Il tema dello scienziato pazzo che perviene in cantina a una straordinaria invenzione è di quelli che gli scrittori di fantascienza non toccano più nemmeno con le molle da almeno una trentina d'anni. E fanno male. Perchè nella fantascienza, come nella letteratura in generale, non esistono temi "impossibili". Tutto è sempre raccontabile, con le dovute varianti, modifiche, migliorie. Lo scienziato di questo romanzo non è pazzo e non è nemmeno un genio. Il suo laboratorio non è in cantina ma in uno stabilimento di media grandezza, come ce ne sono tanti anche in Italia, finanziato da una moglie ricca, possessiva e antipatica. La sua invenzione arriva dopo lunghe e varie ricerche in tutt'altra direzione, e viene brevettata e venduta per tutt'altri scopi. Nessuno, neppure lui, capisce di che cosa si tratti. Poi, una serie di inspiegabili incidenti mette in allarme una grande casa automobilistica americana: tutte le macchine coinvolte erano di un certo modello sportivo, tutte stavano eseguendo una svolta a sinistra, tutte montavano un particolare tipo di parabrezza. Solo a questo punto, quella che sembrava una modesta novità tecnologica diventa una scoperta sensazionale, le cui applicazioni - buone e cattive - trasformano in pochi anni il mondo e arricchiscono la fantascienza di una memorabile trovata.