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Archeologia cristiana PDF

299 Pages·2003·16.495 MB·Italian
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Jo sé Antonio lruguez Herrero ARCHEOLOGIA CRISTIANA ~ SAN PAOLO Titolo originale: Arqueologia cristiana ©]osé Antonio Éiiguez Herrero, 2000 Ediciones Universidad de Navarra, S. A. (EUNSA) Traduzione dallo spagnolo di Enrica Zaira Merlo Le tavole sono state disegnate dall'autore sintetizzando varie fonti di diversi periodi. © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l, 2003 Piazza Soncino, 5 -20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.d. Corso Regina Margherita, 2 -10153 Torino Presentazione L'arte dei risorti Quanti scrittori, artisti, storici sono rimasti affascinati dalla visita alle catacombe romane o alle raccolte di reper ti paleocristiani! Quante biblioteche si potrebbero riem pire con i dotti volumi scritti! Eppure sfogliando questa letteratura si ha l'impressione che manchi una chiave er meneutica. Della vita dei primi cristiani e delle sue mani festazioni letterarie e monumentali sono state date in pas sato interpretazioni fuorvianti: dal mito dei cristiani rinta nati nelle catacombe fino al mito non meno pernicioso di una stagione di fedeltà e coerenza non più ripetibile nella storia. La storiografia contemporanea sta rendendo giusti zia finalmente ai pionieri della fede cristiana. Qui vorrei riportare soltanto due idee che mi sembra aiutino ad ac costarsi nel modo giusto alla pur difficile questione. Rinati in Cristo Punto capitale per intendere non solo le espressioni ar tistiche ma la vita stessa dei primi cristiani è proprio la lo ro identità cristiana. Ovvero, in che cosa consisteva per loro l'essere cristiani. Una prima risposta si desume dalla nuda lettura degli Atti e delle Lettere: il cristianesimo non 3 viene visto come una morale, una precettistica né una fi losofia, ma come una vita nel senso ontologico del termi ne. Il cristiano è rinato a vita nuova, non è un semplice uomo come gli altri, ma un uomo con la vita soprannatu rale di Cristo. Un'espressione di san Paolo, presa in prestito da ritua lità pagane, rimane inesorabile per la retta comprensione: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo»1. In questo passo della Lettera ai Romani la impiega all'interno di un di scorso morale, di cui però essa diventa la vera ragione teologica. Il cristiano, perché è risorto con Cristo nel bat tesimo, deve vivere coerentemente la sua nuova vita: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!»2. La tra sformazione è cosa avvenuta («Siete figli di Dio per la fe de in Gesù Cristo, perché quando siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo [. .. ]. Tutti voi siete uno in Cristo GesÙ>>3), ma la corrispondenza della volontà li bera è in fieri. Corrispondenza, si badi, alla grazia trasfor mante, non un semplice cambiamento di costumi: «Rive stire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera>>4. La parola più forte e più chiara l'ha detta san Pietro: «partecipi della natura divina>>5. Possiamo immaginare leco di queste espressioni apo stoliche nelle comunità cristiane, prima che nel III secolo iniziasse la loro elaborazione teologica. Eco che rinviava agli aneliti unitivi dello stesso Gesù: «lo sono nel Padre e voi in me e io in voi»6; «lo sono la vite e voi i tralci>>7; «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eter- 1Rm 13,14. 2Col3,1-3. 3 Gal 3 ,27-28. 4 Ef4,24. 52Pt 1,4. 6Gv14,20. 1Gv15,5. 