INDICE 1 Appunti di topologia generale . Prima parte del corso di Geometria II Diego Matessi. Versione del 9 Marzo 2010 Indice 1 Dagli spazi metrici alla topologia 2 Richiami sugli spazi metrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 La continuita` . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 2 Gli spazi topologici. 7 Funzioni continue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Omeomorfismi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 3 La topologia indotta 11 4 Qualche esempio di omeomorfismo. 12 5 Spazi connessi 14 Componenti connesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 6 Spazi quoziente 18 Funzioni continue e spazi quoziente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Gli spazi proiettivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 7 Azioni di gruppo 27 8 Spazi prodotto 30 Prodotti di G-spazi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 9 Spazi compatti 32 10 Spazi di Hausdorff 37 Alcune applicazioni del Teorema 62. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 Prodotto di spazi di Hausdorff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 Spazi quozienti e proprieta` di Hausdorff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 1 DAGLI SPAZI METRICI ALLA TOPOLOGIA 2 1 Dagli spazi metrici alla topologia Richiami sugli spazi metrici Ricordiamo la definizione di spazio metrico: Definizione 1 Uno spazio metrico `e un insieme X con una funzione d:X X R, × → chiamata funzione distanza tale che per ogni x,y,z X valgono ∈ i) d(x,y) 0 e d(x,y)=0 se e soltanto se x=y; ≥ ii) d(x,y)=d(y,x) (simmetria); iii) d(x,y)+d(y,z) d(x,z) (disuguaglianza triangolare). ≥ Gli elementi di X si chiamano punti e d(x,y)`e la distanza tra x e y. A volte d`e anche chiamata una metrica su X. Esempi: 1) L’insieme R con la distanza d(x,y)= x y . | − | Chiameremo questa distanza usuale oppure euclidea. 2) L’insieme Rn con la distanza n d(x,y)= (x y )2. k k v − uk=1 uX t dove x=(x ,...,x ) e y =(x ,...,x ). Ad esempio se n=3, la distanza tra x=(1,2,3) e y =(3,2,1) 1 n 1 n `e d(x,y)= (1 3)2+(2 2)2+(3 1)2 =2√2 − − − Questa `e la distanza euclidea e lo spapzio (Rn,d) `e chiamato spazio euclideo n dimensionale. 3) Dato uno spazio metrico (X,d ) e un suo sottoinsieme A, su A si puo` definire la distanza indotta da X X data da d :A A R tale che per ogni a,b A A × → ∈ d (a,b):=d (a,b). A X Quindi, ad esempio, ogni sottoinsieme di Rn `e uno spazio metrico con la distanza indotta. 4) Su un insieme qualsiasi X possiamo definire la distanza discreta data da 1 se x=y, d(x,y)= 6 (0 se x=y. Un tale spazio (X,d) `e chiamato spazio metrico discreto. 5) Sia X lo spaziodelle funzionicontinuef :[0,1] R, dove[0,1]`el’intervallochiusoin R. SuX definiamo → la distanza d(f,g)= max f(t) g(t). t∈[0,1]| − | 1 DAGLI SPAZI METRICI ALLA TOPOLOGIA 3 6) Sia ℓ l’insieme delle successioni (a ,a ,...,a ,...) a valori reali tali che 2 1 2 n +∞ a2 <+ , k ∞ k=1 X allora su ℓ possiamo porre la distanza 2 ∞ d((an)n∈N,(bn)n∈N)= (ak bk)2. v − uk=1 uX t L’insieme ℓ con questa distanza si chiama spazio delle successioni a quadrato sommabile. 