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Andrea Palladio e Verona PDF

360 Pages·2016·5.71 MB·Italian
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Andrea Palladio e Verona Committenti, progetti, opere Andrea Palladio e Verona • Committenti, progetti, opere Ricerca condotta nell’ambito di un Dotto- Cero, Giuliana Fontanella, Michele Garzon, La pubblicazione del volume rato di ricerca dell’Università degli Studi di Mattea Gazzola, Vincenzo Giuliano, Paola è stata sostenuta da Verona, XXV ciclo, 2010-2012 Marini, Stefania Mastella, Guerrino Macca- gnan, Loredana Olivato, Marco Ottaviani, Crediti fotografici: Chiara Panizzi, Marco Pasa, Gianni Peretti, Archivio dell’Associazione Adige Nostro, Lionello Puppi, Gianni e Antonella Rigo- pp. 105, 276, 281, 282, 283; Archivio CDSV, danzo, Sara Rodella, Silvino Salgaro, Raffaele Centro di Documentazione per la Storia del- Santoro, Adele Scarpari, Jessica Soprana, Ca- la Valpolicella (Andrea Brugnoli, Renato Ce- rolina di Serego, Violante di Serego, Pier Al- vese, Renzo Nicolis, Michele Suppi, Giovan- vise Serego Alighieri, Arianna Strazieri, Gil- ni Viviani), pp. 37, 44, 88, 154, 155, 159, 176, berto Tommasi, Graziana Tondini, Daniela 193-201, 205; Archivio di Stato di Venezia Tovo, Luca Trevisan, Alessandra Zamperini (Prot. 7710 - 28.13.07/1 del 31 ottobre 2013 e del 20 novembre 2013; prot. 8716 del 23 Si ringrazia inoltre: dicembre 2013 - sezione di fotoriproduzione il personale dell’Archivio di Stato di Venezia; dell’Archivio di Stato di Venezia), pp. 86, 87, il personale dell’Archivio di Stato di Vicenza; 118, 266, 298, 320-321; Archivio di Stato di il personale dell’archivio di stato di Verona; Verona (Concessione n.19/13 del 22 luglio il personale Biblioteca Civica di Verona; il 2013 - fotografie di Vincenzo Giuliano), pp. personale della Biblioteca Bertoliana di Vi- 75, 96, 106, 147, 166, 267, 322, 323, 324, 325; cenza; il personale della Biblioteca Capitolare Archivio fotografico del Museo di Castel- di Verona vecchio (aut. n. prot. 264749 – Pos. C/12), pp. 229; Biblioteca Civica di Verona (aut. n. Un ringraziamento particolare a Alessandra Centro di Documentazione per p.g. 245959-07.06-5 dell’11 settembre 2013), Bigi Iotti e Gabriello Milantoni per aver rivi- la Storia della Valpolicella pp. 16, 17, 20, 36, 116, 130, 131, 134, 162, sto integralmente il testo 167, 222, 223, 226, 229, 239, 301, 304, 309, 319; Biblioteca Bertoliana di Vicenza (prot. Volume edito da: n. 1420/43 del 25 novembre 2013) pp. 23, Agenzia NFC - Rimini 32, 33, 62, 72, 73, 74, 76, 89, 145, 146, 150, 194; Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, pp. ISBN: Comune di Albaredo d’Adige BIBLIOTECA COMUNALE 8, 10; Fototeca Pierpaolo Brugnoli, pp. 102; 9788868260300 Franco Bressan, p. 290; Beppino Dal Cero, p. 312; Guerrino Maccagnan, pp. 152, 157, © 2014 Giulio Zavatta 165, 230; Graziana Tondini, p. 269; Giulio Zavatta, tutte le immagini non elencate in Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione anche precedenza. parziale dell’opera, in ogni sua forma e con ogni mezzo, COMUNE DI VERONELLA inclusa la fotocopia, la registrazione e il trattamento Ringraziamenti: informatico, senza l’autorizzazione del possessore dei diritti. Patrizia Alunni, Paola Artoni, Amedeo Bar- tolini, Chiara Bianchini, Alessandra Bigi In copertina: Villa Serego di Santa Sofia, det- Iotti, Marianna Boccoli, Franco Bressan, taglio (foto Giulio Zavatta) Con il patrocinio di Andrea Brugnoli, Pierpaolo Brugnoli, Tita Brugnoli, Emanuele Bruscoli, Carlo Canato, Pino Canestrari, Giovanni Caniato, Bruno Chiappa, Michela Dal Borgo, Beppino Dal