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Araldica del Cielo PDF

62 Pages·5.594 MB·Italian
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f VHV~OI~V O~~ ~I~~O p!SlJ!qnZ!Oua ~IZZ0l1 3all.O~3 Proprietà letteraria riservata © 1978 Compagnia Generale Editoriale S.p.A. INTRODUZIONE « L'idea di raccogliere gli emblemi dei nostri reparti aerei e di farne, con l'aggiunta di un adeguato commento, un volume che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere bellissimo, mi venne nel 1942, l'anno delle vi ttorie aeronavali di Mezzogi ugno e di Mez­ zagosto. Credo che difficilmente Un aviatore sia riuscito a crearsi presso comandi, enti, reparti e colleghi una fama simile a quella che seppi procurarmi in quell'anno. Riuscii infatti a farmi conoscere dappertutto come il più valido e il più imperterrito rompiscatole dell'Arma. Perché non soltanto volevo i distintivi e la loro sto­ ria, ma li volevo di determinate dimensioni, li volevo a colori o, come minimo, ne volevo due riproduzioni fotografiche chiare e nitide, in modo tale che se ne potesse rilevare ogni più minu to particolare. Date q ueste esigenze, la raccolta del materiale richiese diversi mesi e soltanto nella primavera del 1943 mi fu possibile passare tutto a Mario Guerri, allora il più abile e arguto pennello dell'a­ viazione italiana, perché ridipingesse a colori tutti i distintivi. Il caro Guerri fu l'ultima vittima di quel lavoro. Lettere, telefona­ te, appuntamenti, solleciti, non c'era giorno nel quale io non riuscissi a raggiungerlo, ovunque egli si trovasse. Per porre fine a quel tormento, Guerri sacrificò un'intera licenza e alla fine mi consegnò tutta la raccolta riprodotta con una fedeltà, un gusto e un amore che soltanto un artista con l'aviazione nel sangue poteva possedere. Il testo era già pronto e si trattava quindi soltanto di ottenere l'approvazione dei Superiori Comandi e di trovare un editore. Ho detto "soltanto". Nulla meglio di questo avverbio potrebbe rivelare l'eccezionale candore del mio animo. Infatti, se è vero che non incontrai difficoltà insormontabili per trovare l'editore, ne incontrai invece talmente tante per ottenere la famosa ap­ provazione, che il "25 luglio '43" mi piombò tra capo e collo mentre ancora stavo cercando di sapere quali fossero gli enti ai quali avrei dovuto rivolgermi per completare la serie dei sospi­ ratI. "Sl' " ». * * * Quella che avete appena finito di leggere è l'introduzione scritta da mio padre Franco Pagliano al suo libro "Araldica del cielo". Da allora, cioè dall'.estate del 1943, testo e disegni ven­ nero infilati in una cartellina gialla e rinchiusi in un cassetto. In seguito vi furono vari tentativi di pubblicare la raccolta di di­ stintivi, ma era destino che la sua sede naturale fosse il buio dell'interno di un mobile. Sarebbe rimasta solo uno dei tanti ricordi se dopo molti anni non si fosse presentata una certa occasione. Questa occasione si chiama "Ali italiane", una storia della nostra aviazione dai primordi ad oggi vista dal lato sporti­ vo, militare, tecnico, commerciale, propagandistico. Infatti, quando è arrivato il momento di trovare un elemento comple­ mentare all'opera mi sono ricordato del contenuto di quella cartellina gialla e, d'accordo con Giorgio Apostolo e Benedetto Pafi, gli altri due curatori di "Ali italiane", l'ho proposto. Ed è cosÌ che dopo 35 anni l'''Araldica del cielo" viene pubblicata. Il libro è scritto da un ufficiale pilota negli anni del secondo conflitto mondiale. Non so se mio padre, nel suo intimo, era convinto della necessità di quella guerra, ma sono certo che il suo dovere lo ha fatto fino in fondo, ed è soprattutto per questo, per il rispetto dovuto a chi è stato coerente con se stesso, che ho ritenuto opportuno non toccare nulla, né nel testo né nelle im­ magini. Può darsi che qualche errore gli sia scappato, che qual­ che giudizio sia troppo soggettivo, ma le téstimonianze storiche non devono essere manipolate per desiderio di eccessiva esat­ tezza o per opportunismo politico. Franco Pagliano ha scritto diversi libri sull'aviazione italiana, ma "Araldica del cielo" assume per me un valore particolare perché mi permette, a nove anni dalla sua morte, di ricordarlo a chi lo ha conosciuto. giugno 1978 MAURIZIO PAGLIANO ,I ARALDICA DEL CIELO Stemmi, insegne, distintivi e bla­ e