2 7) Un esempio di funzione che non definisce una distanza su R `e la funzione δ(x,y)=(x y)2. − Infatti, sebbene δ soddisfi le prime due proprieta`, `e facile verificare che se prendiamo ad esempio x = 1,z = 1 e y =0, questi tre punti non soddisfano la disuguaglianza triangolare. − Definizione 2 Sia (X,d) uno spazio metrico. Dati un punto x X e un numero reale positivo r, si dice bolla ∈ di centro x e raggio r l’insieme Bd(x):= y X d(x,y)<r . r { ∈ | } L’apice d puo` essere omesso quando non vi `e ambiguita`. Notiamo che una bolla non `e mai l’insieme vuoto, poich`e x Bd(x) comunque scegliamo x X o r >0. I termini boccia o palla sono sinonimi di bolla. ∈ r ∈ Esempi: 1) In R, con la distanza usuale d (vedi sopra l’Esempio 1) la bolla di raggio r e centro x `e l’intervallo (x r,x+r). − 2) In R2, conla metrica euclidea, le bolle di centrox sonodischi centratiin x. In R3 le bolle sonodelle sfere piene. 3) In R conla distanza usuale, sia A=[0,1]e sia d la distanza indotta su A. Allora la bolla in A di raggio A r =1/2 con centro 1 A `e l’intervallo (1/2,1]. ∈ 4) Sia (X,d) uno spazio metrico con la metrica discreta. Allora per ogni 0 < r < 1 e ogni x X, Bd(x) ∈ r contiene il solo punto x, poich`e tutti i punti diversi da x hanno distanza da x uguale a 1 > r. Se invece r 1 allora Bd(x)=X, poich`e ogni punto di X dista da x al piu` 1. ≥ r 5) Su R2 consideriamo la funzione d :R2 R2 R data da 1 × → d (x,y)=max x y , x y , (1) 1 1 1 2 2 {| − | | − |} dovex=(x ,y )ey =(y ,y ). Siverificached `eunadistanza. Infattileprimedue proprieta`sonofacili 1 1 1 2 1 da verificare, dimostriamo la disuguaglianza triangolare. Dati x= (x ,x ), y =(y ,y ) e z =(z ,z ) tre 1 2 1 2 1 2 punti, la disuguaglianza triangolare del valore assoluto ci dice che x y x z + z y . 1 1 1 1 1 1 | − |≤| − | | − | Quindi a maggior ragione x y max x z , x z +max z y , z y =d (x,z)+d (z,y). 1 1 1 1 2 2 1 1 2 2 1 1 | − |≤ {| − | | − |} {| − | | − |} 1 DAGLI SPAZI METRICI ALLA TOPOLOGIA 4 Analogamente si dimostra che x y d (x,z)+d (z,y). 2 2 1 1 | − |≤ Ne segue quindi la disuguaglianza triangolare d (x,y)=max x y , x y d (x,z)+d (z,y). 1 1 1 2 2 1 1 {| − | | − |}≤ Calcoliamo ora la bolla B =Bd1 (r). Chiaramente x=(x ,x ) sta in B se e solo se x <r e x <r, (0,0) 1 2 | 1| | 2| quindi B =( r,r) ( r,r). Ovvero B `e un quadrato di lato 2r centrato in (0,0). − × − Molte nozioni che avete imparato nei corsi di Analisi, possono essere generalizzate agli spazi metrici. Per esempio la nozione di limite di una successione: Definizione 3 Dato uno spazio metrico (X,d), una successione in X `e un insieme di elementi di X indicizzati dai numeri naturali: (an)n∈N, dove an X per ogni n. Diciamo che una successione (an)n∈N converge a un ∈ elemento l X se per ogni ǫ>0 esiste un N N tale che per ogni n N, a Bd(l). Ovvero se ogni bolla di ∈ ∈ ≥ n ∈ ǫ centro l contiene tutti gli elementi di (an)n∈N da un certo indice in poi. Se (an)n∈N converge a l X, il punto ∈ l `e detto limite di (an)n∈N. Esempi: 1) In R con la distanza usuale le successioni convergentisono le stesse che avete visto in Analisi. 