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Alla ricerca di Omega PDF

249 Pages·2017·1.4 MB·Italian
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Gregory Chaitin ALLA RICERCA DI OMEGA Traduzione di Simonetta Frediani Adelphi eBook TITOLO ORIGINALE: Meta Math! The Quest for Omega Quest’opera è protetta dalla legge sul diritto d’autore È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata Prima edizione digitale 2017 © 2005 GREGORY CHAITIN This translation published by arrangement with Pantheon Books, an imprint of The Knopf Doubleday Group, a division of Penguin Random House, LLC Nevraumont Publishing Company © 2007 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO www.adelphi.it ISBN 978-88-4597898-2 William Blake, L’Onnipotente (1794). British Museum, Londra. À la femme de mes rêves, l’eterna musa, e alla ricerca della bellezza inesprimibile... PREFAZIONE La scienza è una strada senza fine: ogni quesito che trova risposta solleva invariabilmente una decina di nuove domande, in genere molto più difficili! In questo libro dunque racconterò alcune cose che ho scoperto, ma perlopiù parlerò dei miei dubbi e delle mie preoccupazioni nonché di quelle che mi paiono idee nuove e promettenti su cui riflettere – idee che costituiscono una sfida. Si potrebbe passare ben più di una vita lavorando su una sola delle domande discusse in questo libro. Del resto, è tipico delle buone domande: è impossibile dare ad esse risposta in cinque minuti – e se anche lo fosse sarebbe del tutto inutile. La scienza è un’avventura. Non credo nel fatto di dover studiare per anni il lavoro altrui e di andare a fondo di un argomento complicato, prima di poter offrire un minimo contributo. Dal mio punto di vista è preferibile incamminarsi con decisione in direzioni completamente nuove, dove l’immaginazione, quanto meno all’inizio, conta molto più della tecnica, poiché le tecniche sono ancora da sviluppare. Sono necessarie persone di ogni sorta per far progredire la conoscenza, sono necessari i pionieri e quelli che, dopo di loro, si dedicano pazientemente a lavorare la terra. Questo è un libro per pionieri! Di norma l’autore di un libro tende a enfatizzare ciò che conosce. Io, viceversa, cercherò di mettere in risalto le cose che vorrei conoscere, quelle che spero qualcuno finirà per scoprire, o anche semplicemente quante sono le cose fondamentali che non conosciamo. Certo, sono un matematico, ma in realtà mi interessa tutto. Che cos’è la vita? Che cos’è l’intelligenza? Che cos’è la coscienza? Vi è casualità nell’universo? Lo spazio e il tempo sono continui o discreti? Per me la matematica è semplicemente lo strumento fondamentale della filosofia, è un mezzo per elaborare idee, per svilupparle, per costruire modelli, per capire! Come disse Leibniz, senza la matematica non si può capire realmente la filosofia, senza la filosofia non si può capire realmente la matematica e senza l’una e l’altra non si può capire realmente alcunché! Questo, quanto meno, è il mio credo, il mio modo di procedere. D’altro canto, come disse qualcuno molto tempo fa, «un matematico che non sia un po’ anche poeta non sarà mai un buon matematico» e «al mondo non c’è un posto permanente per la matematica brutta» (Hardy). Per sopravvivere, le idee matematiche devono essere belle, seducenti, illuminanti: devono aiutarci a capire, devono ispirarci. Confido che questo libretto possa dare un’idea anche di questo aspetto più personale della creazione matematica, della matematica come modo di onorare l’universo, come una sorta di atto d’amore. Desidero che vi innamoriate delle idee della matematica, che ne scopriate il fascino, e comprendiate quanto è facile esserne estasiati al punto da desiderare di trascorrere anni in loro compagnia, lavorando a ricerche matematiche. Ed è un errore pensare che un’idea matematica possa sopravvivere soltanto perché è utile, perché ha applicazioni pratiche. Al contrario, ciò che è utile varia nel tempo, mentre, come dice il Poeta, «una cosa bella è una gioia per sempre» (Keats). L’utilità vera è quella delle teorie profonde, non l’effimera utilità delle applicazioni pratiche. Una parte essenziale di questa bellezza è la chiarezza e la precisione che un modo di pensare matematico favorisce e consente di raggiungere. Certo, esistono anche modi poetici e mistici di mettersi in relazione con il mondo, e per creare una nuova teoria matematica o scoprire una nuova matematica bisogna sentirsi a proprio agio con idee vaghe, informi, rudimentali, persino mentre si cerca di affinarle. Ma uno degli aspetti della matematica che mi affascinò da ragazzo è la chiarezza e la precisione del mondo delle idee matematiche, così