colori, piume e dragoni, palme e soni, tutti lo sapete, son cose vec­ leoni, da che il mondo è mondo gli chie. Se ne servivano gli dei, i guer­ uomini hanno voluto fare in modo rieri antichi, gli imperatori, i re, se che alloro nome s'accompagnasse il ne servivano paladini, signori, ca­ segno. E primi fra tutti l'h;mno volu­ valieri erranti, capitani di ventura, to gli uomini d'arme. nobili e pirati. Se ne serviva in­ Nessuna meraviglia quindi se l'ul­ somma tutta la gente che voleva es­ tima specie di guerrieri (last not sere conosciuta da distante. least direbbe Shakespeare), abbia Con figure allegoriche, pali e bande, deciso di essere pari alle altre. Nes­ con scudi inquartati, grembiati, par­ suna meraviglia se sulle fusoliere titi di uno e spaccati di tre, con motti delle macchine alate, come un l ARALDICA DEL CIELO tempo sulle gualdrappe dei focosi adottare un distintivo, hanno pre­ destrieri, un distintivo e un motto ferito attendere che questo nascesse hanno fatto la loro apparizione tra da solo, che venisse fuori improvvi­ ilverdolino della mimetizzazione. samente da un avvenimento, da Anche gli aviatori vogliono essere una figura, da una frase; che venis­ conosciuti da distante. se fuori dal cuore e non dal cervel­ Nei primi . tempi l'araldica aero­ lo. Ne è nata un'araldica tutta nautica era impostata quasi sem­ nuova, spiritosa e spicciola, speri­ pre su basi altamente e nobilmente colata e spontanea. Un'araldica in retoriche: profonde allegorie, motti cui il dialetto, i cartoni animati, la latini, ali, Pegasi e pugnali, tutta fauna, la flora, e le barchette di car-· roba seria, composta e impegnati­ ta si sono mischiate a qualche su­ va. A guardare un distintivo si pen­ perstite e umanistico motto latino e sava a un professore di liceo. A a qualche aquila spennacchiata. guardarlo bene si capiva che, per Non bisogna però credere che tutti cavarlo fuori, il più col to tra i com­ i vecchi distintivi fossero ispirati ai ponenti del reparto s'era dato da nobili sentimenti derivanti dagli fare a lungo ed era ricorso, specie studi classici. C'era, si è detto, una per il motto, all'aiuto del cappella­ certa prevalenza di grifoni, di elmi, no. Si capiva che a mensa si era leoni, pugnali e cavalli alati; ma discusso a lungo sull'argomento, non mancavano i soggetti più leg­ proponendo, bocciando, ripropo­ geri, quelli ispirati dalla vita d'allo­ nendo e modificando, sino a che, ra, dalla moda e dalle immancabili approvato un determinato distinti­ ripicche tra reparto e reparto. vo, questo era stato dipinto in ver­ Tutti si ricorderanno, ad esempio, . nice sulle fusoliere. che i bombardieri della Comina, Col tempo le cose si sono andate q uelli con i q uali volava D'Annun­ modificando. I vecchi dis tin tivi, zio - inesauribile fonte di motti per retorici che fossero, sono rima­ classici - avevano disegnato sulle sti in vigore perché gloria e tradi­ carlinghe dei loro Caproni la serie zione li avevano ormai consacrati. completa degli assi. C'eran tutti, Ma il processo di formazione dei picche, fiori, cuori e quadri. distintivi nuovi doveva per forza di cose risentire dei tempi, dei costu­ mi, degli atteggiamenti e delle mentalità. Gli aviatori nuovi si so­ no rifiutati di ponzare. Più volte sollecitati dai superiori comandi ad 2 ARALDICA DEL CIELO La cosa non piacque ai cacciatori campo con le snelle carlinghe dei che si riunirono a consiglio; decre­ loro apparecchi contrassegnate da tarono e un bel giorno apparvero in questa coccarda tricolore: '2 ~ '"CJ ... ,Af~0 o": ~ qe,_ ~ e .. .. ~ Le specialità non erano ancora na­ aveva la testa calda e lo sfottimento te e già nascevano gli antagonismi non era ammesso. L'adozione di che però non si limitavano ai di­ un'insegna con significato recondi­ stintivi, ma si estendevano all'ar­ to, di un'insegna a doppio senso, dore combattivo, al valore, al desi­ comportava sempre richieste di derio di affermazione e di supera­ spiegazioni, sfide, tenzoni e sangue. mento. Quelli erano tempi in cui, forse per Del resto anche nei tempi antichi via della celata, nessuno sopporta­ qualche insegna e qualche motto va la mosca al naso. Piuttosto si nacquero da antagonismi; con la faceva partire anche il naso, ma la differenza che la gente d'allora mosca doveva sparire. 3

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