A rchivio anno XIX (2016), n. 18 (2) ISSN 2038-3215 A ntropologico M editerrAneo ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line anno XIX (2016), n. 18 (2) S S U emeStrale di cienze mane ISSN 2038-3215 Università degli Studi di Palermo Dipartimento Culture e Società Sezione di Scienze umane, sociali e politiche Direttore responsabile Gabriella D’aGostino Comitato di redazione Daniela bonanno, serGio bonanzinGa, iGnazio e. buttitta, Gabriella D’aGostino, FerDinanDo Fava, alessanDro Mancuso, vincenzo Matera, Matteo Meschiari, rosario Perricone, DaviDe PorPorato (website) Impaginazione alberto Musco (oFFicina Di stuDi MeDievali) Comitato scientifico Marlène albert-llorca Département de sociologie-ethnologie, Université de Toulouse 2-Le Mirail, France antonio ariño villarroya Department of Sociology and Social Anthropology, University of Valencia, Spain antonino buttitta Università degli Studi di Palermo, Italy iain chaMbers Dipartimento di Studi Umani e Sociali, Università degli Studi di Napoli «L’Orientale», Italy alberto M. cirese (†) Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Italy JeFFrey e. cole Department of Anthropology, Connecticut College, USA João De Pina-cabral Institute of Social Sciences, University of Lisbon, Portugal alessanDro Duranti UCLA, Los Angeles, USA Kevin Dwyer Columbia University, New York, USA DaviD D. GilMore Department of Anthropology, Stony Brook University, NY, USA José antonio González alcantuD University of Granada, Spain ulF hannerz Department of Social Anthropology, Stockholm University, Sweden MohaMeD Kerrou Département des Sciences Politiques, Université de Tunis El Manar, Tunisia MonDher Kilani Laboratoire d’Anthropologie Culturelle et Sociale, Université de Lausanne, Suisse Peter loizos (†) London School of Economics & Political Science, UK abDerrahMane Moussaoui Université de Provence, IDEMEC-CNRS, France hassan rachiK University of Hassan II, Casablanca, Morocco Jane schneiDer Ph. D. Program in Anthropology, Graduate Center, City University of New York, USA Peter schneiDer Department of Sociology and Anthropology, Fordham University, USA Paul stoller West Chester University, USA e c Editorial/Editoriale 5 i d n I On the Witness Stand: Environment Crises, Disasters and Social Justice Mara Benadusi, Sandrine Revet, Disaster trials: a step forward 7 Mara Benadusi, The Earth Will Tremble? 17 Expert Knowledge Confronted after the 2009 L’Aquila Earthquake Andrea F. Ravenda, «We are all the injured party»: 33 activism and the right to health in an industrial pollution trial Sandrine Revet, La tempête au tribunal. 51 Trajectoires de victimes et de prévenus au cours du procès de la tempête Xynthia en France Antonello Ciccozzi, Forms of truth in the trial against the 65 Commission for Major Risks: Anthropological notes Irene Falconieri, «Forseeable yet unforseen events»: 83 Ethnography of a trial for unpremeditated disaster Ragionare Alessandro Mancuso, Antropologia, “svolta ontologica”, politica 97 133 Leggere - Vedere - Ascoltare 139Abstracts In copertina: A protest action by “No al carbone” (© Andrea F. Ravenda) Alessandro Mancuso e Antropologia, “svolta ontologica”, politica. r a n Descola, Latour, Viveiros de Castro o i g a R Introduzione tribuita nelle scienze umane ai dualismi a cui si è fatto prima riferimento1, ma anche alla proposta di Da almeno due decenni si sta assistendo in di- nuovi quadri teorico-concettuali che permettano di versi settori delle scienze umane, dall’antropologia analizzare e di comprendere ciò che Tsing (2005) alle scienze cognitive, dalla geografia agli Science ha chiamato la “situazione globale” in cui si trova il and Technology Studies (STS), dai Feminist Studies mondo contemporaneo. Tra queste figure di spicco, alla filosofia, a un significativo