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Amo il Veneto perché PDF

112 Pages·2011·1.01 MB·Italian
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Elena Donazzan Amo il Veneto perché: è la mia terra per noi Corona è un alpinista c’è gente perbene i veneti sono andati nel mondo rimanendo orgogliosi di essere italiani in Veneto si è fatta l’Italia è terra di alpini la genialità delle nostre imprese stupisce il mondo è bello ha città, campanili, opere d’arte, che a stento conosciamo noi e che farebbero impallidire il mondo è generoso è lavoratore dovremmo amarlo di più Progetto, testi e coordinamento editoriale > Alessandro Zaltron Supervisione > Serena Dalla Valle Ha collaborato > Barbara Ricciuti Impostazione grafica e impaginazione > Enrico Sabadin per St’art Un grazie a chi ha fornito materiali e spunti, al prof. Paolo Feltrin, alla dr.ssa Diletta Ricciardi Finito di stampare nel mese di febbraio 2010 presso Laboratorio Grafico BST - Romano d’Ezzelino (VI) 2010 EDIZIONI BST - Romano d’Ezzelino (VI) © Elena Donazzan Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata o riprodotta se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d’autore. In principio - Com’è nata l’idea di questo libro - “Vivi come se dovessi morire subito, pensa come se non dovessi morire mai”. Giorgio Almirante Oggi le persone votano in modo più responsabile; questo fenomeno è reso evidente anche dall’aumen- to delle preferenze nominative per i singoli candi- dati. C’è voglia di decidere, di scegliere la persona, oltre che il partito. E, se scegli una persona, vuoi conosce- re qualcosa di più di lei. Quando sei assessore regionale, in molti ti riconosco- no perché hanno presente il tuo viso. A me è capitato di essere interpellata alle cinque di mattina mentre appendevo dei manifesti elettorali, tutta impiastric- ciata di colla. Un gentile signore mi aveva visto con lo scopettone, si è fermato, mi ha chiesto se ero pro- prio io e ha voluto stringermi la mano. Ma sembra che pochi conoscano, anche se sarebbe- ro interessati, la tua storia e il tuo percorso, chi è la tua famiglia («de chi sito?»), dove sei nata, come sei cresciuta. Sono elementi utili per farsi un’idea più completa della persona che chiede il tuo voto. 3 Ecco come è nata l’idea di questo libro, provando a mettere per iscritto chi sono, cosa penso, quali sono i miei valori, le mie convinzioni, il mio modo di essere e di vivere, le cose a cui do importanza. Buona lettura e, se vi avrò convinto… ricordatevi di me. E. D. 4 Piacere, Elena - Conosciamoci meglio - “Se la fiducia nell’amore mi abbandonasse, allora sarebbe tutto finito”. Nicola Pasetto >Partiamo con una malignità. Ma è vero che sei un caterpillar, come ti dipingono i tuoi avversari politici? Cominciamo bene… La verità è che ho pianto anch’io. Di dolore un sacco di volte. Ho subìto gros- si lutti, mio padre, mio cugino Lorenzo che aveva 22 anni: facevo la maturità in quei giorni, per cui ho dei ricordi orrendi dell’esame. E, non si direbbe, ma da bambina ero di una timidezza imbarazzante… Mia mamma era preoccupata, perché mi nasconde- vo spesso dietro le sue gonne e cambiavo strada se avevo un adulto davanti. Anche oggi ci sono certi argomenti che mi mettono a disagio, come la sfera della sessualità, perché sono pudica, quasi una bac- chettona. >Come definiresti l’amore? L’amore è rispetto, soprattutto. Il fatto che tu rie- sca a rinunciare a qualche cosa per un’altra perso- 5 na. Quando penso a cosa sarebbe di me senza mia sorella, precipito nella disperazione totale. Parliamo di amore assoluto. Poi c’è l’amore di quando fai un pezzo di strada con una persona e vuoi che quel pez- zo di strada sia per tutto il resto della tua vita. Che è un impegno. Io mi innamoro un sacco di volte, con tanta passione, spesso legata all’idealità e alla politi- ca, mentre l’amore è impegno esclusivo. Credo che il matrimonio debba durare per tutta la vita, perché quando litighi con qualcuno, soprattutto se è un tuo familiare, non è concepibile che ti giri dall’altra par- te. Ti confronti, ti affronti, provi a risolvere, e se non risolvi stai lì. Oggi è un po’ tutto un “prendi e porta via”, c’è il supermercato degli affetti. È facile stare assieme finché sei giovane, brillante, figo, magari con una bella posizione. Ma i momenti difficili nella vita ci sono, per tutti. E a chi devo affidarmi allora? A uno che mi guarda solo se ho la taglia 42 o a chi mi ha scelta perché ci siamo presi degli impegni reci- procamente? >Ma c’è posto per l’amore coniugale nella tua vita? Io sono fortunata, sono innamorata di una persona che condivide tutto con me. Perché ha fatto politi- ca militante, crede nella generosità dell’atto politico, abbiamo un grande rispetto l’una dell’altro, perché so che è capace di combattere. E poi è difficile tro- vare una “suocera” così carina… 6 >Come vi siete conosciuti tu e…? Vittorio. Ci siamo conosciuti a un campo giovanile, che erano i nostri campo base. Sono stati una bel- lissima idea della giovane Destra sociale, dove ho passato le mie estati a piantare tende, a preparare da mangiare, a parlare di filosofia, a elaborare progetti per l’anno successivo, a incontrarmi con gente che veniva da tutta Italia. Un legame comunitario che non ha paragoni, di fratellanza. Lì, otto anni fa, ho conosciuto Vittorio. Lui era di una Destra patinata, glamour. Ricordo