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Alta finanza PDF

155 Pages·2016·0.69 MB·Italian
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ALTA FINANZA. Traduzione di Roberta Rambelli ARNOLDO MONDADORI EDITORE. Grazie ExEs per il file, editato da mykon per TNTVillage 2 Era stata la notte più fortunata della vita di Tim Fitzpeterson. Lo pensò quando aprì gli occhi e vide la ragazza che dormiva ancora nel letto accanto a lui. Non si mosse per non svegliarla; ma la guardò quasi furtivamente nella fredda luce dell'aurora londinese. Dormiva distesa sul dorso, con l'abbandono totale di un bambino. Tim ricordò la sua Adrienne quando era piccina. Ma scacciò dalla mente quel pensiero sgradito. La ragazza al suo fianco aveva i capelli rossi che aderivano alla piccola testa come un caschetto facendo risaltare le minuscole orecchie. Tutti i lineamenti erano minuti: naso, mento, zigorni, bei denti. Durante la notte, le aveva coperto il viso con le mani larghe e goffe, aveva premuto dolcemente le dita sotto gli occhi e sulle guance, le aveva schiuso le labbra morbide con i pollici, quasi la sua pelle potesse percepire quella bellezza come percepiva il calore del fuoco. Il braccio sinistro della ragazza era abbandonato sopra la coperta che lasciava esposti le spalle esili e delicate e un seno piccolo dal capezzolo che il sonno rendeva morbido. Giacevano separati, non si toccavano, sebbene Tim potesse sentire il tepore della coscia accanto alla sua. Distolse lo sguardo e lo concentrò sul soffitto. Per un momento lasciò che il piacere, il ricordo dell'amore lo scuotessero come un fremito. Poi si alzò. Si fermò accanto al letto e si voltò a guardarla. Era tranquilla. La luce rivelatrice del mattino non la rendeva meno incantevole, nonostante i capelli spettinati e le tracce impiastricciate di un trucco elaborato. La luce del giorno gli era meno favorevole e Tim Fitzpeterson lo sapeva. Cercò quindi di non svegliare la ragazza; voleva guardarsi allo specchio prima che lei lo vedesse. Si diresse nudo verso il bagno passando sulla moquette verdescura del soggiorno. Per un attimo vide l'ambiente come per la prima volta e lo trovò disperatamente banale. La moquette si intonava con un divano verde ancora più squallido con cuscini a fiorame sbiadito. C'era una semplice scrivania di legno simile a quella che si trova in tutti gli uffici; un vecchio televisore in bianco e nero; uno schedario, uno scaffale pieno di testi di economia e di diritto, più diversi volumi di Hansard. Eppure gli era sembrato così avventuroso avere un pied-à-terre a Londra. Nel bagno c'era un grande specchio… era un acquisto della moglie, prima di lasciare per sempre la città. Mentre attendeva che la vasca si riempisse, si guardò allo specchio e si chiese cosa c'era in quel suo corpo di uomo non più giovane per suscitare il desiderio di una bella ragazza di… quanti anni? 3 Venticinque? Era un uomo sano, ma non in ottima forma, o almeno non nel senso in cui si USò la frase per descrivere quelli che abitualmente fanno ginnastica o frequentano una palestra. Era basso, tozzo, il corpo appesantito da un po' di grasso superfluo specie su busto, vita e natiche. Aveva un fisico accettabile per un uomo di quarantun anni: ma non era tale da eccitare neppure la più vogliosa delle donne. Il vapore appannò lo specchio, Tim entrò nella vasca. Appoggiò la testa e chiuse gli occhi. Pensò che aveva dormito meno di due ore, eppure si sentiva in forma. La sua educazione avrebbe dovuto indurlo a credere che disagio e malessere, se non un'infermità vera e propria, fossero le normali conseguenze di notti dedicate al ballo, all'adulterio e all'alcol. Tutti quei peccati sommati insieme avrebbero dovuto attirare sulla sua testa la collera di Dio. E, invece, il salario del peccato era delizioso. Prese a insaponarsi languidamente. Tutto era incominciato durante uno di quegli orribili pranzi: cocktail di pompelmo, bistecca troppo cotta, tutto già risaputo per i trecento membri di un'organizzazione inutile. Il discorso di Tim era stato una denuncia dell'attuale strategia del governo, una delle tante, studiata per far appello alle particolari simpatie politiche dei presenti. Poi aveva accettato di andare