ripensamento nei oltre alla citata Anna Tsing (ad es. 2005, 2015), si modi di impostare la teoria e l’analisi delle relazioni possono annoverare Donna Haraway (ad es. 2003, tra gli esseri umani e vari tipi di entità non uma- 2008), Tim Ingold (ad es. 2000, 2011, 2013, 2015), ne (animali, piante, artefatti tecnologici e artistici, Marilyn Strathern (ad es. 1988, 1992), Philippe De- fenomeni atmosferici, ma anche varie categorie di scola, Bruno Latour, Eduardo Viveiros de Castro. entità “immateriali”). Anche se tutte queste figure hanno, spesso con Questo ripensamento si è inizialmente sviluppa- presupposti e intenti diversi, avanzato una criti- to in parallelo alla “decostruzione” dei modi in cui ca rivolta specificamente al piano “ontologico” di tra Ottocento e Novecento sono stati configurati fondazione di questi dualismi, è in particolare agli una serie di dualismi di ordine teorico-concettuale: ultimi tre che, come si vedrà, ci si è riferiti negli non solo quelli tra natura e cultura e tra natura e ultimi anni per parlare di una “svolta ontologica” società, ma anche quelli tra soggetto ed oggetto, tra (ontological turn)2 che, dopo quelle “linguistica”, individuo e società, tra persone e cose, tra mentale e “interpretativa” e “postmoderna”, starebbe carat- materiale, tra scienza e politica. Una spinta ulterio- terizzando attualmente le scienze umane e l’antro- re a questa operazione di decostruzione è venuta, pologia in particolare3. soprattutto nell’ultimo decennio, da un’accresciuta In questo saggio mi propongo di compiere un percezione dell’aggravamento della crisi ambienta- esame critico e un confronto degli approcci antro- le su scala planetaria (di cui è un segnale l’aumen- pologici di Descola, Latour e Viveiros de Castro, tata diffusione, non solo nelle scienze umane, della privilegiando due questioni parzialmente intercon- proposta lanciata nel 2000 da Crutzen e Stoermer nesse: quella dei modi in cui essi trattano la dimen- secondo cui da circa duecento anni è iniziata una sione dei rapporti di potere e quella della loro possi- nuova era geologica: il cosiddetto “Antropocene”, bile ricaduta politica delle loro posizioni teoriche4. cfr. Moore 2016) e della debolezza e scarsa credibi- Questi problemi sono stati recentemente posti in lità delle misure e delle politiche di eco-governance relazione a ciò che accomuna i vari filoni di studio globale (Göbel, Góngora, Ulloa 2014; Howe 2015; che vengono generalmente riuniti sotto l’ombrello Jaramillo 2013; Lemos, Agrawal 2006) prese finora dell’ontological turn5, e nel dibattito su espressioni dagli organismi internazionali. La dimensione glo- come “politica ontologica” e “ontologia politica”. bale e il carattere sempre più pervasivo di questa Gli approcci allo studio delle “ontologie” han- emergenza non solo ha reso indifferibile il conso- no svolto un ruolo importante per il rinnovamento lidamento di una prospettiva, ecologica e politica, del campo disciplinare, contribuendo a riportare che consenta di vedere l’ambiente come la “casa co- l’attenzione su una serie di questioni di ordine an- mune” in cui esseri umani e non umani “abitano” e tropologico che non solo nella fase più influenzata si relazionano tra loro, ma ha fatto dei diversi modi dalle teorie “postmoderne” e “decostruzioniste”, possibili di considerare i loro rapporti un tema fon- ma anche in quelle anteriori, erano state messe ai damentale di riflessione. margini o trattate con una buona dose di moderno- In questo contesto epocale, da diverse figure di centrismo oggi non più difendibile. I movimenti spicco dell’antropologia contemporanea è venuta che si sono identificati con la “svolta ontologica” una forte sollecitazione indirizzata non soltanto o che a questa possono essere accostati sono stati alla