2) In Rk una successione (an)n∈N `e una successione di n-uple an = (a1n,...,akn). Questa converge a un limite l = (l1,...,lk) se e soltanto se per ogni j = 1,...,k la successione di numeri (ajn)n∈N converge a l . Per esempio, in R2 la successione j 1 3n2 1 a = , − n n n2+7 (cid:18) (cid:19) converge a l=(0,3), poich`e la prima coordinata di a converge a 0 e la seconda a 3. n 3) Se (X,d)`e uno spazio metrico discreto, una successione (an)n∈N converge a un limite l X se e soltanto ∈ se esiste N N tale che per ogni n N si ha a =l, ovvero se e solo se a `e costante da un certo indice n n ∈ ≥ in poi. Infatti se a converge,allora la bolla B (l) deve contenere tutti gli a da un certo indice in poi, n 1/2 n ma il solo elemento di B (l)`e l stesso, perci`o tutti gli a da un certo indice in poi devono essere uguali 1/2 n a l. 4) SeX `el’insiemedellefunzionicontinuef :[0,1] Rconlametricadell’Esempio5sopra,unasuccessione → f di funzioni converge a una funzione f se e soltanto se f converge uniformemente a f. n n La continuit`a Un’altro concetto dell’Analisi che puo` essere generalizzato agli spazi metrici`e quello di funzione continua. Definizione 4 Siano (X,d ) e (Y,d ) due spazi metrici. Una funzione f : X Y si dice continua in un X Y → punto p X se per ogni ǫ>0 esiste un δ >0 tale che ∈ f(BdX(p)) BdY(f(p)). δ ⊆ ǫ Una funzione si dice continua se`e continua in ogni punto. Indichiamo con C((X,d ),(Y,d )) l’insieme delle X Y funzioni continue da X a Y. Chiaramente nel caso in cui X e Y siano R, oppure intervalli in R, con la metrica usuale, la definizione coincide con quella data in Analisi. Si ha anche che la composizione di funzioni continue `e continua: Proposizione 5 Siano (X,d ), (Y,d ) e (Z,d ) tre spazi metrici e f : X Y e g : Y Z due funzioni X y z → → continue. Allora anche g f `e continua. ◦ 1 DAGLI SPAZI METRICI ALLA TOPOLOGIA 5 Omettiamo la dimostrazione. Esempi 1) Se (X,d ) `e uno spazio metrico discreto e (Y,d ) uno spazio metrico qualsiasi, allora qualsiasi funzione 0 Y f : X Y `e continua. Infatti per ogni p X se scegliamo 0 < δ < 1, la bolla Bd0(p) contiene solo p, → ∈ δ perci`o, per ogni ǫ>0 si ha f(p) =f(Bd0(p)) BdY(f(p)). { } δ ⊆ ǫ 2) SuR2siad ladistanzaeuclideaed ladistanza(1)econsideriamolafunzioneidentita`,I(p)=p. Notiamo e 1 che (R2,d ) e (R2,d ) sono due spazi metrici distinti, infatti, anche se come insiemi sono uguali, le due e 1 distanze d e d sono diverse. Dimostriamo che I C((R2,d ),(R2,d )). Infatti, poich`e I(Bd1(p)) = e 1 ∈ 1 e δ Bd1(p)`e sufficiente mostrareche ogni d -bolla di centro p contiene una d -bolla. Una d -bolla di raggioǫ δ e 1 e `e un disco di raggio ǫ, mentre una d -bolla di raggio δ `e un quadrato di lato 2δ. E` facile vedere che ogni 1 disco contiene un quadrato. In modo analogo possiamo anche dimostrare che I C((R2,d ),(R2,d )) e 1 ∈ (mostrando che ogni quadrato contiene un disco!). Ora dato uno spazio metrico (Y,d ) e una funzione f C((R2,d ),(Y,d )), per il fatto che la com- Y e Y posizione di funzioni continue `e continua, si ha che f∈ I C((R2,d ),(Y,d )), ma f I = f, 1 Y quindi f C((R2,d ),(Y,d )). Viceversa si mostra◦anch∈e che se f C((R2,d ),(Y◦,d )) al- 1 Y 1 Y lora f ∈C((R2,d ),(Y,d )). Abbiamo quindi dimostrato che per ogn∈i spazio metrico (Y,d ), e Y Y C((R2,d∈),(Y,d ))=C((R2,d ),(Y,d )), ovvero (R2,d ) e (R2,d ) hanno le stesse funzioni continue. 