Guido Landolina Alla scoperta del Paradiso perduto Vol. I ovvero Il Dio interiore 2 L’AUTORE DI ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’ RITORNA CON UNA NUOVA OPERA. E’ UN’OPERA ‘DIDATTICA’ SUL PIU’ DIBATTUTO DI TUTTI GLI ARGOMENTI DEL PENSIERO UMANO…, CIOE’ IL DOLORE. PERCHE’ E’ L’INCOMPRENSIONE DEL DOLORE CHE SPESSO PORTA A NEGARE DIO, COME E’ LA SUA COMPRENSIONE CHE AIUTA A SOPPORTARLO MEGLIO. MA E’ MAI POSSIBILE PARLARE DI DOLORE FACENDO SORRIDERE? PROVATE A LEGGERE. 3 A V V E R T E N Z A Si avvertono i lettori che: • La presente è un’opera ‘letteraria’ • Non ha quindi alcuna pretesa di trasmettere verità teologiche diverse da quelle di Fede che la Dottrina cristiana insegna • Allocuzioni ed espressioni utilizzate vanno pertanto da ciascuno liberamente intese come mezzo per trasmettere concetti più generali di natura ‘spirituale’ per i quali bisogna riferirsi al loro significato profondo più che alla forma in sé e per sé in cui l’ autore – per esigenze anche letterarie – li esprime L’autore 4 Presentazione dell’autore E’ con vero piacere spirituale che presento all’attenzione dei lettori il secondo volume di Guido Landolina, ‘giovane scrittore’ che nella fede ragionata e ispirata, ha trovato, per sé e per tutti noi che lo leggiamo, argute risposte alle questioni più sottili del nostro esistere, del nostro divenire, del nostro quotidiano vivere tra la sopravvvemza e la salvezza di un’anima alla quale neppure sempre crediamo! E Landolina era uno di questi! Era uno che, razionalmente parlando, poneva tutto in discussione, sulle cose dello spirito, s’intende. Poi…una ‘luce’ sconvolse il suo quieto vivere interiore che, sotto sotto, non era poi così tanto quieto. E fu la rivelazione di una realtà diversa, nuova, si fa per dire, ovviamente! Ragionevolmente pensando, era perfino difficile tener testa a questa esplosione di ‘luce’. E’ la ‘conversione’: sincera, impegnativa, ma radicale seppur con la fatica inevitabile del neofita, del catecumeno che si accinge a dialogare con Dio. Quel Dio che prima non esisteva… Ma l’esistenza di Dio non dipende dall’uomo, grazie al cielo! Piano piano il Dio interiore conquista gli spazi vitali, prende in poche parole il posto di quei mille idoli che affollano la nostra vuota esistenza alla ricerca di gloria e potere. E la ‘luce’ diviene faro che illumina non più il viale del tramonto ma il sentiero-alba di una vita ricolma di gioie impensabili. Con questo libro siamo invitati anche noi a condividere le gioie dello spirito in compagnia di una guida amica, una ‘luce’ particolare che apre il cuore all’amore ed alla conoscenza. Piero Mantero 5 (C. Becattini: 'Esperienza mistica e fenomeni mistici'-pagg. 388/389) - dal Vol. II de 'La Mistica - fenomenologia e riflessione teologica' - Ed. Città Nuova - (G. Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 71 al 74 – Edizioni Segno) 1. Il contratto 1.1 – La telefonata Era una tarda mattinata di un tiepido dicembre, un mese fa, ed ero seduto in poltrona. Impigrito dai raggi di un altrettanto tiepido sole, che passavano obliqui dalla finestra, stavo correggendo la 'bozza' della mia fatica. Drinnn... Suona il telefono, mi alzo, rispondo... Si?... Si! sono io... Avete ricevuto il libro? Bene. Mi dica... Volete parlarne?... Quando volete... Allora per me va bene anche domani... No, non è troppo presto. Prenoto un albergo per stanotte, fra un' ora salto in macchina, parto e stasera sono lì... Siete lontani?...E cosa sono cinquecento chilometri? Ci vediamo domani alle 10.30. Intanto porto il resto del libro. Ok?...Ok! Ecco quello che avevo risposto al mio interlocutore della Casa Editoriale alla quale qualche giorno prima avevo spedito solo le prime cento pagine del mio libro: 'Alla ricerca del Paradiso perduto', spiegandogli per lettera che, se non gli fossero interessate le prime cento, non gli sarebbero a maggior ragione interessate neanche le quattrocento pagine successive. Però... - mi son detto dopo aver appoggiato la cornetta - ero convinto di fare anticamera e - come si vede nei films di quegli scrittori spiantati - di dover bussare a chissà quante porte per poi sentirmi gentilmente rispondere, 6 nel migliore dei casi: 'Tante grazie, ma siamo molto impegnati... e poi il suo genere non lo trattiamo... sa com'è...' 