decostruzione della pretesa di universalità at- in questo senso fondamentali, ma è da una “critica Archivio Antropologico MediterrAneo on line, anno XIX (2016), n. 18 (2) della loro critica”, ancora in gran parte da elabora- estetica e delle tecniche pittoriche, l’espansione re, che potrà venire un più duraturo rinnovamento dei confini del mondo, il progresso delle arti mec- del sapere antropologico. caniche e il dominio accresciuto che essa auto- rizzava, il passaggio da una conoscenza fondata sull’interpretazione delle similitudini a una scien- Descola: la “grammatica delle ontologie” za naturale dell’ordine e della misura (ibidem). Come si è anticipato, Descola, Latour e Eduar- Seguendo Foucault, Descola sostiene che nel do Viveiros de Castro hanno proposto, ognuno per XVII secolo l’apparizione della natura come «do- conto proprio, una “genealogia” dei dualismi tra na- minio ontologico autonomo, come campo di ricer- tura e cultura, natura e società, soggetto ed oggetto, ca e di sperimentazione scientifica, come oggetto da individuo e società, persone e cose, e mentale e ma- sfruttare e da migliorare» (ibidem: 93), si accompa- teriale, e del ruolo che essi hanno assunto nell’im- gna all’invenzione della nozione di “natura umana” postazione delle moderne discipline scientifiche, come composto di “natura” e di “qualcos’altro” seguendo in questo il processo di “modernizzazio- che trascende quest’ultima: è nel cercare di ripen- ne” del mondo. In questo paragrafo partirò proprio sare cosa sia questo “qualcos’altro” che Descartes dalla “genealogia” tracciata da Descola, mettendola propone la sua teoria del soggetto del cogito e la in rapporto con l’impianto teorico generale da lui sua distinzione tra res cogitans e res extensa, che esposto in Oltre natura e cultura (2014a [2005]). nell’essere umano si troverebbero tuttavia connesse Per l’antropologo francese, i dualismi tra natura mediante la ghiandola pineale. Tuttavia, è solo nel e cultura e tra natura e società hanno avuto un ruo- corso del Diciannovesimo secolo che «il concetto di lo fondamentale nello sviluppo dell’antropologia società come totalità organizzata comincia a pren- come “discorso sulla specificità della natura uma- dere corpo, e, dunque, a configurarsi in opposizio- na” che si propone di sottoporre a riscontro empiri- ne alla natura» (ibidem: 95). Ancora più recente è co le proprie ipotesi teoriche (ad es. Descola 2009); l’elaborazione del concetto di cultura come «tutto il consolidamento di quest’ultima come disciplina ciò che, nell’uomo e nei suoi prodotti, si distacca autonoma nella prima metà del Ventesimo secolo dalla natura e ne organizza un senso» (ibidem: 96); ha infatti alle sue spalle la maniera in cui il pensiero esso viene a giocare un ruolo centrale nello svilup- filosofico e scientifico nello stesso periodo giunge a po dell’antropologia come campo disciplinare: sia strutturare questi due dualismi per definire quale in quei suoi filoni teorici in cui ci si concentra sulla sia il posto dell’uomo nel cosmo, ossia, si potrebbe declinazione di questo concetto “al singolare” sia in dire, il rapporto tra antropologia e cosmologia. quelli in cui si assume la “pluralità delle culture”, Il passo decisivo è in questo senso identificato l’opposizione alla natura è elemento fondamentale nell’affermazione in Europa, nel corso dell’età mo- nell’articolazione del suo significato. derna, di una particolare idea di natura, intesa come Parallelamente allo sviluppo dell’antropologia una totalità di fenomeni “oggettivi” di cui gli uomi- come disciplina, prosegue Descola, si articola in ni sono sia parte sia (e in questo sta la loro specifici- filosofia il dibattito sulle differenze di metodo e tà esistenziale) impegnati in un processo di “messa di obiettivi conoscitivi