che, conoscendolo, il mio amico Andrea Del Mastro disse: «Le cose stanno cam- biando, ragazzi, abbiamo anche quelli che si vestono bene e sorridono». Vittorio è uno che tende a dirmi che fra sette anni ci fidanziamo. Nota che siamo fi- danzati da sette! >È stato amore a prima vista? Successivamente, al congresso giovanile di Viterbo, è venuta la svolta. Per me di sicuro. C’è stato uno scontro pesante dentro al partito. Vinse l’attuale mi- nistro Meloni, io ero dall’altra parte. Vittorio, nello scacchiere delle appartenenze, stava con loro. E in- vece decise di sostenere il nostro candidato, dicendo che era una «scelta d’amore». Per la politica, non per me; però ho visto una persona che ci stava rimet- tendo perché dall’altra parte avrebbe vinto. E inve- ce fece una scelta che lo penalizzava. Come diceva Junio Valerio Borghese, non è importante vincere o 7 perdere, ma come si vince o come si perde. >Passiamo alla tua famiglia. Mi identifico nel mio cognome, perché ho una storia familiare di cui vado fierissima… È in origine una famiglia di scalpellini, di Pove del Grappa: allora il Grappa dava opportunità in termini di pastorizia e di lavorazione della pietra. La mia famiglia agli inizi del ’900 ha una buona posizione economica, perché quella di scalpellino è una professione specialistica. È una famiglia numerosa: mio nonno ha quattro fratelli e una sorella. Tutti gli uomini di casa sono impegnati in questa attività; in buona parte poi, tra gli anni Venti e Trenta, decidono per la vita militare. >Ci parli di loro? Il più grande, lo zio Costantino, medaglia d’argento al Valor militare, è un atleta nell’esercito degli anni Trenta, per la precisione un maratoneta, tanto che nel ’36 avrebbe dovuto partecipare alle Olimpiadi. Dal momento però che vede partire tutti i suoi ca- merati, scappa dall’ospedale militare dov’è ricoverato per andare in Spagna coi suoi. Al porto di Napoli gli indicano la nave sbagliata e lui finisce a fare la guer- ra in Africa. Enrico, il più giovane, parte volontario mentre è universitario, diventa ufficiale, sottotenente degli alpini; viene mandato sul fronte russo, da cui non torna più. Italo Giorgio è il secondogenito, par- te come camicia nera per l’Africa Orientale italiana 8 dove diviene ufficiale agli ordini del fratello Costan- tino. Combatte nella famosa battaglia di Keren ed è fatto prigioniero. L’8 settembre, alla domanda degli inglesi da che parte volesse stare, non ebbe esitazio- ne: dalla stessa dove aveva combattuto fino ad allora! Nessuno di loro tradì il giuramento fatto alla Patria, alla propria divisa, ai valori nei quali erano cresciuti ed è per questo che aderirono alla Repubblica So- ciale Italiana, pur consapevoli che sarebbe stata una guerra perduta. Sono molto orgogliosa della mia fa- miglia per queste ragioni: c’erano amore di patria, senso del dovere e dignità, e questi sono rimasti va- lori per me non negoziabili. >Com’è proseguita poi la storia familiare? L’azienda di famiglia all’indomani della Seconda guerra mondiale andò male, perché i miei aveva- no svolto tutti i lavori per il duomo di Fiume, che dopo la guerra nessuno ha più pagato… Sono gli anni della storia di mio padre, che nacque proprio nel ’46. Continuando la tradizione di famiglia, a 16 anni scelse di arruolarsi negli Alpini. Dopo essere stato avviato a Viterbo per la Scuola sottoufficiali, e poi alla Scuola militare alpina di Aosta (era molto atletico, infatti aveva la specializzazione come istrut- tore cinofilo, di sci e di roccia), venne assegnato alla caserma di Borgo San Dalmazzo, vicino a Cuneo. Lì conobbe mia madre, che è piemontese. Si sposarono nel 1970. Io, la prima figlia, sono nata a Bassano del 9 Grappa il 22 giugno 1972. >Perché i tuoi sono tornati a Bassano? Mio padre, Fabio, aveva un fratello maschio e due sorelle; in quegli anni tentarono di rimettere in gio- co l’azienda, e mio padre in un momento di difficol- tà lasciò l’esercito su richiesta della famiglia. Quello fu il suo più grande sacrificio, secondo me, perché lui era nato per la vita militare. Poi però l’azienda chiu- se definitivamente; e verso il ’75 mio padre scelse di fare il camionista, fino alla fine della sua carriera. Il grande insegnamento che mio padre mi ha dato è che bisogna affrontare tutte le difficoltà guardando negli occhi chi hai davanti e che, sia nei momenti in cui le cose vanno bene che in quelli in cui van- no male, la dignità è la cosa fondamentale; e mi ha insegnato anche che la coerenza con la quale si af- frontano i problemi dipende solo da noi. Purtroppo papà è morto giovane, a 54 anni… Ha fatto appena in tempo a vedermi eletta. >Una famiglia maschile la tua… Se gli uomini mi danno i paletti e la direzione, le donne rappresentano il riferimento costante della mia esistenza. Mia madre è stata il collante della famiglia… un cemento, in ogni momento delle no- stre vite. Ha sempre pensato al dopo, a cosa poteva lasciare a noi figli; non in termini materiali, ma di esempio, di etica. Mia madre è una donna molto le- 10

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in Veneto si è fatta l'Italia è terra di alpini se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'autore. ne e di comprensione, attuando un sistema per cui chiunque to del lavoro: la legge Biagi del Veneto. La legge.
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