Giulio Zavatta Andrea Palladio e Verona Committenti, progetti, opere I monumenti vivono nel corso di lunghi secoli, come componente culturale di innumerevoli generazioni; noi li abbiamo ricevuti dal passato, a noi compete di tramandarli, nelle condizioni migliori, a quanti verranno nei secoli a venire. Eludessimo questo elementare dovere, daremo prova di sorda indifferenza, di arido egoismo, di sostanziale incultura. Renato Cevese Indice 7 Premessa 9 “Adorno fate l’Adige altier”: Palladio e il territorio veronese Loredana Olivato 11 Introduzione Lionello Puppi 16 Andrea Palladio e Verona, una storiografia controversa 34 Giambattista Della Torre 62 Palazzo Della Torre in San Marco, ora in Vicolo Padovano 80 Progetto per Palazzo Della Torre ai Portoni della Brà 90 Villa Della Torre a Mezzane 102 La famiglia Serego. Cenni storici 116 Annibale Serego 136 Villa Serego alla Miega 152 Marcantonio Serego 176 Villa Serego a Santa Sofia di Pedemonte 206 Ponte Canal detto Botte Zerpana 214 Federico e Antonio Maria Serego 246 Barchesse e progetto per una villa Serego alla Cucca 276 Consulenza o progetto per una villa a Beccacivetta di Coriano Veronese (?) 284 Progetto per una villa a Veronella 290 “Tezon” maggiore della Cucca, oggi Veronella 296 Le ville veronesi nel contesto palladiano. La cartografia storica e i rapporti dei Serego con i periti veronesi e con la magistratura dei beni inculti 326 Monumento Fregoso 332 Bibliografia 345 Indice dei nomi e dei luoghi PREMESSA 7 Questo libro è il frutto della rielaborazione di uno studio condotto nell’ambito di un dottorato di ricerca presso l’Uni- versità di Verona. Il titolo Andrea Palladio e Verona. Committenti, progetti, opere dichiara un esplicito rimando volume Palladio e Verona, catalogo della mostra tenutasi nel 1980 nella sede del palazzo della Gran Guardia in occasione della ricorrenza per il quattrocentesimo anno dalla morte del Maestro. Le ricerche condotte a Verona in occasione della celebrazione palladiana portarono infatti a una considerevole esposizione, arricchita da un catalogo nel quale si dava evidenza a una campagna di studi ammirevole, coronata da notevoli risultati e feconda di stimoli per successivi approfondimenti. A più di trent’anni di distanza, credo, si può dire che la maggior parte di quelle sollecitazioni non ha avuto seguito. D’altro canto, le mode espositive attuali fanno sempre più spesso rimpiangere le mostre del passato, specie quando si trattava di occasioni promosse per ripensare e studiare artisti o periodi storici, piuttosto che allineare capolavori senza nessuna logica di contesto, come purtroppo oggi avviene con sempre maggior frequenza. Le ricerche condotte per la redazione del presente volume hanno inteso dunque approfondire una parte del ricchissimo corredo di studi proposti nel 1980, vale a dire gli aspetti legati alle opere atesine di Palladio e in particolare alle figure dei clienti veronesi dell’architetto. La possibilità di studiare sistematicamente le carte cinquecentesche conservate presso la Biblioteca Civica e l’Archivio di Stato di Verona (in tempi naturalmente più ampi di quelli che erano dati nel 1980, vincolati alla scadenza espositiva) ha permesso di conoscere numerosi e spesso sorprendenti aspetti della vita di coloro che promossero le imprese palladiane a Verona. Questa ricchezza documentale ha di fatto indirizzato lo studio. Ribaltando – per così dire – il percorso solita- mente battuto, che risale dalle opere di Palladio ai suoi committenti, ho inteso approfondire in primo luogo le figure dei nobili atesini in rapporto con l’architetto, cercando Palladio nella trama di