tra “scienze della natura” a distanza”, di distacco e di emancipazione di se e “scienze della cultura (o dello Spirito)”. Questo stessi rispetto ad essa e alle sue “leggi”. Per Desco- spostamento della contrapposizione tra natura e la, non è un caso che quest’idea si affermi proprio cultura da un piano “ontologico” a uno “episte- in quest’epoca e in questa parte del mondo. Ciò si mologico” rinforza l’idea che «lo studio delle realtà deve alla particolare concatenazione cumulativa di culturali si opponga allo studio delle realtà natura- concezioni cosmologiche e antropologiche, eredi- li» (ibidem: 101). Nell’antropologia novecentesca, tate dalla filosofia greca e dalla teologia cristiana, la spiegazione, su entrambi i piani, di come si pos- che caratterizza la storia precedente del mondo eu- sano mediare i dualismi tra natura e cultura e tra ropeo, gettando le basi per diffondere e stabilizzare natura e società per dar conto della specificità della l’idea dell’esistenza di un dualismo fra «un mondo natura umana è diventata «il problema originario delle cose, dotato di una fattualità intrinseca, e un e originale cui questa scienza ha tentato di rispon- mondo degli umani retto dall’arbitrario del senso» dere» (ibidem). Più in generale, non solo in questa (2014a: 87)6. Nel corso di quella che Foucault ha disciplina ma nella traiettoria novecentesca di molti chiamato Età Classica, saperi sulla natura e sull’uomo, ciò che accomuna approcci apparentemente opposti, quali il “moni- l’emergere della cosmologia moderna risulta da smo naturalista” e il “relativismo multiculturalista”, un processo complesso in cui sono inestricabil- è il «postulato che il mondo può essere distribuito mente mescolati l’evoluzione della sensibilità fra due tipi di realtà di cui si tratta di mostrare l’in- terdipendenza» (ibidem: 102). Ma questo postula- 98 Alessandro Mancuso, Antropologia, “svolta ontologica”, politica Descola, Latour, Viveiros de Castro to, nel conferire carattere di universalità oggettiva contributi conoscitivi dell’antropologia debbano a questi dualismi, si dimostra oggi, alla luce delle limitarsi a quello che egli chiama, polemicamente, e indagini etnografiche e storiografiche, «un ostacolo “etnografismo” (Descola 2014c: 440)10. r a formidabile alla comprensione adeguata delle onto- Il suo intento è di contribuire all’elaborazione di n o logie e delle cosmologie le cui premesse differisco- un “universalismo relativo” (2014a: 306; cfr. Breda i g no dalle nostre» (ibidem: 104)7. 2014: 19-20) meno etnocentrico di quello moder- a Per Descola, non deve sorprendere che l’idea no, e di farne la base per una rifondazione dell’an- R di un dualismo ontologico ed epistemologico tra tropologia in quanto campo disciplinare; solo così è natura e cultura/società non si incontri tra le po- possibile sottrarre quest’ultima a due opposte ten- polazioni e nelle cosmologie studiate dagli antro- denze in cui egli vede il rischio della sua dissoluzio- pologi e dagli storici delle civiltà extra-europee, dal ne. La prima tendenza sarebbe per Descola la sua momento che esso, anche nell’Europa moderna, si deriva “culturalista” prospettata dalla “svolta post- è affermato solo in tempi abbastanza recenti. Né, moderna”: in essa sarebbe insita una propensione a differenza di quanto, più o meno esplicitamen- ad abbandonare il progetto di ricondurre la diver- te, è stato sostenuto in tutte le principali correnti sità umana a princìpi invarianti dalle cui possibilità dell’antropologia novecentesca, questi dualismi di combinazione essa è generata; in quest’orizzonte moderni corrisponderebbero a una rappresentazio- la ricerca e il sapere degli antropologi consistono ne di “come è” il mondo, di “ciò che vi esiste” e soprattutto nell’abilità di produrre etnografie