UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLTÀ DI INGEGNERIA Dipartimento di Tecnologia Meccanica, Produzione ed Ingegneria Gestionale Progetto di marketing: Analisi del settore della pasta secca di grano duro. Studenti: Giorgio Fichera Salvatore Pampinella Antonino Raimondi Massimiliano Rea Anno Accademico 2006-2007 1 Analisi settore pasta secca Storia della Pasta L’etimologia del termine "pasta", nel tardo latino “pãsta”, deriva probabilmente dal greco “ pasth” (pástë), letteralmente "farina mista a un liquido" o "farina con salsa", a sua volta forma sostantivata del verbo “passein” (pássein) che può essere tradotto con “impastare”. Però, nonostante l’origine greca del termine, non è possibile attribuire ad un popolo in particolare la paternità del primo impasto di grano polverizzato ed acqua, e la successiva idea di essiccarlo per necessità di conservazione e comodità di trasporto. Logica vuole che la pasta, come il pane, fu un ‘cibo spontaneo’, legato alla scoperta e all’uso dei cereali la cui coltivazione e diffusione avvenne quasi contemporaneamente in molte popolazioni antiche che, in seguito, scoprirono, spinte da bisogni e abitudini alimentari differenti, come utilizzare il grano per impasti ad uso alimentare. In tempi remotissimi, nel bacino del Mediterraneo si svilupparono coltivazioni di frumento e orzo, di grano saraceno nell’Africa settentrionale, di avena nel Nord Europa e di segale nei paesi anglosassoni. Indagini e studi di archeologia alimentare, infatti, testimoniano che i cereali furono scelti da molti popoli come base dell’alimentazione e che, in tappe successive, si arrivò alla macinazione, alla farina, all’impasto, alla sfoglia ed infine alla pasta che iniziò ad essere cotta in acqua salata, in acqua di mare dove possibile o in acqua e sale. Se, idealmente, il mito della pasta non si può non farlo cominciare da Cerere, dea delle messi e dei cereali, le sue prime tracce storiche emergono da una tomba etrusca di Cerveteri che si presenta ornata da un curioso motivo di coltelli, mattarelli e rotelle che sembrano quelle ancora oggi usate per la preparazione dei ravioli. E proprio gli Etruschi pare preparassero delle lasagne di farro, un cereale molto simile al frumento. Ai tempi dell’antica Roma, nei primi anni dopo Cristo, il cuoco Apicio parla nel suo libro di cucina, di fatto il più antico ricettario romano, di qualcosa di molto simile alle lasagne, preparate a base di farina e molto raccomandate per "racchiudervi timballi e pasticci". Letteralmente si chiamavano "lagana", e le "lagane" e "laganelle" che ancora oggi si mangiano nel sud d’Italia ne sono le estreme pronipoti. Si data intorno all'anno Mille la prima ricetta documentata di pasta, tratta dal libro " De arte Coquinaria per vermicelli e maccaroni siciliani ", scritto da Martino Corno, cuoco del potente Patriarca di Aquileia. Di certo la pasta era già ben conosciuta nei paesi arabi, dove ancora oggi si parla di " makkaroni". Dai paesi arabi l’osmosi con Grecia e Sicilia (allora colonie arabe) è inevitabile. In verità, gli Arabi importarono la pasta per tutto il bacino del Mediterraneo, ma soltanto in Italia essa si diffuse in maniera così straordinaria. E’ Palermo, storicamente, la prima vera capitale della pasta , perché qui si hanno le prime testimonianze storiche di produzione di pasta secca a livello artigianale-industriale. Nel 1154 il geografo arabo Al-Idrisi, al servizio di Ruggero II, narra in un suo scritto che in una zona abitata con case e molti mulini, precisamente a Trabia a 30 km da Palermo, "si fabbrica tanta pasta in forma di fili ( itrija) che viene esportata in tutte le parti, nella Calabria e in tanti paesi musulmani e cristiani anche via nave". E ancor oggi, come si sa, la parola "tria", derivata proprio da quei fili, designa la pasta fatta in casa in vaste aree della Sicilia e della Puglia. Tra 1400 e 1500 si diffonde in Liguria la produzione artigianale dei " Fidei" (tipo di pasta così chiamata nel dialetto locale, antenata degli attuali "fidelini" o "fedelini"). A Genova, nel 1574, nasce la Corporazione dei Pastai, mentre tre anni dopo a Savona viene costituita la "Regolazione dell'Arte