diverso dal mondo caotico (seppur meraviglioso) delle emozioni umane e delle complicazioni interpersonali. Non stupisce che gli scienziati esprimano, per quanto possibile, le proprie conoscenze in termini matematici. Più volte è stato detto che per capire qualcosa bisogna esprimerlo in forma matematica e io spero che un giorno ciò sia possibile anche nel campo della psicologia e delle scienze sociali. Sono pregiudizialmente incline a ritenere che il punto di vista della matematica possa contribuire a chiarire qualsiasi cosa. La matematica è un modo di descrivere o esprimere l’aspetto strutturale. E l’universo sembra fatto, a un certo livello fondamentale, di strutture matematiche. Per usare una metafora, sembra che Dio sia un matematico, che la struttura del mondo – i pensieri di Dio – sia matematica, e che questa sia la trama di cui è intessuto l’universo, il materiale di cui è fatto... Quando ero un ragazzo, l’eccitazione per la teoria della relatività di Einstein e per la meccanica quantistica si stava affievolendo e l’emozione per il DNA e la biologia molecolare non era ancora iniziata. La grande novità erano i calcolatori, i giganteschi «cervelli elettronici», come li chiamavano alcuni. Da ragazzo ero affascinato dai calcolatori. Innanzitutto perché erano giocattoli fantastici, un mezzo di creazione artistica infinitamente versatile. Adoravo scrivere programmi! Ma soprattutto perché il calcolatore era (ed è ancora) un nuovo e meraviglioso concetto filosofico e matematico. Il calcolatore è ancora più rivoluzionario come idea che come congegno pratico che modifica la società – e tutti sappiamo quanto abbia cambiato la nostra vita. Perché lo dico? Perché il calcolatore cambia l’epistemologia, modifica il significato del verbo «comprendere». A mio giudizio, si capisce qualcosa solo se si è capaci – noi, non altri! – di scriverne il programma. Altrimenti non si ha una vera comprensione, si crede soltanto di capire. Inoltre, come vedremo, il calcolatore cambia il modo in cui si fa matematica, cambia il genere dei modelli matematici del mondo che si elaborano. In poche parole, ora sembra che Dio sia un programmatore, non un matematico! Il calcolatore ha determinato un cambiamento di paradigma: suggerisce una filosofia digitale, un modo nuovo di osservare il mondo, in cui tutto è discreto e nulla è continuo, in cui tutto è informazione digitale, 0 e 1. Com’è naturale, quindi, ero attratto da questa idea rivoluzionaria. E che dire del cosiddetto mondo reale del denaro, delle tasse, delle malattie, della morte e della guerra? Che dire del «migliore dei mondi possibili, in cui tutto è un male necessario»? Per quanto mi riguarda, preferisco ignorare quel mondo insignificante e concentrarmi invece sul mondo delle idee, sulla ricerca della comprensione. Perché non alzare lo sguardo verso le stelle invece di guardare giù nel fango? Perché non provate? Forse questo genere di vita piacerebbe anche a voi! In ogni caso, non siete tenuti a leggere queste riflessioni dalla prima all’ultima pagina. Potete saltare qua e là a vostro piacimento, e vi prego di tralasciare, a una prima lettura, qualsiasi cosa vi paia troppo difficile. Può darsi che in seguito scopriate che non è poi tanto difficile... Secondo me le idee di base sono semplici. E in realtà le idee complicate non mi interessano. Sono interessato solo alle idee fondamentali. Se la risposta è troppo complicata, probabilmente è sbagliata la domanda! Nessun essere umano agisce in totale isolamento e quasi ogni pagina del presente volume ha tratto vantaggio dalle mie discussioni con Françoise Chaitin-Chatelin nell’ultimo decennio; in tutti questi anni ha insistito perché scrivessi questo libro. Gradiva, una casa editrice portoghese, mi ha organizzato una visita stimolante in quel paese nel gennaio 2004; in tale occasione, ho tenuto una conferenza sui temi del capitolo 5 all’Università di Lisbona. Sono grato anche a Jorge Aguirre per avermi invitato a presentare questo libro in forma di corso alla scuola estiva da lui organizzata all’Università di Rio Cuarto, a Córdoba, in Argentina, nel febbraio 2004; le osservazioni degli studenti sono state assai utili. Cristian Calude mi ha offerto un ambiente molto gradevole in cui terminare la stesura del testo presso il Center for Discrete Math and Theoretical Computer Science dell’Università di Auckland. Infine, sono quanto mai in debito con Nabil Amer e con il Dipartimento di Fisica dell’IBM Thomas J. Watson Research Center di Yorktown Heights, New York (la mia casa base tra un viaggio e l’altro), per il sostegno offerto al mio lavoro. Auckland, Nuova Zelanda Marzo 2004

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