zeit: nicht als Sein «nel tempo», sondern um das «divenire del tempo stesso».6 In diesem Licht wird für mich Marco Olivettis Denken und Forschen seit den 70er Jahren in seiner inneren Konsequenz zugänglich. Insbesondere wird derart für mich aber auch die Weise deutlich, in der er unsere Convegni gestaltete. Überschaut man deren Themen, so wird deutlich, dass sie sich einerseits in einem Antworten auf die großen Themen des überlieferten Philosophierens halten, diese andererseits aller- dings kritisch fragend angehen. Im Sinne einer Hermeneutik der Faktizität könnte man darin die jeweils zunächst nötige Destruktion sehen, das zunächst einmal im Umgang mit dem in der Überlieferung des Denkens schon Gedachten skeptisch auf- merksame Freilegen der Probleme als solcher, einem geduldigen Sich-durchfragen zu der Sache als solcher als der «qua maius videri hic et nunc non potest». Diese konn- te dann in den Convegni jeweils ein Stück deutlicher werden. Und das wurde dann 1 Padova, Cedam, 1970. Im folgenden abgekürzt: L’esito. 2 L’esito, 42. 3 L’esito, 41. 4 Religion und Intersubjektivität, in Markus Enders und Holger Zaborowski (Hg.), Phänomenologie der Religion. Zugänge und Grundfragen, Freiburg, Alber, 2004, 130. 5 Ibid. 6 So schon in Il tempio simbolo cosmico, Roma, Abete, 1967. marco maria olivetti 13 vielfach im weiteren Forschen und Publizieren derer fruchtbar, die an den Convegni teilnahmen. Die Einsicht in die diachron-responsorische Grundkonstitution endlichen menschli- chen Denkens ermöglichte es Marco Olivetti dabei einerseits Themen durchaus unter den für sie überlieferten klassischen Titeln in den Mittelpunkt zu stellen, die dann aber andererseits in den Convegni in ganz in neuer Weise als für uns heute entscheidende aufgedeckt und bedacht werden konnten. Ich brauche hier nicht eigens Beispiele zu nennen. Zugleich aber machte es diese Grundeinsicht für Marco Olivetti ganz selbst- verständlich, zu den Convegni Kollegen einzuladen, die, wenn man dieses schlechte Wort hier denn verwenden will, ganz unterschiedlichen «Schulen» angehörten. Im Grunde war so etwas wie «Schule» für Marco Olivetti überhaupt keine letzte leitende Hinsicht; wie es ihm denn auch ferne lag, so etwas wie eine eigene Schule zu gründen. Was für ihn zählte, war, ob jemand fähig war, denkend – und freilich in Kenntnis der überlieferten Gedanken – ein Problem zu erschließen. Es zeigte sich darin, so scheint mir, eine große Demut, in der sich Marco Olivetti dessen bewusst war, dass das eigentliche Verhältnis eines Menschen zur Wahrheit nie das Verhältnis zu einem bornierten Objekt sein kann, sondern immer nur das Sich- Halten in einem Suchen, das in eine Infinition hineinführt. Es beschränkt sich nie auf ein Behaupten und Rechthaben, das immer nur in einem bornierten Zusammenhang möglich ist und dort dann auch sein relatives Recht haben mag. Das Verhältnis zur Wahrheit bestand für Marco Olivetti vielmehr in einem denkenden Sich-hingeben an die unendlich sich schenkende Wahrheit und derart dem Verhältnis einer logike thusia. Die nur andere Seite dieses nie erschöpfbaren Bedürfens sich gebender Wahrheit darf man aber in dem Respekt vor dem anderen Denkenden sehen. Es ist mir aufgefallen, dass ich Marco Olivetti eigentlich nie über einen anderen Kol- legen ein böses und verurteilendes Wort sagen hörte. Ironie oder gar Zynismus waren seinem Wesen fremd. Es hing offensichtlich mit dieser innersten existentiellen Vollzugsweise von inkar- natorischem Denken zusammen, dass er, – dafür allerdings auch mit herausragenden natürlichen Gaben ausgestattet, – sehr häufig im Vollzug seines Denkens übersetzend dachte, d.h. sich im Denken selbst schon fragte, wie der gedachte Gedanke außerhalb etwa der romanischen Sprachwelt, – also z.B. im Deutschen oder Englischen –, for- muliert werden müsste. Er dachte häufig sofort mit zwei oder vielleicht sogar noch mehr Köpfen. Seine hohe Sensibilität für Sprache führte ihn dabei zuweilen zu Entdek- kungen in fremden Sprachen, die in diesen für das Denken so noch gar nicht auffällig geworden waren. Ich denke hier z.B. an das, was er im Achten auf das Verb «falten» zu «Einfalt» und deren diachron-responsorischem Wesen im Deutschen gesagt hat. Marco Olivettis Denken verstand sich in diesem Sinne als eine «nuova razionalità», nämlich als eine «razionalità della responsabilità».1 Aber diese darf nun gerade nicht als eine Beliebigkeit des Denkens und des Handelns missverstanden werden. Vielmehr war mit dieser neuen Rationalität für Marco Olivetti gerade die Bestimmtheit und Entschieden- heit des eigenen Einsehens und Handelns verbunden. Als Marco so früh starb, kam für mich, der ich ihm relativ nahe stand, die bange Frage auf, ob ich nicht als der das zweite Mal zum Dekan der Philosophischen Fakultät der Sapienza gewählt wurde, – hätte ich denn etwas davon gewusst, – die Pflicht gehabt 1 Le problème de la communauté ethique, in Qu’est-ce qu l’homme. Hommage à Alphonse de Waelhens (1911-1981), Bruxelles, Facultés universitaires Saint Louis, 1982, 334.

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.