dei Maestri Fidelari". Ma per una vera e propria rivoluzione culinaria bisognerà attendere fino al XVII secolo quando, a Napoli, la pasta incontrò il pomodoro, appena giunto in Europa dopo la 2 Analisi settore pasta secca scoperta dell’America. Il connubio pasta e pomodoro divenne insuperabile, facendo dimenticare le combinazioni agrodolce e dolce-salato che fino ad allora si utilizzavano in cucina. Anche così condita, però, la pasta rimaneva sempre cibo delle classi povere, soprattutto perché veniva ancora mangiata con le mani. A consacrarla vero e proprio piatto "cult" anche tra l’aristocrazia fu la geniale trovata di un ciambellano di re Ferdinando II di Napoli, tal Gennaro Spadaccini, che nel ‘700 inventò la forchetta a quattro punte corte, da allora usata per mangiare la pasta anche nelle corti di tutta Italia. A Napoli la pasta veniva preparata impastando la semola con i piedi. Il pastaio stava seduto su un lungo sostegno e nel frattempo impastava la semola. Il re di Napoli Ferdinando II non era contento di questo metodo di pastificazione e ingaggiò un famoso ingegnere per migliorarne il procedimento. Il nuovo sistema consisteva nell'aggiungere acqua bollente alla farina fresca macinata e al lavoro di impastatura con i piedi subentrò una macchina fatta di bronzo che imitava perfettamente il lavoro svolto dall'uomo. Intanto, nel 1740 anche la città di Venezia concede (a tal Paolo Adami) la licenza per aprire il primo pastificio. I macchinari erano abbastanza semplici. Consistevano in una pressa di ferro azionata da alcuni giovani ragazzi. Nel 1763 il Duca di Parma, Don Ferdinando di Borbone, concede a sua volta al signor Stefano Lucciardi di Sarzana il diritto di privativa per 10 anni, per la produzione di pasta secca nella città di Parma. Alla fine dell’Ottocento, l’essiccazione ad aria calda è una realtà, coperta da numerosi brevetti. E la pasta muove i primi passi come prodotto mondiale con i primi pastifici industriali aperti in Francia, a Clermont Ferrand, e in Svizzera. Nel XIX secolo a Napoli, mentre la crescita demografica aggravava la situazione delle disponibilità alimentari, una vera rivoluzione tecnologica (la diffusione della gramola e l'invenzione del torchio meccanico) consentì di produrre pasta a prezzo più conveniente. Inizialmente in legno e con campana di rame, il torchio andò via via raffinandosi e ottimizzandosi. Dal 1870 la pasta diventa così sempre più protagonista dell'alimentazione popolare con il varo, sempre a Napoli, del torchio idraulico, prodotto dalla ditta Pattison. Nella fase d’avvio della produzione industriale molto ha contato il clima partenopeo e la vicinanza della città al mare che favorisce, in Campania come in Liguria e in Sicilia, la migliore essiccazione e la conservazione a lungo del prodotto. A scoprire l’importanza di un regime alimentare a base di pasta fu Carlo VIII nel 1500 che, nel corso della sua spedizione alla conquista del Regno di Napoli, pretese che il suo esercito imparasse a nutrirsi da ‘persone civili’, con abbondanti porzioni di maccheroni conditi con "butirro, cannella, zuccaro et formaggio". La stessa pasta che fece dire a Napoleone Buonaparte, abbracciando a Losanna il portabandiera di un manipolo di legionari esule partenopei, "Vi condurrò presto a mangiare i maccheroni a Napoli". Non sappiamo se fossero maccheroni, ma la storia riporta che i Mille di Giuseppe Garibaldi, sbarcati a Marsala l’11 maggio 1860 nonostante la resistenza delle navi di Napoleone III, vennero rifocillati con altrettanti porzioni di pasta al tonno. La pasta, comunque, era molto amata anche fuori dai confini nazionali. Ad importarla negli USA fu il terzo presidente degli Stati Uniti d’America, quel Thomas Jefferson detto ‘il saggio’, che, venuto a Milano per convincere Napoleone a vendergli lo stato della Louisiana, si innamorò a tal punto della pasta da portarsi a casa, nascosto in un candido lenzuolo, un torchietto per preparare i primi d’America. Il merito divulgativo sulla cultura della pasta e' da attribuire all'UNIPI (Unione Industriale Pastai Italiani). Dal 1987 svolge sul territorio mondiale un' attivita' promozionale ai fini di valorizzare l'immagine della pasta. 