altrove a bere un drink con un collega, un giovane e brillante economista, e con due persone del pubblico che gli interessavano vagamente. Erano finiti in un nightclub che normalmente sarebbe stato al di là delle sue possibilità; ma qualcun altro aveva pagato l'ingresso. Una volta entrato, aveva cominciato a divertirsi, al punto che aveva ordinato una bottiglia di champagne, pagandola con la carta di credito. Altre persone si erano unite al gruppo: un pezzo grosso dell'industria cinematografica che Tim aveva sentito nominare un paio di volte; un drammaturgo del tutto sconosciuto; un economista di sinistra che stringeva le mani a tutti con un sorriso ironico ed evitava di p,arlare della sua professione; e le ragazze. Lo champagne e lo spettacolo avevano infiammato un po' Tim. Ai suoi tempi, a quel punto, avrebbe portato a casa Julia e avrebbe fatto l'amore con lei con violenza…, a volte, a lei piaceva. Ma Julia, ora, non veniva più in città, e Tim, di solito, non andava più nei nightclub. Le ragazze non erano state presentate. Tim aveva cominciato a parlare con quella più vicina, una rossa dal seno piatto con un lungo abito color chiaro. Sembrava una modella e diceva di essere attrice. Tim prevedeva che l'avrebbe trovata noiosa, e che la ragazza lo avrebbe giudicato allo stesso modo. 4 A quel punto ebbe la prima premonizione che quella sarebbe stata una notte speciale: lei sembrava trovarlo affascinante. Avevano incominciato a conversare e si erano isolati gradualmente dagli altri, fino a quando qualcuno aveva suggerito fli trsrferirsi in lin sItrn elilh Tim svevs imme~lintsmPntP detto che se ne sarebbe tornato a casa. La rossa gli aveva preso il braccio e l'aveva pregato di restare: e Tim, che per la prima volta dopo vent'anni si sentiva galante nei confronti di una bella donna, si era arreso. Mentre usciva dalla vasca si chiese di che cosa avevano parlato così a lungo. Il lavoro di un sottosegretario al Ministero dell'Energia non costituiva certo un argomento adatto per una conversazione durante un cocktail-party. Quando non era tecnico, era estremamente riservato. Forse avevano discusso di politica. Forse lui aveva raccontato aneddoti su note personalità con quel tono impassibile che era il suo unico modo d'essere spiritoso? Non ricordava. Ricordava soltanto il modo come stava seduta la ragazza, protesa verso di lui, con tutto il corpo: la testa, le spalle, le ginocchia, i piedi… un atteggiamento che era insieme intimo e provocante. Tim asciugò il vapore sulla superficie dello specchio e si stropicciò il mento con aria assorta pri[na di radersi. Aveva i capelli scuri; e se l'avesse lasciata crescere la barba sarebbe stata folta. Il resto della faccia era, a dir poco, comune: il mento sfuggente, il naso appuntito e i due segni gemelli lasciati dagli occhiali che portava da ormai trentacinque anni, la bocca non piccola ma un po' contratta, le orecchie troppo grandi, la fronte alta da intellettuale. Era impossibile guardarla e intuire il suo carattere. Era una faccia allenata a nascondere i pensieri, a non rivelare i sentimenti. Mise in funzione il rasoio elettrico e fece una smorfia per mettere in evidenza tutta la guancia sinistra. Non era brutto. Certe ragazze hanno un debole per gli uomini brutti, lo aveva sentito dire (non era in grado di controllare di persona certe generalizzazioni sul conto delle donne), ma Tim Fitzpeterson non rientrava neppure in quella categoria di problematici fortunati. Ma forse era venuto il momento di riconsiderare la categoria cui apparteneva. Il secondo club dove erano andati era uno di quelli dove non avrebbe mai messo Diede di DroDosito. Non amava la musica, e anche se gli fosse piaciuta i suoi gusti non avrebbero incluso il frastuono insistente che sommergeva la 5 conversazione al Black Hole. Comunque, aveva ballato… quei balli fatti di sussulti ed esibizioni che lì sembravano di rigore. Si era divertito, e pensava di essersela cavata piuttosto bene; contrariamente ai suoi timori non aveva attirato gli sguardi divertiti degli altri forse perchè molti avevano più o meno la sua età. Il disc-jockey, un giovane barbuto con una T-shirt che ostentava la scritta- improbabile "Harvard Business School", aveva scelto