origi- della specificità della natura umana, più empirica- nali per i temi d’indagine e gli stili di presentazione, mente accurata e fondata di altre worldviews (come e diventano prossimi all’ambito della letteratura, si vedrà, una nozione aborrita, al pari di quelle di della critica letteraria e dei cultural studies (Desco- credenza e di metafora, da tutti i più noti esponen- la 2009). La seconda tendenza è invece prospettata ti del cosiddetto ontological turn, che le associano dalla tendenziale riduzione dell’antropologia socio- a dicotomie, che occorre superare, tra “realtà” e culturale a una posizione ancillare all’interno dei “rappresentazione”, e tra “letterale” e “figurato) programmi di ricerca e dei termini di dibattito delle basate su diverse premesse. Inoltre, da questo stes- scienze cognitive, nei cui indirizzi egemoni, gene- so punto di vista, le spiegazioni di queste ultime ralmente etichettabili sotto l’ombrello della “psico- in chiave “intellettualista” o “simbolista”8 hanno logia evoluzionista”, egli vede l’espressione di una spesso equivalso a una forzatura dei sensi annessivi opposta deriva “naturalista”, anch’essa, come la dai “nativi” ed espressi sia nei discorsi verbali sia prima, prodotto tardo di una crisi in cui sarebbero nella loro traduzione in pratica. Queste spiegazioni, entrati i dualismi moderni, ma incapace di trascen- nella misura in cui mirano a salvaguardare il valo- dere la loro logica (Descola 2014a)11. re oggettivo dei dualismi moderni ma al contempo Per fornire un’alternativa a queste due tenden- quello di una razionalità comune a tutti gli esseri ze, un nuovo progetto di conoscenza antropologi- umani, che produrrebbe conoscenze diversamente ca che miri a comprendere la diversità umana nei valide per oggettività solo per mancanza di un’ade- termini di una “ecologia delle pratiche”, deve fon- guata base empirica (spiegazione intellettualista), o darsi non sull’accostamento induttivo dei “dati” et- per il privilegio della dimensione simbolica su quel- nografici “collezionati” ma su una teoria che offra la pratica (spiegazione simbolista), finirebbero per dei modelli generali e che possa essere corroborata negare l’evidenza che proviene dalla documenta- da quei dati: riprendendo le formulazioni di Lévi- zione etnografica9. Strauss e Leach, la generalizzazione deve fondare la Ma allora da dove ripartire? Secondo Descola, comparazione. una rinnovata analisi comparativa non solo delle Secondo Descola, l’universale antropologico cosmologie, ma delle “pratiche” che vi sarebbero che permette di ancorare la costruzione di questo legate, e delle “antropologie”, ossia dei modi di programma teorico è dato dal carattere “antepre- tracciare relazioni di continuità e discontinuità tra dicativo” dell’esperienza intuitiva di sé, che Hus- umano e non umano, deve trovare (similmente a serl e la tradizione filosofica fenomenologica fan- quanto provò a fare Lévi-Strauss per proporre la no consistere nell’intenzionalità della coscienza, propria teoria delle strutture della parentela par- come distinta dal proprio corpo e dagli “oggetti” tendo dall’universalità della proibizione dell’ince- che costituiscono i suoi (della coscienza) conte- sto) un ancoraggio in un principio comune alla base nuti. Da questo punto di vista, il sé individuale si della loro costruzione che possa essere considerato, concepirebbe intuitivamente e costituzionalmente a differenza dei dualismi tra natura e cultura e tra come una dualità composta da due componenti che natura e società, un universale antropologico. Sotto l’antropologo francese propone di chiamare “inte- questo profilo, egli rifiuta di assumere sia una po- riorità” (la coscienza intenzionale) e “fisicalità” (il stura di tipo “relativista”, sia quella per la quale i