In un piccolo paese di un mondo fantastico il malvagio druido Giva scatena la guerra per impadronirsi del potere. Pànterle il druido e i suoi amici, lo gnomo Evis, il giovane guerriero Egheon e la misteriosa Eliane, vanno alla ricerca della Sfera magica che permetterà loro di affrontare e sconfiggere Giva. Un romanzo ricco di colpi di scena in cui si ritrovano, descritti nelle loro manifestazioni più immediate, gli impulsi elementari della natura umana: l’amore e l’odio, l’amicizia e l’ostilità, la generosità e l’egoismo, la sete di potere e il disinteressato impegno al servizio degli altri. Attraverso la fantastica saga del druido Pànterle e dei suoi compagni di avventura si fa luce, insomma, una vivace rappresentazione di quel conflitto tra il bene e il male che continuerà finché continuerà la storia dell’uomo. Mauro Quilichini, nato a Sorso, in provincia di Sassari, nel 1953, affermato professionista in campo medico, è alla sua prima esperienza letteraria. Scan e Rielaborazione di Purroso In copertina: disegno di Lina Garland, da A Tolkien Bestiary di David Day (per gentile concessione di Mitchell Beazley Publishers). Mauro Quilichini ALLA RICERCA DELLA SFERA MAGICA A cura di Virgilio Sabatucci distribuzione Le Monnier Prima edizione: dicembre 1993. ISBN 88-00-33008-8 L’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre a mezzo fotocopie una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere a Stampa (AIDROS), via delle Erbe 2, 20121 Milano, tel. 02/86463091, fax 02/89010863. Si ritengono contraffatte le copie non firmate o non munite del contrassegno della S.I.A.E. C.M. 330.080 Copyright © 1993 Casa editrice Felice Le Monnier S.p.A., Firenze Stabilimenti Tipolitografici “E. Ariani” e “L’Arte della Stampa” della S.p.A. Armando Paoletti - Firenze Presentazione Se partissimo dal presupposto che la letteratura deve per forza «servire» a qualcosa, proporsi uno scopo pratico, intervenire direttamente e concretamente nel contesto economico, sociale e politico, dovremmo concludere che questo è un libro inutile. Infatti le vicende di Alla ricerca della Sfera magica si svolgono in un universo fantastico in cui i riferimenti alla «storia» sono ridotti al minimo, alla funzione di semplici convenzioni che offrono all’autore il telaio su cui liberamente tessere la trama delle sue fantasie. Ma in realtà la funzione della letteratura non è quella di proporre soluzioni ai problemi della società. Se la letteratura «serve» a qualcosa, il suo compito è quello di creare un universo credibile in cui contraddizioni vecchie e nuove assumano un valore universale, tale cioè da parlare al cuore di tutti, indipendentemente dal tempo, dal luogo, dal tipo di cultura. In questo senso Alla ricerca della Sfera magica è un’opera perfettamente riuscita: vi si ritrovano, descritti nelle loro manifestazioni più immediate, gli impulsi elementari della natura umana, l’amore e l’odio, l’amicizia e l’ostilità, la generosità e l’egoismo, la sete di potere e il disinteressato impegno al servizio degli altri. Attraverso la fantastica saga del druido Panterle e dei suoi compagni di avventura si fa luce, insomma, una vivace rappresentazione di quel conflitto fra bene e male che continuerà finché continuerà la storia umana. V M ITTORIO ELZI 1. Uno gnomo, un druido, un cavaliere… «Buona giornata Evis, già al lavoro?» Lo gnomo1 si girò lentamente e stancamente senza mostrare la minima emozione al sentire quella voce. Era uno gnomo robusto, non grasso, di età indefinibile, con una barbetta bianca che gli incorniciava il viso; indossava un vestitino di panno verde, tipico degli gnomi boscaioli, che lo mimetizzava2 tra le macchie del bosco. Per essere uno gnomo non era poi così basso e tarchiato, anzi aveva un fisico abbastanza atletico che, nei movimenti frenetici, a