3 Analisi settore pasta secca Il suo impegno nel sostenere il più tradizionale prodotto italiano, in contrapposizione all'affermarsi di modelli alimentari alternativi, ha portato alla realizzazione della prima campagna di informazione e di educazione alimentare a favore della pasta. Attraverso numerose iniziative promozionali, realizzate in collaborazione con l'Istituto Nazionale per il Commercio Estero, ha ottenuto un notevole successo delle manifestazioni realizzate, in Europa, Stati Uniti e Giappone. Recentemente, insieme ad altre Associazioni aderenti all'UNAFPS (Union des Associations de Fabbricants de Pates Alimentaires de l'UE), si e' dedicata a sviluppare le interessanti idee emerse in occasione del primo congresso Mondiale della Pasta svoltosi a Roma nel 1995 in materia di promozione del suo consumo nel mondo. In tal senso e' stato elaborato un progetto di massima che prevede, tra l'altro, la realizzazione di una linea guida per campagne promozionali nazionali a favore della pasta, una Giornata Mondiale della Pasta e una Biblioteca Internazionale che raccolga materiale promozionale. Tale progetto e' stato discusso anche con la National Pasta Association che rappresenta i produttori degli USA suscitando molto interesse e diventerà oggetto di un ulteriore approfondimento in occasione di un incontro tra le Associazioni dell'industria della Pasta interessate a livello internazionale. Ciclo di produzione 1. Raccolto I criteri che consentono di definire la qualità di frumento duro per l’industria della plastificazione sono:le proteine, qualità del glutine, colore giallo e salubrità. Tali caratteristiche del grano dipendono dalla qualità dei raccolti, altalenanti più per via delle condizioni metereologiche che per via dell’area di produzione. 2. La selezione La produzione di grano duro italiano non è sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale. In pastificazione viene utilizzato per l’80% circa grano duro italiano mentre il 20-30% (a seconda delle annate) del grano duro macinato nel nostro paese è di provenienza estera. Una quota di tali importazioni serve inoltre a gestire la variabilità qualitativa della produzione interna, al fine di assicurare la costanza delle caratteristiche qualitative del prodotto finito . Il grano viene selezionato per la macinazione in base alle sue caratteristiche igieniche, chimiche e fisiche. 4 Analisi settore pasta secca 3. La macinazione Il grano selezionato viene portato al mulino per essere dapprima setacciato, ripulito dalle impurità del raccolto, poi macinato per ottenere semole delle migliori qualità. Per la produzione di pasta viene utilizzato esclusivamente il grano duro, mentre il grano tenero e quindi la farina da esso ottenuta, viene destinata ai panifici ed all'industria dolciaria. 4. L’impasto e la gramolatura La semola di grano duro viene impastata con acqua purissima. In questo modo l'amido e le proteine si legano all'acqua ed inizia a formarsi il glutine, una rete proteica che lega i granuli d'amido idratati. Per la preparazione dell'impasto da pastificare in genere si aggiunge un 30% di acqua alla semola, che per essere tra le migliori dovrebbe avere particelle di dimensioni uniformi e di non eccessiva finezza, finezza che provocherebbe, durante la lavorazione, danni alla struttura proteica e che comprometterebbe la tenuta di cottura della pasta stessa; per contro particelle molto grosse assorbirebbero l'acqua in modo poco omogeneo e darebbero al prodotto una consistenza variabile L'impasto assume così il suo aspetto caratteristico. Con la successiva fase della gramolatura, l'impasto ben lavorato diventa omogeneo ed elastico. La pasta quindi è un alimento ottenuto esclusivamente dalla lavorazione di semola di grano duro ed acqua, non contiene sale e la legge italiana vieta l'aggiunta di conservanti e coloranti. 5 Analisi settore pasta secca 5. La trafilazione Una volta ottenuto l'impasto, questo viene trafilato in stampi che conferiscono alla pasta gli innumerevoli formati prodotti dalla fantasia dei maestri pastai. Il processo non é ancora terminato, perché l'impasto contiene ancora troppa acqua: circa il 30% del suo peso. In queste condizioni il prodotto non potrebbe essere conservato. La pasta viene quindi immessa negli essiccatoi. 