proprio corpo, con gli affetti e le disposizioni ad 99 Archivio Antropologico MediterrAneo on line, anno XIX (2016), n. 18 (2) esso connesse), una tesi di ordine filosofico che combinatorio, ma nel recupero, che è anche una ri- Descola ritiene tuttavia supportata da certi risultati visitazione, di termini e concetti centrali nella storia della psicologia cognitiva e della linguistica compa- dell’antropologia, quali quelli di animismo e di to- rata (Descola 2014a). In più, l’esperienza che il sé temismo, che vengono a designare due dei quattro fa del (e nel) mondo consiste nell’“oggettivazione”, modi di identificazione13. Anche nel caso del “na- mediante il confronto con questi due “poli” dell’e- turalismo”, Descola ha fatto ricorso a un termine e sperienza intuitiva di se stessi, di tutto ciò che è un a un concetto il cui impiego, per riferirsi alla speci- aliud, ossia un “altro da sé” non ancora “determi- ficità della conoscenza scientifica moderna, era già nato”, come condizione per la sua conoscenza e per diffuso. l’instaurazione di relazioni con questo “altro”12. Meno radicato in usi pregressi è il termine “ana- Il passaggio chiave, a questo punto della sua ar- logismo”, scelto per designare la quarta possibilità gomentazione, è la connessione che l’antropologo combinatoria, e non è probabilmente un caso che francese istituisce tra le modalità di “identificazio- esso, a differenza degli altri, non comparisse nei pri- ne” dell’altro da sé e i modi di tracciare continui- mi testi in cui Descola espone il concetto di modi di tà e discontinuità (ossia somiglianze e differenze) identificazione (Descola 1992, 1996), essendo sta- “ontologiche” tra umano e non umano, connessio- to introdotto solo in Oltre Natura e Cultura, e che ne a cui, inoltre, egli assegna una priorità in ciò che molte delle critiche rivolte alla sua teoria riguardino concerne la strutturazione degli “schemi integrato- l’avere considerato come esempi di “analogismo” ri” delle pratiche (che invece riguardano in modo concezioni cosmologiche e del sé apparentemen- omologo qualunque “altro”, sia umano che non te molto diverse, come quelle diffuse nella Grecia umano), e dei “collettivi”. Quest’ultimo concetto è classica, nella Cina Antica, nelle espressioni della mutuato da Latour (ad es. 2005). Descola lo ripren- “cultura alta” dell’Europa medievale e quattro-cin- de, adattandolo, per designare le “associazioni” che quecentesca, nell’Africa subsahariana, nelle Ande e “mettono assieme” “esistenti” umani, distinguen- nel Messico indigeno. Intorno all’unitarietà dell’a- doli da uno (“naturalismo”) o più (“animismo”) nalogismo come “tipo ontologico” si sono in parti- raggruppamenti corrispondenti di “non-umani” o colare pronunciati criticamente diversi degli inter- che, invece, riuniscono entrambi in modo “cosmo- venuti (Feuchtwang 2014; Kapferer 2014) nel book centricamente” inclusivo (“analogismo”) oppure symposium dedicato alla traduzione inglese di Oltre attraverso la distribuzione degli uni e degli altri in natura e cultura e pubblicato su HAU, come anche partizioni complementari (“totemismo”). Lloyd (2008, 2011, 2012), in alcuni lavori incentrati La tipologia quadripartita dei “modi di identi- sulle possibilità di applicazione dell’impianto teo- ficazione” proposta da Descola è sicuramente l’a- rico descoliano ai casi della Grecia classica e della spetto della sua teoria che è divenuto più “popola- Cina antica. re” tra gli studiosi: Le perplessità espresse da diversi specialisti in- torno all’inclusione di questi casi variegati, anche le formule autorizzate dalla combinazione dell’in- per la loro distribuzione spaziotemporale, all’inter- teriorità e della fisicalità sono molto ridotte: di no di una tipologia ontologica “analogista” sono fronte a un altro