Amerigo Vespucci non scoprì l'America e non affermò mai di essere stato il primo uomo europeo a mettere piede sul nuovo continente, né, cosa forse ancora più importante, pretese mai di dargli il proprio nome. Perché allora già dal primo Cinquecento la parola "America" iniziò a diffondersi per definire il Nuovo Mondo descritto dal grande esploratore nelle sue lettere? Stefan Zweig fu profondamente affascinato da Vespucci, forse anche a causa di questo enigma che circonda il suo destino, e in "Amerigo", ultimo libro scritto prima del suicidio, decise di raccontare l'incredibile vicenda di un uomo che la Storia ha voluto ora un eroe, ora un truffatore. Così, uno dei momenti cruciali della nostra modernità, quello delle epocali scoperte geografiche, viene affrontato da Zweig attraverso le avventure rocambolesche di un uomo, trovatosi suo malgrado al centro di avvenimenti più grandi di lui e di una serie di bizzarre coincidenze, fraintendimenti e falsificazioni che lo portarono a essere considerato uno dei più importanti navigatori di tutti i tempi o uno dei più spregevoli impostori della storia. "Amerigo" è una delle opere più affascinanti e sottovalutate di Stefan Zweig, uscita originariamente in America lo stesso giorno della morte del suo autore e poi dimenticata per molti anni.