1 Y e Y 1 e 3) Mostriamo che se d `e la metrica discreta su R2 allora I / C((R2,d ),(R2,d )). Infatti se ǫ = 1/2, per 0 e 0 ogni p R2, Bd0 (p) = p , d’altra parte per ogni δ > 0∈la d -bolla Bd2(p) contiene infiniti elementi. ∈ 1/2 { } e δ Quindi non si puo` mai verificare Bd2(p) Bd0 (p). δ ⊆ 1/2 Diamo la seguente definizione Definizione 6 Due distanze d e d su uno stesso insieme X si dicono topologicamente equivalenti se e 1 2 soltanto se I C((X,d ),(X,d )) e I C((X,d ),(X,d )). O, equivalentemente, se per ogni p X e ogni 1 2 2 1 ǫ>0 esistono∈δ ,δ >0 tali che Bd1(p)∈ Bd2(p) e Bd2(p) Bd1(p). ∈ 1 2 δ1 ⊆ ǫ δ2 ⊆ ǫ Nell’Esempio 2 sopra, le metriche d e d su R2 sono topologicamente equivalenti, mentre d e d non lo e 1 e 0 sono (Esempio 3 sopra). Definizione 7 Dato uno spazio metrico (X,d ), un sottoinsieme A X si dice aperto se per ogni p A X esiste un δ >0 tale che BdX(p) A. Un sottoinsieme C X si dice c⊆hiuso se X C `e aperto. ∈ δ ⊆ ⊆ − Esempi 1) InRconladistanzausuale,gliintervalli(a,b)sonoapertimentrequelliditipo[a,b]nonsonoaperti(infatti ognibolladicentrobescefuoridall’intervallo[a,b]equindinonvipuo` esserecontenuto),l’intervallo[a,b] `e per`o chiuso. Gli intervalli di tipo [a,b) oppure (a,b] non sono ne aperti ne chiusi. 2) Le bolle, in uno spazio metrico, sono sempre aperte. 3) Si puo` facilmente vedere che ogni sottoinsieme A di uno spazio metrico discreto`e aperto. Un criterio utile per stabilire se un sottoinsieme`e chiuso oppure no `e il seguente Proposizione 8 Un sottoinsieme C di uno spazio metrico (X,d) `e chiuso se e solo se per ogni successione (an)n∈N di elementi di C convergente a un limite l in X, si ha che l C. ∈ Lasciamoladimostrazioneperesercizio. Questocriterio`eutilesoprattuttopermostrarecheunsottoinsieme non`e chiuso. Mostriamo qualche esempio: Esempi 1 DAGLI SPAZI METRICI ALLA TOPOLOGIA 6 1) In R2 con la distanza euclidea, il sottoinsieme C = [0,1) [0,1) non `e chiuso, infatti prendiamo la × successione n 1 n 1 a = − , − . n n n (cid:18) (cid:19) Si ha che a C per ogni n, ma a converge al limite l =(1,1) che non`e un elemento di C. n n ∈ 2) In R3 consideriamo la sfera S2 = (x,y,z) R3 x2+y2+z2 =1 { ∈ | } Si ha che S2 `e chiuso, infatti sia a = (x ,y ,z ) una successione di punti in S2 convergente al limite n n n n l =(x,y,z), si ha allora 1= lim (x2 +y2 +z2)=x2+y2+z2. n n n n→∞ Quindi l S2. ∈ 3) In R3, l’insieme C =S2 (0,0,1) non`e chiuso. Infatti la successione −{ } 1 1 n 2 a = , , − n √n √n n r ! di punti contenuti in C converge a (0,0,1) che non`e un punto di C. Gli insiemi aperti di uno spazio metrico soddisfano le seguenti importanti proprieta` Proposizione 9 Sia (X,d) uno spazio metrico, la famiglia dei sottoinsiemi aperti di X soddisfa le seguenti proprieta` i) e X sono aperti; ∅ ii) per ogni famiglia di aperti A , si ha che A `e un aperto; j j∈J j∈J j { } ∪ iii) dati due aperti A e A anche A A `e un aperto. 1 2 1 2 ∩ Lasciamo la dimostrazione di queste proprieta` al lettore. Dimostriamo ora il seguente, importante teorema: Teorema 10 Una funzione f :(X,d ) (Y,d ) tra due spazi metrici `e continua se e solo se per ogni aperto X Y → A di Y, f−1(A) `e un aperto di X Dimostrazione. Supponiamo che f sia continua e A Y un aperto. Dato p f−1(A), sia q = f(p) A. ⊆ ∈ ∈ Per mostrare che f−1(A) `e aperto, dobbiamo trovare una bolla di centro p tutta contenuta in f−1(A). Poich`e A `e aperto, esiste ǫ>0 tale che BdY(f(p)) A, inoltre poich`e f `e continua esiste δ >0 tale che f(BdX(p)) ǫ ⊆ δ ⊆ BdY(f(p)) A. Ovvero abbiamo trovato