relazioni dei suoi patroni veronesi con altri patrizi, con gli artisti, con i letterati e le maestranze, piuttosto che nel documento “risolutivo”. Tengo a sottolineare che numerose scoperte archivistiche presenti in questo volume si sono rivelate studiando le figure femminili, mai di secon- do piano. Beatrice Pellegrini, Massimilla Martinengo e Camilla Visconti, madri dei clienti scaligeri di Palladio, curarono il patrimonio e l’educazione dei figli, che avevano perso in tutti i casi il padre in giovane o giovanissima età. Veronica Serego, Ginevra Alighieri, Lucia Collalta e Violante Canossa, mogli dei quattro committenti, sono risultate figure di rile- vante spessore patrimoniale, dinastico e culturale. Tra le figlie, Bianca di Annibale ha costituito un fondamentale anello di congiunzione tra i Serego e il patriziato vicentino promotore delle imprese palladiane. Seguendo i legami parentali, è emersa la figura di Massimilla Porto di Ippolito, cognata di Annibale Serego. Con ogni probabilità, dopo la morte del marito, Massimilla fu responsabile del completamento della villa di Vancimuglio. Si tratta, in pratica, di un caso non dissimile da quello di Isabella Nogarola, che portò a compimento palazzo Valmarana dopo la scomparsa del consorte. Quest’ultima evenienza, considerata finora isolata e eccezionale, trova dunque ulteriore riscontro e induce a chiedersi se il rapporto tra Palladio e la committenza “femminile” sia stato sufficientemente indagato o troppo spesso tralasciato. Con l’aiuto di studiosi, amici e associazioni ho infine cercato di verificare sul territorio le notizie archivistiche che via via emergevano organizzando frequenti sopralluoghi, spesso disagevoli a causa dello stato di abbandono in cui versano alcuni siti palladiani nel territorio veronese. Naturalmente, l’esito dello studio ha portato in molti casi a esplorare aspetti inediti, ma d’altra parte ha di fatto eluso alcuni temi non attestati nelle carte, come il rapporto di Palladio con le anti- chità veronesi o le relazioni instaurate dall’architetto con Paolo Veronese. Restano inoltre da chiarire molti aspetti della controversa villa palladiana di Santa Sofia, così come rimangono ignoti i due documentati disegni forniti da Palladio a Federico e Antonio Maria Serego per la Cucca. In definitiva, molto ancora resta da fare. Lo studio, pertanto, deve essere inteso come continuo work in progress: mi auguro con questo libro di aver portato nuovi dati di conoscenza che possano indurre a proseguire le ricerche sull’attività veronese di Andrea Palladio, e – soprattutto – che questa possa finalmente essere ritenuta parte integrante, e non marginale o periferica, dell’opera del Maestro. Giulio Zavatta Franco Pozzi, ritratto di Federico Serego, miniatura a punta d’argento, 2013 (foto Gilberto Urbinati) 8 “ADORNO FATE L’ADIGE ALTIER”: PALLADIO E IL TERRITORIO VERONESE 9 Il libro che qui presentiamo ha, alla base della ricerca che propone, una dotta e consistente tesi di dottorato discussa – e premiata con la massima votazione e la lode – nel 2013, presso il Dottorato in Beni Culturali e Territorio dell’Uni- versità di Verona. E tengo a dirlo: non solo in quanto di quella tesi sono stata il relatore, ma, soprattutto, per affermare (con compiacimento) che questi nostri dottorati sono spesso in grado di proporre studi e ricerche in precedenza mai affrontati e che contribuiscono non poco a allargare la conoscenza delle materie prese in considerazione. Palladio e Verona, dunque. Un campo specifico (su cui si son misurati illustri studiosi come Piero Gazzola, Giangiorgio Zorzi, Lionello Puppi, Licisco Magagnato, Paola