una capricciosa ballata lenta, cantata da un americano affetto da raffreddore. In quel momento si trovavano sulla pista piccola. La ragazza si era stretta a lui e lo aveva cinto con le braccia. Allora Tim aveva compreso che faceva sul serio; e aveva dovuto decidere se era così anche per lui. E mentre il corpo caldo e snello della ragazza gli aderiva addosso come un asciugamano bagnato, aveva deciso in fretta. Aveva chinato la testa, perchè lei era più piccola, e le aveva mormorato all'orecchio: «Vieni a bere qualcosa nel mio appartamento». In taxi l'aveva baciata. Erano anni che non gli succedeva. Un bacio voluttuoso, dato come in un sogno. Le aveva toccato i seni, meravigliosamente piccoli e sodi sotto l'ampio abito da sera; e da quell'attimo avevano faticato a trattenersi fino a quando non erano arrivati. Nessuno dei due aveva più pensato al pretesto del drink. In meno di un minuto si erano ritrovati a letto, pensò Tim con orgoglio. Finì di radersi e cercò la colonia. Trovò una vecchia bottiglia nell'armadietto a muro. Tornò in camera. Lei dormiva ancora. Tim prese la vestaglia e le sigarette e sedette accanto alla finestra. Sono stato formidabile a letto, pensò. Ma sapeva che non era vero: era stata lei a mostrarsi ricca di fantasia e di inventiva. Era stata lei a suggerire di fare cose che Tim non avrebbe osato proporre a Julia dopo quindici anni di matrimonio. Sì, Julia. Tim fissò distrattamente, dalla finestra del primo piano, la scuola vittorìana in mattoni rossi dall'altra parte della strada, con il modesto campo giochi segnato da sbiadite linee gialle per le partite di pallavolo. Provava ancora gli stessi sentimenti per Julia: se prima l'aveva amata, sentiva di amarla anche ora. Quella ragazza era diversa. Ma non era ciò che si dicevano sempre gli imbecilli prima di impegolarsi in una relazione? Cerchiamo di non essere precipitosi, si disse. Per lei potrebbe essere solo l'avventura di una notte. Non era certo che fosse disposta a rivederlo. Ma voleva chiarire le proprie intenzioni prima di chiederle che possibilità c'erano: fare parte del governo gli aveva insegnato a prepararsi con cura prima di ogni incontro. Aveva messo a punto una formula per affrontare le questioni complesse. Innanzi tutto, che cosa ho da perdere? Di nuovo Julia: grassottella, 6 intelligente, soddisfatta, i cui orizzonti si restringevano inesorabilmente dopo ogni maternità. Un tempo aveva vissuto per lei; aveva comprato gli abiti che le piacevano, aveva letto quei romanzi che la interessavano, e i suoi successi politici gli avevano dato soddisfazioni anche maggiori perchè lei li apprezzava. Ma poi il centro di gravità della sua vita si era spostato. Adesso Julia regnava soltanto sulle banalità. Voleva vivere nell'Hampshire, e a lui non dispiaceva; quindi era là che vivevano. Voleva che lui portasse giacche a quadretti, ma lo chic di Westminster imponeva abiti sobri, e Tim li sceglieva grigio scuro e blu, trasgredendo le sue indicazioni. Quando analizzava i propri sentimenti, si accorgeva che poche cose lo legavano a Julia. Forse un po' di affetto; un'immagine nostalgica di lei, con i capelli pettinati a coda di cavallo, che ballava con una gonna attillata. Era amore? Tim ne dubitava. Le figlie? Erano un'altra cosa. Katie, Penny e Adrienne: soltanto Katie era abbastanza grande per capire l'amore e il matrimonio. Non lo vedevano molto spesso; ma Tim era con vinto che anche un po' di amore paterno vale moltissimo, e che, comunque, è preferibile al non avere un padre. In questo campo non c'era spazio per le discussioni: la sua opinione era immutabile. E c'era la carriera. Un divorzio poteva anche non danneggiare un sottosegretario, ma poteva rovinare qualcuno più in alto. Non c'era mai stato un Primo Ministro divorziato. E Tim Fitzpeterson aspirava a quella carica. Quindi aveva parecchio da perdere… in pratica, tutto ciò che gli era caro. Staccò lo sguardo dalla finestra, e lo rivolse al letto. La ragazza si era girata sul fianco e si era voltata dall'altra parte. Faceva bene a portare i capelli corti… mettevano in evidenza il collo sottile e le belle spalle. La schiena si modellava nella vita esile, e scompariva sotto il lenzuolo squalcito. La pelle era