δ tale che BdX(p) f−1(A), e questa `e la bolla che cercavamo. ǫ ⊆ δ ⊆ Quindi f−1(A) `e aperto. Supponiamo ora che per ogni aperto A in Y, f−1(A) sia aperto e dimostriamo che f `e continua. Dato p X e ǫ > 0, la bolla BdY(f(p)) `e aperta, quindi per ipotesi f−1(BdY(f(p))) `e un sottoinsieme aperto di X e p∈ f−1(BdY(f(p))). Qǫuindi esiste δ > 0 tale che BdX(p) f−1(BǫdY(f(p))), ovvero tale che f(BdX(p)) BdY∈(f(p)). Qǫuesto dimostra che f `e continua. δ ⊆ ǫ δ ⊆2 ǫ Questo teorema`emolto importante,poich`e`eil punto dipartenzadella topologia. Cidice che per studiare la continui`a non occorre conoscere la distanza, ma soltanto la famiglia di sottoinsiemi aperti. La topologia`e lo studio delle trasformazionicontinue, piu` precisamente delle proprieta` di uno spazio che sono conservate da una trasformazione continua. Per fare questo, la topologia dimentica il concetto di distanza e conserva solo quello di sottoinsieme aperto e delle sue proprieta` sotto forma di assiomi e vedremo piu` avanti che, in questa nuova teoria, il Teorema 10 diventa una definizione. Osservazioni. Notiamocheduedistanzed ed suuninsiemeX sonotopologicamenteequivalentiseesolose 1 2 inducono la stessa famiglia di aperti, ovvero se e solo se un aperto rispetto a d `e aperto anche rispetto a d e 1 2 viceversa. Inoltred ed sonotopologicamenteequivalentiseesoloseC((X,d ),(Y,d ))=C((X,d ),(Y,d )) 1 2 1 Y 2 Y per qualsiasi spazio metrico (Y,d ). Y 2 GLI SPAZI TOPOLOGICI. 7 2 Gli spazi topologici. Cominciamo a definire e illustrare gli assiomi della nuova teoria: la topologia. Dato un insieme X, nel seguito denoteremo con P(X) l’insieme di tutti i sottoinsiemi di X, detto anche insieme delle parti di X. Definizione 11 Dato un insieme X, una topologia T su X `e una famiglia di sottoinsiemi di X che soddisfa le seguenti proprieta`: i) ,X T; ∅ ∈ ii) per ogni famiglia A di elementi di T, si ha che A `e un elemento di T; j j∈J j∈J j { } ∪ iii) se A,B T anche A B T. ∈ ∩ ∈ Uno spazio topologico `e una coppia (X,T) dove X `e un insieme e T una topologia su X. Gli elementi di T sono chiamati sottoinisiemi aperti di X e gli elementi di X sono chiamati i punti di X. Osserviamo che dalla Proposizione 9 segue che gli aperti di uno spazio metrico X formano una topologia T su X. Quindi tutti gli spazi metrici sono spazi topologici. Tuttavia non ogni spazio topologico `e uno spazio metrico. Definizione 12 Uno spazio topologico (X,T) si dice 1) metrizzabile se T coincide con la famiglia degli aperti di X rispetto a una distanza d su X. 2) di Hausdorff se dati due punti distinti p,q X, esistono aperti U,V di X tali che p U, q V e ∈ ∈ ∈ V U = ∩ ∅ Si puo` facilmente vedere che ogni spazio metrico `e di Hausdorff, inoltre in ogni spazio metrico il comple- mentare di un punto `e un aperto. Diamo ora qualche esempio da cui si vede che invece non ogni spazio topo- logico `e di Hausdorff e non sempre il complementare di un punto `e aperto. Quindi non ogni spazio topologico `e metrizzabile. Diamo qui una serie di esempi. Esempi 1) Tutti glispazimetrici,quindi ancheRn e ognisottoinsiemediRn `euno spaziotopologico,conladistanza euclidea. 2) SuogniinsiemeX,possiamodefinireT=P(X),ovverolatopologiaincuiognisottoinsiemediX `eaperto. Ovviamente T `e una topologia, detta topologia discreta. Questa `e metrizzabile, poich`e `e indotta dalla distanza discreta. 