6. Essiccamento Questo processo ha una durata che varia in funzione del tipo di pasta che deve essere prodotto. E' questo il momento più delicato di tutto il ciclo produttivo. L'essiccamento puo' essere rapido oppure lento. La vigente normativa italiana prevede un massimo di umidita' della pasta secca del 12,5% quindi bisogna procedere all'essiccamento in tunnel nei quali circola aria calda. L'essicamento puo' avere tempi e temperature che variano a seconda del formato, dalle sei alle ventotto ore per il tempo, e dai 40° agli 80° le temperature. Le tendenze attuali sono quelle di aumentare le temperature e di abbreviarne i tempi in quanto e' stato osservato che la temperatura elevata ne migliora le proprieta' strutturali e la sua consistenza in cottura. 7. Il raffreddamento L'elemento finale dell'essiccatoio è il raffreddatore che provvede a portare a temperatura ambiente la pasta ancora a temperatura d'essiccatoio. A questo punto non resta che la fase di confezionamento, negli astucci di cartone o nei sacchetti trasparenti, che hanno la funzione sia di proteggere il prodotto da contaminazioni che possono essere causate da agenti esterni che di presentare il prodotto in modo tale da fornire un'adeguata informazione all'acquirente/consumatore. 6 Analisi settore pasta secca 8. Il confezionamento Una buona pasta secca deve possedere alcuni requisiti essenziali: ¤ Confezione integra; ¤ Colore giallo o paglierino; ¤ Aspetto omogeneo senza macchie bianche o nere; ¤ Sapore e odore gradevole; ¤ Assenza di bolle d'aria; ¤ Fattura vitrea; ¤ Assenza di fessure o tagli; ¤ Assenza di muffe, larve o parassiti; ¤ Assenza di corpi estranei; ¤ La pasta va conservata in posti asciutti e secchi. Settore ISTAT L’elenco CODICI ISTAT 91 divide il mercato in settori e classifica le aziende in base al loro settore economico di appartenenza. L’elenco riconosce numerosi settori, ad esempio dalla sezione contrassegnata con la lettera D - “ATTIVITÁ MANIFATTURIERE”, si ramifica la sottosezione contrassegnata con DA - “INDUSTRIE ALIMENTARI, DELLE BEVANDE E DEL TABACCO”, e da questa la lista 15, all’interno della quale si trova: 15.8-Fabbricazione di altri prodotti alimentari; 15.85-Fabbricazione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili; 15.85.01-Produzione di paste alimentari secche; 15.85.02-Produzione di paste alimentari fresche; 15.85.03-Altre eventuali lavorazioni diverse dalla pasta; Pertanto il settore merceologico analizzato in questo elaborato è quello avente codice ISTAT 15.85.01. Fanno parte invece del settore economico (o allargato) i settori aventi codice ISTAT 15.85.02 e 15.85.03, in quanto, sia la pasta alimentare fresca o la pasta paglia e fieno (altra eventuale lavorazione della pasta), sono due prodotti succedanei che soddisfano lo stesso bisogno del consumatore. 7 Analisi settore pasta secca Andamento del settore della pasta secca nel mondo Secondo le stime effettuate sulla base dei dati disponibili (ISTAT, AC Nielsen), l'industria italiana della pastificazione ha mostrato una buona capacità di risposta ad una situazione congiunturale certamente non favorevole, caratterizzata, tra l'altro, da una generalizzata debolezza dei consumi nazionali, anche alimentari. Nel complesso, il 2005 si è chiuso con una crescita del 2% dei volumi prodotti, stimati in circa 3,2 milioni di tonnellate, grazie alla spinta della domanda estera. Va detto che, a fronte dell'aumento delle quantità prodotte, la redditività del comparto ha continuato a comprimersi. Nonostante il mercato nazionale sia caratterizzato da una marcata maturità, con un indice di penetrazione del prodotto pasta molto elevato, negli ultimi anni, anche grazie agli sforzi di innovazione delle aziende del settore, che hanno portato al lancio di nuovi prodotti di qualità ed elevato livello di servizio, i consumi interni si sono mantenuti relativamente stabili, intorno a 1,5 milioni di tonnellate. La lieve contrazione rilevata nel 2005 è ascrivibile soprattutto all'andamento dei consumi di pasta secca, che cedono circa lo 0,7%, mentre la pasta fresca cresce