leggermente abbronzata. C'era tanto da guadagnare. "Piacere" era una parola che Tim aveva modo di usare raramente: ma adessa entrava nei suoi pensieri. Se prima aveva conosciuto il piacere, non riusciva a ricordare quando fosse avvenuto. Soddisfazione, sì… quando scriveva un rapporto articolato ed esauriente, quando vinceva una delle piccole, innumerevoli battaglie nelle commissioni e alla Camera dei Comuni… e la trovava anche in un libro sensato o in un buon vino. Ma il piacere selvaggio provato con quella ragazza era qualcosa di nuovo. Ecco: quelli erano i pro e i contro. La formula stabiliva: adesso tira le somme e vedi che cosa è più importante. Stavolta, però, la formula non 7 funzionava. Alcuni conoscenti di Tim sostenevano che non funzionava mai. Forse avevano ragione. Forse era un errore credere che le ragioni potessero venire contate come biglietti di banca; e stranamente, Tim rammentò una frase di una lezione di filosofia all'università: "La seduzione che il linguaggio esercita sulla nostra intelligenza". Cos'è più lungo… un aereo oppure un dramma in un atto? Che cosa preferisco… la soddisfazione o il piacere? I suoi pensieri si facevano confusi. Sbuffò, disgustato, poi si voltò di scatto verso il letto per vedere se aveva disturbato la ragazza. Lei continuava a dormire. Benissimo. Giù per la strada, una Rolls Royce grigia si fermò accanto al marciapiedi, a un centinaio di metri di distanza. Non scese nessuno. Tim guardò più attentamente e vide che l'uomo al volante apriva un giornale. Forse era un autista venuto a prendere qualcuno alle sei e mezzo? Un uomo d'affari che aveva viaggiato tutta la notte ed era arrivato troppo presto? Tim non riusciva a leggere la targa, ma riusciva a vedere il guidatore, un uomo grande e grosso, che faceva sembrare l'abitacolo della macchina piccolo come quello di una Mini. Tornò con jl pensiero al suo dilemma. Che cosa facciamo in politica, si chiese, quando ci troviamo di fronte a due esigenze imperative ma contrastanti? La risposta fu immediata: scegliamo un corso d'azione che, in realtà o in apparenza, soddisfi entrambe le necessità. Il parallelo era ovvio. Sarebbe rimasto sposato con Julia e avrebbe avuto una relazione con quella ragazza. Gli sembrava una soluzione molto politica e molto soddisfacente. Accese un'altra sigaretta e pensò al futuro. Era un passa tempo piacevole. Ci sarebbero state molte altre notti trascorse nell'appartamento, e magari due settimane al sole, su qualche piccola spiaggia isolata dell'Africa Settentrionale o nelle Indie Occidentali. Lei, in bikini, era sicuramente sensazionale. Le altre speranze impallidivano, di fronte a quella. Lo sfiorò il pensiero che tutta la sua vita passata fosse stata sprecata; ma sapeva che era un'idea assurda. No, non era sprecata, dunque; ma era come se avesse trascorso la giovinezza impegnandosi in lunghe somme aritmetiche senza aver scoperto il calcolo differenziale. Decise di parlare con la ragazza del problema e della sua soluzione. Lei avrebbe ribattuto che era impossibile, e Tim le avrebbe risposto che la sua specialità era appunto quella di far funzionare i compromessi. 8 Come doveva cominciare? «Cara, voglio rifarlo spesso.» Sì, sembrava che così andasse bene. E lei cosa avrebbe detto? «Anch'io.» Oppure: «Telefonami a questo numero». O magari: «Mi dispiace, Tim, ma io preferisco le avventure di una notte». No, questo no: non era possibile. Quella notte era stata bellissima anche per lei. Per lei, Tim era qualcosa di speciale. Glielo aveva detto. Si alzò e spense la sigaretta. Mi avvicinerò al letto, pensò; le toglierò delicatamente le coperte e la guarderò nuda per qualche attimo; poi mi sdraierò e le bacerò il ventre e le cosce e i seni fino a svegliarla, poi faremo di nuovo l'amore. Guardò distrattamente dalla finestra, assaporando l'attesa. La Rolls era ancora là, come una lumaca grigia accanto al marciapiedi. Inspiegabilmente gli dava un senso di fastidio. Non ci pensò più e andò a svegliare la ragazza. Felix Laski non aveva molto denaro, sebbene fosse ricchissimo. La sua ricchezza era costituita da azioni, terre, fabbricati, a volte cose più nebulose come la metà di una sceneggiatura cinematografica oppure un terzo di un'invenzione