3) La topologia discreta su un insieme X `e ovviamente quella con il maggior numero possibile di aperti, all’altro estremo possiamo definire quella con il minor numero, ovvero= X, ,detta topologia banale { ∅} o concreta. SeX hapiu` diunpunto,inquestatopologiaicomplementarideipuntinonsonomaiaperti, quindi la topologia banale non`e metrizzabile. 4) Sia X = a,b,c e poniamo T = , a,b,c , a,b , b . Si verifica facilmente che T `e una topologia su { } {∅ { } { } { }} X e che inoltre non `e metrizzabile, poich`e il complementare del punto b, cio`e a,c , non sta in T. Si { } puo` dimostrare che la sola topologia metrizzabile su un insieme finito `e quella discreta. Potete provare a trovare tutte le topologie possibili su un insieme di tre o quattro elementi. 5) Su un insieme qualsiasi X sia T= A X X A`e finito X, { ⊂ | − }∪{ ∅} 2 GLI SPAZI TOPOLOGICI. 8 verifichiamo che `e una topologia. La prima proprieta` di una topologia `e soddisfatta per definizione. Sia ora A una famiglia di elementi di T, allora j j∈J { } X A = (X A ). j j − − j∈J j∈J [ \ Segue perci`o che X A `e finito, essendo intersezione di insiemi finiti e quindi che A sta in T. j∈J j j∈J j −∪ ∪ Questo dimostra che anche la seconda proprieta``e soddisfatta. Siano ora A e B due elementi di T, allora X (A B)=(X A) (X B), − ∩ − ∪ − ovverocheX (A B)`efinitoequindiA B T. Questatopologia`echiamatatopologiadeicomplementari finiti. E` ovvi−o ch∩e se X `e finito, allora∩la to∈pologia dei complementari finiti coincide con quella discreta e quindi `e metrizzabile. Se invece X `e infinito, questa topologia non `e mai metrizzabile, poich`e non `e di Hausdorff (esercizio). 6) Su R definiamo T= (a,+ ) a R R, . { ∞ | ∈ }∪{ ∪∅} Verifichiamo che`e una topologia. Sia (a ,+ ) una famiglia di elementi di T. E` facile verificareche j j∈J { ∞ } (a ,+ )=(inf a ,+ ), j j ∞ j∈J ∞ j∈J [ quindi che T soddisfa la seconda proprieta`. Dati ora (a,+ ) e (b,+ ) si vede facilmente che ∞ ∞ (a,+ ) (b,+ )=(max a,b ,+ ), ∞ ∩ ∞ { } ∞ e quindi anche la terza proprieta` vale. Chiamiamo questa topologia la topologia delle semirette positive. Chiaramente `e una topologia non di Hausdorff e quindi non metrizzabile. Comeneglispazimetrici,ancheperglispazitopologicidiciamocheunsottinisiemeC X `echiusoseX C `e aperto. E` facile verificare che dalle proprieta` degli aperti segue che i chiusi soddisfano⊂le seguenti proprie−ta`: Proposizione 13 I sottoinsiemi chiusi di uno spazio topologico (X,T) soddisfano le seguenti proprieta`: i) ,X sono chiusi; ∅ ii) per ogni famiglia C di sottoinsiemi chiusi, si ha che C `e chiuso; j j∈J j∈J j { } ∩ iii) se C,D sono chiusi anche C D sono chiusi. ∪ Perdefinireunatopologia,sipuo`anchespecificareunafamigliaTcdisottoinisiemichesoddisfanoleproprieta` (i),(ii) e (iii) dei chiusi, dopodich`e si verifica che T= A X X A Tc `e una topologia. Una famiglia Tc { ⊆ | − ∈ } che soddisfa le proprieta` dei chiusi si chiama una topologia di chiusi. Funzioni continue Diamo ora la definzione di funzione continua Definizione 14 Una funzione f :X Y tra due spazi topologici si dice continua se per ogni aperto A Y, → ⊂ f−1(A) `e aperto in X. Si ha anche che Lemma 15 Una funzione f : X Y tra spazi topologici `e continua se e soltanto se per ogni chiuso C Y, → ⊆ f−1(C) `e chiuso in X. 2 GLI SPAZI TOPOLOGICI. 