qualunque, umano o non uma- inoltre derivate dall’evidente contrasto con la di- no, posso supporre che possieda degli elementi di stribuzione limitata, sotto questo profilo, degli altri fisicalità e di interiorità identici ai miei, sia che la modelli ontologici: in Oltre natura e cultura, il to- sua interiorità e la sua fisicalità siano distinte dalle temismo, come ontologia dominante, è considera- mie, sia ancora che abbiamo delle interiorità simi- to confinato all’Australia aborigena, il naturalismo li e delle fisicalità eterogenee, sia infine che le no- all’Europa moderna, con l’animismo che da questo stre interiorità siano differenti e le nostre fisicalità punto di vista rappresenterebbe un caso interme- analoghe. Chiamerò “totemismo” la prima com- dio, essendo riscontrabile, secondo Descola, nell’A- binazione, “analogismo” la seconda, “animismo” mazzonia e nel Nord-America indigeni, e in molte la terza e “naturalismo” l’ultima. Questi princìpi popolazioni “di interesse etnografico” ubicate tra di identificazione definiscono quattro grandi tipi Asia settentrionale, Mongolia e sud-est asiatico. d’ontologia, cioè di sistemi di proprietà degli esi- Come è noto, alla stessa concettualizzazione del stenti, i quali servono da punto di ancoraggio a totemismo come “modo di identificazione”, Desco- forme contrastive di cosmologie, di modelli del la è approdato - in seguito alla critica mossagli da Vi- legame sociale e di teorie dell’identità e dell’alte- veiros de Castro (1998: 473, 2015: 233-235; cfr. De- rità (2014a: 141). scola 2014a: 143) - solo nel suo opus magnum; ciò ha implicato l’abbandono del senso in cui Lévi-Strauss Le ragioni di questa popolarità risiedono pro- aveva ripensato questo concetto, su cui Descola si babilmente non solo nella semplicità dello schema era inizialmente basato per avanzare la tesi di una 100 Alessandro Mancuso, Antropologia, “svolta ontologica”, politica Descola, Latour, Viveiros de Castro sua contrapposizione, sul piano dei concetti della mile orientamento è ben illustrato dal recente libro distinzione tra umano e non umano, all’animismo di Luis Cayón (2013) sulla cosmologia dei Makuna e (Descola 1992, 1996). Soprattutto da parte di que- dell’Amazzonia nord-occidentale, considerata sia r a gli studiosi di più stretta osservanza lévi-straussiana da Descola che da Viveiros de Castro, sulla scorta n o questo passaggio di piano concettuale, per di più dei lavori di Kaj Århem (ad es. 1996) un prototi- i g operato su una nozione la cui consistenza empirica po di “animismo”. Dalla ricchissima documenta- a era stata al centro della pars destruens de Il totemi- zione etnografica contenuta nel lavoro di Cayón, R smo oggi e de Il pensiero selvaggio, non è stato bene la cosmologia makuna appare invece, se si vuole accolto. In particolare, Desveaux (2007) ha indiret- mantenere la tipologia delle ontologie di Descola, tamente polemizzato con Descola a proposito del molto prossima all’analogismo, ma in effetti ciò suo riferimento (2014a: 182-185) all’etnologia dei che emerge è, come lo stesso antropologo colom- gruppi di lingua algonchina dell’America del Nord biano suggerisce nell’introduzione (Cayón 2013: per illustrare il caso di un’ontologia “indigena” che 35-38), che questa tipologia è capace solo fino a un sarebbe caratterizzata dalla coesistenza di “animi- certo punto di dar conto della sua complessità. È smo” come modo di identificazione dominante e impossibile in poco spazio riassumere i contenuti “totemismo” come “modo minore”. Descola ave- del libro di Cayón, in cui uno dei temi privilegiati va in questo caso basato la sua tesi su un saggio di (si vedano in particolare i capitoli centrali, intitola- Fogelson e Brightman (2001) sui significati della ti “La maloca cosmo”, “I componenti del mondo” parola “totem” tra gli Ojibwa, da cui, come è noto, e “Vere persone”) è la teoria makuna del cosmo e il termine proviene originariamente. I due antro- della persona, e in particolare «il ruolo dei luoghi pologi vi avevano sostenuto che tra gli Ojibwa e, nella costituzione della persona […] mediante lo più ampiamente, tra i gruppi algonchini, si possono sciamanesimo» (ibidem: 38, 41), la cui comprensio- scorgere concezioni per cui il rapporto tra specie ne, scrive l’antropologo colombiano, proprio dopo animali e sottogruppi è rappresentato in termini di avere riconosciuto l’importanza degli apporti degli apparentamento, anche se quest’ultimo, più che a approcci “ontologici” al rinnovamento dell’etnolo- un’idea di consustanzialità, si riferisce a relazioni di gia dell’Amazzonia indigena, nondimeno «conduce prossimità mediate da un rapporto di tipo ecologi- per altri cammini», richiedendo l’uso «di lenti di co con il territorio. Desveaux ha invece affermato ingrandimento più forti» (ibidem). che l’interpretazione di Fogelson e Brightman è Già dalle enumerazioni dei componenti del etnograficamente infondata e ha aggiunto, a que- mondo secondo i Makuna descritte da Cayón in sto proposito, che vi è una contraddizione tra la un lungo paragrafo dell’opera significativamente tesi di Descola secondo la quale i quattro modi di intitolato “Il libro della vita: gli abitanti del mon- identificazione sono il risultato di schematizzazioni do” (ibidem: 283-305), l’idea di trovarsi di fronte a che integrano campi disparati dell’esperienza, e il un’ontologia che Descola definirebbe “analogista” fatto, cui si è prima fatto riferimento, che secondo è difficile da fugare. Così ogni essere, sia umano che lui due di essi giocano un ruolo dominante nelle non umano, è considerato composto da una misce- concezioni ontologiche solo in contesti spazialmen- la variabile (a seconda non solo della sua composi- te o temporalmente circoscritti: l’Australia nel caso zione “intrinseca”, ma anche del luogo e del tempo del totemismo e l’Europa moderna in quello del in cui esso è situato) formata da una molteplicità naturalismo, mentre gli altri due, ossia l’animismo di componenti raggruppabili in alcune classi prin- e l’analogismo appaiono presenti praticamente in cipali che sono: fluidi corporali, liquidi, polveri e tutti i continenti. amidi, veleni, oggetti rituali e sciamanici, incensi, Senza entrare nel merito di questa critica, va os- aromi, armi, parti di pianta, argille, colori, elementi servato che la discussione del caso Ojibwa sugge- della casa, attitudini, ognuno dei quali è suscettibi- risce che dietro l’uso di nozioni come “apparenta- le di combinazione e trasformazione, ha un’origine mento” e “familiarità” per riferirsi alle relazioni tra mitica distinta e produce effetti diversi a seconda umani e non-umani, si possano in effetti annidare dei luoghi e delle epoche (ibidem: 302-304). Scrive aspetti che sembrano esulare dalla loro codificazio- Cayón: ne in termini di similitudini di interiorità e fisicalità e che forse andrebbero inseriti in un quadro di cui Quando ci si riferisce a un unico componente, lo fanno parte non solo le concezioni dello spazio e si associa agli esseri che lo ricevettero nei tempi del tempo (peraltro considerate da Descola tra gli primigeni: per esempio le lance [un componente “schemi integratori” fondamentali), ma, più gene- che fa parte del raggruppamento “armi”) posso- ralmente, il complesso della cosmologia e della co- no essere di frutta silvestre, di alimenti, di yuru- smogonia specifiche di un dato gruppo umano. parí14, di coltivazioni, di selvaggina e di pesci. A Per ciò che riguarda l’ambito amerindiano un si- partire da ciascuno, le associazioni si sdoppiano e 101
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