'Già - rispondevo mentalmente da me alla garbata obiezione - so com'è…, questo non è infatti un genere che 'tiri', sono d'accordo anch'io. Fosse cronaca rosa sarebbe tutta un' altra cosa... In fondo è stato un bel passatempo. Lo leggeranno i miei nipoti. Grazie lo stesso...' E invece no, alla prima lettera in senso assoluto, dopo soli pochi giorni, la prima risposta: 'Venga che ne parliamo!' 'Ok. Vengo. Anzi, vengo subito... fra un' ora'. Ed è così che - prenotato un albergo, avvisata mia moglie che era in ufficio, controllato se le galline nel pollaio avevano sempre il loro 'silos' pieno con acqua e mangime, salutati infine i cinque pastori tedeschi che saltavano eccitati intorno all'auto sperando ansiosi che li caricassi con me per fare un giretto - esco finalmente dal cancello e 'smanetto' pigiando col piede sull' acceleratore... L'indomani, fresco e riposato dopo una bella dormita, mi presento alle 10.30, cinquecento chilometri più a...Nord-Est. Buon giorno. Sono io. Prego si accomodi. Venga dal Direttore. Stretta di mano, occhiata scrutatrice, due battute, un sorriso e l' atmosfera si rilassa di colpo quando scopriamo che abbiamo una donna in comune: la Valtorta! Già la Valtorta. Ve lo avevo detto, io, nel libro precedente: 'Può una donna cambiare una vita? Si? E allora una donna che doveva essere in profumo di santità? In fin dei conti era una 'donna' con in più l' aggravante della 'santità'....' Ecco, ora capisco - mi dico - il 'Direttore' l' aveva letto nella 'Presentazione' del libro, della Valtorta, e ora voleva solo fare una chiaccherata esplorativa, voleva innanzitutto vedere che faccia avesse l' altro uomo che era stato 'trasformato' dalla stessa donna... La conversazione spazia sul leggero, vita vissuta, esperienze comuni...qualche interesse sulla mia conclamata (da 'me'...: conclamata!) abilità di vinificatore di vino Doc delle Langhe dell'Alto Monferrato, e poi... 7 'Senta - mi dice lui- per me, già che ci siamo, potremmo anche firmare subito il 'contratto'. Qui ce n' è uno in bianco, sa, sono contratti 'tipo'...si può anche migliorare.' Rimango di stucco e cerco di guadagnare tempo per capire dove fosse la 'fregatura'. Eppure è una persona per bene, si vede subito, mi dico. Mi sembra anche sensato, si capisce da come parla. Mi sembra anche intelligente e colto. Come imprenditore, poi, deve per forza saper il fatto suo, ha stampato un sacco di libri...Ma via, come si fa a firmare un contratto avendo letto solo le prime cento pagine su circa 500, visto che il resto gliel' ho portato personalmente solo ora? Glielo dico (intendo : che il resto del libro gliel' ho portato solo ora...) e lui - con un sorriso affabile e noncurante - fa: 'Guardi che mi bastano le prime cento. Sa, il suo fascicolo mi è arrivato quando ero in procinto di mettermi a riposo per una forma influenzale, non avevo niente da fare, l' ho letto, mi è piaciuto, se lo è letto anche mia moglie. Va bene così, non si preoccupi, le altre quattrocento pagine saranno certamente allo stesso livello delle prime...' 'Qui si sbaglia - faccio io - le altre quattrocento sono superiori..., è un crescendo. Senta - aggiungo - non mi sembra giusto firmare così. Io son sicuro della bontà di quanto ho scritto ma vorrei che lei leggesse tutto e firmasse dopo, più pienamente convinto, se sarà sempre d' accordo. Legga e dopo io ritornerò per firmare'. 'Ma è un lungo viaggio... - fa lui - basterà che mi spedisca una copia del contratto firmata' 'Intanto mi dia magari una copia del formulario del contratto tipo, ci darò un' occhiata al mio ritorno a casa'. Lui è d'accordo! Facciamo un salto al Bar vicino a prendere un caffè caldo mentre una tramontana gelida spazza la strada, poi il rientro in ufficio, una presentazione ai collaboratori più stretti per far capire che c' è una nuova 'recluta' con la quale lavorare a tempi brevi, una bella stretta di mano, un mio invito solenne a venire – insieme alla sua gentile signora - a degustare il mio vino spillandolo di persona dalla botte giù in cantina... e poi di nuovo via sulla strada del ritorno, sperando - dalle parti di Vicenza - di non incontrare i blocchi stradali di quelli delle 'quote latte'…, ricordate? Quelli della 'mucca' in televisione che 'mungevano' davanti a Montecitorio e che stavano cercando di farsi spiegare dal Governo come mai bisogna 8 importare il latte dall' estero e chiudere le stalle in Italia. Qui, lo confesso, è il mio animo di 'agricoltore' dilettante quello che si riscalda. Vorrei essere sul mio trattore anch'io per dargli un briciolo di solidarietà. Di latte, a parte quello che bevo, non me ne intendo proprio niente ma non credo sia più facile che vender vino... Comunque, niente blocchi, arrivo a casa in serata in mezzo ad una bella nevicata. Il viale d' accesso è tutto bianco ed i lampioni accesi intorno alla casa - con tutti i cedri e gli altri alberi ricoperti di neve - la fan sembrare come un presepe: fra pochi giorni è Natale. I 'tedeschi' - taglia grande, leonini e a pelo lungo - mi vengono incontro e sembrano orsi bianchi. La casa calda, la stufa a caminetto con la fiamma guizzante e scoppiettante, la tavola già imbandita, infine la domanda di mia moglie, già 'preavvisata' da una mia telefonata: ‘ Come è andata? Racconta!’ E - davanti ad una caraffa di quello buono, fresco di cantina, novello, 13 gradi e cinquanta (ma non si sentono), annata '97 - racconto la mia storia, ivi compresa la conoscenza - nell' Ufficio dell' Editore - di un missionario friulano che opera nelle Filippine... uno che ci 'crede'..., che scrive libri per far su un po' di soldi e aiutare quei suoi piccoli bambini filippini che - ne ho visto le foto - hanno degli occhi di sogno che rispecchiano il cielo... Ma questa sarà un' altra storia da raccontare. Spiego a mia moglie però che mi è sembrato più giusto non firmare, aspettando che leggano il resto nei prossimi giorni, e concludo: 'speriamo che non cambino idea...!' E, invece, no che non cambiano idea... Qualche giorno dopo - infatti - ricevo una lettera dell' Editore (‘ ecco - mi ero subito detto al vedere l’intestazione della busta - avran cambiato idea...’) che reca - con mia meraviglia - la data del giorno dopo la mia prima visita. Egli mi trasmette una contratto in duplice copia già firmato da parte sua, chiedendomi – ove lo avessi sempre desiderato – di apporvi anche la mia firma, restituendogliene poi indietro un esemplare. Rifletto. Per quanto il mio libro gli piaccia non si sarà certo potuto leggere le altre quattrocento pagine in una notte. Quello è un 'malloppo', da leggere a cinque pagine per volta. Ha avuto un bel coraggio a decidere di pubblicarlo. Deduco dunque che non lo può aver letto - neanche volendo e neanche se avesse fatto uno di quei corsi di ‘lettura rapida’- ma che in compenso è 9 rimasto della sua idea originaria che le prime cento pagine bastavano... Sorrido fra me, soddisfatto. Comincia a piacermi, quell' Editore...! Con lui e sua moglie, mia moglie ed io, ci sono già quattro lettori assicurati. I miei figli non ce li includo, sapete com'è... : nemo propheta in patria! Mi pare che questa frase l' avesse detta qualcuno d' importante. Mah! Guardo il contratto: un foglio a due facciate. Ci sono 23 clausole, tutte scritte in piccolino, come quelle dei contratti di assicurazione. Scattano nuovamenti i riflessi condizionati di tutta la mia precedente attività professionale... E' anche per quello - anche se non lo volevo ammettere chiaramente di fronte a me stesso - che non avevo voluto firmare subito il contratto. Contratti in vita mia ne ho visti tanti, ma di ‘editoriali’ neanche uno. Se devo essere onesto, in un angolo del mio cervello, dietro la preoccupazione accomodante di volere un interlocutore che avesse prima letto 'tutto' il libro e fosse quindi ben cosciente e convinto di quello che firmava, vi era da un lato un desiderio inconscio di avere 'sicurezza', quasi una specie di conferma psicologica che fosse tutto editorialmente 'buono', ma dall' altro volevo avere il tempo di leggermi - con calma e a sangue freddo - clausole e clausolette e mettere poi una firma a ragion veduta. Mi vergogno un pochettino, perchè quelli erano dei gentiluomini, si capiva - e io - anche se ormai ho smesso di lavorare e faccio il giardiniere e il contadino - continuo a comportarmi come un lupo della foresta. Deve essere il mio 'io' primordiale, quello ex-professionale, che ogni tanto si sveglia e 'ulula'. Passo dunque un' oretta ad analizzare il contratto. Ma mi sembra tutto Ok. Posso anche accettarlo, con qualche piccola modifica, naturalmente. Concludo comunque che è scritto in piccolo solo perchè doveva stare tutto in un solo foglio di due facciate. Il secondo viaggio che faccio, qualche giorno dopo, è anche un viaggio di 'turismo' con mia moglie e completiamo la conoscenza con l' Editore. Ormai siamo quasi 'famigliari' e l'opera (così la chiama 'lui' ed io non posso non provare un brivido segreto di 'emozione', ma poi penso che forse diranno così a tutti...per diplomazia) verrà pubblicata presto, anzi molto presto, perchè le daranno la precedenza rispetto ad altri lavori...