scatti, denotava un certo nervosismo insito3 nella sua natura. Stava pulendo un albero, abbattuto poco prima, dalle fronde cresciute abbondanti; dopo aver squadrato con occhio torvo4 il personaggio che lo aveva salutato continuò il suo lavoro senza più degnarlo di uno sguardo. Panterle, senza preoccuparsi minimamente di quella fredda accoglienza, si accomodò su un grosso masso che il tempo aveva modellato a forma di panca. «Fai sempre il boscaiolo, non sei stanco? Non avresti voglia di cambiare mestiere?» chiese Panterle con un tono di voce che era insieme sapientemente e volutamente ironico5. «Mi hanno richiesto della legna per fare una capanna e visto e considerato che questo è il mio mestiere non trovo nulla di strano nel tagliare alberi per farne legna, anche perché io campo6 di questo lavoro e pare che qualche volta anch’io mangi,» disse Evis con voce annoiata, continuando a tagliare rami. Lo gnomo non rispose in maniera né garbata né entusiasta; questo perché la visita di quel personaggio non prometteva nulla di buono, anzi! Posò la grossa scure che teneva in mano, con la quale aggrediva l’albero e, fatti pochi passi, si sedette per terra, davanti al druido7 Panterle. «Egregio signor druido, ogni volta che compari non porti mai belle notizie. Proprio per niente. L’ultima volta che ti sei presentato mi hai trascinato in una guerra durata la bellezza di venti anni… E meno male che l’abbiamo vinta e non dobbiamo più rincorrere quel tuo collega malefico e i suoi nani attraverso il paese di Ohl, altrimenti vagheremmo ancora per il paese. Quindi, se sei venuto per dare brutte notizie, puoi anche andartene: il sottoscritto boscaiolo Evis ti saluta e ti ci manda!» Guardò Panterle con l’aria di chi vuol far capire la destinazione a cui l’avrebbe voluto mandare. Si alzò lentamente, raccolse la scure che aveva lasciato poco distante e, sbuffando, riprese il lavoro. Il druido Panterle stette qualche momento in silenzio, per nulla turbato da quella accoglienza minacciosa. Raccolse un ramoscello e si mise a fare dei disegni sulla terra. Quindi con tono di voce indifferente cominciò a parlare, sicuro che lo gnomo lo stesse ascoltando. «Periodicamente faccio dei viaggi in tutto il paese per controllare la situazione; mi spingo sino alla palude di ghiaccio, vado sino alle lontane terre del Sud8. Fino a poco tempo fa tutto andava bene: il mio collega malefico, come lo definisci tu, era prigioniero nel castello di Pietra Nera. Tutto era apparentemente tranquillo. Ho detto era, bada bene. Quest’ultima volta sono voluto andare sino ai monti del Segreto: non ti racconto i particolari, sappi però che la Sfera dei druidi non c’è più!» Lo gnomo, senza dire una parola, posò la grossa scure per terra, raccolse una bisaccia9 dove teneva le sue poche cose e si incamminò. «Era ora che succedesse qualcosa, non ne potevo più di stare qua a tagliare alberi. Andiamo!» Aveva un tono che non ammetteva repliche. Panterle sorrideva furbo: aveva già immaginato che reazione avrebbe avuto Evis apprendendo che la Sfera era stata rubata. Fece qualche passo di corsa per raggiungere l’amico, gli mise un braccio sulla spalla e insieme scoppiarono a ridere. * * * Il paese di Ohl comprendeva una grande vallata interamente circondata da monti. Un territorio vasto e pianeggiante interrotto ogni tanto da colline e attraversato da un unico grande fiume: il Mintall. Questo proveniva da Nord e, percorrendo tutto il paese, si dirigeva verso Sud per andare a morire chissà dove. Agli gnomi questo non interessava, tantomeno interessava da dove nascesse. Per loro il fiume non era importante più di tanto: non erano dei pescatori e per le comunicazioni e i trasporti usavano i cavalli. Per loro il fiume era necessario solo in quanto forniva acqua in abbondanza per l’irrigazione dei campi.