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Antropologia delle notizie e del giornalismo PDF

258 Pages·2011·1.1 MB·Italian
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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA Dottorato di ricerca in Società dell'Informazione Anno Accademico 2009/2010 XXIII° Ciclo Mondi mediali e giornalisti Pratiche e rappresentazioni dei corrispondenti stranieri a Beirut. Relatore: Prof. Ugo Fabietti Candidata: Elisabetta Costa 1 Indice Ringraziamenti 4 Introduzione 5 CAPITOLO 1. Antropologia dei corrispondenti stranieri 1. Profilo teorico ed epistemologico 11 1.1 Dal testo al contesto, dal contesto al testo 11 1.2 Antropologia del giornalismo: le prospettive teoriche 18 2. Costruzione dell'oggetto della ricerca 27 2.1 Note autobiografiche 28 2.2 L'oggetto della ricerca 33 2.3 Metodologie e posizionamento del ricercatore 37 3. Il Libano dal dopo guerra ad oggi 44 CAPITOLO 2. Pratiche, identità e potere 1. Introduzione 57 2. Beirut luogo di memoria: immaginari ed identità dei corrispondenti stranieri 62 3. Pratiche situate, località e testi 74 3.1 Giornalisti free-lance 77 3.2 Parachute journalism 98 3.3 Corrispondenti stranieri dipendenti 101 3.4 Conclusioni 103 4. Agency 106 4.1 Giulia 110 4.2 Anna 119 5. Blog 124 2 CAPITOLO 3. Orientalismo postcoloniale: discorsi e rappresentazioni. 1. Discorsi, storyline ed immaginazione geoculturale 134 2. L'araba fenice 141 2.1 'La guerra': la lotta tra la coalizione 14 Marzo e 8 Marzo 145 2.2 'La pace': Beirut capitale dei party e la silly season 154 2.3 Beirut capitale gay del Medio-Oriente 159 3. Hezbollah 166 CAPITOLO 4. Nuovi giornalismi e nuovi media: internet e flussi informativi dal locale al globale. 1. Nuovi giornalismi in un multicentered media world 180 2. Social media for social change: ideologie di internet e tecnopolitiche transnazionali. 182 2.1. Media NGO e politiche dei media in Medio-Oriente 188 2.2. Discorsi partecipativi ed ideologie di internet 191 2.3. Internet a Beirut 193 2.4. Resistenze 199 3. Attivismo politico e giornalismo online 205 3.1. Now Lebanon: cambiare l'immagine del Libano nel mondo 211 3.2. Tecnologie mediali, web 2.0 e articolazione identitarie 225 Conclusioni 229 Bibliografia 234 3 Ringraziamenti Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato e supportato negli anni di dottorato: Ugo Fabietti, Paolo Ferri e Mauro Van Aken; i colleghi del Qua_si e del Dottorato in Antropologia; il gruppo di ricerca NuMediaBios; l' IFPO di Beirut e la SOAS di Londra; l'Ambasciata e l'Ufficio di Cooperazione Italiana a Beirut. Ringrazio tutti i giornalisti la cui collaborazione è stata di fondamentale importanza, fra questi: Laure Stephane, Cecile Hennion, Isabelle Dellerba, David Hury, Delphine Minoui, Diane Galliot, Sibylle Rizk, Lurie Christophe, Victor, Stefano De Paolis, Lorenzo Trombetta, Ziad Talhouk, Lena Di Giovanni, Imma Vitelli, Valeria Brigida, Matthew Cassel, Moe Ali Nayel, Hanin Ghaddar, Lina Saidi, Sami Tueni, Geith Al- Amin, Raed Rafei, Dalal Saoud, Elodie Morel, Laure Suleiman, Ben Gilbert, Nicholas Blanford, Jim Muir, Bob Worth, Borzou Daraqahi, Bart Peeters, Peter Speetjens, Ulrike Putz, Alex, Nicholas Noe, Jiro Osè. Un grazie particolare va al 'gruppo RAI' di Beirut: Pucci, Kinda, Patricia, Samer, Jhonny e Qassem. Ringrazio tutti gli amici di Hamra che mi sono stati vicini durante la ricerca sul campo: Fatema, Tarek, Rachad, Bassem, Hiba, Berna, Dia, Ghassan, Sassene, Mansour, Raji, Omar, Ali, Elie, Chiara, Silvia, Dona; infine un grazie a Marina e Lorenzo per avermi supportato e sopportato nel corso di questi anni. 4 Introduzione Come stanno cambiando i flussi di informazione? Chi sono e cosa fanno gli attori responsabili della produzione delle notizie internazionali nell'era della crisi della stampa e della diffusione dei nuovi media? Si stanno diffondendo nuove forme di informazione e quelle precedenti si stanno modificando. Sono in corso riconfigurazioni culturali, tecnologiche e sociali che danno vita a pratiche e forme comunicative nuove, ibride e sincretiche. Le notizie giornalistiche sono solo una delle diverse forme di informazione presenti all'interno di una molteplicità di altre tipologie comunicative, nate con la diffusione delle tecnologie digitali ed inserite in nuove geografie dei flussi mediali. Ciascuno di questi mondi comunicativi è interconnesso agli altri, e ciascuna pratica e rappresentazione mediatica è in interazione continua con ciò che accade altrove. I diversi nodi della rete in contatto tra loro danno vita a ciò che Appadurai (1996) chiamò mediascape, ossia la distribuzione di strumenti elettronici e di informazione (giornali, riviste, stazioni televisive e studi di produzione cinematografica) a disposizione di un numero crescente di centri di interesse pubblici e privati in tutto il mondo, e le immagini del mondo create da queste tecnologie. Iniziando uno studio etnografico sui corrispondenti stranieri, non ho potuto fare a meno di prendere in considerazione come essi non siano più gli unici produttori di informazione destinata ad un pubblico straniero. I giornalisti che lavorano alle dipendenze di un giornale, una televisione o una radio, sono solo una delle tante figure coinvolte nella produzione di notizie rivolte a pubblici internazionali. Assistiamo alla convergenza di due differenti processi: il primo comprende la riconfigurazione del giornalismo 'tradizionale', che in seguito alle crisi economiche degli ultimi anni ha assistito ad una diminuzione delle risorse destinate alla copertura delle notizie estere, alla progressiva eliminazione della figura del corrispondente straniero, alla precarizzazione dei rapporti lavorativi, e ad un maggiore utilizzo delle agenzie e delle fonti online. Il secondo vede una ampia diffusione delle tecnologie digitali e la nascita di una molteplicità di esperienze comunicative nuove, assenti fino 5 a qualche anno fa: Blog, giornali online, Youtube, Facebook, Twitter, social network. Il giornalismo professionale ha sempre meno risorse, ed è ora affiancato da altre forme comunicative ibride, prive di una dimensione normativa definita e che hanno come protagonisti corrispondenti stranieri, giornalisti locali, blogger diasporici, aspiranti scrittori e fotografi, viaggiatori, attivisti. Non solo i giornalisti professionisti sono coinvolti nella produzione di una molteplicità di contenuti mediatici in aggiunta a quelli 'tradizionali', come il corrispondente straniero che scrive su un proprio blog, o il giornalista libanese che scrive contemporaneamente su giornali locali, giornali stranieri e su un proprio sito internet. Sempre più frequentemente accade che le notizie pubblicate su un quotidiano internazionale come il New York Times vengano riutilizzate all'interno di testate giornalistiche locali in lingua inglese. Oppure al contrario, come si è potuto assistere durante le recenti proteste in Nord-Africa, è sempre più comune che televisioni e giornali mainstream utilizzino contenuti video o testuali realizzati da giornalisti non professionisti. Sta prendendo forma uno scenario mediatico complesso, la cui comprensione e descrizione impone al ricercatore l'utilizzo di nuovi strumenti d'analisi e di nuovi strumenti interpretativi. Jon Anderson1 (1999) utilizzò il termine 'creolizzazione' per riferirsi sia alla nascita di nuovi codici comunicativi nati dalla interazione fra più persone, sia alla formazione di particolari comunità di discorso sviluppatesi all'interno di un continuum tra diverse comunità comunicative che sarebbero rimaste altrimenti separate. Hobart (2007) e Appadurai (1996) misero in luce la presenza di una molteplicità di centri di produzione mediatica all'interno di un mondo in cui il dominio occidentale non più più essere dato per scontato. Senza negare le ineguaglianze presenti, il modello centro-periferia teorizzato da Immanuel Wallerstein (1974) e rimasto valido per alcuni decenni, risulta oggi inadeguato di fronte ad un mondo con una molteplicità di centri ed una molteplicità di periferie in contatto ed in relazione continua. 1 Jon Anderson (1999) studiò gli utilizzi dei nuovi media da parte di una molteplicità di persone diverse, come ingegneri, burocrati, insegnanti, che iniziarono a fornire una propria rappresentazione del l'Islam e a contestare le rappresentazioni già date da altri. Fu così che idee e discorsi la cui circolazione era prima ristretta ad una particolare fascia di persone cominciarono ad essere presenti all'interno di sfere comunicative e sociali più ampie. 6 Beirut è sede di molti centri di produzione mediatica in interazione tra loro. Negli ultimi quindici anni non solo sono nati numerosi canali televisivi e siti internet in lingua araba, ma anche giornali online rivolti ad un pubblico internazionale che legge in lingua francese ed inglese. I soggetti coinvolti nella produzione di queste nuove forme di informazione fanno parte di reti transnazionali e cosmopolite in contatto tra loro. Il giornalista libanese musulmano sunnita, che ha vissuto cinque anni negli Stati- Uniti e che scrive per un quotidiano degli Emirati Arabi in lingua inglese rivolto ad un pubblico nord-americano, condivide pratiche, mondi culturali, immaginari, codici linguistici, luoghi fisici ed obiettivi comuni con il giornalista americano che scrive per quotidiani anglofoni. Le