Marini, solo per far qualche nome) dove gli specialisti si son prodigati a cercare documenti e testimonianze che potessero ancorare il nome illustre di Andrea alla città atesina. Finora solo con ipotesi suggestive ma senza grandi novità nel campo della ricerca documentale. Anzi: gli errori e le sviste si son stratificati nel tempo, accettando come buoni termini cronologici che le fonti cor- rettamente proponevano ma imputandole a edifici diversi da quelli cui andavano riferiti: è emblematico il caso dei documenti relativi al 1564 che Biadego, nel lontano 1886, aveva correttamente messo in relazione con la corte grande della Cucca, oggi Veronella, e che invece sono stati, in seguito, ritenuti significativi per la villa, sempre appartenente ai Serego, di Santa Sofia di Pedemonte. Si è spesso confuso, ancora, il cantiere di Veronella con quello della Cucca, sostanzialmente aggregando i due siti in un’unica realtà progettuale mentre si tratta di luoghi diversi e solo in seguito unificati sulle carte. Del resto, e curiosamente, nella “storica”, grande mostra su “Palladio e Verona” del 1980, pur nella ammirevole ricchezza espositiva che esplorava con dovizia di esiti la cultura architettonica della Terraferma veneziana del Ri- nascimento e che proponeva inoltre una schiera ragguardevole di documenti d’archivio fino a allora sconosciuti (o trascurati), dei puntuali riscontri fra la committenza veronese e il nostro architetto restavano imprecisati ed affidati a quanto le tradizionali fonti ottocentesche avevano proposto già in tempi remoti. A ciò si aggiunga che la mostra ben più recente, quella tenutasi a Vicenza nel 2008, che avrebbe dovuto esplorare tutti i risvolti dell’attività di Andrea e che si proponeva come la summa definitiva sull’opera del Nostro, preferiva trascurare quasi del tutto l’argomento, forse considerando Verona momento circoscritto e non significativo del suo curriculum. Non è così: e questo libro, con la quantità di nuovi documenti e nuove ipotesi di lavoro che presenta, ne è la prova. Anzitutto l’analisi sistematica del Carteggio Serego, conservato presso la Biblioteca Civica di Verona, che ha permesso di ritrovare le risposte indirizzate dallo stesso Palladio ai suoi committenti e che non solo ha consentito di ricostruire in termini di maggior attendibilità la scansione cronologica dei suoi interventi, ma ne ha precisato la consistenza e l’iter progettuale. Ma ha anche autorizzato a proporre nuovi suggerimenti per quanto riguarda i tempi (e i modi) di edifici non veronesi quali la chiesa del Redentore, la villa di Vancimuglio o la Rocca Pisana di Vincenzo Scamozzi. Non solo Palladio tuttavia. In coda al volume appaiono – sulla base ancora di documenti inediti – i profili di “inze- gneri” e architetti (ma anche cartografi e “periti”) di Verona che lavorano a fianco o contemporaneamente a Palladio e che costituiranno il tramite di diffusione nel territorio del suo nuovo (e rivoluzionario) linguaggio. Dove s’intuiva come l’“Adige altier”, secondo i versi di Pietro Buccio, illustre scrittore e cronachista bresciano, fosse divenuto uno dei punti di riferimento ineludibili per lo sviluppo e il progresso del lessico palladiano nella dialettica città-territorio. Loredana Olivato Jacopo Bernardi, Andrea Palladio, bulino e acquaforte su disegno di Vincenzo Raggio, Milano presso A. Vallardi, XIX sec. 10

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grar, Poiano, Grezzana, Marzana, San Bonifacio, Soave,. Lavagno, Meledo. ri, la diversità dell'erbe, la densità delle selve, l'orridezza de' monti, la
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