per fare le patatine fritte istantanee. I giornali affermavano che se tutte le sue ricchezze fossero state convertite in denaro contante, contare i milioni sarebbe stato un'impresa, ma Laski faceva puntualmente notare che trasformare le sue ricchezze in contanti sarebbe stato pressochè impossibile. Si era avviato a piedi dalla stazione di Waterloo alla City perchè era convinto che la pigrizia causasse attacchi di cuore agli uomini della sua età. Tanta preoccupazione per la sua salute era ridicola, perchè era forse il cinquantenne più in forma che si potesse trovare nella City. Alto più di un metro e ottanta, con un torace che sembrava la poppa di una corazzata, era predisposto a un arresto cardiaco quanto poteva esserlo un torello. La sua figura era imponente mentre attraversava il Blackfriars Bridge nel sole pallido del primo mattino. I suoi vestiti, dalla camicia di seta azzurra alle scarpe confezionate a mano, erano secondo il metro di giudizio della City raffinati. Nel villaggio dov'era nato Laski, gli uomini portavano calzoni di cotone e berretti di tela; e adesso gli abiti lussuosi gli davano un senso di piacere pensando a quanto si era lasciato alle spalle. L'abbigliamento faceva parte della sua immagine di bucaniere. Di solito i suoi affari comportavano rischio od opportunismo, oppure l'uno e l'altro; e faceva sempre in modo che, agli occhi degli estranei, apparissero ancora più 9 abili di quanto lo fossero in realtà. La reputazione di possedere il tocco magico era più preziosa di una banca d'affari. Era l'immagine che aveva sedotto Peters. Laski pensava a Peters mentre superava la cattedrale di San Paolo per raggiungere il luogo dell'appuntamento. Peters era un ometto dalla mentalità limitata; espertissimo nel movimento di contanti: non il credito ma i fondi concreti, il denaro di carta. Lavorava per la Banca d'Inghilterra, fonte suprema di valuta a corso legale. Il suo compito era di dare disposizioni per la creazione e la distruzione di banconote e monete. Non decideva la politica da seguire (questo veniva fatto a un livello più elevato, magari in sede di governo), però sapeva di quante banconote da cinque sterline avrebbe avuto bisogno la Barclays Bank prima ancora che lo sapessero i dirigenti della banca stessa. Laski l'aveva conosciuto al cocktail per l'inaugurazione di un palazzo d'uffici costruito da una banca di sconto. Frequentava quel genere di feste all'unico scopo di conoscere individui come Peters, che un giorno potevano diventare utili. Cinque anni dopo, Peters era diventato utile effettivamente. Laski gli aveva telefonato alla banca e gli aveva chiesto di consigliargli un numismatico da consultare per un acquisto fittizio di vecchie monete. Peters aveva annunciato che anche lui era un modesto collezionista, e che avrebbe dato volentieri un'oc chiata alle monete in questione, se Laski lo desiderava. Splendido, aveva detto Laski, ed era corso a procurarsi le monete. Peters gli aveva consigliato di comprarle. E così erano diventati amici. (L'acquisto aveva segnato il punto di partenza di una collezione che adesso valeva il doppio di quanto Laski l'aveva pagata. Questo aveva un'importanza secondaria rispetto al suo vero scopo, ma comunque ne era molto orgoglioso.) Peters era un tipo che si alzava presto, in parte perchè gli piaceva, ma anche perchè il denaro circolava al mattino, e quindi il grosso del suo lavoro doveva essere sbrigato prima delle nove. Laski aveva scoperto che Peters aveva l'abitudine di bere il caffè in un certo bar, ogni giorno verso le sei e mezzo, e aveva incominciato a raggiungerlo là, dapprima ogni tanto, poi regolarmente. Laski fingeva di avere anche lui l'abitudine di alzarsi presto, e si associava a Peters nelle lodi delle strade tranquille e dell'aria frizzante del mattino. Per la verità amava alzarsi tardi; ma era disposto a fare molti sacrifici, purchè vi fosse una probabilità di realizzare il suo piano tortuoso. Entrò nel bar, respirando pesantemente. Alla sua età anche un uomo in forma aveva il diritto di soffiare dopo una lunga camminata. Il locale odorava di caffè e di pane fresco. Alle pareti erano appesi pomodori di plastica e 10

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