4 na>>s. Insomma, vita soprannaturale, la vita di Cristo nel fedele, vita vera e nuova. Non poteva essere che questa la consapevolezza dei primi ·cristiani. Ma i monumenti archeologici sono per lo più posteriori al 200. Occorre allora rintracciare nei Padri dei secoli ill e IV la visione del cristiano rinato a vita nuova. Ricerca semplice, veramente, perché tutta la letteratura cristiana trasuda questa teologia. Basterà una rapida scorsa. In continuità con il citato testo petrino, Clemente di Alessandria conia un termine riassuntivo: divinizzazione. L'uomo, reso partecipe della natura divina con il battesi mo, viene divinizzato. Era anche allora un'espressione forte e per di più estranea alla Sacra Scrittura, molto preoccupata di salvare l'assoluta trascendenza di Dio. Ma come dice Dalmais era un termine destinato a imporsi co me l'unico in grado di esprimere la vocazione ultima del l'uomo e la novità comportatagli dall'incarnazione reden trice9. Già sant'Ignazio di Antiochia aveva chiamato i cristiani teofori e cristofori10, sulle orme dei paolini «templi dello Spirito», e partecipi di Dioll. Tracce analoghe si trovano in Giustino, Taziano e Teofilo d'Antiochia. Il primo a tentare una sistemazione del principio teolo gico sarà Ireneo attraverso la sua celebre distinzione tra immagine e somiglianza. L'uomo è stato creato a immagi ne e somiglianza di Dio. Ora, l'immagine è l'essere natu rale dell'uomo, composto di anima e corpo, e non si può perdere; la somiglianza fu distrutta dal peccato, restituita dal Logos e consiste nella partecipazione alla divinità 12. Acquisita con il battesimo, questa nuova vita si va perfe zionando e completando in una continua identificazione col Figlio fino alla visione di Diol3. Nella letteratura lati- BGv6,54. 9 I.H. Dalmais-G. Bardy, <<Divinisation», Dictionnaire de Spiritualité 3, 13 76 -1398. 10 Cfr. Lett. agli Efesini 9, 2: PG 5, 652. 11 Cfr. Ibid., 4, 2: PG 5, 647. 12 Cfr.Adversus baereses 3, 19: PG 7, 939. 13 Cfr. Ibid. 4, 20, 5: PG 7, 1035. 5 na, anche Tertulliano insegna che l'uomo acquisisce con il battesimo una somiglianza con Dio diversa da quella che ha per natura14. Ecco come si esprime Clemente di Alessandria: <<Bat tezzati, siamo illuminati; illuminati, siamo resi figli adotti vi; adottati, siamo fatti perfetti; perfetti, diventiamo im mortali. Ho detto, puoi esserne certo, che voi siete figli di dei [=divinizzati dalla grazia] e tutti figli dell' Altissi mo»15. Origene precisa che il compito di questa vita è pu rificare l'immagine divina fino a diventare del tutto simile a Dio nel Verbo16. «Per mezzo dello Spirito - scrive sant'Atanasio - tutti noi siamo detti partecipi di Dio [ ... ]. Entriamo a far parte della natura divina mediante la par tecipazione allo Spirito [.. .]. Ecco perché lo Spirito divi nizza coloro nei quali si fa presente»17. Come si può vedere, la coscienza dell'elevazione so prannaturale è connaturale al cristianesimo e non rifles sione di una o un'altra scuola. Alla grande stagione teolo gica del IV-V secolo toccherà un approfondimento sem pre più chiaro. Sant'A gostino analizza lucidamente il rap porto tra grazia e libertà18 e la differenza tra adozione e natura19. In maniera più <<vitalista» o «pastorale» si espri me sant'A mbrogio: «La vita è stare con Cristo, perché do ve c'è Cristo, là c'è la vita, là c'è il Regno»2o. E valga un accenno generale in questo stesso senso alle catechesi mi stagogiche di san Cirillo di Gerusalemme. Riassumendo, quindi, le prime generazioni cristiane vi vono una spiritualità fortemente cristocentrica, anzi fon data sull'identificazione sacramentale (rinascita) con Cri sto, che si va perfezionando con la grazia e l'ascesi. Senza una visione di questo genere non si può decifrare il ridot- 14 Cfr. De baptismo 5: PL 1, 1206. 15 Pedagogo 1, 6: PG 8, 281. 16 Cfr. Contro Celso 3, 28: PG 11, 956. 17 Lett. a Serapione 1, 24: PG 26, 585. 18 Cfr. De gratia et libero arbitrio: PL 44. 19 Cfr. ad esempio Sermo 166, 4: PL 38, 909. 20 Expositio Evangelii secundum Lucam 10, 121: PL 15, 1834. 