pratiche quotidiane degli attori che producono le notizie estere sono 'creole' ed 'ibride'; sono il prodotto della sovrapposizione e dell'incontro di codici, persone, luoghi e tecnologie. Le notizie che ci informano su quello che accade nei paesi stranieri non sono il risultato del lavoro di corrispondenti 'occidentali' che applicano norme professionali immutabili e rigide alla produzione delle notizie, ma sono piuttosto il frutto di processi e cambiamenti più ampi che prendono forma localmente all'interno di flussi disgiunti uno dall'altro. Appadurai propose di guardare le configurazioni delle forme culturali nel mondo odierno come se fossero dei frattali privi di confini, strutture e regolarità (Appadurai 1996: 69). Creolizzazione, molteplicità di centri e periferie, cosmopolitismo, transnazionalismo sono alcuni degli elementi che caratterizzano i mondi mediali all'interno dei quali l'informazione viene oggi prodotta e fatta circolare. Sono però convinta che questi concetti mantengono un valore se vengono evitate le derive post-moderne che hanno eliminato dalle loro analisi la dimensione del potere. Se è vero che viviamo in un mondo con una molteplicità di centri mediali, è anche vero che la diffusione dei blog, dei nuovi media o dei canali satellitari arabi in lingua inglese, non ha intaccato il potere di organizzazioni mediatiche come CNN, BBC o RAI. I processi di produzione dell'informazione si sono diversificati e pluralizzati, si sono formate sfere pubbliche frammentate e specialistiche, ma la produzione di discorsi che creano 'verità' autorevoli per la maggior parte delle persone in Europa o negli Stati-Uniti è rimasta sempre di competenza delle stesse organizzazioni 7 mediatiche. Non solo, come mostrerò nell'ultimo capitolo della tesi, rappresentazioni ed immagini provenienti dai discorsi egemonici che hanno costruito mondi e geografie immaginate per milioni di persone in 'Occidente', vengono oggi riutilizzati anche da giornalisti locali (libanesi), con l'effetto di diffondere ulteriormente nel mondo certi ordini del discorso. La prospettiva da cui ho osservato i produttori di informazione al lavoro si è focalizzata sulla dimensione del potere: mi sono chiesta come le pratiche dei diversi produttori di notizie da me presi in considerazione riproducessero con modalità e con risultati differenti discorsi e rappresentazioni sul Libano che favorivano e legittimavano interessi dei paesi 'Occidentali' nella regione. Il primo capitolo è introduttivo: ripercorre la storia dell'antropologia dei media e affronta i nodi teorici più importanti con l'obiettivo di collocare la ricerca all'interno della letteratura già esistente. Viene presentato il processo di costruzione dell'oggetto della ricerca e vengono introdotte brevemente alcune coordinate storiche sul Libano contemporaneo. Il secondo capitolo analizza le pratiche situate e le narrazioni dei corrispondenti stranieri che hanno lavorato a Beirut durante il 2009. Si focalizza sulla relazione che intercorre tra la condizione lavorativa dei giornalisti (sulla base del contratto, della durata di permanenza sul campo, del ruolo all'interno della redazione, della dimensione dei media per cui lavorano) e la modalità attraverso cui essi riproducono immagini, rappresentazioni e discorsi dominanti. Il terzo capitolo è una analisi degli oggetti del discorso (Focault 1969) presenti nelle notizie del giornalismo internazionale sul Libano e del legame che questi hanno con le storyline (Hannerz 2004; 2009) utilizzate dai giornalisti nelle loro pratiche di rappresentazione del mondo. Mette in luce come ciascun argomento sia stato trattato dai giornalisti attraverso l'utilizzo di categorie interpretative che riproducono particolari immaginari geografici e geoculturali. Il quarto capitolo prende in considerazione il giornalismo online libanese in lingua inglese, rivolto ad un pubblico 'globale' e libanese diasporico. La prima parte del capitolo è una analisi dei significati e delle 'ideologie' che circondano le nuove 8 tecnologie digitali in Libano; la seconda presenta un giornale online libanese e le modalità attraverso cui sono stati riappropriati sia discorsi provenienti dal giornalismo internazionale, sia i nuovi strumenti digitali. 9 CAPITOLO PRIMO. Antropologia dei corrispondenti stranieri. 10

Description:
Elizabeth Bird (2010) che nel suo ultimo testo “The anthropology of news and journalism” invita, in “So in addition to asking how journalists make news, and how people use news, an important . che negli ultimi decenni sono stati realizzati in ambito antropologico, filosofico, degli studi cul
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