9 Naturalmente le funzioni continue tra glispazimetrici sonoquelle che gi`a conoscete. Vediamo qualche altro esempio un po’ piu` “esotico”: Esempi 1) Se X `e uno spazio topologico discreto, allora qualsiasi funzione f : X Y in qualsiasi altro spazio → topologico`e continua. 2) SeY halatopologiabanale,alloraperqualsiasispaziotopologicoX eognifunzionef :X Y `econtinua, → infatti f−1(Y)=X e f−1( )= . ∅ ∅ 3) Indichiamo con R lo spazio R con la topologia delle semirette positive. Allora la funzione f :R R S S S → data da f(x)=x2 non`e continua. Infatti f−1((1,+ ))=( , 1) (1,+ ) ∞ −∞ − ∪ ∞ che non`e una semiretta positiva. Sia ora 1 se x>0, f(x)= (0 se x 0 ≤ Verifichiamo che questa `e continua come funzione f :R R . Ad esempio S S → f−1((1/2,+ ))=(0,+ ) ∞ ∞ e in generale per ogni a R si ha ∈ se a 1, ∅ ≥ f−1((a,+ ))= (0,+ ) se a [0,1), . ∞ ∞ ∈ R se a<0. Quindi la controimmagine di una semiretta positiva, se non `e vuota, `e una semiretta positiva oppure R. Quali sono, in generale, le funzioni continue f :R R ? S S → 4) Sia R lo spazio R con la topologia dei complementari finiti e cerchiamo di capire quali sono le funzioni c continue f :R R . E` comodoinquestocasoutilizzareilLemma15,infattiinquestocasoichiusisono c c → semplicementedatidaisottoinsiemifinitidiR,eunafunzione`econtinuaseesoloselacontroimmaginedi un insieme finito `e finita, vuota, oppure tutto R. Ad esempio le funzioni costanti f(x)=c sono continue, poich`e la controimmagine di un sottoinisieme `e tutto R se il sottoinsieme contiene c, altrimenti `e vuoto. La funzione f(x) = sinx non `e continua, infatti f−1(0) = kπ, k Z , che non `e finito. E` chiaro che la { ∈ } controimmagine di un insieme finito `e finito se e solo se la controimmagine di ogni punto `e finita (oppure vuota). Ad esempio se f(x) `e un polinomio di grado n, allora per ogni c R, f−1(c) `e vuota oppure ∈ contiene al piu` n elementi (le soluzioni dell’equazione f(x)=c). Quindi i polinomi sono continui. Lasciamo per esercizio la dimostrazione del seguente teorema Teorema 16 Se f :X Y e g :Y Z sono funzioni continue, allora g f :X Z `e continua. → → ◦ → Una funzione f :X Y tra spazi topologici si dice aperta se per ogni aperto A X, f(A) Y `e aperto. → ⊆ ⊆ Glistudentitendonoaconfonderefunzionicontinueefunzioniaperte,maiduetipidifunzioninonhannonulla a che fare una con l’altra. Ad esempio la funzione f(x) = x2 `e continua su R con la topologia usuale, ma se A=R,che`eapertoinR, sihache f(R)=[0,+ )che non`eunapertodiR,quindif non`eaperta. Viceversa, ∞ se Y `e uno spazio topologico discreto, ogni funzione f : X Y `e aperta, ma non necessariamente continua → (perch´e?). Una funzione f : X Y si dice chiusa se per ogni chiuso C X, f(C) `e chiuso in Y. Le funzioni chiuse → ⊂ non hanno nulla a che fare n`e con le funzioni aperte n`e con quelle continue. Ad esempio su R con la topologia usuale, f(x)=x2 `e chiusa (ma non aperta); f(x)=arctanx non`e chiusa, infatti f([0,+ ))=[0,π) che non`e chiuso, tuttavia arctan`e una funzione aperta (esercizio); f(x)=e−x2 non`e n`e chiusa n`e∞aperta (esercizio). 2 GLI SPAZI TOPOLOGICI. 