6 to linguaggio figurativo degli inizi e lo stesso impianto ar chitettonico. Per concentrarci sul repertorio funerario (l'unica arte primitiva rimastaci), Grabar nota che, al di là dei soggetti, l'arte funeraria cristiana è un'arte gaia21, in vivo contrasto con lo stile <<funereo» pagano. Tende mol to spesso a un «risparmio formale>> che cerca la comunl cazione simbolica, senza indugiare nella narrazione. E un'arte, questa, che deve alludere a realtà soprannaturali, invisibili, di cui la stessa storia sacra è simbolo: Giona e Lazzaro, per esempio, sono tipi della risurrezione del fe dele. Una risurrezione, si diceva, già avvenuta nel battesi mo e che attraverso la morte trova la sua pienezza. I ri chiami simbolici non sono «auguri» di salvezza, ma l' esi bizione delle credenziali con cui il fedele ha raggiunto la vita eterna: il suo rinnovamento in Cristo. Così, ecco la nave che giunge al porto, l'àncora, il Cristo buon pastore che non lascia la sua pecorella, i segni eristici, il simbolo del battesimo e dell'eucaristia, i (pochi) riferimenti a passi dell'Antico Testamento riletti in chiave cristologica. Le immagini non sono celebrative né propagandistiche, ma stanno a evocare la vita nuova del defunto, la conti nuità tra la sua esistenza terrena e quella celeste, la risur rezione battesimale. Molte di queste immagini sono ben poco visibili, basti pensare a quella che è ritenuta la prima immagine di Maria, nelle catacombe di Priscilla a Roma: per guardarla bisogna chinarsi sotto un arcosolio. Un mo tivo, forse, apre a considerazioni di respiro più sociale: l'epifania, simbolo di una nuova umanità orientata all'uni co Cristo. Nel IV secolo, dopo la pace costantiniana, l'iconografia accoglie altri soggetti, specialmente - e di pari passo col sorgere delle grandi basiliche - quelli che scaturiscono dalla nuova riflessione: la Chiesa. Appaiono così le imma gini di Pietro e Paolo, anche in oggetti di uso privato, co- 21 Cfr. A. Grabar, Le vie della creazione nell'iconografia cristiana. Antichità e Medioevo. Jaca Book, Milano 19992, p. 24. 7 me fondamenta ecclesiali e segno di unità (è l'epoca delle prime considerazioni sul primato. petrino); gli apostoli in torno a Cristo; trasferimento all'immagine di Cristo, e più tardi a Maria, di alcuni elementi dell'iconografia imperia le (e qui va citato lo sforzo di Ambrogio, lealista convinto, per il giusto rapporto dei poteri anche sotto il profilo teo logico22). Il primo ciclo sulla Passione arriverà tra il 420 e il 430 con gli avori del British Museum: un'evoluzione non solo del pensiero teologico e spirituale in senso con templativo ma prima ancora dell'uso stesso dell'imma gine. I cristiani e la cultura Ma si può rintracciare un'identità dell'arte cristiana nei primi secoli? Ardua ricerca, perché ci porta a una doman da ancor più radicale: i primi cristiani si sono sentiti anta gonisti o semplicemente diversi dagli ebrei o dai gentili per quanto riguarda ciò che noi adesso chiamiamo «cul tura>>? Certo erano detentori di lin messaggio nuovo di salvezza che comportava un orizzonte nuovo non solo teologico ma antropologico. Ma questo li spingeva a una rifondazione culturale? In fondo, sembravano loro così diverse le agostiniane «città di Dio» e «città degli uomi ni>>? La prevenzione verso il mondo è evangelica, non co sì i variabili termini in cui essa è stata attuata. La Chiesa ha sentito il logico bisogno di proclamare, approfondire, difendere la propria fede. E già dai tempi apostolici (ma lo fece anche Gesù stesso) ha dovuto,ban dire comportamenti e costumi incompatibili con la vita nuova in Cristo. Ma tutto ciò non ha comportato necessa riamente la ghettizzazione culturale. I primi cristiani era no non solo cittadini a pieno titolo (come sono entusia smanti l'esempio e l'insegnamento di Paolo!) nella società 22 Cfr. M. Sordi, I.: impero romano-cristiano al tempo di Ambrogio, Medusa, Milano 2000. 8

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