del 6% . Sui mercati esteri lo scenario è diverso. I consumi sono in crescita costante, non solo nel canale food service ed industry, ma anche nel canale retail. Nel 2005 abbiamo visto le nostre esportazioni continuare il loro trend positivo e superare i consumi nazionali. I dati ISTAT confermano un volume di export pari a oltre 1.604.000 tonnellate, per un valore di circa 1.222 milioni di Euro. Rispetto al 2004 le vendite di pasta all'estero sono cresciute del 3,6% in volume e del 2,7% in valore. A livello geografico va evidenziata la buona performance del mercato comunitario - che assorbe il 65% delle esportazioni, con la Germania in testa (19%), seguita dalla Francia (14%) e dal Regno Unito (13%) - cresciuto del 2,3% in volume, anche se il fatturato è aumentato appena dell'1,3%. Ottimi i risultati dell'export verso gli USA, quarti nella classifica dei principali importatori, che mettono a segno un incremento del 9,3% in volume e del 10% in valore, portando la propria quota all'11,6%. Da sottolineare in modo particolare la ripresa dei consumi in questo importante mercato, dove la pasta ha attraversato, negli ultimi anni, una fase particolarmente delicata a causa del dilagare delle diete a basso contenuto di carboidrati. Si confermano positivi ed incoraggianti i segnali provenienti dai mercati emergenti, quali la Russia (+37% in volume e valore), la Cina (+35% in quantità e +37% in valore) e l'India (+17% in quantità e +11% in valore). Anche le esportazioni verso i paesi di nuova adesione, in particolare Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, hanno fatto registrare forti tassi di incremento a due cifre. E' evidente quindi che l'internazionalizzazione è la principale chiave di sviluppo per le imprese del nostro settore. I mercati esteri assorbono ormai più del 50% sul totale della produzione nazionale e rappresentano per molte aziende il principale sbocco. Senza trascurare i mercati tradizionali, molta attenzione deve essere dedicata alle opportunità offerte dai mercati emergenti dove il potenziale inespresso è davvero considerevole, come ad esempio l'Est Europeo, la Russia e l'Estremo Oriente, Cina e India in testa. Il presidio e la crescita ulteriore delle nostre quote di mercato all'estero e l'apertura di nuovi mercati rappresentano, ormai, un obiettivo primario per l'industria italiana della pastificazione, che, grazie anche ai mercati esteri, mantiene saldamente la sua posizione di leadership a livello mondiale. La struttura produttiva è articolata in n. 150 stabilimenti industriali, di cui n.119 sono specializzati nella produzione di pasta secca, n. 20 nella produzione di paste industriali fresche, mentre n.11 stabilimenti coprono entrambe le tipologie produttive. 8 Analisi settore pasta secca La capacità produttiva del settore è stimata in circa 4.600.000 tonnellate annue, con un grado di utilizzazione degli impianti del 69% circa. Figura 1 – Produzione di pasta secca Italiana Figura 2 - Consumo medio annuo pro-capite di pasta (Kg) 9 Analisi settore pasta secca L'industria italiana delle Paste alimentari Quantità Valore nel 2005 (1) (tonnellate) (milioni di Euro) TOTALE PASTE ALIMENTARI SECCHE Produzione totale 3.087.505 2.919 Mercato nazionale 1.483.405 1.697 ESPORTAZIONI (2) 1.604.100 1.222 di cui: PASTA SECCA DI SEMOLA - Produzione totale 2.787.065 2.251 - Mercato nazionale 1.375.725 1.371 - Esportazioni (2) 1.411.340 880 PASTA SECCA ALL'UOVO - Produzione 188.425 399 - Mercato nazionale 99.690 288 - Esportazione (2) 88.735 111 PASTA SECCA FARCITA - Produzione 112.015 269 - Mercato nazionale 7.990 38 - Esportazioni (2) 104.025 231 PASTA INDUSTRIALE FRESCA - Mercato nazionale 104.000 490 - di cui - pasta fresca ripiena 48.650 314 - pasta fresca all'uovo 13.050 56 - pasta fresca di semola 14.450 44 - gnocchi 27.850 77 STIMA PRODUZIONE TOTALE (paste alimentari secche e fresche) 3.191.505 3.409 STIMA CONSUMO NAZIONALE 1.587.405 2.187 TOTALE pasta secca 1.483.405 1.697 pasta fresca 104.000 490 STIMA CONSUMO PRO-CAPITE (kg) 28 pasta secca 26 pasta fresca 2 PESO RELATIVO DEI VARI FORMATI (in %) - Pasta lunga 34 - Pasta corta 66 10
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