10 Omeomorfismi Siamo pronti a definire il concetto piu` importante di tutto il corso: Definizione 17 Una funzione f : X Y tra due spazi topologici `e un omeomorfismo se f `e continua, → bigettiva e la sua inversa f−1 :Y X `e anch’essa continua. Due spazi topologici X e Y si dicono omeomorfi → e scriviamo X =Y se esiste un omeomorfismo f :X Y. ∼ → Il seguente Lemma puo` risultare utile in taluni casi Lemma 18 Una funzione f : X Y tra due spazi topologici `e un omeomorfismo se e solo se f `e continua, → bigettiva e aperta (oppure chiusa). Dimostrazione. Se f `e bigettiva, allora per ogni x X, si ha che ∈ f(x)=(f−1)−1(x) e per ogni sottoinsieme A X si ha che ⊆ f(A)=(f−1)−1(A). Quindi f−1 `e continua se e solo se f `e aperta. 2 Un’espressione del linguaggiocorrente che si avvicina al concetto di omeomorfismo`e quella di “L’oggettoA `e a forma di B”. Ad esempio l’espressione “il salvagente`e a forma di ciambella”, nel linguaggio del topologo`e tradotto“ilsalvagenteelaciambellasonoomeomorfe”. Inrealta`per`osonotraloroomeomorfeanchefigureche nonsiassomiglianopoicos`ıtanto,adesempiounatazzaconilmanicoeuna ciambellasonotraloroomeomorfe (provate ad esempio a digitare “homeomorphism” nella versione inglese di Wikipedia!). La relazione “X `e omeomorfo a Y” definisce una relazione di equivalenza tra spazi topologici, ovvero il topologo considera due spazi topologici omeomorfi “la stessa cosa”, ad esempio considera “la stessa cosa” una tazzaconilmanicoeunaciambella,(opinionechepuo`risultaresconvenientelamattinaquandosifacolazione!). Uno degli scopi della topologia `e quello di sviluppare degli strumenti per classificare gli spazi topologici “a meno di omeomorfismi”, ossia di determinare metodi che consentono di dimostrare rigorosamente se due spazi topologici sono o no omeomofi. Un concetto molto importante `e quello di invariante topologico. Una proprieta` (P) `e un invariante topologico se dato X che soddisfa (P), allora anche ogni spazio topologico omeomorfo a X soddisfa (P). Ad esempio la proprieta` “X ha un numero n di elementi” oppure “X ha un numero infinito di elementi” sono invarianti topologici. La maggior parte degli invarianti topologici sono piu` efficaci nel dimostrare che due spazi X e Y non sono omeomorfi, facendo vedere che uno dei due soddisfa un invariante che l’altro non soddisfa. Ad esempio nessun insieme finito puo` essere omeomorfo a R, poich`e R contiene un numero infinito di elementi. Non `e per`o vero che due insiemi infiniti sono tra loro omeomorfi. In questo corso studieremo alcuni invarianti topologici importanti. L’invariante topologico ideale `e quello che ci consente di dire che se X e Y soddisfano (P) allora X e Y sono omeomorfi. In topologia esistono esempi molto sofisticati di questo tipo di invariante, che tuttavia non vedremo in questo corso. Esempi 1) Se d `e la distanza euclidea su R2 e d la distanza data in (1) allora l’identita` I :(R2,d ) (R2,d )`e un 2 1 e 1 → omeomorfismo. 2) Se d `e la metrica discreta su R2 alloral’identita` I :(R2,d ) (R2,d )`e continua, bigettiva ma l’inversa 0 0 2 → non `e continua, infatti I non`e una funzione aperta. Dato uno spazio topologico X, un automorfismo di X `e un omeomorfismo f : X X. Denotiamo con → Aut(X) l’insieme degli automorfismi di X. Teorema 19 L’insieme Aut(X) `e un gruppo rispetto alla composizione f g :=f g. · ◦